SISSY E IL SUO PAZZO MONDO (Romanzo)
SISSY E IL SUO PAZZO MONDO
(C) ARMANDO ASCATIGNO
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
1
Quelli della periferia ovest di Charleston, la più distante dal mare, che mi
avevano vista nascere in una casetta tutta linda e pulita, la settima di una
famiglia povera ma che sapeva vivere la propria miseria con dignità, mi
avevano soprannominata subito Sissy dal momento che, appena fatto capolino
nel mondo dei vivi, parevo piuttosto un maschietto effeminato che una bambina
Ero la terza femmina dopo quattro maschi e mio padre, Robert, doveva sgobbare
come un matto per portare a casa il minimo indispensabile per la nostra
sopravvivenza.
Il maggiore dei miei fratelli, Perry di appena tredici anni, era stato
nutrito da mia madre Rosy assieme al secondogenito, Bruce con la maggiore
quantità di carne possibile, nella speranza che ambedue crescessero
velocemente e forti in modo che aiutassero il precario equilibrio economico
della nostra famiglia. Gli altri due mocciosi Tom e Peter,.per giunta gemelli
di otto anni, frequentavano le Scuole elementari ed anche la mensa della
scuola stessa e al momento non davano alla famiglia quasi alcun peso.
Mia madre, contadina, veniva da una altra città, la più all’interno del South
Carolina, Greenville e si era sposata con Robert all’età di soli sedici anni.
Lei ed il mio papà, che faceva il camionista per una piccola ditta di
trasporti, si amavano perdutamente ed il risultato eravamo noi, i loro figli.
Noi, l’esercito dei Nelson, eravamo molto conosciuti da tutto il vicinato ma
sia Perry che Bruce avevano la fama dei vincenti sia fra i coetanei del
quartiere dove abitavamo che a scuola ed in tutte le attività sportive che
praticavano.
Pur non essendolo erano anche loro come due gemelli e se Bruce era di un anno
più giovane di Perry, frequentavano ugualmente non solo la stessa scuola ma
anche la stessa classe.
Non venivano classificati tra i più bravi nel profitto ma i primi indiscussi
nel mantenere la disciplina tra gli alunni e poi entrambi leader
nell’atletica, tanto che la scuola contava molto su loro e sulla loro non
comune statura per partecipare alle gare tra le varie scuole di Charleston ed
ai campionati cittadini nelle corse veloci, nel salto in alto ed in lungo.
Io ero la cocca di casa e tutti i miei fratelli e le sorelline, Mary e
Jessica, non facevano altro che viziarmi dalla mattina alla sera.
Rosy, per risparmiare almeno su me, aveva avuto il coraggio di allattarmi al
seno fino ad un anno e contemporaneamente aveva giurato a se stessa ed a mio
padre che io sarei stata l’ultimo figlio che avesse concepito.
A due anni ero una miniera di iniziative, tutte pericolose per la mia
integrità fisica, a tre un vero vulcano in eruzione, combinando una quantità
enorme di guai piuttosto seri di cui non mi vergognavo per niente.
Il mio gioco preferito era quello di distruggere ogni sorta di oggetto
cominciando dalle povere e poche bambole delle mie sorelle, letteralmente
amputandone le gambe e le braccia, bucando loro gli occhi e sventrando loro
la pancia per vedere come fossero fatte di dentro e poi ridendo a crepapelle
dei pianti di Mary e di Jessica.
Anche se tutti cercavano di dissuadermi di essere simile ad un macellaio e
cercavano di educarmi al meglio delle loro possibilità, non c’era verso che
io cambiassi disco.
Ma non mi limitavo, compiuti i quattro anni, ai pupazzi perché avevo imparato
anche come si potesse essere felici e godere nel buttare all’aria coperte e
cuscini, strappandoli e riempiendo la casa di piume e di lana ed infine, per
quanto mia madre cercasse in ogni modo di tenermi pulita, un momento più
tardi ero più sporca di un maialino usando, come mezzo per insudiciarmi, la
terra del piccolo giardino che avevamo davanti e dietro la nostra casetta.
E fu a quel età, in una riunione di famiglia alla quale parteciparono anche
Perry e Bruce che ormai lavoravano in una officina meccanica specializzata in
motori di motociclette, in particolare giapponesi, che la mia famiglia prese
la decisione di darmi in affidamento temporaneo ma praticamente fino a quando
lo avessero desiderato a due giovani sposi, vicini di casa e sufficientemente
benestanti, i quali non potevano avere figli propri dopo l’intervento di
isterectomia totale, per un grosso fibroma uterino e per cisti delle ovaie,
della seducente sposina, Belinda.
Ben presto fui in grado di sapere e di capire il motivo principale di quella
dolorosa ma non tragica separazione e seppi di essere stata classificata, da
due medici specialisti in disturbi del comportamento, come un soggetto
fragile mentalmente, bisognoso di un trattamento psicologico e farmacologico,
costoso e molto lungo nel tempo.
Soldi a casa non ne esistevano per la psicoterapia e per le cure ed a mala
pena ci si poteva vestire, pagare l’affitto di casa e fare la spesa per
sfamare tutti.
Mia madre, Rosy, non aveva mai lasciato passare nemmeno un giorno senza
venire a trovarmi nella nuova dimora dove avevo una stanza tutta per me, con
un bel letto morbido e comodo, con un armadio e con una piccola scrivania
dove mi divertivo a disegnare.
Lei era soddisfatta per come mi avesse sistemato, tanto che una volta
origliando, l’avevo sentita dire alla Tata negra e piuttosto matura di età
che accudiva la casa, le sue confidenze.
In sintesi mia madre pensava che la sua ultima figliola era stata molto
fortunata nel trovare due bravi giovani che avessero preso ad adorarla ed a
volerle bene, oltre a portarla, tre volte alla settimana, dagli psicologi che
si erano preso l’incarico di curarla.
Io però sentivo la mancanza di tutta la mia famiglia pur essendo conscia che
avessero agito per il mio bene.
In effetti ero molto più matura di quanto tutti potessero credere e pur
conservando tutto il mio carattere effervescente ed il mio brio ero
consapevole, ormai, quanto enorme fosse il sacrificio ed il costo di tutti
quei miei fratelli per i miei genitori.
Mi ero anche molto affezionata a Priscilla, la Tata nera come il carbone.
Era lei che mi metteva a letto cantandomi delle nenie antiche del suo popolo
ed era ancora lei che al mattino mi svegliava con un bacio, datomi con le sue
enormi labbra.
Priscilla mi aveva insegnato un sacco di cose ma prima di tutto a pregare il
Signore ed a ringraziarLo per la giornata passata e per quella che doveva
iniziare.
Col tempo mi aveva dato l’esempio di una grande dignità di carattere.
Nessuno poteva mancarle di rispetto, nemmeno i suoi padroni e miei tutori che
poverini si sentivano addirittura in soggezione di fronte alla sua mole
pesando, io calcolavo, più di un quintale.
Priscilla ne diceva di tutti i colori sugli psicoterapeuti.
Per lei spillavano solo un sacco di soldi ed io non ne avevo bisogno perché,
per lei, ero una bambina del tutto normale soltanto un pochino infelice per
essere nata per ultima e quindi un tantino gelosa delle mie sorelle ed in più
era sicura di essere nel giusto quando mi diceva che facevo un grosso sforzo
per comportarmi come una femminuccia, dal momento che avrei preferito essere
un maschiaccio.
Non aveva tutti i torti quando mi diceva queste cose.
Se fossi stato un maschio, nessuno mi avrebbe mai messo i piedi addosso e
crescendo sarei divenuta importante e forse il Presidente degli USA.
Quindi, il mio modo di agire era soltanto una reazione al fatto di aver
notato come nello Stato dove ero nata, nel Sud degli Stati Uniti d’America,
chi comandava sempre erano proprio quelli dell’altro sesso.
A sei anni, dopo aver visto migliaia di servizi televisivi riguardanti le
condizioni disumane di molti miei concittadini, cominciai a convincermi che
avrei rivoluzionato il South Carolina e che avrei impegnato tutta me stessa
per ottenere questo scopo.
Il primo gran ceffone che diedi alla fine della Primary School, nello stesso
giorno in cui avevo saputo di essere stata ammessa all’High School, lo
appioppai ad un mio compagno di classe quando quello mi disse.
- Sissy io ti adoro, ma non ho ancora capito perché ti sei tanto affezionata
a quella sporca negra che ti viene a prendere ogni giorno, alla fine delle
lezioni e questo da anni e che ti fa credere di non essere una miserabile
serva. Lo sai che chi si lega troppo ai negri non può frequentare la buona
società di Charleston…., faresti meglio a prendere le distanze da quella
massa di lardo! -
Gregory era il più bel ragazzo della mia classe ed io avevo una certa
simpatia per lui, pur non dimostrandogliela affatto, ma ciò non fu
sufficiente perché non gli facessi un occhio nero.
Guai a chi mi toccava la mia Priscilla.
Non intendevo discutere su questo argomento con nessuno ed anche i miei
tutori si erano resi ben presto conto che più passava il tempo più ancora
loro due, nemmeno nei momenti di rabbia, potevano trattarla con sufficienza e
senza la dovuta gentilezza.
Ero diventata, da subito, la più entusiastica ammiratrice e l’amica del cuore
di quella donna che, sebbene fosse quasi analfabeta, era senza alcun dubbio
di una intelligenza e di una sensibilità superiore a chiunque.
Per lei avevo avuto delle discussioni anche con i miei genitori che mi
avevano rimproverato la mia sincera simpatia ed il mio attaccamento, quasi
morboso, per la mia Tata, quella stupenda Tata che era stata in grado di
capire tutti i miei problemi, determinando nel mio animo e nel mio cervello
un assoluto rigetto di quelle reazioni che tanto avevano preoccupato mia
madre e mio padre, oltre i miei fratelli.
Infatti era stata con certezza proprio Priscilla l’unica persona in grado di
leggermi nella mente e di levarmi d’intorno quei due psicoterapeuti, che
credevano, invece, che fosse opera loro la mia sorprendente guarigione come
avevano entrambi certificato per i miei tutori e per i miei genitori.
Belinda e Billy Summer, i miei tutori e protettori, coloro cui dovevo tutto
il benessere goduto fino a quel momento della mia vita, dandomi a piene mani
ogni forma di affetto che avrebbero riversato su una loro vera figlia e senza
interferire nel modo più assoluto con i miei genitori, erano le persone a me
maggiormente care dopo la mia famiglia.
Avevano la dolcezza della gente semplice del Sud ed in più erano arrivati a
Charleston da Savanah, quella città non molto grande del sud ovest, dove da
sempre la coltivazione del cotone e quella del tabacco aveva arricchito
chiunque si fosse rimboccato le maniche, chi più chi meno faticando e dove si
trattava la manodopera negra amichevolmente e con giustizia, prima ancora
della guerra di secessione.
Erano arrivati a Charleston un anno dopo il loro matrimonio per aprire degli
empori che si interessavano di esportazione nella zona del porto,
sull’estuario dei fiumi Cooper ed Ashley, integrandosi con gli abitanti di
Charleston, non solo da un punto di vista del buon vicinato ma anche
ideologicamente, ricordandosi che con il bombardamento e la presa di Fort
Sumter erano stati coloro che orgogliosamente avevano resistito maggiormente
agli assedi dei federali, nei lontanissimi anni tra il 1861 e la fine della
guerra che aveva fatto dell’America, lo Stato libero ed indipendente più
potente e non solo, ma il più democratico del mondo.
- Sissy, -mi spiegarono un giorno, prima che iniziassi a frequentare l’High
School, -adesso sei una signorina, tra l’altro carina con due occhi grandi,
verdi e luminosi, con una chioma scura, lunga ed ondulata, un paio di gambe
snelle ed allo stesso tempo ben tornite e noi due pensiamo che tra breve
avrai un codazzo di ragazzi intorno. Comportati bene perché è nostro
desiderio che, alla fine dell’High School tu possa iscriverti e frequentare,
in qualsiasi Facoltà lo desiderassi, l’Università.-
Non avevo mai pensato che i Summer avessero quella aspirazione per me.
Stavano facendo già molto per farmi crescere ed educare in modo tale che
potessi un giorno appartenere alla gente che avrebbe preso i posti
dirigenziali del luogo, ma con quella offerta mi avevano dimostrato che il
loro affetto ed il loro bene nei miei confronti erano ben maggiori di quanto
immaginassi.
Guardai negli occhi Belinda e Bill, rimanendo senza parole facilmente
esprimibili. Poi riflettendo commossa, esclamai con passione.
- Siete le persone più generose del mondo. Non so se mi merito tante
attenzioni anche perché, già adesso, mi sento addosso un impegno sociale
enorme per divenire la paladina della razza negra che non è trattata alla
pari dei bianchi. Farò, con tutte le mie forze, politica ma sarà ancora
maggiormente utile arrivare alla Laurea in Scienze Politiche e Sociali. -
Finii così il mio breve ringraziamento e giurai in quel momento a me stessa
che sarei diventata, con qualsiasi mezzo, la rappresentante al Congresso
della gente più povera e negletta dello Stato in cui ero nata e la ragazza
più onesta e per bene di Charleston.
2
Mike Elliot mi prese sotto braccio mentre camminavamo sulla stradina che si
correva parallela lungo il fiume Cooper.
Si guardò intorno e con la mano sinistra mi indicò la lunga serie di capanne,
accostate le une alle altre, fatte di lamiere piuttosto arrugginite ed una
quantità di gente al di fuori di esse sul terriccio pieno di pozzanghere
mentre una miriade di moscerini giravano sulle teste di quelle persone e di
quei bambini.
- Guarda che spettacolo pietoso, Sissy, -mi disse con voce commossa. -
- Quelli sono uomini che lavorano alla giornata come scaricatori di porto. I
padroni dei silos sono veri delinquenti, li prendono e li pagano a cottimo
senza nemmeno tenere in considerazione il minimo sindacale né la previdenza
sociale. Quei poveracci accettano soltanto per fame e devono pure tenerseli
buoni per non vedersi svanire l’unica possibilità di guadagnare almeno una
manciata di dollari. -
Mike era un mio collega della High School ma non era un mio compagno di
classe, egli frequentava l’ultimo anno e si preparava per il College mentre a
me mancavano ancora dodici mesi per terminare quel tipo di scuola superiore.
Erano più di sei mesi che ci frequentavamo, per simpatia ma soprattutto per
le identiche idee sociali che erano materia di scambi di opinioni durante le
lunghe nostre passeggiate sempre interessanti, nelle zone più povere del
porto.
Io l’ammiravo per il suo coraggio e per la sua disponibilità nei confronti
dei poveri, eppure era figlio di un grosso imprenditore del ramo commerciale
di Charleston e disponeva di notevoli somme di denaro, ogni settimana, che
finivano poi e sempre generosamente ed immancabilmente, nelle mani di quei
bisognosi quasi tutti di razza negra.
Per se stesso teneva pochissimo, quel tanto appena sufficiente per qualche
modesto svago e per offrirmi qualcosa da bere o da sorbire oppure da mangiare
insieme ed erano in genere degli Hot Dog, veramente squisiti, il nostro cibo
preferito.
Quel giorno però gli dissi.
- Ho avuto una folle idea. Dobbiamo coinvolgere tutti gli studenti della
nostra scuola e presentarci uniti al porto per manifestare contro i padroni
dei silos che sono così insensibili, direi addirittura, crudeli nei confronti
di queste povere famiglie. Anzi dobbiamo convincere Fred, il figlio del
direttore del maggior quotidiano di Charleston, a darci una mano, conoscendo
di fama suo padre sempre aperto alle esigenze della popolazione. -
Mentre io ero dubbiosa della riuscita della mia iniziativa, Mike, entusiasta,
riuscì nell’intento anche perché era un ottimo oratore e conosceva uno per
uno tutti gli alunni della scuola ed inoltre era molto considerato essendo il
miglior giocatore della squadra di Baseball del nostro Istituto, che
spadroneggiava nel campionato.
Riuscimmo ad avere dalla nostra parte pure Fred e suo padre e così alle
cinque di mattina, una settimana dopo, ci ritrovammo in tanti presso i
magazzini del porto.
Il risultato della nostra sortita ebbe una grande risonanza sul giornale con
un ottimo servizio fotografico, tanto che la polizia locale e l’ufficio delle
imposte anche per la paura di avere contro tutta la popolazione di
Charleston, si presero a cuore di quella situazione con la conseguenza che
tutta quella povera gente, da quel momento, riuscì ad ottenere un posto fisso
oltre che i contributi sociali.
Quegli uomini e quelle donne, neri e bianchi che fossero, non si
dimenticarono mai più di quanto io e Mike avevamo fatto per loro, dal momento
che finalmente potettero costruirsi delle solide, se pur modeste, abitazioni
in mattoni e non vivere più come bestie.
Noi continuammo a frequentarli ed ad interessarci dei loro figli più piccoli
che ottennero asili e mense di tutto rispetto, gratuitamente..
Così, quando ci ritrovammo studenti della facoltà di Scienze Politiche e
Sociali, avevamo entrambi una base elettorale ampia tra la popolazione di
colore e tra i poverissimi bianchi, con la sola differenza che mentre io ero
decisa a percorrere la carriera politica per arrivare al Congresso, Mike
propendeva di correre, un giorno, per la carica di Sindaco di Charleston.
Ero, da studentessa, una giovane donna piacevole a vedersi, di statura media
e bruna di capelli e di carnagione e mi differenziavo assai da Mike che
svettava per la sua altezza di un metro e novanta e s’imponeva per i bei
capelli biondi.
Era molto curioso vederlo spesso assieme, come un vecchio amico, a tutta
quella gente da noi aiutata che lo andava a trovare, quando venivano fuori
nuovi problemi, fidandosi di lui immensamente ed addirittura amandolo come il
loro unico paladino.
Io ero quasi sempre con lui nel suo ufficio dove ci si ritrovava spesso ed
anche per me essi avevano una specie di idolatria che mi sembrava di non
meritare appieno.
Molti erano convinti che noi due fossimo fidanzati ma su questo punto erano
completamente fuori strada perché non provavo nessun serio sentimento amoroso
nei suoi confronti, né penso egli lo sentisse per me.
Ci volevamo bene ma niente di più e grande era la stima che sentivamo l’uno
per l’altra, ma non esisteva attrazione fisica tra noi, tanto che su questo
argomento ci facevamo un sacco di risate anche perché sapevo che Mike non
disdegnava le compagnie di certi ragazzi ed atleti dell’ Università, che
tutti sapevano essere omosessuali.
Non erano fatti miei e pertanto, anche per la sua abitudine alla più stretta
riservatezza su questi argomenti e su tutto quanto fosse strettamente
privato, non parlavamo mai di sesso. Al College lo avevo raggiunto e superato
con gli esami, così che fui io che mi laureai per prima con il massimo dei
voti.
Il giorno della mia Laurea, tutta la mia famiglia allargata anche ai Summer,
i miei affezionati protettori che mi avevano permesso quel grande passo in
avanti, riuniti in un grande ristorante, oltre a Mike ed i suoi genitori,
comprese le mogli dei miei fratelli maggiori, Perry e Bruce, che nel
frattempo si erano sposati ed avevano avuto ciascuno due figli, pestiferi
come ero stata io quando ero piccolissima, mi fecero sentire una vera regina
.
Ciascuno di loro vedeva in me, la dottoressa Sissy Nelson, la nuova stella
del firmamento politico del South Carolina ed in parte avevano anche ragione
perché venivo spesso chiamata, come ospite, in molti “Talk Show” televisivi,
dove esponevo idee innovative riguardo al nostro Stato
Fu in quel periodo che il partito democratico, nel quale militavo da quando
avevo sedici anni, mi chiamò per designarmi a fare un ampio giro
propagandistico ovunque ritenessi di andare, dalle città ai piccoli paesi ed
io ebbi la sorpresa, ovunque mi recassi, di avere sempre il pieno di
ascoltatori attenti ed interessati a ciò che dicevo e spiegavo con passione.
Contemporaneamente, quelli del partito repubblicano cominciarono a farmi una
serie di contromosse disoneste e spesso infamanti cercando di scavare nel mio
passato remoto e recente e del perché fossi divenuta un avversario molto
pericoloso ed inaspettato.
Mi ritrovai con amanti mai avuti, con droghe mai assunte, con finanziamenti
illegali e poi addirittura con una gravidanza interrotta.
Quelli avevano mal misurato le mie capacità di reazione e non immaginavano
quanta violenza assopita covava nella mia personalità tanto da trovarsi
sommersi da decine di processi per calunnia, attraverso l’assistenza di
stupendi avvocati che patrocinavano le mie cause gratuitamente, nella
speranza che un giorno li avrei ricompensati quando fossi diventata la
rappresentante al Congresso di quello Stato del Sud.
Ci fu anche un momento difficile quando dissero che Mike Elliot, il mio amico
più caro, era un conosciuto e famoso Gay e che io gli avevo fornito in
passato e continuavo a presentargli, per ottenere il suo importante appoggio
politico, i ragazzi con cui lui si incontrava.
Da questa accusa non avrei potuto difendermi facilmente senza l’aiuto
concreto dello stesso Mike col quale pensammo di ritorcere, quella che poteva
apparire una grave offesa nei miei riguardi ed ancora di più nei suoi
confronti, come il più miserabile tentativo di discriminazione messo in atto
dai nostri avversari repubblicani.
Io e lui portammo davanti la televisione i due maggiori rappresentanti
repubblicani dello Stato ed attraverso un sondaggio immediato telefonico
conoscemmo che la nostra mossa era stata vincente.
Disse che io ero da sempre il suo angelo custode ma che mai mi ero intromessa
nelle sue esigenze private, non solo, ma esibì con grande coraggio la sua
omosessualità concludendo che era certo di divenire il nuovo Sindaco di
Charleston perché il popolo era molto più liberale di quelle mummie sepolte
del partito guerrafondaio nostro avversario.
Così, a soli ventisette anni mi ritrovai ad essere la più giovane
rappresentante al Congresso del partito democratico, io Sissy Nelson, che
aveva fatto impazzire i propri genitori e tutta la famiglia in tenera età.
Ne avevo fatta di strada ma in questa occasione ne avrei dovuto percorrere
tanta ancora, per gli impegni che avevo preso con i miei elettori e ben
sapevo che sarebbe stata irta di difficoltà.
Ero conscia che tutta quella brava gente che mi aveva sostenuto si aspettava
da me che mantenessi la parola data, per una vita molto più serena e
soprattutto per il rispetto, che era nel mio cuore e nella mia mente, di una
vera uguaglianza tra razze diverse e tra individui che appartenessero a
gruppi diversi, tra cui in primo luogo quelli sfortunati portatori di
handicap e quelli a cui madre natura aveva dato una differente concezione
dell’amore, in genere brave persone che si sentivano attratte da uomini o
donne dello stesso sesso, oltre alla tanta gente dedicatasi alla cura dello
spirito anche se di confessioni religiose minoritarie.
Inoltre ero divenuta famosa per la priorità che mi spingeva con caparbietà
ancora più in avanti, al potenziamento degli studi dell’ambiente ed a cercare
di ottenere nuove leggi e norme di tutela per i lavoratori e per tutta la
popolazione nel campo ecologico.
Capivo che avrei trovato una infinità di ostacoli da parte delle lobby
capitalistiche ma non esisteva nessun ostacolo che mi avrebbe potuto fermare.
Sapevo di avere pure dalla mia parte influenti personaggi politici e sapevo
anche che con la mia testardaggine nulla era impossibile.
Avrei curato maggiormente, di quanto avevo fatto fino a quel momento, i
rapporti politici e come un piccolo ragno che si costruisce da solo la sua
rete talvolta molto ampia, avrei migliorato le pubbliche relazioni con
chiunque potesse darmi una mano nello sviluppo dei miei progetti.
Non avevo ancora capito con quali mezzi sarei arrivata ai miei scopi ma di
una cosa ero assolutamente certa che vicino a me dovevo avere un uomo forte
come me, un uomo che possibilmente mi amasse per quella che ero e
condividesse ogni mio pensiero.
Senza averlo pianificato desideravo ed ero pronta per l’amore e speravo, in
cuor mio, che sarei stata fortunata possibilmente molto fortunata.
3
Fu un gioco da ragazzi dopo la grande vittoria nelle elezioni, divenire la
maggiore, riverita, nuova e battagliera rappresentante del partito
democratico al Congresso tanto che mi avevano assegnato un grande ufficio a
Washington, mentre un altro lo avevo aperto, più grande di quello precedente,
a Charleston allo scopo, questo ultimo, di avere un continuo contatto con
tutti i miei elettori ed altri cittadini bisognosi che pur non avendomi
votata mi proponevano nuove ed originali iniziative legislative.
Tra i miei collaboratori più leali e come marito avevo scelto un laureato in
Scienze delle Comunicazioni di Springfield dello Stato del Missouri.
Era un giovane di trentadue anni che aveva fatto un ottima carriera alla CNN
ad Atlanta in Georgia come inviato speciale, per tre anni in Giordania per
seguire, dal di fuori ma nelle vicinanze periferiche, gli sviluppi della
lotta senza esclusioni di colpi tra palestinesi ed ebrei in Palestina.
Jack Sullivan, mi aveva impressionato e trascinato nel mondo per me
sconosciuto della passione e dell’amore, quando l’avevo appena intravisto di
persona a Washington, ad un party in mio onore, per la serenità e l’equità
dei giudizi emessi sul Governo del nostro Presidente repubblicano,
sull’andamento della sua politica estera e conseguentemente sulla situazione
economica degli USA.
Per me era stato un vero colpo di fulmine. Un uomo così non l’avevo mai
sognato, di media statura, atletico ma non troppo, elastico nel camminare,
franco nel sorridere, dallo sguardo pulito e dai capelli biondi a spazzola
precocemente brizzolati, aveva l’aspetto di un giovane intellettuale
elegante, pieno di cortese attenzioni e dal piacevole profumo di una doccia
fatta di fresco.
Mi aveva preso le mani piccole e calde, dalle dita sottili e con un piccolo
velo di smalto rosa sulle unghie ben curate, mentre io sentivo una tremarella
proditoria montarmi fino alle cosce dai piedi, quando con un accattivante
sorriso gli avevo proposto se fosse disposto a seguirmi nella mia carriera,
essendomi accorta che era rimasto ammagliato dalla pulizia del mio sguardo,
dai miei grandi occhi verdi scuri, dai miei capelli castani ed ondulati oltre
che dalla mia silhouette prepotente e niente male, dai miei sorrisi e dalle
mie gambe che sapientemente sapevo accavallare alla perfezione.
Jack, - gli dissi con un soffio di voce, - devi diventare il mio consigliere
in materia di politica estera ed economica. Tra qualche anno, con la nuova
legge elettorale che ha abbassato di sette anni il limite di età per essere
Presidente degli Stati Uniti, voglio essere la candidata democratica alla
Casa Bianca e la più giovane, essendo sicurissima di vincere le elezioni.
- So bene che sei ricco e famoso che di donne ne puoi avere quante ne vuoi,
che non è il posto di Porta Voce di un Presidente, per giunta femmina che ti
interessa, avendo vinto il premio Pulitzer due anni fa ed essendo un
opinionista strapagato dei maggiori giornali americani, ma io ti amo e non
potrei più vivere senza di te. Non è da adesso che ti conosco e se ti chiedo
ciò, non lo faccio soltanto per mio interesse personale ma esclusivamente
perché ho bisogno di te, sia come uomo che vorrei sposare sia come mio solo
compagno per la vita. -
- Mi sono innamorata di te già da molto tempo, da quando ti seguivo come
corrispondente della CNN. Hai le stesse mie idee politiche e mai avrai una
altra opportunità più seducente di quella che adesso ti offro, quella di
avere una sposa innamoratissima e di essere in futuro accanto a me alla
Presidenza degli USA.
Jack, mi osservò a lungo dalla testa ai piedi, poi senza dire nulla o fare
alcun segno di meraviglia, mi baciò appassionatamente davanti a tutti e da
quel momento fummo marito e moglie.
Ero divenuta improvvisamente la donna più felice del mondo e tutto il mio
ardore, che fino allora avevo tenuto sopito, proruppe incontenibile per il
mio Jack.
Non poteva esistere al mondo nulla che avesse potuto frenare il mio
ottimismo.
Jack era il più dolce amante che avessi potuto desiderare e poi soltanto lui
era in grado di dirmi le precise parole che qualsiasi donna innamorata
volesse sentirsi dire dal suo uomo.
Non solo aveva una voce pacata e suadente ma non si stancava mai di essere
esattamente come appariva, sicuro di se ed amante, privo di qualsiasi freno
inibitore nei miei confronti.
Affermava spesso.
- Sissy, tu incarni colei che ho sempre cercato inutilmente nella vita, bella
e gentile, intelligente e caparbia senza mai essere arrogante, piena d’amore
non soltanto per me ma per tutto il mondo che ti circonda. Sarai senza dubbio
tu, un giorno, il Presidente di questa Nazione ed il popolo americano dovrà
benedire il giorno in cui sei nata. -
Jack non si limitava ad incantarmi con le sue frasi ma agiva di conseguenza
senza mai tradire il nesso principale per cui mi ero data alla politica.
Era il più grande ed indefesso lavoratore che avessi mai conosciuto e tutto
ciò che faceva non gli costava alcuna fatica.
Tutti i Direttori dei giornali con i quali collaborava erano entusiasti delle
sue opinioni altamente democratiche e socialmente valide ed io non avrei mai
potuto scalare il cammino verso la Casa Bianca senza il suo aiuto concreto
tanto che molti repubblicani, anche del ceto medio borghese, si erano
convinti delle sue idee che combaciavano perfettamente con le mie ed avevano
deciso che alle prossime elezioni presidenziali avrebbero votato democratico.
I sondaggi parlavano chiaramente in questo senso.
La politica delle riduzioni delle tasse per i ceti ricchi, non aveva portato
a quelli investimenti possenti che avrebbero potuto tirare su l’economia che
stagnava a causa delle decisioni contemporanee della Federal Reserve di
continuare a pagare tassi alti agli investitori e di mantenere alto il valore
del dollaro.
Così, mentre grossi capitali esteri erano affluiti in USA e convertiti in
dollari, le esportazioni languivano mentre aumentava il volume delle merci
importate e conseguentemente il debito con l’Estero, con un dollaro che ogni
giorno guadagnava su tutte le altre valute.
La conseguenza visibile di questa situazione era evidente a tutti. Mentre i
consumi interni erano paurosamente calati dal momento che i salari erano
bloccati e molte Imprese licenziavano il sur plus non solo della manodopera
ma anche degli impiegati e dei dirigenti, tutte le compere a rate languivano
paurosamente e gli stessi mutui a tassi sempre più alti non venivano onorati
da un vero esercito di vecchi e nuovi acquirenti.
Io nei miei interventi televisivi e Jack con i suoi articoli sui giornali,
non facevamo altro che bombardare l’opinione pubblica che così non si poteva
andare avanti anche se alcune industrie belliche continuavano a collezionare
entrate da favola per gli ordinativi del Governo, sovvenzionati da enormi
somme di denaro che non facevano altro che aumentare i debiti dello Stato.
La scusa era quella che l’America fosse la sola Potenza mondiale guardiana
della Democrazia e della Libertà dei popoli di tutto il mondo.
Per noi invece le cose potevano radicalmente mutare e non era poi così
impossibile.
Prima di tutto il dollaro doveva perdere di valore rispetto alle altre valute
ottenendo in cambio un incredibile incremento della occupazione interna, la
ripresa dei consumi degli americani, l’aumento delle esportazioni,
l’assistenza semi gratuita sanitaria, psichiatrica nonché infantile per il
popolo al di sotto dei limiti di una tollerante povertà.
Poi, mentre le Industrie che sì dedicavano alla ricerca scientifica dovevano
ricevere dallo Stato dei fortissimi aiuti economici, nel campo sanitario,
tecnologico ed in tutte quelle che riguardavano l’Ecosistema, patrimoni
questi di tutto il popolo americano, il Governo doveva assolutamente
smetterla di pensare di imporre la sua volontà ad altri popoli del mondo che
avrebbero dovuto finalmente pensare con la loro testa e con le sole loro
energie.
Era più che ovvio che le idee del partito democratico, attraverso la mia
bocca ed agli scritti di Jack, urtavano violentemente contro gli interessi di
centinaia e forse di migliaia di lobby diverse, da quelle militari e
belliche. a quelle petrolifere e di raffinazione del petrolio in buona
compagnia con quelle farmaceutiche.
La lotta sarebbe stata serrata ma io, Sissy, ero convinta di avere un asso
nella manica che avrei calato sul tavolo al momento opportuno, quando con
certezza assoluta, Candidata alla Presidenza dal mio Partito di là ad un anno
e mezzo, avrei avuto un “Talk” televisivo con il Candidato repubblicano alla
presenza di milioni di telespettatori, incollati ai televisori dalla Florida
alla California, da New York. a Chicago, da Dallas a S. Francisco.
Feci dei veri miracoli per ottenere un summit a Boston delle maggiori teste
d’uovo che l’America poteva disporre in quel momento, fossero queste
americane o di altre Nazioni, allo scopo di farmi una precisa idea sulle
possibili previsioni macro economiche cui il mio Enorme Paese sarebbe andato
incontro nel lungo periodo.
- Cari amici, -cominciai a dire, -vi ringrazio per la vostra presenza così
numerosa e vorrei conoscere la vostra opinione su un mio saggio scritto che
vi ho messo a disposizione dopo attente riflessioni. Voi tutti sapete che,
dopo aver vinto le Primarie in tutti gli Stati dell’Unione, sarò io
l’avversaria del Candidato repubblicano prescelto da quel Partito e che con
questo mi dovrò confrontare sul più spinoso argomento della campagna
elettorale. -
- E’ chiaro che non ho chiamato qui gli economisti che attualmente
collaborano con il Governo ma credo che, quando vi spiegherò, sarete tutti
d’accordo con me poiché ho bisogno dei vostri illuminati consigli per sapere
se ho visto giusto a prescindere dalle vostre idee politiche. -
- Il mio pensiero si basa sul concetto di una Economia Dinamica, flessibile,
ma fondata su basi solidissime ed avveniristiche. La dipendenza dal petrolio
è il più grave errore che gli Usa possano portare avanti e per questo motivo
chiederò ingenti somme al Congresso per la ricerca e per produrre noi
l’energia maggiormente pulita che si possa immaginare, l’idrogeno. I grandi
capitalisti dell’America devono smetterla di acquistare petrolio dai Paesi
Arabi, il nostro e quello che importiamo dal Venezuela e dal Messico è più
che sufficiente per un quinquennio, al termine del quale tutto sarà diverso e
la nostra tecnologia produrrà tanta di quella energia pulita che vedremo
aumentare le nostre esportazioni in maniera esponenziale. -
- Se la vogliamo smettere di cercare il nostro prestigio nelle guerre, nei
facili guadagni speculativi, nelle armi ed in tutto ciò che adesso ci sembra
cosa impossibile a farsi, allora chi è un vero americano e con essi i nostri
amici europei ed asiatici, dovranno diversificare gli investimenti in modo
totale e globale per un mondo vivibile ed ecologicamente molto più sano.
Dalle automobili a propulsione elettrica oppure ad idrogeno, dai nuovi
orizzonti che lo studio della meteorologia avanzata potranno aprire per
evitare gli immensi danni degli uragani, dalla tecnologia digitale a quella
supertecnologica, dalle nuove scoperte della medicina biologica e delle
possibilità che si aprono ora che conosciamo quasi tutto del DNA, a quelle
consequenziali della farmacologia, ho in mente di creare una nuova America
pacifica e democratica ed aperta a tutti coloro che desiderino che il mondo
non finisca in una catastrofe senza fine. -
Presi quel tanto di fiato che mi avrebbe permesso di concludere la mia tesi,
buttai giù un sorso di acqua ed espressi un anatema apocalittico.
- Mi rivolgo qui, davanti a voi signori, per avere l’approvazione dei
migliori economisti del pianeta ed allo stesso tempo per ammonire chi pensa
ancora soltanto a se stesso come se un presente florido rappresentasse pure
la garanzia di un futuro splendido. Ognuno dovrà fare dei grandi sacrifici e
ciò sarà necessario ma la prospettiva che io vi offro è quella di una vera
LeaderShip non mascherata dagli interessi personali ma soltanto da quelli che
noi americani, di ogni provenienza, sentiamo bruciare nei nostri cuori
prepotentemente. -
- Non ci saranno preclusioni per nessuno e chiunque potrà venire a lavorare
negli USA ad eccezione dei Terroristi di qualsiasi razza o religione e per
fare questo grande passo in avanti, ogni permesso di soggiorno verrà
certificato dalla nuova macchina della verità inventata dai nostri fratelli
inglesi non molto tempo fa. Viva gli Stati Uniti d’America e che Dio ci
benedica! -
Un applauso plebiscitario fu il commento di tutti i convenuti e dalla folla
degli studiosi si alzò una solo grido che diceva “Sissy for President”.
4
Durante i lunghi mesi che separavano il mio destino dalla meta prefissatami,
oltre ai duri scontri che ebbi con le numerose lobby che egemonizzavano
violentemente la vita dei miei connazionali e che non volevano nemmeno
lontanamente sentire parlare di Economia Dinamica, mi capitò di rimanere
incinta con grande gioia di Jack e grossi timori da parte mia che avrei
dovuto viaggiare in lungo ed in largo attraverso l’America per le Primarie,
in quelle condizioni.
Mia madre e mio padre non stavano più nella pelle non appena comunicai loro
la bella ed inaspettata notizia, ma tutti coloro che mi avevano vista
crescere a cominciare dai coniugi Summer, presero la novità come se io stessi
concependo un erede al trono e non fecero altro che riempirmi di
raccomandazioni riguardo alla condotta che avrei dovuto mantenere durante
tutta la gravidanza.
Sia Jack che Mike, divenuto da poco Sindaco di Charleston, mi colmarono di
ogni attenzione e cercarono con tutte le loro forze di aiutarmi nel mucchio
di incombenze che si accumulavano, giorno dopo giorno, sul mio tavolo di
lavoro.
Facevano di tutto meno ciò che mi stancava di più e cioè il tenere, in ogni
città, i miei discorsi nei quali mettevo non solo i fatti in cui credevo
ciecamente ma soprattutto il mio cuore e la mia anima di donna che, portando
in grembo una nuova creatura, non poteva mentire riguardo alle speranze ed
alle aspettative di una vita migliore per suo figlio e di quella che poteva
prospettarsi ai milioni di bambini che sarebbero nati negli anni avvenire.
Nei primi tre mesi di gravidanza invece di ingrassarmi mi ero dimagrita
parecchio a causa di una iperemesi particolarmente insistente.
Ero talmente sciupata e pallida che molti miei collaboratori erano così
preoccupati per la mia salute che mi avevano supplicato di posporre alcuni
viaggi.
Non ne avevo voluto sentire ragione e viaggiando quasi sempre in vagone
letto, non avevo mancato a nessun appuntamento così che, quando dissi il
motivo di quella apparente malattia, divenni così popolare che non riuscivo a
credere alle esultanze della gente quando arrivavo nelle loro città o paesi.
Tutti mi volevano abbracciare o stringermi le mani, tutti erano commossi
chiedendosi cosa mi spingesse ad un sacrificio simile nelle mie condizioni.
Ogni donna mi ammirava ed io sentivo il loro amore seguirmi ed il loro
affetto darmi nuova ed invincibile forza.
Pian piano i primi tre mesi di gravidanza passarono anche se pesantemente, ma
poi, già al quarto mese ricominciai a riacquistare vigore e colorito sul
volto mentre la mia pancia cominciava a rendersi evidente.
Nessuno era in grado di schernirmi anzi i miei avversari si guardavano bene
dal prendermi in giro dal momento che, quando qualcuno ci aveva provato, era
stato distrutto da tutta la stampa nazionale compresa quella repubblicana e
dalle stazioni televisive a chiunque appartenessero.
La Sissy democratica era riuscita, pur non cercandola, ad avere una campagna
pubblicitaria gratuita che si sarebbe potuta valutare in decine o forse in
centinaia di milioni di dollari.
Alle Primarie non avevo avuto avversari del mio partito e così mi ritrovai
nel momento che diedi alla luce un maschietto, robusto e sanissimo tutto sua
madre, ad essere nominata la Candidata del partito democratico alla
Presidenza degli States,
Ma questo successo non era ancora sufficiente per battere il Candidato
repubblicano che si presentava alla pari con me negli ultimi sondaggi.
Cominciarono una serie infinita di dibattiti in TV, nei quali, ogni mio
avversario politico mi spiattellava numeri e numeri per dimostrarmi in che
modo, se fossero riuscite ad avere il sopravvento le mie idee innovative
sull’Economia, tutta la nostra Nazione sarebbe precipitata in un baratro dal
quale nessuno, poi, avrebbe saputo tirarla fuori in quanto le spese sulla
ricerca, in campi molto difficili ed ancora quasi vergini di studi, sarebbero
state di tale entità da superare di gran lunga gli stanziamenti che in quel
momento il Governo si era impegnato di portare a termine per l’Egemonia
mondiale alla quale nessun americano era disposto a rinunciare a cominciare
dalle Forze Armate
Ma a queste osservazioni non rimanevo in silenzio anzi ero spudoratamente
cinica ed ironica suscitando una marea di risate tra il pubblico sia presente
negli studi televisivi che nei milioni di Saloon disseminati in ogni angolo
dell’immenso Continente, dall’Alaska alle Hawaii.
Affermavo a muso duro.
- Americani sentite, questi matusalemmi della politica sono veramente
incollati alle loro poltrone! Mentre il popolo americano deve combattere ogni
giorno pensando ai propri figli, come sfamarli, come istruirli, come curarli
e se un domani vivranno - come loro diritto- in pace e non avvelenati dagli
scarichi delle macchine e degli autotreni nonché dalle acque avvelenate dai
rifiuti delle fabbriche, con un ecosistema che sta andando a farsi friggere
per l’anidride carbonica sempre più estesa nell’atmosfera, senza parlare di
dove vanno a finire le scorie radioattive delle nostre centrali atomiche,
quelli pensano ancora agli ordinativi di miliardi di dollari alle uniche
fabbriche che lavorano a pieno ritmo, quelle militari marittime ed
aeronautiche. -
-Io dico basta a questa vergognosa situazione. Anche se la pressione fiscale
dovesse non modificarsi per qualche anno, è ora di finirla una volta per
sempre di pensare non più agli egoismi di pochi ma al benessere di tutti. Si
faranno dei concorsi riservati ai migliori cervelli del mondo e sono sicura
che, come in passato, saremo la locomotiva trainante del nostro incredibile
Paese. -
Ero così riuscita a rosicchiare un buon cinque per cento al Candidato
repubblicano e si stava avvicinando il momento cruciale, quello dello scontro
frontale con Norman Newman, il potente cinquantenne petroliere del Texas,
Candidato repubblicano.
Non avrei mai potuto immaginare quale colpo basso quello era pronto a
sferrarmi con inaudita violenza ma così avvenne.
Inaspettatamente, all’inizio del dibattito televisivo, mi chiese se fosse
vero o falso il documento che aveva in mano.
Si trattava della “application form” per l’High School in cui era ben
evidente il certificato che i due psicoterapeuti avevano firmato
dichiarandomi guarita dalla sindrome di nevosi aggressiva e di disturbi della
personalità che mi erano state diagnosticate a poco più di due anni.
Mi sentii raggelare il sangue e subito dopo esplodere il cervello ; come
avevano fatto ad impossessarsi di quel documento anche se io lo ritenevo
ininfluente per la mia carriera politica?
In un decimo di secondo mi vennero sulla lingua due risposte contrastanti ma
in un centesimo di secondo risposi.
- Signor Norman mi dica. Cosa aveva mangiato e bevuto quando venne fermato
dalla polizia fuori del suo Ranch in occasione della suo compleanno in cui
suo padre le regalò una fiammante Ferrari gialla pur avendo compiuto soltanto
quindici anni? -
Era quella una diceria che si sentiva spesso nei vari saloon del Texas di cui
non avevo uno straccio di prova. Ma il volto di Norman, divenuto
improvvisamente rosso fuoco ed il sudore che gli imperlava la fronte mi
fecero capire che quello aveva avuto il dubbio che io ne sapessi di più.
Prendendo la palla al balzo continuai.
- Il documento che lei ha esibito è assolutamente vero, ero una mocciosa
capricciosa e birbante ed è proprio per quel motivo che i miei tutori in
accordo con i miei genitori spesero in quei tempi, non certo prosperi, il
loro denaro per correggere la mia crescita e rinforzare il mio carattere ma
mai impazzirono al punto di regalarmi a quindici anni un arma potente come
una Ferrari né io ebbi mai il desiderio di possedere una qualsiasi arma né di
usarla, come dimostrano una infinità di filmati che la ritraggono, per
cacciare poveri animali rei soltanto di recarle fastidio nella enorme
Fattoria di suo padre! -
Da accusata avevo in un attimo preso le vesti di accusatrice contando
sull’evidente imbarazzo che ero riuscita a trasmettere al signor Norman
Newman.
Il fatto che il mio avversario aveva fatto carte false per ottenere quel
certificato medico allo scopo di screditarmi, come nevrotica agli occhi dei
miei elettori, gli tornò indietro come un boomerang e quando passai
all’attacco parlando della politica insensata condotta dal Governo
repubblicano per due legislature, egli non seppe uscire indenne dal ginepraio
che gli avevo messo tra i piedi.
In conclusione. Alla fine del dibattito ebbi netta la sensazione che avrei
vinto io la corsa alla Presidenza e tutti i sondaggi mi videro in testa con
uno scarto minimo di dieci punti percentuali.
Gli ultimi dieci giorni prima della votazione furono dedicati a convincere
gli incerti a votarmi ed a limare lo staff che mi avrebbe seguito alla Casa
Bianca, ma non trascurai nemmeno i miei affetti familiari ed in particolare
il mio piccolo angioletto a cui io e Jack avevamo dato il suo nome e così
nella nostra casa di Charleston esisteva uno Jack Junior trattato come un
principino dai miei genitori e come un loro figliolo dalle mie sorelle.
Non avevo nemmeno il tempo di fare all’amore con il mio Jack e gli avevo
promesso che una volta alla Casa Bianca avrei pagato tutti i miei debiti con
lui sottoponendolo ad un “Tour de Force” talmente intenso che gli potevo
consigliare, fin da quel momento, di fare una superalimentazione a base di
uova, bistecche ed ostriche.
Amavo Jack con tutta me stessa, lo adoravo e lo consideravo non solo il mio
unico amore ma anche il mio unico amante.
Eravamo una coppia perfetta e suscitavamo da un lato ammirazione tra gli
amici, dall’altro invidia tra i nostri avversari politici.
Tra questi c’era pure una giornalista specializzata in pettegolezzi che ogni
giorno, su un giornale di Los Angeles, gli attribuiva avventure piccanti con
una marea di giovani donne del giro della capitale del cinema e mi prendeva
come l’oca giuliva cornificata e tradita in modo indegno.
Sapevo perfettamente che erano colossali balle anche se lui passava parecchio
del suo tempo in California per motivi professionali.
Gelosa come ero, lo avevo fatto giurare su nostro figlio che non mi aveva mai
tradito e dopo il suo solenne giuramento smisi di leggere le ghiotte notizie,
completamente inventate, di quella femmina indisponente.
Jack mi aveva confermato il suo immenso amore e la fortuna che aveva avuto
nello sposarmi, regalandomi un crocifisso tutto di oro bianco e di diamanti
con un biglietto che diceva “Tu sei la stella più splendente del mio
firmamento e solo un cataclisma universale potrà separarci. “
5
- Presidente, mi scusi, -chiese con gentilezza Elisabeth, colei che avevo
scelto a Charleston come mia vice-portavoce ufficiale, - quando devo
convocare la conferenza stampa che dovrà, tra pochi giorni, spiegare ai
giornalisti il motivo per cui lei sta riempiendo il Pentagono di
collaboratori negri allontanando da quello molti bianchi che si attendevano
dalla nuova Presidenza almeno una sostanziale “pari condizione “?
Elisabeth era la più bella mulatta, dalla pelle talmente chiara da non
sembrare affatto figlia di un negro professore universitario, facente parte
del mio Staff esecutivo. L’avevo scelta per la sua preparazione multimediale
estremamente raffinata ed era l’unica persona che mi stava accanto e che io
avevo preferito ad altre contendenti ascoltando il panegirico che di lei mi
aveva fatto Jack, mio marito.
Risposi distrattamente, mentre stavo sfogliando il resoconto della produzione
industriale scesa dopo la mia elezione a minimi storici come del resto avevo
previsto ed affermato prima delle elezioni, senza confermare nessuna data e
suscitando profonda meraviglia nella mia collaboratrice.
Elisabeth attese qualche minuto silenziosa poi, scrutando attentamente il mio
viso ed avendo notato il mio sguardo pensoso e preoccupato, lasciò perdere
riflettendo che ben altri erano in quel momento i miei problemi. La
conferenza stampa poteva attendere tranquillamente un altro momento più
sereno.
Il mondo capitalistico americano aveva stretto la borsa. Preferiva mantenere
ben stretti i loro dollari nell’attesa di vedere se fosse conveniente
immetterli nelle nuove Centrali di Ricerca oppure acquistare, nel frattempo,
tutto il comprabile.
Avrebbero pianto lacrime amare quando avrei fatto approvare dal Congresso,
nel quale la maggioranza era democratica, le micidiali tasse che avevo
stabilito sulle transazioni di acquisti di beni immobiliari e delle fabbriche
produttrici di armi, bloccate nelle loro super produzioni.
Il mio scopo era quello di usare l’arma pesante delle tasse sui capitali
infossati nelle banche e non produttivi e la piuma, sulle tasse assolutamente
insignificanti per i coraggiosi che avessero puntato sulle prospettive
innovative della Economia Dinamica, mio punto di forza della campagna
elettorale ed avevo dato anche un suggerimento alla media borghesia.
I piccoli e medi capitali avrebbero potuto associarsi in Società senza fini
di lucro fino alla scoperta di innovazioni tali che avrebbero trascinato
tutta l’Economia degli Stati Uniti.
Per questo motivo avevo preferito circondarmi di gente di colore che avesse
dimostrato in passato la propria tendenza a tenere conto maggiormente del
benessere del popolo piuttosto che dell’arricchimento facile attraverso le
armi oppure il petrolio.
Avevo ridotto la produzione del petrolio allo stretto necessario per la
Difesa del Paese ed incrementato di molto i trasporti pubblici diversificando
il trasporto merci sui binari dei treni elettrificati.
Qualunque Società Privata che avesse investito per migliorare l’ecosistema
della Nazione con metodiche appropriate per evitare le conseguenze di
catastrofi naturali sarebbe stata premiata attraverso una forte riduzione
delle tasse sugli utili ed addirittura non ne avrebbe pagate se gli utili
fossero stati reinvestiti.
Lo Stato avrebbe provveduto alla Sanità del popolo americano e non si sarebbe
più verificato che soggetti con handicap fossero abbandonati a se stessi.
Centinaia di Istituti sarebbero sorti per questa opera altamente morale e
tutti i medici ed il personale paramedico sarebbe stato pagato dagli utili
prelevati dalle nuove salatissime tasse che miriadi di Cliniche private
disseminate negli USA sarebbero state costrette a versare all’Erario.
La gente straricca poteva curarsi in qualsiasi Clinica pagando di tasca
propria oppure ricorrendo ad Assicurazioni Private Sanitarie, da premi
giganteschi.
I pozzi di estrazione del petrolio di proprietà dello Stato dovevano
mantenere immutata la produzione per i depositi di carburante intoccabili.
per gli usi privati della popolazione che per il momento non poteva ancora
usufruire delle nuove automobili ad energia pulita, per l’aviazione, per
l’esercito e la marina militare ma gli Usa, come io avevo stabilito, si erano
già disimpegnati da tutti i fronti extra americani potenziando anzi
triplicando i Servizi di Sicurezza, necessità assoluta per la difesa interna
da elementi o da gruppi potenzialmente eversivi o terroristici.
Venni attaccata su ogni fronte ma la mia ferrea testardaggine non smise di
aiutarmi nel compito difficile ed ingrato che volevo raggiungere.
Tutti i democratici erano dalla mia parte e facendo leva sul Congresso e con
una risicata maggioranza al Senato, portavo a compimento ogni mio piano, ogni
volta dopo aspre battaglie parlamentari.
La CIA e l’ FBI mi avevano raddoppiato lo schermo protettivo formato dai
migliori agenti in quanto giravano voci di possibili attentati alla mia
persona ed anche Jack e tutta la mia famiglia erano sotto ferrea protezione.
Soltanto sei mesi dopo la mia elezione cominciai a sentirmi un po’ più
tranquilla e ciò coincise con la prima produzione di un automobile prodotta
in serie a motore elettrico e di una seconda autovettura ad idrogeno
anch’essa prodotta in serie.
Questo sforzo da parte di ricercatori, che avevano lavorato in equipe in
fabbriche famose e gloriose in tutto il mondo, produttrici di automobili fin
dagli albori delle lontanissime vetture dei primi anni del novecento e che
avevano seguito in tutto e per tutto le mie direttrici, avevano fatto capire
ai grandi capitalisti americani che quella era la strada giusta appena
iniziata e che lì si doveva puntare per una ripresa economica gigantesca.
Quei giovani ricercatori vennero premiati con onorificenze e tutto il Paese
manifestò nelle strade il plauso per me celebrando il giovane e lungimirante
Presidente, “la Sissy di Charleston”, che molti avevano presa per pazza.
Come se fosse sorta dal nulla una grandiosa ruota cominciò a girare
vorticosamente ed a trascinare tutte le innovazioni che avevo chiesto al mio
popolo.
Gli studi già iniziati e che riguardavano ogni settore economico divennero
febbrili e da quel momento, nello spazio di tempo di tre anni, l’America
divenne nuovamente la maestra di vita di tutto il mondo.
La disoccupazione era sparita, la borsa segnava ogni giorno balzi incredibili
in avanti in tutti i settori, la gente comune era felice e finalmente poteva
vivere serenamente poiché in tutti i campi da quelli tecnologici a quelli
ecologici, dalla sanità alle scoperte di nuovi farmaci, dalle industrie al
commercio, era tutto un fiorire di iniziative senza più paura di recessione,
con un dollaro sano e con le casse dello Stato colme.
Era arrivato il momento di dare corpo anche alle promesse nel campo sociale.
Stava diventando realtà il mio chiodo fisso che tutti dovevano avere
l’assistenza medica ed ospedaliera gratuita ed ogni farmaco necessario doveva
non costare nulla ai non abbienti e specialmente agli anziani ed a coloro che
avevano avuto la sfortuna di nascere con degli handicap, inoltre anche a
quella gente doveva spettare una fetta, magari piccolissima, del benessere
generale.
Ciò che mi rendeva particolarmente orgogliosa era però soprattutto vedere
crescere i nuovi bambini americani, assieme al mio Jack Junior, non più
nell’indigenza ma nell’abbondanza.
Non mi ero mai dimenticata dei sacrifici che mio padre e mia madre avevano
fatto per i loro tanti figli e delle innumerevoli volte che altri bambini non
avevano da mangiare né carne e né pesce, non sapendo quasi cosa fossero i
dolci ed i giocattoli!
Un giorno chiesi a Jack cosa ne pensasse di avere un altro bambino ma quello
che mi disse mi provocò una terribile delusione.
- Non me la sento, amore mio, di darti anche questo altro stress oltre a
tutti i pensieri che già hai per fare crescere il nostro Paese nel migliore
dei modi. Tu sarai rieletta una seconda volta ed i nostri figli non potranno
avere una mamma tutta per loro come ne avrebbero diritto. Delle due l’una, o
rinunci ad una nuova candidatura oppure dovrai rinunciare ad una nuova
gravidanza. -
Rimasi di pietra.
Come aveva potuto parlarmi in quel modo senza tenere conto che la sua
risposta mi avrebbe ferita profondamente nella mia femminilità?
Forse si era completamente dimenticato che io tenevo mille volte di più alla
mia famiglia che alla Presidenza degli Stati Uniti ma lo volli mettere alla
prova.
- Quando sarà il momento deciderò soltanto io se ripresentarmi come Candidata
o meno ma tu adesso devi essere chiaro e parlarmi lealmente, se mi vuoi
rendere felice o se preferisci avere una moglie scontenta ed anzi dubbiosa
del tuo amore! -
- Sissy, -mi disse serio, -non ti accorgi che stai trascurando oltre a tuo
figlio anche me? Perché una cosa è fare politica, una cosa ben diversa invece
è continuare ad assumerti tutte le responsabilità di uno Stato così grande ed
importante come il nostro. -
- Tu devi essere fiera di quanto hai fatto per raggiungere lo scopo
principale della tua Presidenza che, se non erro, era quello di cambiare il
modo di vivere di noi americani. Sei stata molto brava in soli tre anni! Ora
però hai l’occasione stupenda di fare la moglie e la mamma a tempo pieno e
non soltanto nelle briciole di tempo che ti avanzano
Quella notte non facemmo all’amore e neppure le notti seguenti.
Per giorni interi non ci rivolgemmo la parola su quel argomento mentre Jack
cominciò a non venire più a cena trovando mille scuse diverse per
giustificare le sue assenze.
Dopo qualche settimana cominciai a sospettare che avesse un’altra donna ma
non volevo in modo assoluto esserne certa.
Avrei potuto farlo seguire da qualche agente della CIA ma non me la sentivo
di agire in quel modo.
Per un certo periodo mi rituffai nel lavoro come la più zelante impiegata
degli USA ma alla fine scoppiai come una mina antisommergibile.
Lo affrontai una mattina prima che uscisse.
- Sei un farabutto! Stai facendo di tutto per farmi saltare i nervi e quello
che è bello che soltanto tu puoi riuscirci. Ti avviso di non giocare col
fuoco perché potresti bruciarti facilmente. Tu non puoi immaginare di cosa
sono capace se mi accorgo che mi tradisci! -
6
Questa volta da sola, nell’anno che precedette le nuove elezioni, mi spinsi
ancora di più nel campo infido della politica studiando ogni particolare del
modello economico, ecologico, della politica estera, di quella interna
industriale e del nuovo mondo finanziario che avevo creato tanto da diventare
ancora più cinica dei maggiori esperti di Wall-Street.
Le maggiori testate giornalistiche cominciarono ad accusarmi di “Culto della
Personalità” per il semplice motivo che nessuno ardiva, in tutti gli USA, di
muovere un solo dito senza interpellare me oppure almeno gli uomini e le
donne del mio Staff, fedelissimi e che avevo scelto e selezionato sempre
personalmente, ad eccezione di Elisabeth.
Sapevo che tra lei e Jack c’era del tenero ma ero sicura che mai avrebbe
fatto all’amore con mio marito.
Elisabeth mi era troppo fedele per ferirmi a quel modo, anzi, mi aveva
avvisato che l’accusa mossami e che non intendevo fare nessuna autocritica,
non partiva da Jack e che quei discorsi sulla mia persona avevano cominciato
a circolare in certi salotti di intellettuali nei quali Jack mi aveva difeso
a spada tratta.
Soltanto giornalisti indipendenti e prezzolati specialmente quelli della
carta stampata ed in particolare le donne giornaliste, esperte di tutti i
segreti della Finanza, con l’aggiunta di grossi papaveri diplomatici del
vecchio regime repubblicano in associazione ai generali che avevano perduto
molto del loro potere sotto la mia Presidenza, non lasciavano passare nessuna
occasione senza attaccarmi ed affermando che, con me, gli Stati Uniti in
breve avrebbero perduto la leadership mondiale e sarebbero stati surclassati
specialmente dai Paesi, ad alta densità di popolazione, dell’estremo Oriente
senza contare la Francia e la Germania che avevano grossi interessi anche nel
medio Oriente.
Avevo risposto loro più volte, attraverso i Media televisivi in numerosi
interventi con un gruppo di moderatori ed in conferenze stampa, che l’America
sarebbe stata finalmente rispettata perché stava dimostrando a tutto il mondo
di avere rinunciato alle politiche imperialistiche che l’avevano
contraddistinta negli ultimi decenni e che avrebbe esportato la democrazia
pacificamente e con la politica lungimirante mia che aveva l’appoggio e la
forte influenza di enormi masse di popolazioni ovunque nel Globo Terrestre.
Al concetto dell’Economia Globale avevo sostituito quello di Democrazia
Globale nella considerazione che qualsiasi uomo o donna e specialmente tutta
l’infanzia mondiale era un nostro fratello, una sorella o figlio senza
distinzioni di razze e di religioni.
Inoltre che tutta la Terra doveva accettare come sacre le mie regole sulla
politica verde ed ecologica,- patrimonio di tutta l’Umanità -, dal momento
che consideravo la gente, ovunque nata, non bestie da macello ma persone
dotate di intelligenza superiore donataci dall’Essere Eterno che tutto aveva
creato.
Con sicurezza, così, avremmo potuto avere tutta la popolazione mondiale dalla
nostra parte senza colpo ferire.
Jack aveva avuto ragione nell’avvisarmi e nel frenare il mio entusiasmo
politico.
Tutto ciò che facevo e pensavo era il prodotto di una malattia tremenda, che
non mi stava dando più scampo.
La politica era, pur nelle mie nobili intenzioni, un morbo contagioso e
virulento tale da farmi dimenticare altri e nobili compiti che avevo scelto
in passato, sposandomi e mettendo al mondo un figlio.
Pur credendo in me ed ammirandomi, sapevo che egli si sarebbe stancato ed
avrebbe preso una altra donna come compagna e ci saremmo infine separati.
Così fu ed un giorno mi disse.
- Sissy, non me ne volere ma è giunto il momento che tu mi permetta di vivere
la mia vita che non è soltanto di regole, di leggi, di sacrifici e di lavoro
ma anche di fantasia, di creatività e di permettermi di godere la mia
esistenza egoisticamente con una donna che mi faccia apprezzare il gusto
della felicità, senza i gravi pensieri che pur capisco importanti di questo
pazzo mondo che potrebbe poi tradire te e tutti coloro che in te hanno
creduto. Tu non fai una vita normale ma da missionaria e questo non posso
accettarlo.-
- Tutto quello che hai fatto è più che degno di elogi ma non pensare che
possa verificarsi l’utopia della esportazione della Democrazia con la “D”
maiuscola per il semplice motivo che le Religioni hanno ridotto l’uomo in
genere ad un essere irrazionale e che gode della propria irrazionalità.-
Non fui in grado di controbattere i concetti di mio marito. Soltanto,
banalmente, gli chiesi se mi avesse già tradita.
Mi spiegò che non avrebbe potuto farlo senza prima avvisarmi ma che ormai la
distanza tra noi era diventata lontana anni luce e che non se la sentiva di
seguirmi ancora nelle mie illusioni troppo distanti dalla natura dei miliardi
di uomini che popolavano la Terra.
Del resto anche coloro che pretendevano di portare la Democrazia con le
guerre vivevano in una immensa illusione e che ciascun popolo vi doveva
arrivare con le proprie forze perché creare la Pace Universale era ancora più
difficile che vincere qualsiasi guerra.
Se volevo continuare ad illudermi sulla natura umana, avrei potuto continuare
la strada intrapresa ma Jack mi consigliava di limitarmi agli Stati Uniti e
non oltre, altrimenti avrei avuto la massima delusione della mia vita ed
allora tanto valeva mollare la politica e pensare soltanto a me stessa ed
alla mia famiglia, educando i figli che noi avremmo potuto ancora avere se
fossi rinsavita.
A me rimaneva l’ultima parola. Ero io che dovevo emettere la sentenza finale.
Dissi a Jack con tanta tristezza nel mio povero cuore di donna.
- Tutto quanto hai saggiamente esposto ieri è vero. Non agisco così per mera
ambizione, né perché le mie forze e la mia volontà siano state piegate dalla
presunzione di essere stata inviata in questo mondo per cambiare in meglio
tutti gli esseri viventi, oppure nella speranza di essere più importante del
destino che l’umanità si è costruito in millenni di storia e di sviluppo, ma
soltanto perché sento che questo è il mio primo e preciso dovere ed
attraverso la mia voce do fiato alla voce ed ai pensieri di una infinità di
gente che altrimenti non avrebbero la possibilità di essere ascoltata. -
- Sono la più infelice donna del mondo mentre tutti pensano che io sia la più
fortunata. Tu devi vivere felicemente la tua vita come meglio possa essere e
nel modo più congegnale al tuo cuore ed alla tua anima e non porrò nessun
ostacolo al nostro divorzio concedendoti anche l’affidamento momentaneo di
nostro figlio, con l’unica preghiera di attendere ancora un poco fino alle
elezioni presidenziali. -
- Addio amore mio, -conclusi nelle sue braccia piangendo -non darti pena per
me, non lo sopporterei facilmente. -
Lo baciai con tutta la tenerezza di cui disponevo e da quel momento Jack fu
per me il più dolce ricordo della mia gioventù.
Avevo conosciuto Naomi Morgan, una giovane dai capelli rossi e dagli occhi
verdi, molto graziosa e simpatica durante un viaggio per motivi elettorali a
Denver in Colorado ed era stato il mio internista di fiducia a farmi il suo
nome come persona totalmente affidabile e che egli conosceva da quando era
studentessa in medicina e poi presa in carico dall’FBI.
Era in compagnia del fratello Spencer un giovanotto alto e bello, anche lui
con i capelli rossicci che oltre a farmi da guardia del corpo era pure un
interprete ufficiale dall’arabo e dal tedesco in servizio alla CIA.
Soffrivo in quel periodo di improvvise crisi ipotensive che non avevo mai
avuto in passato ed avevo bisogno di controllare la mia pressione arteriosa
almeno per tre volte al giorno, allo scopo di aggiustare la posologia di
alcuni farmaci ed allo stesso tempo di praticare una endovenosa al mattino.
Naomi era specializzata in cardiologia e mi aveva ripetutamente detto di non
preoccuparmi assolutamente perché si trattava esclusivamente di stress
psico-fisico.
Anche quella mattina, alle sette, era entrata nella stanza dove dormivo dalla
sua camera comunicante con la mia e con un bel sorriso mi aveva dato il “buon
giorno”con in mano la siringa “usa e getta”.
- Come si sente oggi Sissy? -
- Meglio di ieri, mia cara Naomi. La tua presenza mi fa bene più che la cura.
Con te vicina mi accorgo che tutti i miei pensieri acquistano un altro valore
e che da quando sei con me le mie riflessioni hanno tutte carattere positivo.
-
Naomi mi osservò attentamente, mi fece l’endovenosa e poi esclamò.
- Mio fratello Spencer, in questi giorni, mi ha chiesto decine di volte come
stesse la Sissy del suo cuore ed io gli ho mollato uno schiaffone come
risposta. Spencer è un tipo curioso ed anche molto allegro di carattere ma
non voglio che si intrometta nelle cose private del Presidente degli Stati
Uniti! -
Ero rimasta incuriosita da quella frase della mia cardiologa.
Le dissi che ero lusingata dall’ interessamento di quel bel giovanotto ed
allo stesso tempo pregai Naomi di darmi del tu e di invitare Spencer a
prendere un the alle diciassette con noi nel salotto della mia suite per
conoscerlo meglio.
A quell’ora avrei finito i miei impegni ufficiali a Denver ed il giorno dopo
saremmo partiti tutti e tre, ma con il codazzo di altri agenti della CIA e
dell’FBI oltre a molti giornalisti, per San Francisco dove mi aspettava un
altro Tour de Force.
Naomi mi era molto simpatica e volevo farle vedere che non ero il tipo da
evitare compagnie di gente affezionata a me, anche se di rango inferiore e
perciò sarei stata felice conoscere meglio suo fratello.
Quando entrai nel salotto della suite, alle diciassette e quindici, sia Naomi
che Spencer stavano seduti sul divano di pelle avorio ad attendermi.
Mi scusai con loro per il breve ritardo ed ordinai al cameriere del the, uno
al latte per me e due al limone per i miei ospiti.
Mi accomodai sulla poltrona di fronte al divano e dissi.
- Carissimi amici, eccomi qui vicina a voi e sono ansiosa di conoscere tutto
della vostra vita con calma dal momento che sono tutta per voi. -
Fu Spencer che parlò per primo, leggermente imbarazzato.
- Signor Presidente, mi dica se posso esprimermi liberamente oppure se è
meglio che io stia al mio posto ad ascoltarla. Ho sempre sognato questo
momento da quando lei è stata eletta più di tre anni fa’ e questo perché
riuscivo ad immaginare il bene che avrebbe fatto a questa Nazione. -
Annuii e dissi che poteva continuare mentre sorbivo il mio the bollente.
- Ho capito che questo non è un bel momento per lei e che non sta
perfettamente in salute. Mi piacerebbe poterla aiutare ma a questo ci pensa
mia sorella, a me è sufficiente augurarle tutto il bene che desidera e che
merita. -
Vedere quel giovanotto non fingere le sue preoccupazioni quasi fosse mio
fratello ed essere così carino nei miei riguardi, mi commosse e risposi.
- Spencer, con tua sorella ho molta confidenza e da questo momento tu non
devi mai più considerarti un intruso nella mia vita. Avremo molto tempo per
conoscerci meglio, te lo prometto. Sei un uomo dai nobili sentimenti e
premuroso e di te ne ho bisogno tanto che sarai incluso nel numero non molto
ampio dei miei amici più fidati.-
Parlammo del più e del meno per un oretta, quindi ci salutammo calorosamente
e quella sera e quella notte me lo sognai con sogni proibiti.
7
Il giro propagandistico, programmato da tutto il mio comitato elettorale, mi
si presentava pieno di impegni sia a San Francisco che in tutta la Regione
limitrofa.
Dovevo farmi forza per apparire piena di energia e pronta di riflessi durante
i numerosi discorsi che avrei dovuto affrontare per fare il pieno di voti
ovunque mi fossi trovata a contatto con quella splendida ed intelligente
popolazione a cominciare da Chinatown e dalle sue strade e vicoli.
Cominciai con una serie di conferenze nel “Cultural Center “e di visite in
Templi famosi come quello di Tin How e di Kong Chow mentre il popolo cinese,
di origine ma profondamente americano nello spirito, non perdeva occasione
per applaudirmi oltre a farmi degli strani regali tra cui il più gradito fu
quello di un enorme pacco di biscotti della fortuna fatti in una minuscola
fabbrica, la “Golden Gate Fortune Cookies”.
Mi dedicai molto alle fabbriche anche piccolissime ed ai mercati dove il
contatto con la gente era il più caloroso possibile ed inimmaginabilmente
affettuoso.
Ghirardelli Square meritava di essere vista per la mistura di vecchi edifici
di mattoni rossi e di nuovi ed eleganti negozi e ristoranti. Su tutto
spiccava la famosa Torre dell’Orologio e sul tetto, l’originale e brillante
insegna elettrica.
Il cioccolato della Ghirardelli Chocolate Manufactory, venduto nei negozi
circostanti dove delle famose tavolette, fabbricate ora a San Leandro al di
là della baia, me ne fu fatto omaggio di una quantità industriale,
conoscendosi ovunque la mia proverbiale golosità.
Ovviamente non trascurai i grossi industriali e gli altrettanto
importantissimi maggiori commercianti dell’ industria oltre che il corpo
insegnanti e gli studenti delle varie Università tra i quali venni
addirittura osannata, in particolare nei campus di Berkeley.
Per ultimi, ma assai importanti per la loro influenza intellettuale, il
grosso gruppo Gay che mi aveva sempre appoggiato già nella mia prima
elezione.
Alla fine ero letteralmente sfinita anche se soddisfatta per il lavoro svolto
ma avevo un estremo bisogno di riposo che avrei preso subito, in incognito,
in una zona solitaria del lago Tahoe dove avrei potuto nuotare in libertà,
nella California del Nord ove una villa era stata da me scelta oltre che
blindata dal mio servizio di sicurezza che si sarebbe tenuto però a debita
distanza, per i quindici giorni di fine agosto da me scelti come relax.
Ormai non avevo più bisogno di essere assistita da Noami che aveva fatto un
ottimo lavoro per mettermi a posto fisicamente con le sue pillole e con le
sue iniezioni, dovevo però riacquistare il mio equilibrio psichico causato
senza dubbio dalla ormai imminente separazione da Jack anche se non ci
sarebbero stati traumi riguardo a Jack Junior che sarebbe cresciuto con il
padre ma che avrei potuto vedere e coccolare quanto e quando avessi voluto.
Naomi aveva avuto perfettamente ragione quando mi aveva ripetutamente detto
che il problema non era che in piccola parte fisico ma soprattutto di origine
emotiva.
Così, la congedai ringraziandola ma mantenendo al mio fianco suo fratello
Spencer da me nominato leader e capo del gruppo degli agenti scelti della
CIA, che mi proteggevano con amore e non soltanto per dovere.
Con lui avrei passato le mie vacanze al lago Tahoe, uno degli specchi d’acqua
più belli del mondo, con la sua acqua cristallina a circa trecento chilometri
a nord di San Francisco.
A Maria Bay avremmo trovato un luogo incantevole con una bella spiaggia
sabbiosa tra la California ed il Nevada circondato da alberi sempre verdi e
con le sempre mutevoli spiagge, alcune selvagge ed altre che permettevano
l’attracco di numerosi battelli dei quali alcuni destinati alla
circumnavigazione degli oltre cento chilometri di sponda.
Ma la bellezza del posto non finiva lì. D’inverno dal lato californiano i
turisti avrebbero potuto sciare e sia per gli specialisti della discesa che
dello slalom ma anche per i fondisti sarebbero state aperti gli impianti
sportivi modernissimi di risalita.
In quel angolo di mondo avrei risolto tutti i miei problemi compresi quelli
di cuore assieme a Spencer dal quale mi sentivo innamorata come una giovane
studentessa.
- Sissy,- esclamò, nello stesso pomeriggio in cui arrivammo alla villa, una
volta che fummo a quattrocchi, mentre mi spogliavo nella stanza da bagno
davanti a lui prima di farmi una doccia completamente nuda, senza la minima
vergogna, -dimmi che mi desideri quanto ti desidero io! -
Mi accostai a lui e senza rispondere lo baciai appassionatamente con le
braccia incrociate sul suo collo taurino e poi sul petto mentre eccitata gli
sbottonavo la camicia e gli passavo la lingua umida sul petto muscoloso.
Fui io che lo liberai dai bue jeans e come una piovra lo trascinai sotto
l’acqua, incollata al suo corpo ed incapace di fare altro se non di
avvinghiare le mie ginocchia ai suoi fianchi snelli.
Ogni mia azione e movimento mi era venuto spontaneo come se attendessi quel
momento da anni. Ero tornata ad essere una vera donna piena di erotismo e di
desiderio di accoppiarmi con lui lontana mille miglia dalla Sissy che ero
stata fino a quel momento.
Nemmeno con Jack, che pure avevo pazzamente amato, mi ero mai sentita così
libera e piena di fuoco e non era neppure il tempo che era passato
dall’ultima volta che avevo fatto all’amore che mi aveva liberata da ogni
freno inibitore.
Spencer mi prese così bagnata e mi mise sul letto, mi baciò ogni angolo di
corpo mentre io continuavo a gongolare di tutto ciò che egli mi faceva,
manifestandogli il mio piacere e la mia soddisfazione che sembrava non avere
fine.
Infine prendendomi per i capelli bagnati e baciandomi il collo e le orecchie
sussurrò.
- Sembra la prima volta che tu faccia sesso con tutta la carica della tua
passione, amore mio, ma penso piuttosto che tu adesso ti sei completamente
liberata da ogni blocco legato non solo alla tua natura intrinseca di giovane
donna virtuosa ma anche in particolare agli innumerevoli blocchi ed obblighi
dei tuoi doveri che non ti hanno fatto vivere la tua vita come invece ti
sarebbe piaciuto. -
Spencer aveva visto la verità e saputo sciogliere, in un momento, i nodi più
stretti della mia esistenza ma non solo e di ciò ebbi la certezza un attimo
dopo quando mi spiegò, forse molto meglio di Jack, che la vita che avevo
scelto di grande Statista faceva a pugni con la mia natura semplice e
trasparente, incapace di inganni o di doppi giochi.
Spencer credeva di avere previsto e colto, per filo e per segno quanto
sarebbe accaduto dopo la mia rielezione a Presidente degli Stati Uniti e me
lo raccontò come se fosse una cosa scontata.
Il fatto che il Governatore della Federal Reserve avrebbe continuato a tenere
bassi i tassi di interessi e conseguentemente l’inflazione, avrebbe provocato
una reazione di ribellione da parte di paesi in grave crisi industriale per
la quasi mancanza di esportazioni negli USA.
Le Nazioni dell’Unione Europea, con in testa Francia e Germania, ritenevano
che quella politica economica avrebbe in breve ridotto la loro occupazione a
minimi inaccettabili con gravi crisi sindacali e prorompente disoccupazione,
ma non solo.
Tutti i Paesi produttori di petrolio, nessuno escluso, non riuscivano a
vendere il proprio petrolio pur avendo portato il prezzo del greggio a soli
quindici dollari a barile, compresa la grande amica di sempre degli Stati
Uniti, la Gran Bretagna che si lamentava dell’Isolazionismo americano.
Giappone e Cina, Corea e Filippine, non riuscivano a diversificare la propria
produzione nel modo in cui Sissy avrebbe desiderato per la scarsità di
ricercatori altamente qualificati che avevano preferito lavorare in America
anzi che nei propri luoghi di nascita.
Per quanto Sissy avesse predisposto un enorme piano di affitti e prestiti
erano soltanto poche le Nazioni che avevano accettato questa condizione.
Purtroppo gli americani erano davanti a tutti di almeno venti anni e se le
cose fossero continuate in quella maniera, era prevedibile una ribellione
generalizzata tale che vi era pericolo di una guerra universale.
Spencer mi aveva detto che “di buone intenzioni era lastricato l’Inferno” e
che sarebbe stato meglio che io fossi diventata molto più duttile e
malleabile nella prossima Presidenza almeno che non avessi rinunciato
all’Incarico presidenziale creando unicamente, sotto la mia supervisione, una
nuova Società delle Nazioni, di tutti i Paesi del mondo, nella quale
avrebbero pesato in maniera assoluta e definitiva i pareri di qualsiasi ed
importante scienziato della Terra.
Questi avrebbero legiferato per tutti gli uomini di qualsiasi razza o
religione compresa l’ebraica, l’islamica, la cristiana e le asiatiche di ogni
tipo, comprese quelle africane ed indifferentemente se monoteiste oppure
soltanto legate ad ideologie di qualsiasi genere.
Spencer aggiunse anche che una eventuale guerra universale sarebbe stata
senza esclusione di colpi, forse atomica ma senza dubbio terroristica e che
noi americani saremmo diventati il bersaglio principale, odiati da tutti.
Nessuno avrebbe avuto pietà degli Stati Uniti considerati la causa prima
della fame nel mondo e della disoccupazione in tutti gli Stati che fino a
poco prima, in qualche modo erano
in grado per lo meno di sopravvivere.
Tutto corrispondeva a quanto io stessa avevo molte volte pensato ma non avrei
mai potuto tirarmi indietro, in quel momento, lasciando vincere le elezioni
ai repubblicani.
Avevo fatto del bene al mio popolo, avevo creduto di fare altrettanto ad ogni
essere vivente ed in particolare alle future generazioni, pensando di
salvaguardare l’eco-sistema marino e terrestre ma avevo sottovalutato
l’impatto che la mia politica avrebbe avuto sul contingente, nel momento
attuale, tra coloro che vivevano il presente nella fame più nera e nei
bisogni più impellenti.
Ero certa che io sarei stata ricordata come lungimirante ma il tempo era
contro di me e solo ora me ne rendevo conto. Tutte le mie idee avrebbero
potuto essere fattibili se soltanto avessi riflettuto che ogni cosa andava
prima preparata e poi successivamente attuata, qualora l’idea di ottenere sui
miei progetti il consenso mondiale fosse stata messa per prima nel mio
calendario di esecuzione. Avrei cercato di creare la nuova Società delle
Nazioni subito, nel modo pensato da Spencer e di quella sarei stata il
Segretario Generale ma appena dopo avrei vinto per la seconda volta alle
Elezioni per la Presidenza degli USA.
Spencer mi aveva aperto gli occhi, che già avevano visto qualcosa di
gravemente lesivo, per ogni uomo vivente già nel corso della mia prima
Presidenza.
Avevo pochissimo tempo per mutare la mia posizione ed ero sicura che, per
questo, sarei stata attaccata violentemente dai miei nemici politici in
America, probabilmente senza nessuna possibilità di recuperare i miei
elettori che avrebbero creduto di essere stati traditi dalla loro Sissy.
Qualsiasi cosa fosse accaduto non avrei perduto un solo minuto prima di
annunciare al mio grande Paese che era mia urgente intenzione creare quella
Società delle Nazioni che Spencer mi aveva suggerito, penso, in un atto
d’amore incommensurabile.
La mia vacanza era durata meno di ventiquattro ore con una piccola parentesi
passionale con Spencer di una solo ed unica nottata che mi aveva lasciato di
quel uomo un sapore dolce-amaro, in bocca, condito di tristezza.
Sarei partita immediatamente per Washington dopo avere convocato tutto il mio
staff e quindi mi sarei recata ad Atlanta, nella sede della CNN per
annunciare al mondo intero quanto avevo deciso di fare senza attendere tempo
inutilmente, anche se così era chiaro che avrei rischiato la mia rielezione
che in quel momento, se non avessi mosso un dito, era più che sicura.
8
- Amici, -iniziai con piglio risoluto rivolgendomi a tutti i miei
collaboratori di Governo, -ho intenzione di mettere ai voti l’iniziativa
solenne, che poi spiegherò dettagliatamente nelle dichiarazioni alla CNN e
che porterà una profonda innovazione alla nostra politica. -
- In sintesi io rischierò di non essere rieletta Presidente, tuttavia il mio
gesto sarà degno della grande tradizione democratica del nostro stupendo
Paese. Voi stessi potreste seguire il mio destino ma se saremo uniti e
compatti faremo vedere a tutto il mondo il perché il nostro partito è l’unico
che abbia a cuore le sorti future del nostro mondo senza badare affatto ai
nostri interessi personali. -
- Invieremo a tutte le rappresentanze estere l’invito di presentarsi a
Washington dove verrà convocata una Assemblea Generale che stabilirà delle
nuove regole in modo da creare un Governo Mondiale di scienziati in grado di
legiferare su tutti i più gravi problemi di ogni Nazione oppure di ogni
Gruppo non ancora conglomerato in uno Stato sovrano. -
- Sarà un compito estremamente difficile mettere d’accordo popoli tanto
diversi per cultura, religione, tradizioni, necessità contingenti ed urgenze,
ma io penso all’estrema purezza d’animo di tutti gli scienziati mondiali,
alla capacità di questi di unirsi in un unico corpo per il bene della gente e
di quel magnifico dono assegnato soltanto all’uomo, in parole povere,
l’intelligenza! -
- Io Sissy Nelson coordinerò come Segretario Generale, se il popolo degli
scienziati lo vorrà, politicamente ma in particolare umanamente questa
Società delle Nazioni che ho in mente e farò tutto quanto mi sarà possibile
riguardo la mia prima preoccupazione, quella di rigenerare, per quanto si
possa fare ancora, l’ecosistema che altrimenti ci porterà tutti alla morte in
pochi decenni e per primi gli innocenti : i bambini e le donne. -
Una commovente ovazione ed assordanti applausi conclusero la seduta
straordinaria del mio Gabinetto.
Avevo scelto molto bene, quasi quattro anni prima, coloro che mi attorniavano
e che avevano condiviso con me successi ed attacchi dei nostri avversari
repubblicani.
A nessuno importava mantenere le cariche prestigiose che avevo loro affidato
con tutto il conseguente potere che ne derivava.
Tutti mi amavano e certamente si sarebbero gettati nel fuoco per me e per
l’America ma anche e soprattutto non mi avrebbero tradita nel mio difficile
progetto.
Dopo aver passato i successivi due giorni a consultare uno per uno tutti i
rappresentanti del partito democratico del Congresso ed i senatori del mio
partito riguardo le innovazioni che ero intenzionata di proporre ai nostri
elettori, ottenendone nel complesso il loro parere favorevole, mi recai ad
Atlanta in Georgia alla CNN, dove venni intervistata dal maggior opinionista
di quella Rete di importanza mondiale, in diretta.
Per prima cosa, Mr. Brooker volle sapere il perché mi fossi scomodata io
andando ad Atlanta e perché non avessi indetto una Conferenza Stampa con
tutti i giornalisti accreditati presso la Casa Bianca.
Era quella la domanda che aspettavo e senza battere ciglia risposi.
- Ho scelto la CNN per il semplice motivo che quanto sto per dire in diretta
mondiale, deve raggiungere immediatamente ogni angolo della Terra ed ogni
uomo deve sapere che noi americani vogliamo la Pace in tutto il mondo e che
per ottenere questo risultato rinunceremo alla nostra funzione di leader, se
il resto del pianeta vorrà unirsi in una comune Costituzione nella quale non
ci saranno privilegi di sorta ma soltanto un Governo che comprenda tutti gli
scienziati di qualsiasi nazionalità e questo per il benessere di ogni
abitante, dal più povero al più ricco, al fine che mai più si possa dire che
l’America possa fare qualsiasi prepotenza badando esclusivamente ai propri
interessi. -
Mr. Brooker sorrise e mi chiese.
- Dunque Lei rinuncerà alla Presidenza degli Stati Uniti e diventerà il
Segretario Generale di quella Costituente che creerà il Governo di scienziati
della Società delle Nazioni che ha in mente? -
Poi aggiunse, cambiando espressione e diventando improvvisamente serissimo.
- Le voglio rivolgere quattro sole domande e mi aspetto delle risposte
esaurienti. -
- Per prima cosa dica agli americani che fine farà la nostra gloriosa
Costituzione. In seconda battuta spieghi come sarà la nuova Costituzione
mondiale ed infine come pensa di mettere tutti d’accordo, anche se si
trattasse soltanto dei migliori scienziati di ogni Paese cui verrebbe
attribuito un potere immenso legislativo? -
- L’ultima domanda, ma non per questo la meno importante, ci dica chi
finanzierà questo colossale progetto? -
Nel mio vestitino estivo mi sentii fragile e minuscola di fronte a Mr. Brooke.
Avevo avuto con l’aiuto di Spencer una idea superlativa ma non avevo ancora
preso delle decisioni definitive sulle domande dell’opinionista della CNN.
Dovevo assolutamente rispondere e senza un piano ancora prefissato, pensai di
cavarmela con la mia intuizione ed a ruota libera. Dichiarai.
- Sarò ancora rieletta Presidente degli Stati Uniti d’America e come giuro
davanti a tutti, per l’ultima volta. La nostra Costituzione rimarrà tale e
quale come è sempre stata con la sola differenza che verrà tolta la parola
guerra e quella di aiuti militari dal nostro vocabolario. Questa innovazione
non avverrà immediatamente ma solo quando tutte le Nazioni avranno
contestualmente modificato le loro Costituzioni in questo senso. La nuova
Costituzione di tutti coloro che parteciperanno alla Società Scientifica
Mondiale verrà assemblata dagli stessi scienziati al solo fine del benessere
di ogni terra o paese mentre avranno termine le lotte di coloro che, con la
scusa di regole violente religiose e settarie, conducono ancora oggi le loro
violente azioni in nome di un Dio che promette il Paradiso in cambio della
loro morte.-
Miliardi di dollari verranno spesi per l’istruzione e per fare uscire dal
degrado morale una grande quantità di studenti facendoli ragionare con il
loro cervello e non ci sarà differenza tra islamismo, buddismo, religioni
indù e cristianesimo oppure sionismo. Tutte le Religioni avranno pari
opportunità ma nessuna potrà osannare se non la Pace tra gli uomini. E’
chiaro che esisteranno leggi severissime per coloro che non volessero
accettare questo “nuovo ordine “e saranno le forze di polizia internazionali
ed unite tra loro a mantenere ordine e sicurezza.
- Chi più ha, più contribuirà a finanziare il progetto ma mai nessuno dovrà
essere considerato debitore dell’altro. -
- Più sarà grande il numero dei commerci e delle industrie innovative, più il
denaro produrrà altro denaro che sarà speso soltanto per i popoli bisognosi e
specialmente per le famiglie particolarmente bisognose. -
Fu in quella occasione che si rivide la potenza persuasiva di Jack e della
sua penna.
Dopo un lungo periodo in cui, nel suo lavoro di giornalista, aveva voluto
mantenere una certa distanza da me e da tutto ciò che era il frutto della mia
Presidenza, ebbi il piacere di leggere il giorno dopo la mia intervista con
Mr. Brooker che il mio ex marito aveva appoggiato me e le mie idee su tutti i
giornali per i quali scriveva.
In particolare si era soffermato sugli enormi risparmi che il mondo avrebbe
avuto dalla messa al bando di qualsiasi guerra e soprattutto su quanto i
mari, l’atmosfera, i boschi e le foreste avrebbero contribuito a restituire
all’umanità in salute ed in assenza dei grandi cataclismi naturali,
strettamente legati all’inquinamento del globo terrestre.
Jack affermava che prima ci si fosse rivolti alla Scienza per mettere ordine
ovunque, prima e con estrema gioia per tutti, la natura stessa avrebbe
ricevuto la risposta che già da tanto tempo chiedeva all’umanità e
conseguentemente, nel tempo, avrebbe elargito a questa frutti inimmaginabili,
attualmente, della sua generosità.
Quando gli telefonai, lo ringraziai per il suo sostegno e per avere spiegato
alla gente, meglio di me, quello che mi bruciava nel cuore da tanto tempo:
l’ansia estrema e la paura di non essere più in tempo per risanare il mondo
ed il profondissimo amore per tutti i miei fratelli, che mi aveva dato la
forza di combattere e di rinunciare pure ai miei sacrosanti diritti di donna
e di madre come avevano fatto tante altre famiglie del nostro pianeta.
Era a tutti evidente che le condizioni climatiche mutavano con una velocità
eccezionale a causa di molti fattori che si erano presentati prima
timidamente poi sempre più rapidamente intorno alla Terra.
Tra questi oltre al buco dell’ozono, sempre maggiormente ampio al polo sud, e
lo scioglimento di ghiacciai, immutati fino a cento anni prima, l’effetto
serra con temperature sempre più alte ovunque per il riscaldamento degli
strati più in superficie degli oceani e delle terre con associata la violenza
inaudita degli uragani.
Il tutto stava modificando anche il plancton e stava estinguendo intere
famiglie di cetacei provocando morie di pesci ed ulteriore riduzione di un
fondamentale alimento per l’uomo. modifiche del plancton ed una vita
durissima per tutti i cetacei con conseguenti morie di pesci ed ulteriore
riduzione delle specie e di un fondamentale alimento per l’uomo.
Senza parlare poi dell’insana desertificazione di immense foreste, polmoni
della vita, ed habitus di milioni di specie a partire dagli insetti ed
uccelli che morivano a centinaia di milioni.
Ogni Nazione doveva provvedere ad aiutare, con ingenti somme di denaro, chi
fosse stato colpito dai vari cataclismi terreni ed era ovvio che tutta quella
massa di soldi poteva essere invece impiegata nella ricerca scientifica che
avrebbe certamente aiutato il Mondo ad uscire da quella che avrebbe potuto
essere un disastro apocalittico.
Per farla breve, Jack aveva scritto e spiegato il perché sarebbe stato
utilissimo creare la Società delle Nazioni da me voluta per il bene di tutti
e rinunciando all’egoismo di pochi per la salute del pianeta Terra, la nostra
casa che avremmo dovuto amare prima di ogni altra cosa anche se questo avesse
significato qualche rinuncia.
Io e Jack pensavamo più che a noi, ormai nel pieno della maturità, ai figli
di ogni uomo che non avevano chiesto di nascere ma, come nostro figlio Jack
Junior, avevano il diritto di vivere in un ambiente sano e dalle prospettive
future migliori di quelle che eravamo pronti a lasciare loro se non avessimo
fatto nulla.
Né era stato sufficiente quanto il mio Governo aveva fatto finora, ciò aveva
riguardato soltanto gli Stati Uniti d’America mentre né gli europei, che
ancora ragionavano ognuno per conto proprio senza nemmeno una Costituzione
Europea, né il resto del Mondo avevano mosso un dito su questo enorme enigma,
forse insolubile, continuando invece a produrre ed a comprare armi di
distruzione di massa.
Mi avevano fatto osservare che era facile per l’America predicare bene,
mentre i nostri arsenali militari erano colmi di qualsiasi oggetto bellico e
di armi atomiche, ma soltanto se tutti avessero avuto fiducia nel mio impegno
rivolto a tutti ed al benessere degli uomini, avremmo potuto salvarci per
sempre.
Questo sarebbe stato il mio giuramento solenne di fronte all’Umanità e per
questo motivo pensai che, per i prossimi tre mesi, sarei personalmente andata
in ogni angolo della Terra per farmi conoscere e per parlare alla gente con
il cuore in mano.
Quel giro intorno al mondo, tra continui voli e tratte più notturne che
diurne, fu la maggiore fatica cui mi sottoposi dalla nascita.
E non furono tutte rose e fiori, anzi la conclusione era stata piuttosto
amara per i miei sogni di trovare gente e Governi, molto più intelligenti ed
assai più disponibile e pronta al bene dei rispettivi popoli.
Come negli Stati Uniti prima della mia Presidenza anche questa volta le
classi ricche si mostrarono particolarmente ostili alle innovazioni per
mantenere immutati i loro privilegi ed addirittura assolutamente contrari
alla creazione della mia creatura, quella benedetta Società delle Nazioni
come costituente di un Governo Mondiale di scienziati.
Capii che soltanto con il denaro e con un piano immediato di sostegno rivolto
alle loro Industrie ed ai loro Commerci potevo ottenere almeno la promessa
che quasi tutti gli Stati consultati avrebbero inviato in America i loro
migliori scienziati in tutti i campi, per un giro di consultazioni.
Riuscii a farmi conoscere dalla gente comune anche se sia l’FBI che la CIA mi
avevano caldamente raccomandato di non fidarmi troppo di coloro che
incontravo nei miei incontri col popolo che mi aveva presa in simpatia per la
mia semplicità e l’evidente preoccupazione che mostravo per le loro
condizioni alimentari e sanitarie.
Andavo già alle cinque di mattina nei mercati e poi nelle strutture mediche
per dare una parola di conforto a tutti i poveri ed ad ogni ammalato, con la
sola compagnia della Polizia locale e della mia guardia del corpo.
Ero ricevuta con altrettanta cortesia nelle Università perché sia i docenti
che gli studenti erano dalla mia parte, come se le mie parole penetrassero
profondamente nei loro cervelli e nelle loro coscienze.
Non vedevano in me una nemica ma una piccola donna che si era messa in testa
di cambiare radicalmente il mondo nel terzo millennio a cominciare dagli
Stati Uniti d’America.
Verso i primi giorni di ottobre avrei radunato almeno il settanta per cento
degli scienziati mondiali e con mia grande sorpresa quelli cinesi, indiani e
iraniani oltre che, insieme, quelli israeliani e palestinesi.
La maggiore delusione mi venne dal continente africano che almeno per un buon
terzo rifiutò qualsiasi incontro anche se proprio quei popoli sarebbero stati
i maggiori beneficati dalle mie idee.
Certo che non erano gli abitanti del Ghana o quelli della Nigeria gli
ostacoli ma la corruzione dei Governi militari di questi Paesi, colmi di
materie prime, come il petrolio ed i diamanti, destinate all’arricchimento
dei pochi detentori del Potere e fomentatori di guerre civili senza fine.
Tuttavia sarebbe stata massiccia la presenza dell’Unione Europea e di tutti
gli Stati dell’ex Unione Sovietica dal Baltico all’Oceano Pacifico.
Tornai a Washington il primo ottobre, stanca morta ma parzialmente
soddisfatta, anche se avevo dei forti dubbi sui risultati che avrei potuto
ottenere anche tra i miei connazionali che ormai si erano abituati a vivere
tranquilli e probabilmente non se la sentivano di ritornare a fare nuovamente
sacrifici per un futuro migliore, come almeno suggerivano i nuovi sondaggi,
ad un mese dalle nuove elezioni presidenziali.
9
Fu soltanto la forza della parola ed il contatto umano, che avevo dimostrato
in quelli anni di grande impegno politico, le sole cose che decisero della
mia fortuna politica.
Da un lato ci furono i miei elettori che mi avevano voluta, in precedenza,
Presidente degli Stati Uniti d’America e che sembrava si fossero smarriti per
i miei nuovi convincimenti in tema di politica mondiale, tutta improntata
sull’amore che stavo dimostrando per i popoli più bisognosi della Terra e per
la testimonianza che avevo dato con quel giro del mondo stando a contatto di
gomito con i più diseredati ed in particolare bambini, vecchi e donne e che
recuperando il proprio orgoglio antico di dare a tutti un vero esempio di
fratellanza e di vera democrazia mi ridiedero, inaspettatamente, incredibili
dimostrazioni e segni di fiducia attraverso le loro manifestazioni di
affetto, direi talmente grande da chiamarlo amore, dall’altro ogni
scienziato, degno di questo nome, che venne all’Assemblea da me indetta a
Washington, per il momento per discutere e consultarsi.
Secondo il mio parere furono proprio le dichiarazioni degli scienziati,
praticamente unanimi a mio favore, che mi permisero di ricuperare milioni di
voti degli incerti.
Così, mentre l’Assemblea discuteva sul futuro del mondo, analizzando il pro
ed il contro del problema ma essendo tutti d’accordo sul fatto che se non si
fosse fatto niente la Terra si sarebbe auto-distrutta in un tempo
relativamente breve e che una occasione simile non si sarebbe mai più
presentata con l’appoggio lungimirante di un Presidente degli USA che aveva
deciso di anteporre l’interesse di tutti a quello del proprio Paese, fui per
la seconda volta eletta, con una grande maggioranza, Capo della Casa Bianca.
Avrei dato volentieri la mia vita per vedere realizzarsi la Pace in tutto il
mondo senza mai più guerre affamatrici degli uomini e senza morti da contare
a milioni e nella speranza che con l’aiuto di tutte le persone di buona
volontà , ogni risorsa sarebbe servita per fare della Terra una unica grande
famiglia nella quale chi più possedeva avrebbe, maggiormente e senza alcuna
recriminazione, aiutato tutti gli altri componenti.
Jack Junior era lo specchio della mia felicità di donna, bello ed
intelligente come ogni mamma vorrebbe il proprio figlio.
Ma, ogni volta che lo coccolavo, mi venivano subito in mente gli occhi tristi
di tutti quei bimbi affamati e con le mani piagate da lavori pesanti come
avevo visto nel mio giro del mondo in tanti Paesi poverissimi.
Più di quanto mi accingevo a creare non sapevo cosa fare.
Forse avrei dovuto rinunciare anche alle prerogative che mi venivano dalla
mia carica.
Era un vero affronto alla povertà il mio stipendio e tutti i benefit di
Presidente ma ciò era del tutto impossibile e così mi dedicai totalmente al
lavoro infinito che mi attendeva.
Lentamente, venne indetta la Costituzione della Società degli Stati, su base
scientifica con leggi molto dure per tutti.
Io fui nominata Segretario Generale di questa nuova Società delle Nazioni ed
il mio compito divenne quello di dare il bene placido alle nuove regole che
sarebbero poi state adottate in tutto il mondo.
In pratica gli Stati Uniti d’America sarebbero stati i garanti ed i
controllori che ciò che fosse stato deciso da tutti gli scienziati della
Terra non sarebbe rimasta lettera morta.
Con questo sistema avevo dato una risposta ai miei oppositori, gradita anche
alle alte sfere militari, che erano stati i maggiori ostacoli per me in
America.
Costoro non si sentivano più esautorati anzi si erano visti proiettare in
ogni Paese perché soltanto gli USA avrebbero potuto mantenere l’Ordine in
ogni angolo del mondo.
Fui accusata di praticare il gioco delle tre carte e questo in particolare da
gruppi terroristi arabi che sostenevano che gli scienziati avevano fatto, in
particolare, soltanto gli interessi degli americani e del mio solido Governo
che continuava così ad essere la sola Potenza Imperialista sulla faccia della
Terra.
Questo era assolutamente falso.
L’intento era invece del tutto pacifista e umanitario ma l’ordine doveva in
qualche modo essere mantenuto e non era nemmeno vero che gli Stati Uniti
potessero fare a meno dell’aiuto degli altri eserciti perché il Comando
Militare, come pure le forze di Polizia, avrebbero funzionato con una formula
di collaborazione egualitaria tra ogni Stato.
Questi avrebbero mantenuto le proprie leggi, pena di morte esclusa, ma poi
tutto sarebbe stato esaminato in perfetta uguaglianza dai Comandi Unificati
Militari e di Polizia.
L’intenzione era quella di emettere norme uguali per tutti con piccole
differenze distinte che avrebbero potuto e dovuto tenere in considerazione le
tradizioni di ogni Paese senza distinzioni di razze e religioni.
Una specie di Ministero dell’Economia, dell’Industria, del Commercio e del
Turismo avrebbe studiato i modi per cui tutti i Paesi produttori di Materie
Prime avrebbero dovuto praticare prezzi controllati e scambiare queste con
altri generi di Beni altrettanto utili e non facilmente alla portata di ogni
Nazione, quali per esempio il Turismo artistico oppure il Relax, in zone del
Mondo anche estremamente lontane dove l’Ecologia ed il Verde sarebbe stato
goduto da qualsiasi uomo con un inter-scambio artigianale o manifatturiero
mai visto dagli albori in tutta la Terra.
La povertà, la miseria e la fame come pure l’analfabetismo e le malattie
sarebbero state debellate ovunque per mezzo di aiuti, non più indebitanti i
popoli che ne soffrivano, ma a carico di Fondazioni alle quali i ricchi, in
cambio di sgravi fiscali, avrebbero devoluto grandi somme di denaro dei loro
mastodontici guadagni.
Tutti i bambini sarebbero stati vaccinati per qualsiasi tipo di malattia ed i
malati curati con i farmaci più idonei a sconfiggere i morbi per i quali
altrimenti sarebbero morti a centinaia di milioni.
Non sarebbe esistita più la speculazione, il raggiro, l’usura, il commercio
di armi di qualsiasi genere, clandestino e pure la droga, con i campi di
papaveri da oppio e quelli di coca oppure di canapa perché gli eserciti
unificati e le forze di polizia avrebbero distrutto, per mezzo di una nuova
arma innocua per l’uomo, tutte le coltivazioni ed ogni seme mentre la gente,
impiegata in queste attività e che viveva solo della propria fatica di
coltivatori, avrebbe dovuto essere trasportata in altre parti desertiche
dove, con i nuovi recenti sistemi di biologia molecolare e di fisica atomica,
il deserto sarebbe stato trasformato in terreno agrario con acqua e miliardi
di alberi.
Thomas posò il suo sguardo sul mio viso triste ed affaticato e mi guardò a
lungo con tanta dolcezza.
- Devi riposarti, Sissy, fallo per la tua salute se lo preferisci, -
bisbigliò con premura, - almeno che tu non abbia deciso di farti del male da
sola. -
- Io ti amo, -continuò affranto, - e non posso perderti senza reagire in
qualche modo. -
Conoscevo Thomas da molto tempo fin da quando era stato il mio assistente per
i problemi medici durante tutto il mio primo mandato. Era rimasto sempre
defilato tra i miei collaboratori ma un giorno, dopo la mia separazione da
Jack, ebbi la possibilità di conoscerlo a fondo.
Era una giornata di Primavera e mi aveva accompagnato a Camp David
insolitamente per starmi vicino un pochino, su mia richiesta, non sentendomi
troppo bene dopo una settimana di gran lavoro ed avendo bisogno di una
compagnia simpatica ed intelligente con la quale avrei potuto parlare di cose
diverse dalle solite.
Che Thomas fosse un uomo simpatico non c’erano dubbi di sorta, me lo aveva
dimostrato tante volte in passato con la sua aria di eterno studente amante
dello sport ed ammirato da tutte le donne che incontrava per la mania di
raccontare in ogni occasione barzellette esilaranti.
Che avesse un gran quoziente intellettivo era lapalissiano quando discuteva
con chiunque anche su argomenti di non sua pertinenza.
- Farmi male da sola, - replicai, -, e per quale motivo dal momento che sono
una donna sana, divorziata, discretamente piacevole e pure Presidente degli
Stati Uniti d’ America ? -
- Almeno che tu non creda di essere il mio salvatore, hai completamente
sbagliato. Anche io ti amo, Thomas, ma alla mia maniera e credo che non
potremo mai sposarci perché altre sono le mie priorità. -
- Anche quando non sarò io a comandare continuerò la mia vita come
missionaria laica per stare vicina ai deboli ed agli indifesi. -
- Soltanto se tu lo vorrai, potrai starmi vicino in un futuro che ancora non
so come sarà, per dedicarmi a questo pazzo mondo che mi illudo di cambiare
dalle fondamenta! -
Thomas prese la mazza da golf, la puntò verso il mio petto e disse.
- Sissy, sei la donna più forte che io abbia mai conosciuto ma hai un grande
difetto. Credi di potere abolire la cattiveria umana con l’intelligenza, le
scoperte scientifiche, l’abnegazione e di essere in grado di poter dire agli
uomini tutti di amarsi l’un l’altro, cosa che non è riuscita nemmeno a
Cristo! -
- Cosa ti sei messa in testa non lo capisco nemmeno io che morirei d’amore
per te e ti darei tutto me stesso per farti felice e per vederti sorridere
per le piccole cose della vita? -
Capii di avere esagerato nel parlare in quella maniera in quel momento che
avrebbe dovuto essere totalmente di relax e volli farmi perdonare da Thomas,
abbracciandolo e baciandolo appassionatamente.
Per tutto il resto del tempo che rimanemmo a Camp David mi comportai come una
moglie innamorata del suo uomo e feci in modo che quel piccolo lasso di tempo
sarebbe rimasto nel suo cuore per sempre.
La passione che in passato avevo avuto per Spencer era ormai assopita nel mio
cuore. Avevo avuto soltanto tre uomini nella mia vita e soltanto un figlio.
Mi sarebbe piaciuto averne un altro e forse lo avrei potuto realizzare con
Thomas.
Glielo feci capire chiaramente ed egli mi volle accontentare trattandomi
dolcemente ed allo stesso tempo mettendo in moto tutta la sua virilità.
Passarono solamente una ventina di giorni quando mi accorsi di essere rimasta
incinta durante i due giorni che avevo trascorso a Camp David.
Ne fui felice e con un grande sorriso che mi riempì gli occhi di tenerezza lo
dissi a Thomas alla Casa Bianca mentre lui mi chiese subito di sposarmi.
Gli spiegai che non sarebbe stato un matrimonio nel vero senso della parola
ma che sarebbe stato utile per quella nuova creatura che avevo iniziato a
concepire.
Thomas gli avrebbe dato il suo cognome e si sarebbe preoccupato della sua
vita riversando su quel figlio, che io avevo tanto desiderato, tutto l’amore
che egli avrebbe destinato a me se fossi stata una donna normale.
Almeno per il periodo che stavo vivendo ero una donna che di normale aveva
soltanto l’aspetto femminile, il sorriso, un corpo sinuoso invidiato da tutte
le mie connazionali e la possibilità di procreare.
10
C’era qualcosa in me che non riuscivo a spiegarmi, una tristezza strutturata
legata alla mia esistenza, alla mia infanzia, alla mia famiglia ed a tutti
gli amici di cui avevo una struggente nostalgia.
A Charleston non mi recavo più, se non per le mie incombenze politiche,
sempre di fretta e senza avere nemmeno il tempo di passare qualche giorno da
sola con i miei affetti più cari.
Erano arrivate le vacanze di Natale e di Fine Anno e con quelle un Inverno
rigidissimo, il peggiore che ricordassi con il Maryland, Washington e tutti
gli Stati del nord-est surgelati fino al Massachusetts ed al Maine.
E fu per questi motivi che decisi di tornare per dieci giorni, in stretta
incognita, nella Carolina del Sud in una fattoria nei dintorni di Charleston,
“Top Secret ”, dove avrei vissuto quel breve spazio della mia vita con tutte
le persone a me care che avevo invitato personalmente.
Oltre a tutti i miei parenti avrei vissuto quei pochi giorni in compagnia dei
miei tutori e della ormai vecchia ma mai dimenticata Tata, amica ed anche
consigliera, Priscilla.
Mi ero ripromessa di avere una lunga conversazione proprio con lei ed il
motivo, per cui tra tutti l’avrei preferita per chiederle qualche consiglio,
era senza dubbio la stima che si era mantenuta tra noi, attraverso dei
piccoli scritti che ci eravamo scambiate durante quei lunghi anni in cui non
ci eravamo viste oppure soltanto parlate al telefono.
Tra l’altro sentivo nel cuore uno struggente, indiscutibile rimorso di non
averla cercata ed invitata a Washington come avrei dovuto fare già da
moltissimo tempo.
Quando la vidi dalla finestra, in compagnia dei Summer ed a braccetto di
Billy e Belinda, corsi tra le sue ancora robuste braccia e come d’incanto
sentii un dolce abbandono penetrarmi dentro tutto il corpo e nel cervello
come fossi tornata bambina.
Lasciai dentro la casa, nella grande sala soggiorno, Jack, mio figlio Jack
Junior con tutti i suoi cugini, mia madre Rosy e mio padre Robert, i miei
fratelli e sorelle e dopo aver salutato i miei tutori, ormai sulla
cinquantina passata da qualche anno, portai Priscilla nel mio salotto privato
lasciando tutti gli altri ospiti a chiacchierare tra loro, scusandomi con
ognuno di essi per il mio comportamento che ai più sembrava assurdo.
- Sissy, amore mio, - iniziò con la sua voce immutata mentre due grosse
lagrime le scorrevano sulle gote ormai non più lisce come una volta, -a cosa
devo tutta questa festosa accoglienza da parte della mia bambina ormai
talmente importante da essere diventata preziosa specialmente per una vecchia
come me? -
- Se tu sapessi, Priscilla, - risposi commossa, -come mi sei mancata e come
mi sono mancati i tuoi preziosi consigli! -
- Con te non voglio nascondere nulla. Sono una povera donna che non sa più
cosa fare della sua vita. Mi sono distrutta per ottenere il bene e la pace
prima tra gli americani poi nel resto del mondo, ho cercato di dare a tutti i
popoli delle regole da seguire perché odio la miseria e la guerra ma oggi
come oggi ho l’impressione che molte cose mi stiano sfuggendo di mano ed allo
stesso tempo prevedo che prima o poi ognuno mi abbandonerà al mio destino che
penso possa essere amaro e triste. -
- Vorrei che tu mi dicessi come dovrò comportarmi per non vedere annegare
tutti i miei buoni propositi e soltanto te reputo idonea per suggerirmi la
soluzione di questo enorme rebus caratterizzato non già dall’uomo in se e per
se ma da altre forze che intravedo ma che non so focalizzare pienamente. Ti
prego, conoscendo la tua intelligenza e la tua cultura che è frutto di tutte
le tue letture e della tua natura incredibilmente trasparente e franca, dammi
un suggerimento su quello che è l’umanità e su quello che accadrà al nostro
povero mondo una volta che le forze del male avessero il sopravvento.-
Priscilla mi osservò con i suoi nerissimi occhi e dopo aver riflettuto per
almeno cinque minuti, tenendomi molto strette le mani disse.
- Ho seguito ogni tuo passo politico da quando ti sei laureata. Non hai fatto
grossi errori nel periodo della tua prima Presidenza e tu lo sai perché il
popolo è con te anche adesso ma ora con l’idealismo che ti è proprio, secondo
me, hai esagerato pretendendo la pace mondiale e il buon senso democratico
senza tenere conto di quanto per millenni hanno predicato le ideologie
maggiori della terra che poi sono, la Cristiana, l’Ebraica a fianco del
Sionismo e l’Islamica. -
- E’ molto difficile capirle e metterle d’accordo, direi che ciò sia
impossibile per quanto nulla può dirsi impossibile per gli uomini di buona
volontà ma assurdo se si considerano i fatti storici che le sottendono.-
- Ed è in particolare sulla storia delle religioni che mi voglio soffermare.
Nessuna reazione nasce dal nulla, mia cara Sissy, ed è il fanatismo religioso
che devi considerare per primo associato a come è stato ammaestrato alla
povera gente per il solo motivo di tenerla sottomessa, devastando anche
quello che di buono esiste in quelle.
Mi soffermo su questo punto in particolare iniziando dalla nostra religione
cristiana che dopo il martirio dei primi cristiani è stata governata spesso
da personaggi indegni cominciando da alcuni Pontefici che, invece di dare
esempi di amore e di umiltà, hanno ghettizzato tante persone intelligenti ed
illuminate predicando il bene e praticando il male, al contrario di quanto
aveva fatto capire il Cristo.
Il medioevo ne é un esempio tangibile con l’Inquisizione e le assurde accuse
di stregonerie a gente, accusata ingiustamente, di cercare la verità e
conseguentemente illuminare il popolo dai soprusi cui erano sottoposti.
Le stesse crociate avevano valore politico ed imperialistico e coloro che la
pensavano diversamente, ben presto, si organizzarono reagendo in modo del
tutto contrario a quello che predicavano le loro religioni.
Soltanto pochissimi erano uomini saggi degni di santità ed in particolare il
Santo di Assisi, Francesco, che aveva capito a fondo l’insegnamento di
Cristo, fosse stato veramente il figlio di Dio oppure un semplice Profeta o
addirittura un poveruomo dotato di una sensibilità e di una intelligenza
superiore.
Gli ebrei invece si erano defilati e sbandierando la loro Bibbia avevano
invaso tutti i posti di potere di ogni Stato, praticando un capitalismo
assoluto e divenendo in buona sostanza attraverso le loro immense ricchezze i
veri padroni della terra.
Non c’erano state rivoluzioni nel mondo che non avessero avuto la loro lunga
mano, capaci come erano di creare e disfare ogni cosa a loro piacimento.
Lo stesso nazionalsocialismo, che in Germania ne aveva causato l’Olocausto,
era stato sfruttato, poi, per giustificare il sionismo e tutti i massacri
perpetrati sulle spalle dei legittimi e poverissimi abitanti della Palestina
e dei paesi limitrofi, approfittando dell’aiuto americano dove erano quasi
totalmente padroni delle ricchezze dell’immensa Nazione.
Essi stessi avevano approfittato della loro posizione egemone per corrompere
i Governi Arabi produttori di petrolio per mezzo di Sceicchi e delle
rispettive famiglie per i quali il benessere della popolazione non contava un
bel niente e conseguentemente accendendo e sviluppando la fiamma, mai sopita,
dell’integralismo islamico che tanto sangue aveva fatto scorrere nei primi
anni del terzo millennio portando il mondo tutto sulla soglia di una terza
guerra mondiale.
Adesso mia dolce Sissy siamo arrivarti ad una svolta epocale per merito tuo,
ma non devi esagerare, perché ho un presentimento che non mi fa dormire la
notte e che mi è suggerito dal mio istinto. Devi guardarti le spalle e
contemporaneamente devi bombardare con i media tutti gli uomini e le donne
del mondo per potere avere il più potente alleato che nessuno riesce, almeno
in questo momento, ad immaginare : i popoli oppressi dai fanatismi religiosi
ma senza dimenticare di farti saggiamente amici gli scienziati che potranno
scoprire cose inimmaginabili tra poco, penso prima del duemila e quaranta.-
Specialmente Mike Elliot, il sindaco inamovibile di Charleston, il mio caro
ed indimenticabile amico gay ma anche il mio ex marito Jack con mio figlio e
tutte le mie sorelle con codazzo di mariti e di prole si erano cominciati a
preoccupare che non mi fossi sentita male, dato il mio stato interessante.
Ero stata talmente presa dai pensieri di Priscilla che non mi ero accorta di
quanto tempo fosse passato nella nostra conversazione, che non avrei
interrotto se non avessero bussato alla porta per dirmi che la cena stava per
essere servita.
Attraverso la porta dissi che potevano servire a tavola tra un quarto d’ora.
Dovevo ancora chiedere a Priscilla un consiglio sulla mia vita privata per
quanto modesta fosse.
Accarezzai con tutta la dolcezza possibile i suoi capelli, quasi
completamente bianchi, e le chiesi con estrema semplicità.
- Tu sai che sono divorziata da Jack e questo è avvenuto per colpa mia ed
anche sai che quel bambino che di là sta giocando con i suoi cugini è mio
figlio Jack Junior. Come vedi sto aspettando un secondo figlio dal mio nuovo
marito Thomas col quale convivo pur non essendo il nostro un matrimonio
fondato su un vero e profondo amore ma soltanto sulla passione e sul mio
desiderio di avere una bambina, come gli esami ginecologici e le ecografie
hanno dimostrato e che dico soltanto a te, Priscilla.
Dimmi con la saggezza che ti è propria, non ti sembra che questa mia vita non
abbia nessun significato se io non pensassi per prima cosa ai miei figli
mettendo da parte tutto il resto compresa la mia carriera e l’illusione, o se
preferisci la pazzia, di essere io l’angelo custode dell’umanità? -
Priscilla alzò gli occhi al cielo mi guardò gli occhi rimasti ancora
verdissimi ma pieni di pianto ed inginocchiandosi così pregò il cielo che
improvvisamente si era appesantito di nuvole nere nascondendo il sole che
fino allora aveva inviato sulla fattoria i suoi tiepidi raggi.
- Proteggi, Signore, questa fragile creatura che tu hai fatto nascere e
crescere in questo mondo troppo cattivo per lei e che avrebbe meritato un
altro pianeta nell’Universo creato da Te e popolato, certamente, da esseri
dall’anima pura e semplice come la sua.
Soltanto Tu puoi darle quella felicità che merita per la sua anima immacolata
e per la bontà del suo cuore. Io Te l’affido mio Dio e Tu saprai consigliarla
mille volte meglio di me, povera negra. -
Mi baciò con le sue grosse labbra e quella fu l’ultima volta che parlai con
Priscilla e la vidi viva e piena d’amore per me.
Anche con Mike Elliot ebbi, in quella occasione, una lunga conversazione ma
questa volta alla presenza del padre di Jack Junior.
Entrambi furono d’accordo nell’avvisarmi di avere il sentore, per alcune voci
affidabili provenienti da ambienti israelitici, che l’America sarebbe stata
attaccata, a breve tempo, da un ordigno atomico di matrice americana
trafugato da depositi del tutto segreti e che la situazione stava
precipitando nel Medio Oriente per colpa di due Stati di quella area, in mano
ai quali si supponeva esistesse materiale nucleare.
Si trattava di due Stati molto ricchi in petrolio, che avevano firmato la
Nuova Costituzione Internazionale, ma tanto deboli nei rispettivi Governi che
non erano stati in grado di eliminare e rendere innocui gruppi islamici
terroristici, la maggior parte di essi mercenari, il cui credo era unicamente
quello di terrorizzare l’America e di eliminarmi.
Si sarebbe avverato quanto da più parti si era detto.
Cioè, che nessuno mai avrebbe permesso quella Pace eterna tra gli uomini a
cui io invece credevo fermamente.
Tra l’altro alcuni uomini del partito repubblicano si erano opposti alla
Nuova Costituzione Internazionale ed alcuni scienziati americani avevano
chiaramente detto che l’America non era ancora completamente pronta per quel
passo epocale.
Non avevo avuto nessun avviso da parte della CIA e dell’FBI e la notizia mi
fece traballare le gambe, sentite le fonti che me l’avevano comunicata.
Con un telefono satellitare invitai urgentemente Spencer Morgan di trovarsi
da me nello spazio temporale di poche ore per urgenti comunicazioni, cosa che
costui fece lasciando in asso il Capo sia della CIA che quello dell’FBI
riuniti in un colloquio informale a Miami in Florida.
Quando mi fu di fronte, Spencer mi disse che non c’erano notizie certe ma che
le alte sfere militari erano in ebollizione accusandomi di avere tolto loro
molto del loro potere e che rispondeva a verità la sparizione di un nostro
ordigno atomico ma che la CIA e l’FBI erano convinti che non avesse lasciato
il suolo americano e lo ricercavano affannosamente.
Secondo Spencer era stata una decisione dei Capi dei Servizi quella di non
avvisarmi immediatamente, motivando il fatto, con la scusa di non crearmi
problemi probabilmente evanescenti.
Di una cosa volle parlarmi con la massima serietà e questa riguardava la mia
persona.
Ero sicuramente nel mirino del terrorismo internazionale e quindi avrei
dovuto adottare ogni più scrupolosa attenzione ed ogni precauzione da quel
preciso momento.
Spencer mi consigliò anche di non procedere contro i Capi dei Servizi sulla
dedizione dei quali nei miei riguardi era assolutamente sicuro.
Comunque ero libera di agire come meglio credevo e mi disse anche che altre
notizie me le avrebbe comunicate non appena io fossi ritornata a Washington,
dopo le vacanze natalizie che mi ero presa dopo tempo immemorabile.
Lo salutai ringraziandolo per la premura dimostratami e mostrandogli la
pancia, conclusi.
- Vedi, caro Spencer, sarò molto attenta e disciplinata e questo lo devo fare
per la bambina che porto in grembo. -
11
Fino all’inizio della Primavera decisi di riorganizzare i Servizi di
Sicurezza.
Quello che si doveva interessare soltanto della mia persona lo affidai al mai
dimenticato amante di una notte in California, Spencer Morgan, quello che
doveva ristrutturale la CIA, che pure rimaneva attiva e molto potenziata e
che io chiamai “ Super Ball “ lo misi nelle mani di un mio giovane ma vecchio
amico di College di nome Jack Santino, un vero segugio, capo della Polizia di
Chicago e responsabile dell’Interpool del Michigan con contatti personali con
i Servizi di Spionaggio inglesi, russi, cinesi e giapponesi ma anche creatore
di una Sezione Speciale Medio Orientale costituita da infiltrati arabi di
sicura fede democratica ed americana.
Né Spencer né Santino avevano l’obbligo di riferire ogni notizia alla CIA ma
soltanto a me che confrontando tutti i dati in mio possesso prendevo le
decisioni opportune per la sicurezza del Paese e di me stessa, facendo
eseguire i miei ordini sia ai Servizi che all’Esercito.
Fu Santino che mise le mani sull’ordigno atomico scomparso dai nostri
arsenali atomici e fu ancora lui che mi comunicò l’esistenza di un traditore,
un chimico e biologo che lavorava in una grossa Multinazionale del Arkansas,
e che stava anche per vendere ad un nostro storico nemico islamico e
terrorista del Kashmir, delle capsule contenenti un nuovo micidiale virus
letale e fortemente invasivo, del quale egli possedeva un fantomatico siero.
Infine Spencer, e questa era la notizia più grave per me ed i miei figli,
affermò che una Setta
Religiosa della Florida, già individuata ed il cui Capo era stato
immediatamente arrestato, aveva deciso di uccidermi.
Le indagini stavano cercando febbrilmente tutti gli adepti per neutralizzarli
ma intanto egli mi consigliava di portare mio figlio in una dimora
segretissima ed in un altro Stato e di allontanarmi col mio pancione in una
sede già pronta ed impenetrabile fino a che il problema non fosse stato
risolto.
Seguii i consigli di Spencer non senza un sentimento di imbarazzo e mi
spostai in una specie di fortezza, situata in una base aerea isolatissima in
Colorado, dove erano di stanza i migliori TOP-GUN dell’aviazione.
Tutti giovanissimi, belli e coraggiosi oltre che intelligentissimi ai quali
fu detto chi fossi, dopo averne spulciato ogni attimo della loro esistenza e
quella di tutti i loro amici e parenti.
Fidati, forti e sicuri di essere pronti a morire per me, mi facevano una
grande tenerezza specialmente il biondo Humphrey ed il suo inseparabile
navigatore Perry che, unici, avevano avuto il permesso di passare ogni serata
libera con me tanto che, quando ciò non accadeva, mi sentivo veramente sola
ed abbandonata pur passando l’intera giornata con la mia ginecologa di
fiducia, che non apparteneva più allo staff medico della Casa Bianca, ma che
avevo scelto da sola tra le amiche di Charleston che avevano voluto diventare
medici e che si era dimessa, senza spiegazioni di sorta, dall’incarico di
vice primario ginecologo dell’Ospedale Lincoln di Tampa, per seguire me in
quello strano nascondiglio.
Volevo molto bene ad Alicia Newman ancora nubile all’età di trentasette anni,
dopo un amore impossibile, da giovanissima, con un suo professore dell’High
School.
Era molto seducente Alicia, tanto che mi ero più volte chiesta se Humphrey e
Perry venissero a trovarmi per passare il tempo con lei piuttosto che con me.
Alicia non mi lasciava mai nemmeno per un minuto e neppure quando ricevevo
una enorme quantità di notizie da Washington attraverso una linea
impenetrabile da tutti ad eccezione del mio alter ego ossia, Spencer.
Humphrey e Perry le facevano entrambi una corte spietata ed Alicia, conscia
della sua non comparabile bellezza e delle sue perfette curve senza un grammo
di grasso in più, sembrava essere felice delle attenzioni dei due piloti,
brillanti nelle battute e nelle chiacchiere che, a getto continuo, sfornavano
raccontando storielle che sicuramente in parte inventavano.
Lei ballava molto bene i balli latino americani e in particolare Humphrey
faceva coppia fissa, al suono di un apparecchio stereo di ultima generazione,
con la mia stupenda amica.
Forse sarebbe stata la volta buona per Alicia, probabilmente se ne sarebbe
innamorata o già lo era, con mia grande soddisfazione e così avvenne che un
giorno lei mi disse.
- Sissy, vorrei dichiararmi con Humphrey ma non so se faccio bene o male.
Sono sicura di amarlo ma ho un dubbio atroce. Non vorrei dimostrarglielo
apertamente perché capisco che anche a lui potrebbe mancare una donna da
amare con tutto se stesso e seriamente almeno che non abbia deciso di non
sposarsi affatto oppure non sappia che pesci pigliare con me dal momento che
so che mi rispetta ma contemporaneamente mi desidera, mentre qui, anche
volendo fare all’amore ci sarebbe ben poco da scegliere. -
- Fammi un piacere, una sera andrò a trovare una mia amica, moglie di un
comandante e non mi troverà vicina a te al mio solito posto. In quella
occasione dovresti sondare i suoi sentimenti nei miei riguardi, che ne dici,
mi puoi dare una mano? -
- Certamente lo farò per te e ti potrò certamente tranquillizzare sulle sue
intenzioni, -risposi, commossa ed anche preoccupata per quello che Humphrey
mi avrebbe dichiarato con la massima sincerità.
In quella base c’erano poche donne, alcune mogli di piloti con figli, altre
appartenenti ad uno sparuto gruppo di piloti di elicotteri oppure destinate a
mansioni di terra e specializzate in informatica.
Nessuna di quelle sapeva chi fossi, tanto era stretta la cerchia di persone
che potevano avvicinarmi ed anche Humphrey e Perry avevano l’ ordine di non
confidarsi con nessuno, specialmente di sesso femminile, riguardo alle visite
che mi facevano.
Pure ad Alicia era proibito confidarsi con la sua cara amica Jessica,
cresciuta con lei e che poi si era sposata con il tenente colonnello pilota
Nicolas Garden, istruttore di navigazione notturna.
Avevo preparato, nella mia mente un panegirico di Alicia, da propinare
all’affascinante biondo TOP GUN, alla prima occasione che mi fosse capitata
ma ciò non avvenne perché egli, senza preavviso, fu inviato assieme al suo
navigatore Perry in una missione molto pericolosa in Medio Oriente dove
avrebbero dovuto distruggere il nascondiglio, comunicato da agenti della CIA,
di uno dei più acerrimi sceicchi terroristi in circolazione in quel
lontanissimo Paese.
Tutto questo lo seppi, soltanto dopo due giorni, da Spencer quando si
presentò da me dicendomi anche che dovevo andarmene da quel luogo dal momento
che i Servizi avevano scoperto che il colonnello Nicolas Garden, marito di
Jessica, apparteneva, con un ruolo di primissimo piano, a quella Setta
Religiosa della Florida che aveva giurato di uccidermi.
Nicolas Garden era stato già arrestato e deportato in un penitenziario
militare in Alaska e sarebbe stato processato per alto tradimento e per
congiura contro il Presidente degli USA.
Spencer mi dichiarò anche che Jessica ed Alicia, per prudenza, sarebbero
state immediatamente trasferite in una isoletta dalle parti dell’arcipelago
delle piccole Antille e sarebbero state tenute lì sotto stretta sorveglianza.
Io sarei dovuta andare in Scozia per almeno sei mesi dove sarebbe nata mia
figlia, il tutto nel massimo segreto.
Sarei stata sostituita per quel lungo periodo dal mio vice Presidente, un
senatore che avevo voluto al mio fianco, di religione induista ma abile
politico e soprattutto votato alla Pace mondiale.
Non potevo rifiutare il mio trasferimento e questo per due semplicissimi
motivi.
Mi trovavo in stato di gravidanza avanzato, poi non avrei potuto mettermi in
quel preciso momento contro le uniche Istituzioni che sapevo essere dalla mia
parte e cioè i Servizi Segreti e contro anche Jack Santino ed il suo “Super
Ball”.
Così in un colpo solo, dopo essersi sbarazzati mediante la proibizione
assoluta di avere contatti con me, di Alicia, di mio marito, del mio ex
marito e di mio figlio oltre che della mia famiglia di origine e di tutti i
miei amici, mi accantonavano in un dorato esilio in Gran Bretagna, in attesa
di tempi migliori che forse non avrei mai potuto vedere.
Sapevo nel profondo del mio cuore che ogni sogno custodito gelosamente nella
mia anima sarebbe svanito nel nulla e che tutte le fatiche fatte si sarebbero
dissolte come bolle di sapone.
Io ero la preda, chi mi odiava un branco di iene pronte ad azzannarmi.
Non mi sentivo pronta di ritirarmi dalla scena pubblica così improvvisamente
ed in particolare perché costretta da maledetti intrusi ignoranti che non
avevano capito nulla della grande importanza internazionale delle mie idee
innovative.
Non solo questo mi amareggiava ma mille altre cose, da un lato riguardanti la
sorte di milioni di bambini affamati ed ammalati che con poco avrei potuto
salvare da una morte certa.
Era già a buon punto l’accordo tra le Industrie Multinazionali Farmaceutiche
per ridurre al minimo i prezzi dei farmaci innovativi contro l’AIDS, le
modificazioni genetiche della zanzara anofele che non sarebbe stata mai più
in grado di trasmettere all’uomo la malaria ed altrettanto era stato
stabilito sui prezzi dei farmaci contro la tubercolosi.
La gente dell’Africa sarebbe stata la maggiore beneficata con un calo
verticale ed esponenziale delle malattie e dei morti con meno decessi ed
orfani tra l’infanzia.
Dall’altro, non potevo digerire l’allontanamento coercitivo di Alicia, più
sorella che amica e poi l’unica ginecologa di cui potevo fidarmi e che per me
aveva rinunciato ad una carriera splendida se non avesse dato retta al suo
affetto ed al suo amore per la sua Sissy.
Ed ancora, Alicia, per colpa mia aveva dovuto spegnere quel amore che era
nato, lento ma profondo ed in silenzio in quel rifugio del Colorado, per il
bel pilota Humphrey che segregata, non avrebbe mai più visto.
Su questo punto però puntai i piedi.
Non mi sarei mossa se non mi avessero ridata la mia Alicia ed a mio favore
esisteva sia una situazione politica popolare, che mai avrebbe perdonato
coloro che in quel momento prendevano ogni decisione, se avessi perduto mia
figlia ed il mio stato di gravidanza delicato ed abbastanza compromesso dallo
stress subito e che non avrebbe potuto essere condotta avanti se non con
Alicia, che sarebbe stata colei che avrebbe messo al mondo mia figlia.
Presi Spencer da parte e lo convinsi di intercedere per me almeno sulla
assoluta necessità di essere accompagnata in Scozia dalla mia ginecologa.
Non so come fece ma Alicia mi raggiunse in Scozia immediatamente.
Erano passati soltanto tre giorni da quando l’avevano nascosta con Jessica
nell’isola sperduta delle piccole Antille.
In Scozia mi avevano sistemata in una Tenuta tra il verde, fiori ed alberi
profumati.
Era la residenza estiva del Conte Filippo Stuart, un nobile di casta antica
ma giovane, di classe, alto e magro ed appartenente ai Servizi di Sicurezza
Inglesi con contatti personali con quelli russi, francesi, tedeschi, cinesi e
giapponesi.
La Tenuta era protetta da una rete di polizia imponente sotto il comando di
Jack Santino il creatore di “Super Ball”e con lui sentivo di poter stare
tranquilla e godermi quel magnifico posto.
Si era in piena Primavera, verso la metà di Aprile e l’aria intorno odorava
di prati in fiore con un tiepido venticello proveniente da occidente.
Con l’arrivo di Alicia avevo ripreso tutte le mie forze e dopo essere stata
visitata da questa ero diventata ottimista riguardo a mia figlia che
scalciava a più non posso nel mio utero mentre lo stesso ottimismo si era
impadronito della mia anima e del mio cervello.
- Ti voglio bene, Alicia, -le dissi un mattino in cui guardandomi attorno mi
accorsi che il verde delle foglie sui rami degli alberi sembrava ancora
maggiormente vivo, - tra un mese partorirò e darò a questo angelo il tuo
nome, te lo meriti per tutti i sacrifici che hai fatto per me e per lei. -
- Voglio anche sperare che Humphrey, uno di questi giorni, venga a farti
visita ed allora vedrai che ti ama veramente e non solo, ma sarà felice di
sposarti. Io ti farò da testimone delle tue nozze e tu farai da madrina al
battesimo di mia figlia. -
- Beate illusioni, - rispose Alicia mentre gli occhi brillavano di felicità
condita di un sottile velo di malinconia, - speriamo che Dio ti ascolti e che
tu abbia ragione! -
- Certamente ho ragione, mia cara amica , difficilmente sbaglio su quelli che
sono i sentimenti umani! Ma, a proposito di sensazioni positive voglio che tu
partecipi al Piano che porrò davanti all’alta Corte di Giustizia dell’Aia. -
- Vorrei che venissero punite, per Crimini contro l’Umanità, quelle industrie
farmaceutiche che non ridurranno subito i prezzi di tutti quei farmaci, salva
vita, di cui hanno assoluta necessità i popoli del terzo mondo. Finché non
sarò stata capace di ottenere ciò, ti giuro che combatterò con tutte le mie
forze per questo scopo altrimenti il mio cervello potrà scoppiare tagliuzzato
da miliardi di piccolissime schegge di vetro. -
Alicia mi guardò con affetto negli occhi ed anche con un pizzico di invidia.
Quindi affermò.
- Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Non cambierai mai il tuo modo di
pensare nemmeno se ti mettessero sotto tortura.-
- Nemmeno adesso, con una figlia in arrivo, vuoi riflettere egoisticamente
sulla tua vita. Politica ed Economia sono come un gatto ed un cane che si
puntano a vicenda.-
- Non potranno mai andare d’accordo, ci sono troppi interessi contrastanti ed
in quel campo neppure se ti uccidono tuo padre potrai tradire il maledetto
denaro che, è vero, non ha morale né colore. Ho visto con i miei occhi le più
grandi nefandezze perpetrate per un pugno di dollari come per esempio nel
campo dei trapianti d’organi, dove gli stessi genitori vendono i loro figli
come carne da macello! Ma non basta! -
- Io sono un medico ed ho toccato con mano i rifiuti, di Ospedali e Cliniche
Private, di pazienti gravissimi perché sprovvisti di assicurazioni super
milionarie e conseguentemente passare sopra il male con una spugna
fregandosene allegramente delle conseguenze delle loro omissioni. -
- Soltanto adesso, usando lo scudiscio nel corso della tua prima legislatura,
la cose sono un po’ migliorate almeno nei pronto soccorsi e negli Ospedali
Statali e questo è il più splendido fiore all’occhiello della tua Presidenza.
-
Con l’aiuto di Jack Santino e di Spencer volli fare ad Alicia il maggior
regalo che potesse immaginare.
Fu chiesto a Humphrey, di ritorno dalla missione ritenuta quasi impossibile
condotta in Medio Oriente ed andata a buon fine, se avesse avuto qualche
desiderio che i miei due fedeli collaboratori avrebbero potuto soddisfare
come premio all’audacia dimostrata nell’eliminare il pericoloso terrorista
che aveva giurato la mia morte.
Humphrey e Berry dissero all’unisono, dopo essersi consultati e dopo che il
primo ebbe detto al suo navigatore di essersi innamorato di Alicia, che
volentieri avrebbero raggiunto la mia bellissima ginecologa in quanto, come
fratelli, avevano deciso che mentre Humphrey avrebbe chiesto ad Alicia di
sposarlo l’altro sarebbe stato il suo testimone alle nozze dell’amico.
Così il sogno di Alicia si sarebbe avverato nella splendida Scozia e nella
Tenuta del conte Filippo Stuart, miei ospiti d’onore ed io avrei fatto da
testimone alle sue nozze.
Appena la vide, da lontano, Humphrey corse incontro ad Alicia, le si
inginocchiò davanti sul prato verde e colmo di mille fiori e la implorò.
- Alicia, amore mio, soltanto tu mi puoi rendere felice e fare in modo che io
non sia nato per niente. Sposami e rendimi padre di un erede che, ti giuro,
amerò alla stessa immensa maniera di come amo te mio tesoro! -
Alicia si voltò verso di me raggiante e mi mandò un bacio con la mano protesa
mentre gli occhi le si riempivano di pianto.
- Non posso credere che tutto questo sia vero, mio bel cavaliere, ti amo alla
follia e sarò tua moglie, fedele per la vita. -
I due si baciarono appassionatamente davanti a tutti, sotto il sole
dell’incipiente Estate che sarebbe giunta da lì ad una ventina di giorni.
Fu forse l’emozione di aver fatto felice Alicia, ma quello stesso pomeriggio
partorii, con estrema semplicità, la mia piccola dolce secondogenita.
12
A Washington, Thomas prese in braccio nostra figlia , tronfio e sorridendo.
- Mi sento veramente un uomo importante ora che Alicia è nata anche se il
nostro, mia adorabile Sissy, è stato un matrimonio pro forma, giusto per dare
un padre visibile alla piccola. Io ti amerò sempre, soltanto mi dispiace che
tu abbia già ripreso la lotta alle streghe dopo il tuo ritorno dalla Scozia.
-
Thomas mi abbracciò teneramente ed aggiunse con un pizzico di orgoglio.
- L’abbiamo fatta proprio carina questa bambina, che ne dici?-
Lo accarezzai dolcemente e contemporaneamente guardai Alicia tra le sue
braccia con le manine chiuse e gli occhi spalancati dello stesso colore verde
dei miei ed una peluria scura al posto dei capelli ma immediatamente dopo mi
ricordai che il giorno successivo ci sarebbe stata l’Assemblea della Nuova
Società delle Nazioni della quale ero ancora il Segretario Generale, votata a
grandissima maggioranza.
Durante il periodo in cui mi ero eclissata in Scozia su ordine dei Servizi di
Sicurezza, pur essendo stata sostituita dal mio Vice Presidente anche in
quella delicata mansione, i lavori dell’Assemblea non erano andati avanti se
non a rilento ed in poche parole la situazione si era cristallizzata al punto
nel quale l’avevo lasciata.
In particolare l’accordo, che tanto faticosamente avevo portato avanti tra le
Multinazionali dei Farmaci e che era arrivato quasi alla firma, era saltato
per una serie di veti incrociati e soltanto io avrei saputo imporre la mia
volontà umanitaria riguardo ai prezzi delle medicine contro l’AIDS,
Tubercolosi, Malaria e così via minacciando quelle Industrie, come avevo già
riferito in Scozia ad Alicia, di trascinarle in uno scandalo di proporzioni
colossale con la denuncia di essere fautori del più grave crimine contro
l’umanità che si potesse commettere, cioè il Genocidio di centinaia di
milioni di esseri umani sparsi in tutto il mondo, con la certezza che
sarebbero state condannate a risarcimenti talmente giganteschi e micidiali
tali da cancellare per sempre ogni loro profitto, trascinandole inoltre al
più totale e catastrofico fallimento economico e finanziario.
Era chiaro che, non avendo voluto avere buon senso, bisognava colpirle
profondamente nel denaro che era poi il loro Dio e che, senza nemmeno
portarle davanti alla Corte dell’Aia, avrebbero ceduto ed avrebbero ragionato
fornendo, a puri prezzi di costo reali, quei farmaci alle Organizzazioni
Umanitarie e del Volontariato, di cui io avevo un enorme rispetto.
Mi ero, per quel piccolo lasso di tempo durante il quale Thomas aveva tenuto
in braccio nostra figlia, intenerita ma in un attimo, proprio vedendo la mia
piccola protetta dal padre, per una normale associazione di idee ero
ridiventata la Sissy che tutti conoscevano bene simile ad una tigre affamata
e senza pietà.
- Domani dovrai sentire ed aprire bene le orecchie durante il mio intervento
all’Assemblea, caro il mio Thomas, così capirai di che pasta sono fatta. Non
ci sarà nessuno in grado di mettermi sotto le sue schifose scarpe e
finalmente potrò essere fiera di me almeno su questo punto. -
Nei giorni successivi venne siglato l’accordo con gli Studi Legali delle
maggiori Industrie produttrici mondiali dei più recenti ed efficaci farmaci
contro l’ AIDS e contro altrettante malattie debellabili e non cedetti di un
centimetro.
Su tutta la stampa mondiale apparve, sotto titoli cubitali la mia fotografia,
il mio discorso e il nuovo accordo.
Ogni rete televisiva fu piena di dibattiti a mio favore ed il Congresso ed il
Senato USA, riuniti in seduta congiunta, mi premiarono con le più alte
onorificenze esistenti e venni proposta per il premio Nobel per la Pace.
Tuttavia tutto questo non alleggerì il mio dolore per la morte della donna
che maggiormente avevo stimato durante la mia esistenza.
Priscilla fu uccisa da una emorragia cerebrale imponente ma ebbe la fortuna
di non soffrire.
Non mancai al suo funerale, a Charleston, che volli semplice come lei era
stata per tutta la sua vita ma accompagnata dai Blues strazianti dei suoi
conterranei, tutti in lacrime ma colmi di quella dolcezza che tanto ammiravo
nella razza negra.
Contemporaneamente rividi tutti i miei amici ed ogni mio parente ed un
abbraccio speciale lo riservai ai miei tutori, affranti e completamente
sconsolati.
Non me ne sarei andata via dalla mia amata città così presto se non fosse
accaduto un fatto che avrebbe cambiato di colpo la mia vita e quella di ogni
creatura terrestre, il bombardamento di New York da parte di un missile
partito da una piattaforme marina, in pieno Oceano Atlantico, appartenente ad
una Società di import-export di Taiwan, al soldo di Integralisti Islamici,
del peggiore gruppo terroristico
Si trattava di un missile contenente milioni di capsule ripiene di un virus
modificato da un gruppo di biochimici dell’ex Unione Sovietica e precisamente
islamici dell’Armenia, dalle caratteristiche neuro tossiche micidiali,
paralizzanti i nuclei nervosi del bulbo spinale ed in particolare quello
respiratorio e quello cardiaco.
Lo scopo era quello di causare milioni di morti anche senza essere il virus
stesso contagioso ed infettivo. Questo era inalato quasi fosse un gas e
moriva con la morte dell’individuo colpito, permaneva nell’aria per tre
giorni e poi svaniva nel nulla.
Questi dati li seppi una settimana dopo, quando i nostri scienziati ci
dissero che non ci sarebbero stati più morti, oltre alle trecentomila vittime
già sacrificate alla pazzia, nell’area di New York ed in quella del New
Jersey.
Invece, al momento dell’attacco, il quadro era parso talmente catastrofico ed
il pericolo di diffusione infettiva quasi certo che fui costretta, dal
rifugio sotterraneo delle Montagne Rocciose dove mi avevano nascosta e
protetta assieme alla mia piccola Alicia, ad ordinare il contrattacco, con
bombe atomiche speciali al neutrone, di tutte le basi terroristiche segnalate
dai nostri Servizi di contro spionaggio.
Per quanto fossero mirati i bersagli e le bombe usate non avessero
contaminato i territori colpiti io, Sissy, colei che aveva fatto della Pace e
del Benessere mondiale il punto fisso della propria etica politica, sentii di
essere la prima e probabilmente unica responsabile di milioni di morti, tra i
quali tanti e poveri innocenti e di conseguenza non potendo sopportare
l’immane dramma causato e quel dannato senso di colpa che pesava come un
macigno sulla mia coscienza di donna, di madre e contemporaneamente di Capo
di Stato di una Nazione, grandissima e bellissima che avrebbe dovuto e voluto
insegnare agli altri un diverso modo di essere tutti fratelli nel nome della
ragione, diedi le dimissioni prima da Presidente degli USA, poi da tutti gli
altri alti incarichi cui ero stata eletta.
Presi con me mia figlia, lasciando a suo padre Jack Junior e fuggii
terrorizzata dal Nord America rifugiandomi in gran segreto, disperata, in un
luogo dove nessuno avrebbe potuto trovarmi o riconoscermi nei panni di una
missionaria laica in una piccola località tra montagne quasi inaccessibili
del massiccio più impervio della Catena delle Ande, nel territorio più a sud
di Antofagasta nel Cile.
Fu Humprey, il marito di Alicia, colui che pensò a tutto e da quel momento mi
ritrovai in un Paese sconosciuto ed in una località sperduta che, soltanto
con un certo eufemismo, si poteva giudicare povera e miserabile ma che
razionalmente era costituita soltanto da esseri disperati, in preda alla fame
ed ai più elementari bisogni da cui ogni uomo avrebbe dovuto essere
affrancato.
Con i trecentoottantamila dollari, che erano tutti i miei risparmi e che mi
ero portata appresso, feci costruire una scuola modesta dove radunai quelle
poche manciate di bambini sparsi lì intorno, iniziando una nuova vita di
stenti e di insegnamento nella speranza che da quel piccolo nucleo di esseri
umani nascesse, nel tempo, il Simbolo della vera democrazia e dell’amore.
Mi ero ridotta alla stessa stregua di una monaca di clausura, povera e sola
con la mia figlioletta e tutta protesa a sfamare quella povera gente ed ad
insegnare agli indigeni le più elementari regole della sopravvivenza, in quel
primo anno di esilio voluto da me soltanto.
Tuttavia, qualche soddisfazione mi rimaneva e man mano che il tempo scorreva
mi accorgevo che non stavo sprecando il mio tempo inutilmente.
Erano in particolare quei bambini, fino alla mia venuta abbandonati a se
stessi, che mi riempivano le giornate di fatica ma anche di una umile
contentezza.
Alicia aveva iniziato a camminare e l’aria di alta montagna l’aveva
irrobustita tanto che un dottore dell’Organizzazione “ Medici senza Frontiere
“-capitato lì per caso- mi aveva detto che non aveva mai visto una bambina
tanto sana e forte nei suoi pellegrinaggi nelle Ande.
In breve, mi ero fatta una tale nuova e solida reputazione di missionaria con
figlia che la popolazione di quel villaggio sperduto era passata da mille a
cinquemila individui.
Fu per questo motivo che chiesi, a quel bravo medico chirurgo di nazionalità
italiana, se avesse potuto fermarsi in quel posto e dirigere il mio
piccolissimo Ospedale, costruito con grandi sacrifici non soltanto miei ma
anche di tutte quelle persone che fino allora avevo assistito soprattutto nel
cibo e nei vestiti che acquistavo periodicamente da ambulanti che si
dedicavano al commercio percorrendo distanze enormi e tragitti impervi.
Avevo ridotto le mie riserve di denaro al lumicino ed avevo bisogno
assolutamente di un uomo al mio fianco che potesse provvedere anche lui ai
bisogni di quella gente, attraverso le cospicue offerte di persone generose
che dall’Europa inviavano alla Organizzazione, di cui egli era uno dei più
importanti promotori, sia soldi che generi alimentari e farmaci oltre ad
attrezzature mediche.
Fabrizio Cicca, prima di rispondermi, mi osservò attentamente.
Non sapeva nulla di me ed aveva capito solamente che ero una americana di uno
Stato del Sud dal mio lieve accento meridionale.
Parlava molto bene l’inglese e conosceva anche il linguaggio americano e
quello spagnolo.
- Sei molto bella, Sissy, -mi disse con molta partecipazione emotiva, - che
ci fai da queste parti con tua figlia? Si vede ad un chilometro di distanza
che sei una donna raffinata e dal polso fermo e dalla volontà di ferro! -
Non avevo sul viso nemmeno un minimo di trucco ma ciò nonostante il mio viso
era ancora fresco e giovanile con la pelle abbronzata da tutto quel sole. Pur
vestendo una specie di saio, si intravedeva, sotto questo e si poteva
immaginare come fosse il mio corpo, flessuoso ed elastico.
Per qualche istante avvertii dentro di me di essere ancora una donna e la mia
vanità sopita venne inaspettatamente a galla.
- Caro Fabrizio, - sorrisi, -allora vuoi darmi una mano a mettere a posto
questo luogo? -
Non aggiunsi altro e tutte le curiosità di quel uomo non ebbero risposta
alcuna.
Fabrizio era il tipico italiano simpatico ed alla mano ed avrei fatto carte
false per trattenerlo. Inoltre era anche un bel uomo dai capelli lisci e
castani e dagli occhi nocciola, alto almeno un metro ed ottanta. Poteva avere
non più di quaranta anni e qualche ruga in mezzo alla fronte, oltre a mani
robuste e morbide. Era nel complesso interessante ma nemmeno a lui avrei
raccontato chi fossi stata.
- Va bene, -esclamò 2con voce forte e tono baritonale, -rimarrò qui per un
bel po’di tempo ed insieme faremo grandi cose! -
Gli diedi la mano in segno concreto di amicizia, poi chiamai a raccolta tutta
la comunità e lo presentai come il nuovo medico che si sarebbe preso a cuore
della loro salute, molto più professionalmente di me.
Dall’enorme zaino che si era portato appresso, Fabrizio tirò fuori un pacco
di cioccolatini inviatogli da una famosa Ditta perugina giunti a lui qualche
giorno prima.
Mi disse.
- Tienili tu al fresco. Li distribuirai ai bambini mentre io farò in modo di
farmene mandare molti altri, conoscendo la generosità dell’Umbria dove sono
nato, a Spoleto. -
13
Il dottor Fabrizio Cicca non era soltanto un abile medico ed un ottimo
chirurgo ma anche un formidabile psicologo.
Ogni sua azione ed ogni sua parola erano improntate da una innata affabilità
e da una altrettanta naturale dolcezza che dimostrava in modo particolare con
i bambini e con le persone piuttosto avanti con gli anni.
Per quella gente era, in breve diventato, insostituibile. Le sue carezze
erano più preziose di qualsiasi medicina e per tutti aveva una parola di
incoraggiamento.
Si comportava come un padre per i bambini e come un figlio premuroso e pieno
di attenzioni per i vecchi anche nelle più piccole cose.
Nei miei riguardi si dimostrava attento e protettivo, senza parlare di Alicia
che aveva adottato come la vera mascotte di quel impervio luogo.
Quando gli rimaneva un po’ di tempo libero, mi prendeva sotto braccio e
camminando lungo i sentieri mi raccontava della sua vita e dei suoi studi
oltre ai mille turbamenti dell’anima che l’avevano spinto ad intraprendere
quella difficile professione, andandosene poi in giro per il mondo al solo
scopo di alleviare le sofferenze altrui.
Fabrizio mostrava un grandissimo rispetto per la mia privacy e mai si era
permesso di indagare sul mio passato e sui motivi che mi avevano trascinato
sulle Ande cilene con una bimbetta così piccola.
Però una sera, con una luna piena nel cielo spendente di bellezza, uno strano
romanticismo mi prese all’improvviso il cuore.
- Guarda, Fabrizio, quanto è bello il cielo e come è tersa l’aria! -
L’esclamazione proruppe, senza che lo volessi, dalla mia bocca e senza che lo
pensassi mi strinsi a lui, fermandomi sul ciglio dissestato del viottolo,
accarezzandogli le belle mani che risposero delicatamente al mio istintivo
gesto.
- Mi sento sperduta in questa immensità e mi accorgo, con estrema paura, di
essere una piccola donna impotente di fronte a Dio ed all’Universo che ha
creato. -
- Allo stesso tempo il mio cervello mi suggerisce un grave dubbio. E se Dio
non esistesse? Se tutto ciò che ci circonda fosse il frutto di un Caso oppure
della Necessità che l’Inizio della catena dei fenomeni astro-fisici potesse e
dovesse succedere comunque! -
- Osservami, mio caro amico e dimmi tu come faccio ad essere veramente libera
se il mio destino deve seguire delle leggi matematiche e fisiche, al di là
della mia volontà e di quanto possa aver fatto, di bene e di male, nel corso
della mia esistenza.-
-Sto vivendo una vita diversa da quella che mi spettava oppure nemmeno questa
può essere considerata la realtà di quella bambina nata, un po’ meno di
trentasette anni fa a Charleston nella Carolina del Sud, in una povera
famiglia di lavoratori con ben sette figli! -
Fabrizio ebbe un sussulto ben controllato nelle mani che stringevano le mie.
Si capiva che era stata una grave imprudenza dirgli, in precedenza, il mio
nome di battesimo.
Mi stavo accorgendo di avergli raccontato troppo di me, istintivamente in
pochi momenti e per la prima volta, da dove provenissi ed in più quello che
consideravo una vera leggerezza, riguardante alcuni particolari della mia
famiglia da cui avrebbe potuto facilmente risalire alla mia vera identità.
Già qualche giorno prima di quella notte mi aveva detto di credere di avermi
visto da qualche parte o di persona oppure in fotografia e che, per lo meno,
assomigliavo in modo incredibile alla giovane donna che aveva retto il
Governo degli Stati Uniti.
Fabrizio non aveva insistito sull’argomento ed io avevo fatto cadere il
dialogo come se cascassi dalle nuvole.
Però in quel momento di debolezza e di sfogo ero stata io stessa a tradirmi.
Ritirai velocemente le mani, stranamente sudate, dalle sue e nello stesso
tempo feci un passo indietro con il cuore in subbuglio ma Fabrizio mi avvolse
tra le proprie solide braccia e mi baciò appassionatamente sulle labbra umide
di saliva.
Sentii cedermi il corpo ed un languore incontrollabile salirmi dalle
ginocchia a tutto il corpo. Non mi importava più niente di nascondermi come
una evasa assassina, di essere ignorata, di considerarmi un mostro vivente
per aver dato l’ordine del contrattacco atomico.
Desideravo sentirmi viva e giovane, completamente donna.
Dissi con voce ferma e risoluta.
- Portami in braccio a casa tua, sul tuo letto. -
- E’vero sono io colei che ha tenuto in mano le leve del potere degli Usa,
per oltre sei anni e mezzo ed ancora quella donna che si è dimessa da quel
prestigioso incarico popolare per la vergogna di avere tradito la missione
che si era posta: di fare di questo mondo un Paradiso di pace, di giustizia,
di amore reciproco, di libertà assoluta e di democrazia. Sono stanca,
avvilita e moralmente distrutta ma sei arrivato tu come un principe azzurro,
mio caro Fabrizio, che mi hai fatto rinascere a nuova vita! -
Fabrizio, mi fece sentire tutta la dolcezza della sua anima e senza parlarmi
mi sollevò, quasi cullandomi. Poi, giunto alla sua dimora vicina al modesto
Ospedale che insieme avevamo realizzato, mi sussurrò.
- Ti ho amato dal primo momento che ti ho conosciuta e sei diventata la sola
donna della mia esistenza e questo per la serenità che mi infondi e per la
purezza della tua anima. Il tuo passato ti fa soltanto onore ma io conserverò
il tuo segreto, te lo giuro su quello che ho di più caro: la mia professione
di medico che solo mi fa sentire un uomo completo senza altri grilli per la
testa. -
- Ma adesso basta con tutte queste promesse, voglio renderti felice ed
insieme a te voglio che Alicia mi possa considerare il suo nuovo papà. -
Io e Fabrizio, da quel momento, sentimmo le nostre energie rinnovarsi.
L’ospedale, da minuscolo che era, divenne lentamente un vero ospedale molto
ben attrezzato mentre io mi resi conto di quanta brava gente vi fosse in
Italia che generosamente inviava a “Medici senza Frontiere” tanto denaro che
poi, in parte, arrivava a Fabrizio sotto forma di attrezzature chirurgiche,
radiologiche e farmaceutiche senza parlare delle donazioni in cibo, vestiti e
coperte.
Anche Fabrizio riceveva uno stipendio non certo alto ma sufficiente per le
sue personali esigenze oltre a biglietti gratuiti sia per spostarsi in Cile
che per volare sia in Europa che in America.
Vivere insieme a lui era per me un gioia che si rinnovava quotidianamente ed
il tempo passava velocemente con tutti gli impegni che dovevamo sbrigare.
Un giorno, erano passati due anni e mezzo da quando ero arrivata in quel
posto, mi disse.
- Sissy, ci dobbiamo sposare e tu devi fare in modo di divorziare da tuo
marito Thomas il padre legittimo di Alicia. Posso pensarci io, se tu mi darai
una delega notarile che possiamo presentare a Santiago ad un mio caro amico
Notaio dove però dovremmo recarci entrambi. -
- Non posso farlo e tu sai perché. -
Risposi ammiccando ed accarezzando la sua barbetta che si era fatta crescere
piccola ma prepotente.
- Chi mi garantisce che il notaio non mi tradisca? Non voglio che nessuno,
tranne Humprey e sua moglie, sappiano dove mi trovo e poi che vuoi che me ne
importi di essere bigama per la legge degli uomini! Io desidero essere
soltanto la tua donna e vedrai che avremo anche dei figli. -
- Un desiderio, a dire il vero, esiste in me. Mi piacerebbe tanto fare un
viaggio in incognito in Italia e visitare il tuo Paese che non conosco
affatto. Se sei in grado di procurarmi dei documenti falsi, fallo pure, ti
autorizzo, ma non dimenticarti che Alicia deve venire con noi, non la
lascerei qui per nessun motivo. -
Fabrizio mi disse che a Santiago aveva molti altri amici e che non ci sarebbe
voluta molta fatica per avere un passaporto falso a me intestato.
Così ebbi il documento in pochissimo tempo e non rimaneva altro che fissare
una data per quel viaggio in Italia che tanto mi stava a cuore dopo aver
trovato un sostituto per l’ospedale che avrebbe preso il posto di Fabrizio
per sei mesi.
Anche questo fu fatto rapidamente e finalmente potei realizzare il mio sogno,
portandomi appresso la mia bella figliola che fino a quel momento non aveva
visto altro che le montagne delle Ande.
Quindici giorni dopo, via Rio de Janeiro, raggiungemmo prima Milano e poi
Roma.
A Milano comprammo per tutti e tre, dopo tanto tempo, alcuni vestiti degni di
questo nome in via Monte Napoleone.
Conoscevo la fama di quelle boutique già negli Stati Uniti ma non potevo
immaginare, se non l’avessi vista di persona, la genialità e la creatività
degli stilisti italiani.
Non ci potevamo permettere però vestiti così costosi e convenimmo di
acquistare in magazzini “ pret a porter”, abiti molto più accessibili ma
ugualmente bellissimi.
Alla fine mi accorsi che per Alicia avevamo speso la maggior quantità di
denaro rispetto alla cifra che avevamo destinato a questo scopo.
Alicia sembrava una bambina cresciuta in una famiglia ricca ma era talmente
bella che per noi due era un vero godimento poterla vedere sorridere per un
motivo così futile come le scarpe oppure un cappellino o per gonnelline e
magliette stupende.
Io presi due vestiti che mettevano in luce la mia figura snella e per fortuna
che eravamo arrivati in piena estate, tanto da usufruire di prezzi molto
scontati per i saldi della seconda metà di Agosto.
Fabrizio si accontentò di un completo di lino e di due paia di pantaloni
leggeri oltre a qualche camicia di cotone misto a nylon.
Per tutti e due ci furono anche delle scarpe, delle quali avevamo assoluto
bisogno e che mi parvero eccezionali ed anche molto eleganti.
Avevo pensato, per qualche attimo, a come fosse cambiata la mia esistenza in
così pochi anni ed a quando ero padrona di ordinare alla mia assistente di
recarsi lei a comprarmi ogni genere di abiti e scarpe compresi gli indumenti
intimi.
Non avevo assolutamente nostalgia di quei tempi, ma una cosa mi mancava
veramente ed era il calore della gente comune della Carolina del Sud che mi
amava senza attenuanti e ciecamente.
Sotto braccio a Fabrizio, in un secondo, quelle idee erano svanite e tra
l’altro mi era venuto un appetito formidabile tanto che nel ristorante scelto
dal mio innamorato feci una scorpacciata, di piatti tipici milanesi,
esagerata.
Andammo a dormire stanchi morti in un Hotel vicino all’aeroporto della
Malpensa e l’indomani, dopo aver fatto un bel giro turistico per Milano,
organizzato dall’albergo stesso, volammo a Roma dove ci saremmo fermati per
una intera settimana.
Erano anni che non mi confessavo, io cattolica e battezzata.
Soltanto la imponente sede del Cattolicesimo con la Cattedrale di San Pietro,
la sua piazza con il superbo colonnato, le sculture ed i bronzi
dell’aristocrazia dei maggiori artisti del Rinascimento, le pitture dei più
grandi pittori mai esistiti al mondo, la Cappella Sistina con le meravigliose
figure del Giudizio Universale, avevano suscitato nella mia anima un tale
senso di piccolezza e di nullità da portarmi davanti ad un confessionale
all’interno della Chiesa.
Ne vidi uno con una targa nella quale si avvisavano i credenti che volessero
confessarsi che lì si parlava inglese.
Mi accodai ad un gruppo di persone la davanti ed attesi il mio turno non
ancora convinta se fosse opportuno ed un bene confessarmi.
Sulla parete di fronte troneggiava un enorme affresco della Madonna col
Bambino, Angeli e Santi ,credo attribuito al Perugino.
Erano figure trascendentali, pervase da un alone di spiritualità assoluta nei
cui visi esisteva il mistero della vita ma anche una grande tristezza quasi
il pittore volesse significare che la gioia e la felicità non potevano essere
di questo Mondo.
Pensai al Mondo contemporaneo, al mio Mondo che pressato dalle necessità,
dalla morte, dalle malattie, dalla miseria e dalla fame non poteva essere
quello che il Creatore avrebbe voluto e che il primo errore, se fosse
veramente esistito un Creatore, sarebbe stato quello di dare all’uomo il
libero arbitrio.
Non mi ci volle molto per capire che stavo bestemmiando e che in quello stato
d’animo non potevo confessarmi.
Nemmeno la Chiesa Cattolica, i cui insegnamenti erano quelli del perdono e
dell’amore per ogni essere vivente, era riuscita in due millenni a modificare
l’essenza dell’uomo ed io cosa avevo fatto?
Avevo messo in dubbio addirittura la natura divina di Cristo considerandolo
unicamente un uomo eccezionale, dotato di una intelligenza superiore a quella
di ogni altro essere vivente della specie umana e padre di una teoria
filosofica nuova, fondata sull’ amore che ogni uomo o donna devono vivere
come se tutti gli altri fossero in qualsiasi caso, fratelli e degni di essere
perdonati per ogni nefandezza commessa.
Cosa era successo per trasformare il genere umano, il cui inizio era stato
causato dal DNA di una ameba o di una semplice cellula, in una maledetta
accozzaglia di bestie feroci non solo per la supremazia di una razza
sull’altra ma soprattutto per la malignità dell’ideazione e per gli intrighi
e le cattiverie certamente assai più gravi delle stesse azioni fisiche
crudeli e violente.
Ci sarebbe voluta una immensa sensibilità e capacità persuasiva per fare
capire agli esseri viventi che. in ogni caso, seguire gli insegnamenti di
quel uomo chiamato “il Cristo” poteva essere insita già dagli albori
nell’essenza cromosomica di ognuno e che se questo non era avvenuto ciò
poteva essere imputato soltanto al Creatore, in questo caso troppo ingenuo.
Pensai anche quanto fossero fortunati gli uomini provvisti di Fede e quanto
disgraziati gli altri a qualsiasi dottrina religiosa appartenessero.
Sentivo una violenta calamita attirarmi verso il confessionale e dall’altra
parte il mio intelletto respingermi fuori da quell’ enorme Chiesa per
confondermi in mezzo alla folla come una formichina in cerca di un nido dove
rifugiarmi, mimetizzandomi.
Quello che non potevo perdonarmi e che continuava a distruggermi era ancora
l’ordine che in passato avevo dato di compiere la rappresaglia atomica come
ritorsione.
Avevo, seguendo il mio libero arbitrio, causato milioni di morti innocenti!
Come avevo potuto decidere, io cattolica ma in ogni caso innamorata del mondo
e dell’umanità- qualsiasi fosse stato il motivo anche il più grave esistente-
di uccidere altri uomini uguali a me ed altri bambini identici alla mia
Alicia?
Non avrei mai voluto avere il “libero arbitrio” che, secondo la mia Chiesa
Cattolica, era il più grande dono di Dio!
Troppo grande era la colpa da me commessa per giustificarmi.
Una parte molto importante di quella colpa era, secondo me, di Dio stesso
almeno che questo “libero arbitrio” fosse soltanto una formidabile balla del
Clero.
In preda ad una violenta ribellione fuggii da San Pietro, piangendo senza
sapere dove andare ma convinta che lì, nella Città Eterna, non avrei passato
nemmeno un giorno o una notte in più e che ciò avrei detto a Fabrizio.
14
Erano passati soltanto tre giorni da quando eravamo atterrati al Leonardo da
Vinci e dalla mia visita lampo e solitaria a San Pietro ed al Vaticano in
quel caldo ed afoso pomeriggio romano e quando ritornai a piedi al nostro
Hotel da Fabrizio e da Alicia, col sole ancora alto sulla città, non ci volle
molto perché egli capisse quanto profonda fosse la mia depressione e quanto
fossi amareggiata.
Ne era rimasto inizialmente stupito ma, al solito, non aveva voluto indagare
sui motivi del mio improvviso cambiamento di umore, accontentandosi di
coccolarmi come soltanto lui sapeva fare.
Mi disse soltanto.
- Amore mio non ti ho mai vista così abbattuta. Forse, Roma, con tutti i suoi
secoli di storia ti turba troppo e ti porta alla mente la grandezza ed
insieme la pochezza degli uomini. Qui si vede senza ombra di dubbio come
anche i più grandi artisti non siano altro che esseri di passaggio mentre
invece rimangono le opere di questi, quasi fossero immortali. Per un tipo
così sensibile come te può essere che i tuoi pensieri siano virati verso la
tristezza e verso i ricordi non piacevoli di quanto hai cercato di fare,
inutilmente, per tutti gli uomini di buona volontà. -
- Ascoltami, Fabrizio, -replicai con un nodo alla gola che non si voleva
sciogliere in pianto, -si tratta di ben altro. La mia è una crisi spirituale
gravissima che mina l’essenza stessa dell’ educazione che mi è stata
impartita dai miei genitori e da coloro che ho più rispettato durante la mia
gioventù.-
- Più passa il tempo più mi allontano da quelli che furono i miei
convincimenti religiosi accorgendomi di diventare atea e convincendomi, come
ebbe scritto Marx nell’appendice alla dissertazione della sua laurea, che
credere all’immortalità individuale non è altro che rafforzare l’amore
egoistico della propria esistenza individuale prolungandola dopo la morte,
nell’assurdo convincimento di credere che la perdita dei più cari familiari
ponga quelli in qualche luogo, piuttosto che abbiano del tutto cessato di
esistere. Oggi mi trovo d’accordo con colui che ebbe la visione
dell’alienazione del lavoratore a causa del lavoro, quasi sempre coercitivo,
per sopravvivere ma in particolare sull’intuizione delle religioni come oppio
dei popoli e su quella che il padrone delle cose è il dio-denaro e non già
l’uomo. -
Avevo passato intere giornate, da studentessa, a leggere sui rapporti
intercorsi tra Engels e Marx ed ora appena cominciavo a capire quanto Engels
avesse maggiore equilibrio, armonia e capacità di adattamento e di
assimilazione rispetto all’altro che faceva fatica nel cogliere rapidamente
l’essenziale nel complesso groviglio dei fatti politici, economici e sociali.
Nemmeno il fatto che Marx fosse amico di Engels e che questi, da giovane,
avesse toccato con mano il contrasto tra l’atmosfera tetra e bigotta della
grande vallata della Wupper, nella Ruhr e l’incipiente realtà industriale
tedesca, dove aveva visto BAMBINI RESPIRARE PIU POLVERE E FUMO CHE OSSIGENO E
LE DONNE FATICARE IN MEDIA QUINDICI ORE AL GIORNO, aveva avuto il potere di
mettere nel cervello dell’uomo nato a Treviri, nella Prussia renana, una
qualche forma di disciplina ed una maggiore visione dell’economia politica,
continuando a prendersela con tutti i fantasmi ereditati, tanto dalla
filosofia quanto dalla religione.
Avevo amato Engels, ammirando lo sforzo che aveva fatto in gioventù quando
aveva scritto “Non mi perderò, lo sento…arriverò a Dio e questo è anche una
testimonianza dello Spirito Santo, per la quale io vivo e muoio, anche se
nella Bibbia c’è scritto diecimila volte il contrario”.
Ma quello era stato un breve anche se intenso periodo. Poi era stato lui a
studiare l’economia politica ed ad analizzare le condizioni di vita degli
operai inglesi cosa di cui sistematicamente fu ripresa da Marx, sviluppata ed
approfondita.
Mi sentivo totalmente avviluppata in un mantello di dubbi.
Dio e l’assenza di un Dio creatore, l’esistenza della vita eterna oppure il
semplice ritorno a quella massa di atomi di cui ero costituita, la speranza
di un premio o di una eternità popolata di ombre inutili e vacue!
Era quello di Marx ed Engels il vero comunismo oppure avrebbe potuto essere
quello primitivo di un altro tedesco, Wilhelm Weitling, il fondatore del
comunismo del sentimento che si appellava al Vangelo, all’amore, alla bontà?
Dissi a Fabrizio, - sono perduta. Nessuno mi può aiutare, nemmeno il tuo
amore. Devo assolutamente chiarirmi le idee. Non tornerò in Cile mai più e
rimarrò in Italia in un convento di clausura assieme a mia figlia Alicia.
Chiederò uno speciale permesso allo stesso Papa dicendogli chi in realtà io
sia e di quanto abbia necessità di meditare e di studiare per giungere ad una
qualsiasi conclusione che mi permetta di vivere i giorni della mia vita
almeno serenamente. -
Fabrizio rimase terribilmente deluso dalle mie parole. Altre erano le sue
aspettative e mi pregò con ogni mezzo toccando tutti i tasti della mia
sensibilità.
- La crisi che stai attraversando, mia piccola Sissy, passerà così come è
venuta. Non devi confondere quanto hai imparato dei pensieri degli uomini,
siano essi grandi filosofi oppure famosi politici ed ideologi, con quello che
è stata da sempre la tua indole cattolica, non importa se oggi la ritichi nei
fondamenti religiosi raggruppando in essi la stessa esistenza un Dio
Creatore, di Cristo e tutto ciò che ti hanno detto sulla Vergine Madre e
sulla Resurrezione della carne. -
- L’importante, secondo me, è comportarsi come ha predicato, alle povere
folle della Galilea, il Figlio di Giuseppe di Nazareth. -
- Nessun uomo avrebbe potuto essere più profondo di Lui ed allo stesso tempo
più amante di tutta l’umanità, nessuno escluso. Io penso che in ogni caso
dobbiamo seguire i suoi insegnamenti per essere soddisfatti della nostra
vita, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Allora cadrebbero tutte le nostre
titubanze anche se poi, guardandoci in giro, vedremmo che l’umanità non
assomiglia affatto a quella che Lui voleva e desiderava. Non ha nessuna
importanza se la nostra morte significa la fine di tutto. Pensa soltanto a
quanto si sta bene dormendo il sonno dei Giusti. Cosa vuoi che importa infine
se la vita è soltanto questa, piena di ingiustizie, di guerre, di fame e di
infamie, se in fondo siamo tutti destinati alla morte. Lasciamo ai filosofi
delle religioni immaginare qualsiasi altra cosa dopo che la vita finisce. A
me importa adesso comportarmi bene con tutto l’amore possibile nei confronti
di ogni mio simile ed è stato per questo che ho voluto fare il medico! -
Ascoltai attentamente ogni cosa che Fabrizio mi aveva detto con un atto
d’amore unico ed incommensurabile.
Guardai Alicia giocare interessata con la piccola bambola che le aveva
regalato, comprandola da una bancarella a piazza Navona e finalmente piansi
davanti a loro senza ritegno. Avevo capito, con un’ enorme fatica, che tutti
i miei ragionamenti ed i miei pensieri soffusi di negatività nella Capitale
del Cristianesimo erano dettati soltanto dalla paura.
Presi in braccio Alicia e con un cenno del capo feci cenno a Fabrizio di
seguirmi.
Prendemmo una carrozza trainata da un cavallo piuttosto anziano e diedi
ordine al cocchiere di portarci tutti e tre alle giostre dell’EUR.
Sorridevo ad Alicia ed a Fabrizio mentre con quel mezzo antico come Roma
stavamo attraversando la Città in mezzo ad un fiume di macchine chiassose ed
indisciplinate.
Avevo concluso che il mio posto sarebbe stato sempre vicino a quelle due
persone che avevano bisogno assolutamente di me e che non avrei mai più
pensato di vivere una vita diversa da quella che avevo intrapreso col mio
Fabrizio ovunque l’avessero inviato.
Avevo visto l’isola di Capri soltanto in fotografia ed avevo concluso che
nemmeno le foto fatte da super-professionisti non le rendevano che
pallidamente ragione tanto la realtà mi era apparsa superiore sia in bellezza
che in colori.
Le rocce a picco sul mare e quella marea di ginestre frammiste ad ogni altro
genere di fiori con edere rampicanti ed a cascata appiccicate alle pareti
delle ville, parevano di una bellezza superlativa più perfetta di ogni luogo
fino allora da me visto.
L’acqua del mare sembrava invitarti, limpida e pura, a nuotare mentre in
lontananza piccole e bianchissime nuvole facevano da cornice ai Faraglioni,
veri e solenni mausolei della natura.
Prendemmo una barca a remi in affitto ed appena fummo piuttosto lontani dalla
riva io e Fabrizio ci tuffammo e nuotammo accarezzando l’acqua priva di
qualsiasi movimento ondoso mentre Alicia, felice e stretta nel suo
salvagente, non potette fare altro che gettarsi anche lei in mare e come un
cagnolino sguazzare attaccata a noi due.
Eravamo come tre bambini che non avessero mai giocato in vita loro, anche se
Alicia manifestava di tanto in tanto un po’ di paura per quel bellissimo mare
trasparente.
Improvvisamente si alzò dalla terra verso il largo un forte vento che
trascinò lontana da noi la barca mentre contemporaneamente grosse onde ci
trascinavano al largo.
Fabrizio cominciò a nuotare con tutte le forze che possedeva in direzione di
Alicia che velocemente si stava allontanando da lui, comparendo e scomparendo
sotto l’acqua.
Riuscì a raggiungerla stremato prendendola per la vita mentre lei urlava il
mio nome, affannata.
Fu allora che un onda anomala sommerse sia Fabrizio che Alicia mentre io
venni spinta da un risucchio lontano e trascinata verso uno scoglio.
Riuscii ad arrampicarmi con grande fatica ed a gridare i nomi dei miei cari
con tale violento terrore che in un baleno venni ricuperata da alcuni
pescatori del luogo.
Per alcuni giorni, con febbrile affanno, attesi che un miracolo mi
restituisse Alicia e Fabrizio, prostrata ed incapace di pronunciare alcuna
parola sensata oppure di muovermi dal letto dove mi avevano messo.
Al quarto, il mare restituì i corpi senza vita di mia figlia e del mio uomo.
Piansi tutte le lacrime che possedevo, inginocchiata accanto a loro
all’Obitorio, poi molto lentamente ripresi a ragionare ed oltre al trasporto
di Fabrizio nella sua amata Umbria volli che Alicia potesse riposare il sonno
eterno a Charleston.
Fui quindi costretta ad andare a Roma all’Ambasciata Americana, confessare
all’Ambasciatore in persona chi in realtà fossi, denunciare la mia fuga dagli
USA e tornare in America dove fui accolta ancora una volta come una “Star”
improvvisamente scomparsa ed altrettanto improvvisamente resuscitata.
Tutte le vicende che avevo programmato riguardo alla la mia vita ed i piani
che avevo fatto con Fabrizio per il nostro futuro si erano totalmente
liquefatti.
Con l’addio ad Alicia era morta in me la speranza di diventare una persona
qualunque, una donna semplice anche se pronta gioiosamente al sacrificio per
tanti nobili scopi molto utili agli uomini più bisognosi almeno nella mia
città nativa ed al mio povero cuore straziato.
15
La tomba di famiglia dei Nelson era stato un lusso passato ed unico cui, da
Presidente degli USA, non avrei mai rinunciato e lì venne seppellita Alicia
vicino a mio padre, Robert, stroncato ad un solo anno dalla pensione, mentre
mi trovavo in Cile, da un cancro e dalle metastasi diffuse che l’avevano
colpito inaspettatamente al cervello.
Avevo portato tre grandi mazzi di fiori, rose rosse per Alicia, bianche per
il mio papà e gialle per Priscilla che era stata inumata a poca distanza dal
monumento funebre dei miei parenti.
Anche se non convinta, pregai per l’anima loro a lungo ed assorta essendomi
recata in perfetta solitudine in quel antico Cimitero di Charleston.
Non avevo voluto nemmeno la compagnia di mia madre Rosy ne’ quella di Belinda
e neppure quella delle mie sorelle e dei miei fratelli che avevano offerto la
loro commovente solidarietà al mio cupo dolore.
Mi sentivo bene nella mia straziante solitudine in quel luogo tranquillo,
pieno di antiche querce, soprattutto per avere un ultimo colloquio con
Alicia.
- Addio mia dolce Alicia, - mormorai con un filo di voce, - chissà se ci
rivedremo mai più, forse non ho ancora capito cosa significa la Fede e
nemmeno se esiste la Speranza di una speciale Paradiso dove tu dovresti
essere in compagnia del tuo Angelo custode. Ma se nulla ci fosse, al di là di
questa Terra e degli esseri pensanti siano essi o meno di altri mondi, che tu
possa riposare tranquilla nel sonno eterno senza bisogni né affanni. Mi
piacerebbe tanto Credere, ma non è così e perciò ti giuro che fino a che avrò
vita la tua presenza vivrà nel mio cuore e nella mia mente. -
Alzai gli occhi stanchi ed infossati per le lunghe veglie guardandomi
intorno.
Non c’era nessuno a quel ora del mattino vicino a me ad eccezione di qualche
merlo sui prati ed il mio pensiero era vuoto di immagini e di figure, ma il
grido imperioso di un ragazzo raggiunse le mie orecchie come un fulmine a
cielo sereno, senza che lo vedessi.
- Mammina,- sentii implorare da una distanza più breve, dietro di me, -non mi
volevano far venire ma io sono scappato e sono qui al tuo fianco! -
Era Jack Junior che mi chiamava con la sua voce giovanile squillante ma rotta
e piena di emozioni e di amore.
Stesi le braccia per accoglierlo sul mio seno e senza pronunciare nemmeno il
suo nome, me lo baciai quasi soffocandolo, passando le mie dita tra i suoi
capelli biondi e lunghi e fissandogli gli occhi verdi come i miei.
Una tenerezza infinita mi prese anima e corpo facendomi piegare le ginocchia
e vacillare.
Dunque, c’era ancora un pezzetto di me stessa che voleva vivere e proprio era
lui quel figlio, quasi dimenticato, che avevo deciso di tenere lontano dalla
mia convulsa esistenza affidandolo a suo padre.
Non lo avrei mai più abbandonato. Anche se Jack si fosse opposto con un
esercito di avvocati, cosa che speravo non si fosse mai avverata, quel figlio
sarebbe stato l’unica ragione di esistere per me. Ero certa che Jack, pur
essendosi risposato ed avendo avuto altri due figli, una femmina ed un
maschietto, si sarebbe opposto al mio desiderio di fare da mamma al frutto
dell’amore che aveva avuto per me fino al momento in cui le nostre strade si
erano divise.
Sarei andata a vivere a San Diego a sud di Los Angeles, per non fargli
perdere tutte le amicizie dell’infanzia e la Scuola dove frequentava il corso
propedeutico in “ Scienze delle Comunicazioni “, continuando la carriera di
suo padre.
Non avrebbe abbandonato nemmeno i suoi fratellastri né il suo papà e la sua
matrigna, che poi era stata la mia collaboratrice più stretta, Elisabeth,
mentre io avrei potuto dedicargli la vita, vederlo e portarmelo appresso ogni
qual volta lo avessi desiderato.
Non ero ormai più gelosa di Elisabeth, anzi le ero grata per aver dato a Jack
quella tranquillità che tanto aveva desiderato e sentivo con certezza che
anche lei si sarebbe comportata lealmente con me.
Jack Junior, non appena aveva saputo di me e di quella immane tragedia che mi
era capitata, si era infilato sul primo aereo per Charleston ed era volato
dalla nonna materna anche se era stata la prima volta che si allontanava da
San Diego senza avere chiesto, in anticipo, il permesso a suo padre il quale
era stato all’inizio un po’ titubante di fronte alla decisione irremovibile
del figlio ma anche accondiscendente, seppure in silenzio, per fare un grande
regalo a lui ed a me.
Con la complicità di Elisabeth, che aveva interceduto e che tra l’altro gli
aveva dato duemila dollari, mio figlio era riuscito a mettere di fronte al
fatto compiuto Jack Senior che all’ultimo minuto gli aveva detto.
- Devi essere tenero e dolce con tua madre ma non mostrare pietismo per lei,
non dimenticandoti che è stata ed è una donna eccezionale ma allo stesso
tempo troppo ingenua e debole sia per quanto ha fatto per l’America sia per
l’amore che, pur non dimostrandotelo, ha sempre avuto per te. -
- Dille che qui a San Diego ha persone che le vogliono bene a cominciare da
Elisabeth e che deve considerare tutta la nostra famiglia come fosse sua e
quindi può venire a vivere da noi ora che spero possa dedicarsi a te senza
gelosie di sorta ed ad una nuova carriera più consona alla sua femminilità ed
al suo valore culturale e socio filosofico. -
- Qui c’è un nuovo posto per lei, un lavoro piacevole e tale da darle tutte
le soddisfazioni di cui ha estrema necessità. Potrà insegnare Filosofia del
Diritto in una prestigiosa Università tra San Diego e Los Angeles ed il
contatto con i giovani studenti le ridarà quel entusiasmo che secondo me si è
spento nel suo cuore e nella sua mente. Non voglio essere io a proporle
questo cambiamento e sarai tu colui che la convincerai dandole in più la
gioia di vivere. -
Durante il percorso a piedi dal Cimitero alla casa della nonna, Jack Junior
raccontò più con il cuore che con le parole accorate tutto quello che l’ex
marito di Sissy gli aveva raccomandato di dire.
Senza chiedere nulla, Sissy come desiderava, aveva ottenuto più di quanto
avrebbe potuto sognare e questo per merito di quel uomo che tanto tempo
prima, senza rendersi conto dell’errore che stava commettendo, aveva lasciato
al suo destino abbagliata dal potere e dall’ansia di essere in grado di
cambiare il mondo.
Sissy ed il figlio sarebbero rimasti nella Carolina del Sud ancora per un
paio di giorni, poi avrebbero raggiunto la California ed il nuovo posto di
lavoro di colei che era stata la prima donna Presidente degli USA.
Sia Elisabeth che Jack Senior ed i due bambini, Thomas e la più piccina ma di
poco Hillary, fecero una grande festa, all’aeroporto di Los Angeles, a me ed
al loro fratellastro.
Avevano entrambi il colore e l’aspetto della pelle della madre, come se
entrambi fossero abbronzati dal sole di San Diego e vellutati per l’uso di
creme protettive e due grandi occhi nerissimi con delle ciglia curve e molto
lunghe.
Potevano avere non più di dieci anni e delle gambe lunghe e dritte che li
facevano più alti della loro età. Erano veramente belli ed i loro sorrisi
sedutivi come del resto le loro labbra leggermente carnose.
Non riuscii a controllare la mia emozione abbracciandoli e baciandoli dopo
avere calorosamente salutato con tanta espansione prima Elisabeth e poi il
mio ex marito.
Esclamai sorridendo, -davvero due meravigliosi figli. Credo che andremo
d’accordo anche perché a me piace immensamente giocare! -
Jack Sullivan, affascinante come sempre era stato, prese la sua Caravan, la
caricò di figli e bagagli e dopo aver sistemato pure me ed Elisabeth si
diresse verso Long Beach e quindi verso il mare di San Diego, alla villa che
possedeva in quella zona piena di palme.
Da perfetto capo famiglia mi chiese se avessi avuto piacere di sistemarmi
nella dependance anche perché l’Università, dove avrei insegnato, era situata
a circa trenta chilometri dalle parti di Long Beach.
Gli dissi che il posto era incantevole e che lui era rimasto sempre quel
gentiluomo che ricordavo con tanto affetto.
Andava bene anche a Jack Junior ed ad Elisabeth che mi sembrò veramente
felice della mia presenza, cosa che non mi meravigliò affatto dal momento che
tra me e lei era esistita da sempre una sincera simpatia ed un feeling quasi
fossimo state due sorelle.
Era passata ormai una enorme quantità d’acqua sotto i ponti da quando io ero
stata Presidente e lei una fidata collaboratrice del mio staff e non provavo
nessuna invidia nei suoi riguardi dovendola considerare la moglie di colui
che avevo, in passato, tanto amato.
Jack non si vergognava affatto quando mi accarezzava con estrema dolcezza ed
io nemmeno.
Nel caos della mia vita, era rimasto un punto fermo ed Elisabeth non poteva
ingelosirsi per ciò che quel uomo mi aveva dato e che in quel momento avrebbe
continuato a darmi.
Per prima cosa un lavoro consono alle mie capacità e questo era già cosa
fatta, poi una parvenza di famiglia e mio figlio senza il quale sarei
sicuramente impazzita.
Ero assolutamente conscia che sarei stata assolutamente degna della fiducia
che mi aveva accordato.
Jack era ancora una potenza come opinionista ed in particolare era, ogni
volta, l’ospite d’onore dei Talk Show televisivi.
Aveva saputo presentare il mio rientro pubblico con grande abilità
dialettica, riuscendo a toccare le fibre più profonde dell’anima degli
americani.
Era stato molto convincente nel descrivermi come la donna maggiormente
sensibile del nostro grande popolo ed anche le mie dimissioni da Presidente
degli USA, dopo il mio ordine di colpire il terrorismo apparentemente in modo
crudele, era stato presentato come l’atto d’amore più grande che avevo fatto
per la nostra Nazione.
Gli anni trascorsi all’Estero, come laica missionaria, erano la dimostrazione
che tutta la mia vita era stata protesa al bene dell’Umanità tanto che
bastava guardarsi in giro, in quel momento, per capire quale scivolata
all’indietro avevano fatto gli Stati Americani dopo di me.
Raccontò anche che, per quanto egli stesso avesse insistito con me perché
tornassi a rappresentare al Senato il South Carolina, ero stata
definitivamente contraria ad occuparmi in prima persona di politica e che
aveva dovuto pregarmi, con tutta la propria autorità e persuasione, per farmi
accettare il posto di super docente e direttrice in Filosofia del Diritto in
una delle più famose Università della California.
Quel posto mi aveva galvanizzata.
Insegnare alle nuove leve americane, ai giovani studenti di Diritto cosa
intendessi io per Etica, nel difficile settore dei diritti umani, proteggendo
in ogni caso la gente più umile e fragile sia fisicamente che
psicologicamente mi pareva per lo meno un sogno raggiunto.
All’epoca della mia seconda presidenza, tra le varie onorificenze ricevute
ero stata insignita dalla Università di Harvard a Boston della laurea in
Giurisprudenza, per quanto avevo cercato di fare negli USA ed anche fuori
dell’America nei difficili campi dei Diritti di tutti gli uomini della Terra,
molteplici e di difficilissima soluzione.
Ma non erano soltanto su quelle tematiche che mi apprestavo a parlare ai miei
nuovi e giovani allievi.
In particolare, volevo convincerli che il primo diritto da preservare era il
diritto alla libertà assoluta di pensiero e di religione ma anche quello di
non credere a nessun Essere Supremo ed infinitamente Saggio e Giusto per cui
doveva pure cambiare il modo di presentarsi dei testimoni ai processi e nei
tribunali, che non avrebbero dovuto più giurare su nulla e nessuno…, né su
Dio, né su Allah, né sul proprio onore e via discorrendo.
Avrebbero semplicemente dovuto dire la “Verità” coscienti che, in caso
contrario, avrebbero commesso uno dei più gravi reati possibili, un crimine
perseguito molto più duramente che nel passato poiché fonte di disonore e di
onta per l’intera nazione americana.
Mentire alla Corte ed al Corpo dei giurati sarebbe stato equiparato come se
ciò fosse una menzogna a tutto il popolo americano, popolo che ogni singolo
membro della giuria rappresentava.
E fu su questo argomento che iniziai le mie prime lezioni accorgendomi,
incredula, dell’enorme interesse che suscitavo a causa della enorme presenza
di tanta gente importante oltre all’attenzione che mi dimostravano i miei
studenti.
Avevo voluto che le lezioni fossero seguite da dibattiti ed erano quelli che
facevano diventare incredibilmente lunghe le durate temporali dei miei
impegni universitari.
Le poche ore che mi rimanevano libere, le dedicavo a mio figlio ed ai suoi
fratellastri come se volessi penetrare nella loro mente con le mie parole ed
i miei atti d’amore.
Mi ero accorta inoltre che non era il mio nome la calamita che trasmettevo a
tutti coloro che studiavano e seguivano i miei insegnamenti, c’era un altro
feeling.
Semplicemente ognuno capiva che quanto mi sforzavo di spiegare era sacrosanto
e dettato dalla mia presunta saggezza prima ancora che dalle norme antiche e
sagge, ma piene di puritanesimo e non sincere, cui erano stati abituati da
bambini e delle quali si erano infarciti nelle High School californiane.
Avevo scelto come primo assistente Danny Stuart, mio coetaneo, laureato col
massimo dei voti a soli ventitré anni e che era rimasto in quel College per
altri quindici.
Si trattava di un uomo pieno di risorse intellettuali, eccezionale nel
carattere, sincero e battagliero.
Era con lui che discutevo a lungo sulle mie lezioni, prima di esporle in
pubblico, anche se egli non era d’accordo con me su un tema che mi stava
tanto a cuore, quello riguardante l’etica scientifica.
Sosteneva che nessuno può arrivare alla verità poiché nessuno poteva sapere
come fosse nato ed iniziato l’Universo e che ogni scienziato possedeva una
propria teoria morale, attualmente non dimostrabile.
Era logico quindi che ciascun uomo potesse crearsi un” modus vivendi” diverso
e che anche la democrazia doveva tenere conto dei presupposti culturali
atavici e conseguentemente il concetto di democrazia non poteva essere uguale
per tutti.
Nessuno al mondo poteva imporre la propria democrazia ad altri esseri viventi
e tutti potevano svilupparla come meglio credevano.
Lentamente ma inesorabilmente capivo che Danny aveva ragione. Non eravamo
molto distanti l’uno dall’altro ma egli aveva un punto di vantaggio su di me,
quello di essere certo che la nostra democrazia non era esportabile.
Le diverse condizioni culturali sarebbero sempre rimaste invalicabili e
quindi si poteva battere un unico ferro quello del benessere di tutto il
genere umano.
Mi aveva convinta e da quel momento io e lui non soltanto divenimmo amici ma
anche amanti.
16
Danny Stuart era nato a San Francisco ed aveva un forte legame affettivo con
quella città ma i suoi genitori provenivano da Norfolk nel Nebraska e si
erano trasferiti nella meravigliosa città della Baia quando erano già
trentenni per cercare fortuna in California.
Erano entrambi commercianti in generi alimentari ed avevano risparmiato
tantissimo per essere in grado di aprire, sulla costa occidentale degli Stati
Uniti, un Super Mercato di medie dimensioni.
L’ unico fratello di Danny, Kevin, di tre anni più anziano di lui, dopo aver
fatto il militare volontario in Marina era diventato un bravo tecnico delle
Comunicazioni Satellitari ed aveva un ottimo posto governativo proprio a
pochi chilometri da San Francisco, nella base navale di Oakland.
Si era sposato a ventinove anni con una bella fanciulla ventenne di
Sacramento, Sarah ed avevano avuto subito due figlie cui avevano messo due
nomi spagnoli, Carmen e Dolores, che Danny adorava.
Danny volle che conoscessi la sua famiglia e così passammo una fine settimana
deliziosa a casa dei suoi genitori.
La mamma di Danny, ben informata attraverso le telefonate del figlio, mi
disse.
- Ormai Danny, scapolo impenitente, ha trentotto anni passati ed io spero che
in te abbia trovato l’anima gemella. Siete tutti e due sulla soglia dei
quaranta, amate entrambi lo studio e da quello che ho capito andate d’accordo
su quasi tutte le vostre opinioni. Il tempo passa veloce per me ed ho quasi
sessantacinque anni e non vorrei morire prima che il mio secondogenito si
sposasse.-
- Oltre a ciò sarei orgogliosa che fosse il marito della nostra famosa Sissy,
democratica come me e donna di una statura morale superiore anche se un po’
sbarazzina nelle sue vicende sentimentali..! -
A questa ultima osservazione non potei fare a meno di arrossire.
- Non vorrei replicare, -risposi sorridendo, -il fatto è che, pur avendo dato
tanto al mio Paese in termini di sacrifici personali e di rinunce, soltanto
adesso sto realizzando ordine nella mia vita, forse egoisticamente, ma sempre
con estrema pulizia morale. -
- Danny ma anche il mio primo marito stanno facendo tanto per me
considerandomi unicamente una donna bisognosa di amore e di affetto. Poi, sto
appena uscendo dal maggiore dolore della mia esistenza, la morte accidentale
di mia figlia e dell’uomo che in Cile mi aveva insegnato cosa vuol dire
l’abnegazione totale per tutti gli uomini anche se lui, essendo medico, era
tagliato per dare agli altri un po’ di felicità o per lo meno un sorriso. -
Non riuscivo a frenarmi più nel mio accorato sfogo ma volevo immediatamente
mettere i puntini sulle “ i “con quella mamma che pensava tanto a suo figlio
ma poco realisticamente alle mie vicissitudini.
Però quello fu solo un malinteso tra due donne, ambedue in qualche modo
legate da tanti sacrifici che in maniera diversa avevano dovuto subire
durante le proprie vite tanto diverse.
In realtà scoprii che la madre di Danny era veramente una grande donna piena
di forza, oltre che di dolcezza e di premure anche per il motivo che era
stata soprattutto lei a mandare avanti la famiglia, la quale aveva potuto
contare molto poco sul padre di Danny, uomo piuttosto rozzo, che avrebbe
voluto fare di quel ragazzo un garzone di bottega senza mandarlo
all’Università e privandolo quindi del piacere dello studio e di un avvenire
sereno e soddisfacente.
Conobbi in quella occasione pure il fratello di Danny, sua cognata Sarah e le
loro belle figlie Carmen e Dolores.
Riguardo ad essi, fui colpita in particolare da Sarah.
Era raro trovare in una così giovane donna una allegria tanto spontanea ed
una voglia di felicità così genuina. Sarah incarnava quella che avrei voluto
essere io alla sua età e le sue ragazze erano come lei, vicine ai genitori e
sempre sorridenti, pulite e sincere, bravissime a scuola perché affermavano
che il loro papà e la loro mamma facevano tanti sacrifici perché avessero una
istruzione superiore a quella di tipo medio delle loro amiche e coetanee.
Come mamma pensai subito a Jack Junior ; magari avesse trovato come
fidanzatina una ragazza come le nipoti di Danny!
Mi avrebbe fatto piacere fargliele conoscere. Forse, durante le vacanze di
Natale si sarebbero incontrati in qualche località di montagna, sulla neve.
Jack Sullivan, quando venne a conoscenza della mia relazione con Danny, mi
prese da parte e mi disse.
- Mia cara Sissy, sono felice che qui hai trovato un uomo del quale ti sei
innamorata. Tuttavia ti devo avvisare di essere cauta prima di sposarti di
nuovo. La mia teoria è che per fare un simile passo devi essere pienamente
convinta che non si tratta soltanto di un sentimento di solitudine ma di ben
altro. -
- Ricordi il nostro amore quanto pareva indistruttibile? Avevamo tutto
allora. La passione, la gioventù nel pieno del suo vigore, un figlio che ci
legava ancora di più eppure la tua infinita volontà di mutare le regole
antiche del mondo in modo del tutto radicale, la tua illusione che l’etica
spirituale fosse più potente di quella contingente, la sottovalutazione della
cattiveria umana insita nel DNA dell’uomo, i tentativi storici di modificare
lo spirito con concezioni religiose che poi alla resa dei conti si sono
trasformate in radicalismi estremistici ed ancora tante altre cose, come la
pretesa di poter tenere i piedi in più scarpe e il desiderio di essere donna
ma anche combattente per le cause, in ultima analisi perse in partenza, ti
hanno resa la vita impossibile. -
Osservai lo sguardo di Jack, acuto come sempre e colmo di vivo calore ed
affetto.
Ebbi la sensazione che non riusciva ad avere la forza di perdermi per la
seconda volta e che molto probabilmente amava ancora me come, in un altro
senso, amava Elisabeth.
Volli rispondere ai suoi dubbi.
- Ti giuro che non farò mai più errori perché, se sbaglio questa volta,
perderò la mia partita con la vita definitivamente ed irrimediabilmente.
Danny attenderà, con molta pazienza, che il frutto della nostra profonda
intesa maturi in modo definitivo.-
La mia affermazione fece sorridere Jack che in uno slancio impetuoso a lui
congegnale mi sollevò da terra e mi fece fare una giravolta come se fosse un
ballerino provetto.
Mi aveva presa di sorpresa eppure una piacevole sensazione aveva invaso sia
il mio cuore che il mio corpo.
Jack era rimasto quel uomo piacevole che aveva saputo conquistarmi tanti anni
prima e che unico mi aveva insegnato come passione ed amore possano convivere
senza scontrarsi in una lotta impari.
La sua eleganza era ancora impareggiabile nonostante si fosse appesantito nel
fisico con il passare degli anni ed i suoi capelli non più a spazzola erano
divenuti quasi tutti bianchi.
Sembrava un attore di Hollywood, maturo ma in ogni caso dotato di un grande
sex appeal, tanto che mi chiesi, con un tantino di amarezza, come avevo fatto
a divorziare da lui.
Ora sapevo che aveva avuto ragione lui quando si era rifiutato di mettermi
incinta una seconda volta se avessi continuato quella vita confusionaria ed
assurda per una mamma e per una moglie.
Ancora una volta ebbi la sicurezza che la donna è un essere cui si deve
insegnare da bambina come esista un contrasto insanabile tra l’esercizio
della politica e la propria femminilità.
Devi rinunciare ad avere una vera famiglia se vuoi dedicarti ad un compito
così arduo come una dura carriera politica! Poi non devi lamentarti mai e non
avere in nessun caso rimorsi se arrivi, infine, sola al traguardo della
morte.
Ero ancora in tempo per ottenere qualcosa di diverso dalla mia esistenza.
Mai e poi mai le sirene incantatrici della politica mi avrebbero più
catturato e promisi a me stessa che la seconda ed ultima parte del tempo che
mi rimaneva da vivere l’avrei dedicato alla famiglia che avrei costruito con
Danny.
La sospensione delle lezioni all’Università per le feste di fine anno
capitarono a proposito. Si erano consolidati i rapporti con i miei studenti,
sempre maggiormente partecipi ed attenti a riguardo dei concetti etici e
sociali che desideravo inculcare nelle loro menti e contemporaneamente i
sentimenti di stima ed affetto amoroso verso Danny.
Non era certamente la passione e l’amore che, a suo tempo, avevo provato per
Jack ma ugualmente ed ancora più forte sentivo che il mio cuore, la mia mente
ed ogni sentimento positivo che mi bruciava dentro erano tutti per quel
Docente così preparato ed originale nelle sue intuizioni e colmo di ogni
premura per me che avevo conosciuto nel College e senza il quale, ritenevo,
non avrei potuto più vivere.
Come stabilito, feci il diavolo a quattro per mantenere la promessa fatta di
passare quei giorni in montagna sulla neve in compagnia di Carmen, Dolores ed
il mio Jack Junior.
Danny, innamorato come era delle sue nipoti, non stava più nella pelle dalla
contentezza ed io avrei ottenuto la gioia di comportarmi finalmente come una
semplice mamma e futura zia.
Ciò che maggiormente avvertivo era una grande serenità di spirito a conferma
che per essere felici siano sufficienti le cose semplici e normalissime che
sempre ogni donna sente quando vive tra persone care ed affettuose.
Il centro turistico che avevamo scelto era incantevole. Ogni giorno salivamo
con le seggiovie oppure con i vagoni delle funivie sulle alte cime delle
montagne intorno, in mezzo a neve bianchissima ed incantevole.
Non avevo mai sciato prima di allora e con l’aiuto di perfetti maestri
imparai, anche se con una certa fatica, i primi rudimenti di quello sport
vergognandomi assai nel confrontare l’abilità delle ragazze e di mio figlio
con il mio impacciato spazzaneve.
Danny si era rifiutato di mettersi gli scii e pur accompagnandoci in alto
sulle piste, si limitava a prendere il sole sulle sdraie dei rifugi tanto che
era diventato di un colore cioccolato a causa degli ultravioletti.
Giocai moltissimo con i miei giovani sciatori e mi accorsi che tutti e tre mi
volevano un bene enorme.
Non volevo sprecare un solo minuto senza la loro presenza e così di sera,
dopo il tramonto, gli scherzi tra noi continuavano sia se giocassimo a carte
sia con i flipper.
Non potevo scommetterci sopra ma ebbi la sensazione che Jack Junior si fosse
presa una bella cotta di Carmen e me ne accorsi perché mio figlio le si era
appiccicato.
Quella adolescente sicuramente possedeva un carisma particolare per lui.
La vedevo in ogni momento premurosa, semplice e piena di brio e mio figlio
contro cambiava tutte quelle attenzioni che potevano sembrare moine ma che in
realtà dimostravano un grande attaccamento per quella adolescente che
sembrava avere più un’ impronta latina che americana anche fisicamente.
Bocca ed occhi potevano sembrare quelli di una messicana oppure di una
siciliana, tanto erano pieni di una impronta meridionale e poi lo stesso modo
di presentarsi, sempre pulita e senza neppure una traccia di trucco, erano
quelli di una creatura che sicuramente sarebbe diventata, crescendo, una
donna stupenda.
Ne ebbi la certezza quando mi chiese confidandosi ed arrossendo.
- Mamma, quando sposerai Danny potrò ancora vedere e frequentare Carmen? Non
ci sono legami di sangue tra me e lei e così nessuno potrà criticarmi se io
la volessi tutta per me. Dimmi che non ti dispiace e mi renderai felice! -
Tranquillizzai mio figlio ed egli mi sorrise sornione.
In Primavera, mentre stava per finire il periodo della Quaresima, in perfetto
accordo io e Danny decidemmo che ci saremmo sposati alla fine dell’anno
accademico verso i primi giorni di Luglio.
Ormai avevamo stabilito che nessuno al mondo avrebbe potuto dividerci ed
allontanare l’uno dall’altra, nemmeno se questa nuova situazione fosse
divenuta fonte di critiche maligne e di invidie per le nostre carriere
universitarie.
Contrariamente alle mie previsioni invece, tutti furono sinceramente felici e
sicuri che il nostro matrimonio sarebbe durato ed avrebbe reso, finalmente,
la Sissy di Charleston la più felice donna degli Stati Uniti.
17
Una pallidissima luce dal colore ocra grigiastro era riuscita a filtrare
attraverso la cupe atmosfera che avvolgeva sia l’orizzonte che quella parte
di cielo che incombeva sopra la mia testa.
Attraverso gli occhi semichiusi, dalle palpebre gonfie ed edematose e pieni
di sabbia e polvere, guardai in giro dopo essermi trascinata con grande
fatica fuori da quella grotta incastrata nella roccia dove avevamo trascorso
la notte fredda e respirata un’aria che più che ossigeno conteneva una enorme
quantità di polvere nera.
Ogni forma di vita vegetale, dall’erba agli alberi non esisteva più ed il
mare con delle enormi e gigantesche onde, di un colore strano tra il violaceo
ed il grigio sporco, faceva pensare che i pesci fossero tutti morti.
Le provviste in scatola che avevamo trasportate con due multiple Land stavano
per finire ed anche l’acqua minerale in bottiglie sigillate era ridotta alla
metà.
Nella grotta, appoggiati su stuoie e qualche coperta c’eravamo tutti della
nostra famiglia da Danny a Jack Junior, dalla nipote di mio marito Carmen,
ora moglie di mio figlio con un bimbo di cinque anni di nome Francisco, ad
Elisabeth con suo marito ed i loro due figli, Thomas ed Hillary.
Un pensiero fisso non riusciva ad allontanarsi da me, priva di qualsiasi
notizia poiché con la nostra radio non riuscivamo ad ottenere nemmeno una
piccola informazione anzi nemmeno una voce che ci dicesse alcun che riguardo
al resto del mondo.
Non era la paura di finire in quel modo così crudele la mia esistenza in quel
posto dello Yucatan, che avevamo raggiunto stremati, ma il fatto che tra
breve sarebbe finita non soltanto l’esistenza di tutta la mia famiglia ma
pure forse quella dell’Umanità intera per un caso fortuito o forse perché
così era segnato nel destino dell’uomo.
Il globo terrestre era stato investito dal materiale di una cometa e dai suoi
detriti e pulviscoli e nessuna parte della Terra era rimasta immune da quel
flagello.
Tutti i Media ci avevano avvisati con un certo anticipo di questo disastro ma
lo avevano dato con la probabilità di uno contro un milione.
Astro fisici di fama avevano affermato che la cometa non avrebbe interessato
la Terra ed in ogni caso che gli effetti della sua coda non avrebbero potuto
distruggerla.
Anche i miei amati scienziati avevano sbagliato i loro calcoli e soltanto
all’ultimo avevano corretto la loro previsione giusto il tempo per dire
all’intero mondo “ si salvi chi può “.
Eravamo fuggiti da San Diego come tanti altri ma nessuno sapeva dove scappare
ed allora io imposi di portarci a sud.
C’era una piccolissima possibilità che il Centro America sarebbe stato
risparmiato ed era solo una possibilità statistica dal momento che,
nell’epoca dei dinosauri, l’enorme meteorite era caduto proprio in quei
luoghi del golfo del Messico.
Era praticamente impossibile che l’impatto, anche questa volta, sarebbe
capitato di nuovo in quella zona, anzi si prevedeva agli antipodi.
Se esisteva una minima probabilità di salvarci, quella poteva essere
unicamente nel territorio dello Yucatan e lì decidemmo di andare.
Eravamo riusciti a raggiungere quasi la meta prefissata che venimmo investiti
da una bufera ciclonica ma non di quelle che periodicamente colpivano gli
Stati Uniti. Era tutta un’altra cosa mai vista da nessun uomo.
Si era abbattuta su di noi, associata ad un vento di forza inaudita, una
valanga di acqua di mare sporca di terra e tutto il cielo era scomparso alla
nostra vista.
Eravamo riusciti ad infilarci in una caverna ai lati di una collina rocciosa
e lì ci eravamo rifugiati, sfiniti e quasi completamente asfissiati.
Formulai un piano. Avremmo resistito dentro la grotta fin quando fosse stato
possibile, razionando sia quel poco di cibo portato sia e soprattutto
l’acqua.
Prima avremmo pensato al piccolo Francisco, quel nipotino che amavo
teneramente e che alla nascita era stato accolto da mio figlio e da mia nuora
come un principino e per il quale tutti avevamo fatto progetti che mai,
probabilmente, si sarebbero realizzati.
Era un tesoro di bambino, un bel miscuglio di cromosomi della madre e del
padre ed io capivo che non si stava ancora rendendo chiaramente conto di
quella immane tragedia.
Mi chiese con un filo di voce tremolante.
- Nonna, perché sei così sporca e perché e per quanto tempo dovremo rimanere
in questo brutto posto e dormire per terra senza il mio lettino e senza i
miei giocattoli? -
Francisco aveva fatto delle domande semplici e lineari ma io pensai che le
mie risposte non sarebbero state assolutamente chiare ed esaurienti e che
anzi gli avrei risposto cercando di ingannarlo nel tentativo di non acuire
ancora maggiormente, in lui, quello spavento represso che avevo sentito nella
sua voce.
- Ascoltami caro, - riuscii a mala pena a balbettare, - il buon Dio ha voluto
metterci alla prova ed insieme a noi vuole vedere come si comporterà tutta la
gente della Terra. Ci conviene essere buoni e pazienti ed in ogni caso
pensare, soltanto, che Nostro Signore vuole in primo luogo salvare le nostre
anime, il Bene più prezioso che possediamo. -
- Vedrai che questo brutto periodo passerà velocemente e che noi tutti,
infine, Lo loderemo e Lo
ringrazieremo di averci donato la vita. -
Avevo parlato a mio nipote come un predicatore, non credendo una sola parola
di quanto avevo detto, tuttavia l’unica consolazione che ebbi, fu che
Francisco si era improvvisamente calmato.
In quel momento e soltanto in quel momento, riflettendo pessimisticamente
sulla morte ormai vicina a noi tutti, riuscii a capire perché gli uomini
avessero inventato i vari “ Credi “ religiosi fin dall’inizio dei tempi
storici e forse ancora prima.
Era stata una grande invenzione, paragonabile a quella della ruota, quello
che avevo ignorato durante tutta la mia vita ed ancora da quando mi ero messa
a fare la Docente di Filosofia del Diritto.
Mi ero scagliata troppo contro il Pensiero Religioso della gente comune
ignorando, a causa delle ignominie dei peggiori ed autorevoli rappresentanti
di ogni Credo religioso, il bene che tanti in nome di un Dio avevano fatto
all’umanità.
Erano tutti da lodare quelle persone che attraverso il faticoso ed anche
doloroso meccanismo della pratica quotidiana non avevano perduto il loro
tempo inseguendo chimere razionali come invece avevo tentato di fare io, ad
eccezione del periodo in cui avevo fatto qualcosa di concreto nel mio
volontario esilio sulle impervie Ande cilene.
Anche la mia carriera politica in quei momenti mi appariva come una inutilità
assoluta ed altrettanto assurdo era stato credere di poter cambiare il
destino dell’uomo che da sempre era stato già scritto dalla stessa natura
impenetrabile.
Non c’era stato mai un solo saggio oppure un pensatore che, vagando con la
mente tra l’ateismo più totale e l’idealismo etico più spinto, avesse capito
come poter vincere la paura della morte se non ricorrendo a futili idee
transumane, oppure totalmente materialistiche.
Soltanto il Cristo aveva avuto il coraggio, sulla croce, di chiedere al Padre
Suo il perché lo avesse abbandonato.
Esisteva un motivo per quel presunto abbandono oppure no?!
L’uomo stesso si era formato ed aveva iniziato prima a parlare e poi ad
ideare per il caso e la necessità come aveva scritto un grande biologo
francese e poi aveva costruito e voluto che il proprio fine, quello della
procreazione, fosse primario ma la fine non poteva essere attribuita a
nessuno se non al proprio imperscrutabile destino.
Quantificando il tempo che avremmo potuto sopravvivere in quelle condizioni,
raggiunsi la convinzione che in meno di un mese saremmo morti tutti quanti.
Dovevo, per forza, cercare di fare qualcosa e perlustrare ampiamente quel
posto.
Chiesi l’aiuto di mio figlio, di Danny, del mio ex marito Jack e del figlio
che aveva avuto con Elisabeth, Thomas dando il compito di sorveglianti, in
particolare per Francisco, ad Elisabeth ed alla sorella di Thomas, Hillary
oltre che a mia nuora Carmen che invece avrebbero dovuto restare nella
caverna e tutto al più cercare, nella parte meno esterna della grotta, se ci
fosse al di sotto della superficie qualcosa di commestibile o qualche
sorgente d’acqua sotterranea.
Lo scopo era di rendersi conto se, intorno a noi, vi fossero altri
sopravvissuti o qualche altro luogo idoneo alla vita.
L’aria era cupa ed a mala pena potevamo raggiungere le nostre fuoristrada
abbandonate ad un paio di centinaia di metri su uno spiazzo sassoso.
Provammo a metterne in moto il motore e stranamente vi riuscimmo.
Con estrema cautela iniziammo a spostaci verso il mare, molto lentamente e
con estrema prudenza e fu Danny che, a non più di un chilometro dalla costa,
vide per terra migliaia di pesci putrefatti ma anche noci di cocco
sparpagliate tutto intorno.
Quasi senza speranza provammo a romperne alcune con delle asce che avevamo
con noi e meravigliosamente vedemmo che i n ciascuna di esse c’era contenuto
una specie di latte che io per prima, assetata, bevvi anche per sperimentare
su di me l’effetto che mi avrebbe provocato.
Dopo esserci resi conto che quel liquido non mi uccideva né mi provocava
danni evidenti, caricammo sulle nostre Auto la maggiore quantità di quel
prezioso frutto e soltanto dopo più di quattro ore, stracarichi, ritornammo
alla nostra caverna felici e speranzosi.
Durante la nostra assenza Carmen ed Hillary avevano scavato nella zona più
umida del nostro rifugio scoprendo un gran numero di scarafaggi, di grilli e
di vermi annidati lì sotto.
Ce lo dissero con grande ribrezzo ma noi rispondemmo che era stata una grande
fortuna perché avremmo in seguito potuto mangiare sia gli uni che gli altri.
Erano state sufficienti quelle povere cose da noi scoperte per modificare
l’umore generale e per dare alla speranza una piccola possibilità di
sussistere dal momento che, tutta la situazione, avrebbe potuto essere molto
peggio.
Potemmo anche, allora, lavarci il viso per la prima volta e con parsimonia,
con l’acqua minerale portataci appresso ma era bastato questo per sorridere.
Il giorno dopo organizzammo una seconda sortita spingendoci, questa volta, in
direzione opposta al mare. L’intenzione era quella di osservare cosa vi fosse
sulla strada pan americana che tre giorni prima avevamo in qualche modo
percorso.
Avevamo preparato un piano preciso tale da vedere e contemporaneamente non
essere visti nel timore di suscitare un caos enorme se qualche sopravvissuto
ci avesse notati.
Non c’era in noi nessuna solidarietà per altra gente. Egoisticamente dovevamo
pensare in primo luogo a non morire noi, cosa possibile se fossimo stati
scoperti perché era logico che ognuno l’avrebbe pensata alla stessa maniera.
D’altro canto non sapevamo nemmeno se qualche altra persona fosse viva e se
su quella strada vi fossero auto, torpedoni o camion incastrati gli uni con
gli altri.
Ci appostammo con i nostri fuoristrada su una collina brulla e tutta bruciata
come se fosse stata incendiata da lancia fiamme. Con un binocolo guardammo in
direzione della pan americana ma con grande sorpresa vedemmo soltanto un
unico fuoristrada bloccato in mezzo alla strada.
Immediatamente cambiammo direzione e raggiungemmo quella autovettura
solitaria.
Lì, trovammo un uomo ed una donna svenuti, giovani e probabilmente marito e
moglie, perché lei era evidentemente incinta e portava come l’uomo la fede
all’anulare della mano sinistra.
Io e mio figlio con l’aiuto di Jack tirammo fuori dall’auto i due e li
adagiammo dentro una delle nostre vetture, cercando di introdurre qualche
goccia d’acqua nelle loro bocche dopo avere con molta delicatezza bagnato.
con dell’acqua minerale, i loro volti.
Quei due parvero riprendere i sensi ed a quel punto, dopo avere preso dalla
loro macchina sei grosse taniche di benzina, ritornammo alla nostra base
felici di avere salvato, per il momento, le loro vite.
Potevano avere soltanto quaranta anni in due e la ragazza meno di venti, ma
il nostro pensiero fu immediatamente quello di vedere se quel figlio
nell’utero della donna fosse ancora vivo essendo lei sicuramente al nono mese
di gravidanza.
Spogliammo la giovane donna, che nel frattempo aveva ripreso completamente
conoscenza e con dei colpetti sull’addome, ci accorgemmo che il bimbo era non
solo vivo ma vivace negli spontanei movimenti degli arti.
Ci dissero in spagnolo di essere fuggiti dal New Mexico quando era stato dato
dai Media il primo allarme e che avevano fatto un viaggio bestiale e molto
più lungo del nostro attraversando l’Arizona e che per caso erano giunti nei
pressi dello Yucatan dove, senza più un goccio d’acqua, si erano sentiti
carpire dalla morte su quella strada nel punto dove li avevamo trovati.
Josè- Miguel-Carlos ed Evita pur essendo assai deboli fisicamente, riuscirono
a dirci che l’Asia era stata la più colpita dal cataclisma e che sia
l’America del Sud che quella del Nord avevano subito danni meno ingenti ma
sempre enormi specialmente nell’ecosistema ed in tutti i complessi
collegamenti elettrici e telefonici.
Come potemmo, cercammo di farli mangiare qualcosa delle nostre provviste ed
in quel frangente non fummo per nulla avari con quei poveri ragazzi.
Due giorni dopo ad Evita vennero le doglie e noi donne l’aiutammo a partorire
un magnifico maschietto cui demmo all’unisono il nome di Salvador.
Era stata una combinazione strana quel incontro tra la morte incombente su
noi e quella vita che inaspettatamente era sorta inaspettata ed in
particolare fu Francisco colui che ne fu inebriato quasi incredulo di quello
che anche io ritenevo un miracolo.
18
Quindici anni dopo gli Stati Uniti erano tornati ad essere una Nazione ma
erano come un uomo senza gambe e senza braccia.
Umiliati, non da una altra Potenza terrestre ma semplicemente dalle
conseguenze dell’impatto con la coda di una cometa.
Sembrava che la storia, ad eccezione di alcune cose, fosse tornata indietro
per lo meno di duecento anni ed i sopravvissuti vivevano in un mondo che non
avevano mai conosciuto se non sui libri oppure in qualche film.
Tutti i più sofisticati sistemi tecnologici erano soltanto un ricordo lontano
ma i più erano soddisfatti poiché erano ancora vivi e nella maggioranza in
buona salute e continuavano a sposarsi ed a procreare.
C’era voluto quasi un decennio prima di poter essere sicuri che i frutti
della terra fossero tutti nuovamente commestibili e soprattutto l’acqua
purificata.
Fino a quella data la gente aveva bevuto acqua di pozzi profondi e si era
nutrita di tuberi sotterranei e di crostacei, con piccole quantità di carne
di pollame ed uova che stranamente si erano salvati sia dalla estinzione che
dalla contaminazione del materiale stellare.
I pochi capi di bestiame che erano sopravvissuti, equini, bovini, suini ed
ovini per lo più in territori montagnosi, erano stati requisiti in zone
assolutamente inaccessibili e protette e destinati tutti alla riproduzione
con il rischio della pena di morte per coloro che li avessero uccisi per
cibarsene.
L’economia si reggeva unicamente sulla produzione di petrolio e sui suoi
derivati per cui ancora era possibile usare vecchie automobili e vecchi treni
ed aeroplani antidiluviani per spostarsi da un punto all’altro del Paese.
Non c’erano più le importazioni ed ogni Stato viveva come poteva,
arrangiandosi come meglio fosse possibile.
Anche le parole avevano un altro significato dal momento che parlare di
guerre e di rivoluzioni o di fenomeni del tipo di terrorismo internazionale,
che tanti dolori nel passato avevano arrecato al mondo intero, non
significava più nulla.
I vari Stati degli Usa erano governati dagli stessi abitanti in una specie di
assemblea dove, chi comandava, era un Direttorio e ciò perché non era più
possibile avere un Governo Centrale almeno per qualche altro decennio.
Le forze di Polizia erano state potenziate proprio per prevenire le
immancabili proteste del popolo e nello stesso tempo per punire, quasi sempre
con la pena di morte coloro che pensavano di comportarsi da furbi.
Per potere abbreviare quella fase di transizione, si erano centuplicati i
centri di ricerca e le Università ed io avevo un posto di primissimo piano
non più alla Facoltà di Filosofia del Diritto ma in quella, appena creata, di
Sociologia e Diritto del Lavoro nella Rinascita.
La mia famiglia californiana ad eccezione di Jack, morto e seppellito nello
Yucatan per una ferita purulenta trasformatasi in infezione setticemica
gravissima e non curata per la completa mancanza di antibiotici, introvabili
nei posti dove li avevamo affannosamente cercati, si era tutta salvata e dopo
un anno e mezzo rocambolesco vissuto in quella grotta, cui dovevamo cibo
schifoso ma sempre cibo ed acqua che raccoglievamo con infinita pazienza da
una fenditura profonda nel ventre stesso della caverna, eravamo tornati con
molte traversie in California impiegando circa sei mesi per raggiungerla.
Non esistevano più, in altre zone degli Usa, intere città.
Charleston, la città dove ero nata, era stata distrutta da un maremoto
talmente colossale e così improvviso che nessuno degli abitanti, compresi
tutti i componenti della mia famiglia di origine, era sopravissuto e mai più
ritrovato come se la gente fosse stata calamitata e risucchiata dall’Oceano
Atlantico.
Avevo retto a quel immenso dolore per merito di Jack Junior e di Carmen, di
mio marito Danny e della sua famiglia al completo ma anche per la tenerezza
di Elisabeth e dei suoi due figli, di Francisco, oltre all’amore globale di
tutta la famiglia universitaria che non si era dimenticata di me e che ancora
mi onorava e venerava quasi io fossi rimasta tale e quale come mi
ricordavano.
Non era così.
Ero talmente cambiata che nemmeno io potevo pensare di avere fatto in passato
lezioni sull’etica come quelle che erano state poi pubblicate.
Ogni pensiero da me espresso, per onestà, doveva essere rivissuto dopo quanto
successo nel mondo per un segno che il destino aveva voluto che vivessi.
Questo sarebbe stata la mia nuova missione, incredibile ma reale.
Spiegare a quei giovani americani che la sorte aveva salvato, come il
discorso sull’esistenza di un Dio, primo momento dell’Universo, non era poi
così campato in aria e che i nostri avi erano anche nati, sviluppando la loro
intelligenza non solo per un caso, come logica conseguenza del linguaggio, ma
anche per volere di un Essere Supremo Misterioso che mai nessuno avrebbe
potuto conoscere durante la vita.
Perciò attesi che scorressero gli anni che mi mancavano di vivere, non più
nell’ansia e nella determinazione di essere all’altezza di spiegare a me ad
agli altri il mistero dei comportamenti umani qualsiasi essi fossero stati
storicamente, mentre piuttosto desideravo lasciare soltanto un messaggio, il
meno falso possibile, delle traversie della mia vita e di ogni pensiero che
aveva attraversato la mia mente fin da quando ero piccina.
Così, mi accinsi a scrivere un romanzo autobiografico che cento volte
distrussi e riscrissi ma non fui mai in grado di concludere.
Mancava il finale, tanto che non potendo conoscere la verità e la via che la
mia anima, se fosse esistita, avrebbe percorso dopo la mia morte decisi di
consegnare il manoscritto a mio nipote Francisco perché lo concludesse lui, a
suo piacimento, in ricordo della sua nonna dopo la mia dipartita.
Ai miei cari studenti volli che ricordassero la professoressa Nelson per
l’unica cosa, sacra, certa ed irrinunciabile e di cui ero perfettamente
conscia.
Aver centrato col mio pensiero: il dovere della Società di proteggere i
diritti dei lavoratori, in particolare di colore.
Il pensiero di quella gente, che avevo amato da sempre e che aveva creato la
leggenda della Sissy di Charleston, mi era rimasto profondamente nel cuore e
se soltanto fossi riuscita ad essere ricordata per quanto avevo cercato di
ottenere per loro, avrei potuto essere felice di essere nata.
Il mio ideale era stato dunque quasi raggiunto quello che mi aveva legata
alla mia Patria e che ancora credevo, come quando ero solo una ragazza colma
di idealistici sogni, migliorabile nel futuro della nostra generosa e
sorprendente Società che sarebbe divenuta maggiormente matura anche da sola e
naturalmente.
Egoisticamente avrei voluto vivere ancora come vivono gli alberi secolari per
vedere cosa sarebbe avvenuto nel mondo negli anni avvenire.
Almeno mi fosse stato concesso di vedere ancora ed all’infinito i crepuscoli
e le stelle della nostra Galassia, che da quattro miliardi e mezzo di anni
avevano fatto compagnia al Creatore chiunque esso fosse.
Non avevo paura della morte ma solo del buio che l’accompagna. Ora volevo
vedere la luce fino all’ultimo minuto e fino all’ultimo secondo della mia
vita.
Non fui accontentata nemmeno in questa esigenza perché persi la vista per una
malattia alla retina incurabile e questo fu il modo con cui, più serenamente
possibile, potessi accettare la morte.