ARMANDO ASCATIGNO

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KAPPA TI (Romanzo)

KAPPA TI
(C) 2002 ARMANDO ASCATIGNO - TUTTI I DIRITTI RISERVATI

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CAPITOLO PRIMO




A Wickenburg, a due passi in linea d’aria da Black Canyon City, Bill Calvin si era sdraiato sulla branda della sua roulotte sotto un ventilatore sistemato in alto sotto il tetto, cercando un minimo di refrigerio in quel pomeriggio di inizio di Luglio che gli pareva l’anticamera dell’inferno.
I fumi d’alcool, dei due barattoli di birra che erano stati il suo pranzo, contribuivano a cancellare in Bill gli ultimi residui di forza che gli erano rimasti, mentre si sentiva sprofondare in uno stato di sonnolenza che tuttavia non poteva essere chiamato sonno.
Una voce di donna lo fece sobbalzare.
- Pezzo di merda, - udì distintamente nell’orecchio sinistro,- che fai tu sopra quello schifo di lenzuolo che puzza di piscio e di sudore?-
-Alzati, lavati e vattene una volta per sempre a cercare KAPPA TI. -
Bill si alzò di scatto, si stropicciò con le mani madide di sudore gli occhi, si mise un dito nel condotto uditivo sinistro e non sentì più niente.


Bill Calvin era arrivato in Arizona un paio di anni prima appena a ventitré anni, solo con la sua roulotte e con tanta voglia di fare fortuna.
Aveva provato a fare mille mestieri, dal garzone di bottega al distributore di benzina a Phoenix, dal barman all’accompagnatore turistico di quei pazzoidi che volevano emozioni forti da raccontare poi, a vacanze terminate, nelle città in cui vivevano durante tutto l’anno.
Era un ragazzone alto e robusto, bruno di carnagione e di capelli e dal volto simpatico per il sorriso che spesso gli illuminava il volto e quel piccolo mazzetto di dollari, che si era portato appresso dall’Arkansas e che ormai stava scemando a vista d’occhio proprio a causa del lavoro sempre saltuario e mal pagato che fino a quel momento era stato obbligato a fare.
Bill non aveva voluto andarsene da Wickenburg perché almeno lì aveva qualche amicò e diversi conoscenti, mentre aveva timore di andare a vivere in qualche città della costa occidentale.
Il motivo era molto semplice. Non avrebbe voluto diventare un piccolo delinquente da quanto aveva saputo dai racconti di anziani, della cittadina del luogo che lo ospitava, che parlavano di storie di estrema miseria e povertà.tra coloro che vivevano emarginati dal benessere.
Il West era invece generoso con coloro che fossero già provvisti di un sacco di dollari, di titoli di studio o di professioni remunerative e che si crogiolavano nel denaro tanto da rappresentare l’elitte assoluta della California straricca.
Bill non era tra i fortunati. Apparteneva alla classe degli uomini che si devono arrangiare per vivere, non aveva titoli di studio di nessun genere ed era figlio di poveri contadini ma possedeva una eccezionale capacità di apprendere ogni genere di cose che gli capitavano nella vita.
Era un autodidatta, forse anche un intellettuale ed aveva, imparando da solo a leggere e scrivere, una vera marea di libri di qualsiasi genere dai quali aveva attinto prima e sviluppato poi una propria teoria sulla vita, che immaginava totalmente diversa da quella di ogni giorno, vedendola e giudicandola inutile orologio conta minuti e conta giornate tutte uguali e monotone
In realtà Bill era un giovane ambizioso e male si piegava a svolgere mansioni da manovale oppure agricole andando in giro per la regione con la sua vecchia Ford e con la sua ormai fracassata roulotte, unico angolo privatissimo nella quale non portava mai nessuno, tanto meno donne pseudo amiche o puttane.
Era come se odiasse tutte le femmine del mondo, retaggio questo dell’astio verso sua madre e sua sorella, persone molto ignoranti ed attaccate a quel pezzo di terra dove erano nate e dove sarebbero morte senza lasciare nulla di sé a nessuno e conseguentemente, secondo Bill, inutilmente vissute.
Il più grande desiderio di Bill era quello di vivere una vita piena di esperienze, magari breve ma stracolma di emozioni e di passioni, talmente intensa da arrivare alla fine dei suoi giorni con la convinzione di non averla dissipata nel nulla


Richard Sanders lo vide fuori dalla roulotte, sullo spiazzo provvisto di una pompa di acqua corrente mentre si lavava accuratamente, con addosso soltanto un paio di mutande a quadrettoni colorati.
Richard aveva anche lui, sul terrapieno dove ambedue avevano posto la loro dimora, una macchina ed una roulotte.
- Che fai Bill con chi ti devi vedere stasera?-
- Con nessuno, con chi pensi dovrei uscire?-
I due si fissarono negli occhi e gli sguardi, incrociandosi, svolsero il compito di un muto colloquio.
Gli occhi castano-chiari di Richard presero a sorridere, come a chiedere una qualsiasi spiegazione.
-Va bene, Richard, voglio confidarmi con te. Ho udito mentre mi trovavo sulla branda, mezzo addormentato, la voce di una donna che mi ordinava di andarmene da qui in un posto o chissà cosa altro, per trovare qualcosa che abbia il nome di KAPPA TI. -
- Forse ho avuto una allucinazione uditiva ma il fatto è che farò ciò che mi ha detto quella voce che ho interpretato come il fiato della mia coscienza. -
Poi continuò,- che ne diresti di venire con me. Qui né io né te riusciamo a battere un chiodo, che è un chiodo, sta a vedere che mettendo insieme quelle poche migliaia di dollari che ancora abbiamo di riserva riusciamo a sfangare da questa situazione. -
Richard rimase di stucco ben ricordando che una simile proposta gliela aveva fatta lui qualche mese addietro e che Bill si era rifiutato di muoversi.
Anzi egli si era stupito della risposta perché molte volte avevano parlato delle prospettive lavorative di quei posti assolutamente negative.
Richard aveva circa la stessa età di Bill, era il contrario di uno scansafatiche, aveva un fisico atletico, capelli biondi ed era completamente astemio. Anche lui teneva gelosamente da parte un paio di mila dollari, raccimolati con notevoli sacrifici, ma in particolare ammirava e stimava Bill per la sua cultura e per la volontà che dimostrava ogni qualvolta si metteva in testa di rinnovarsi e migliorare.
I due non potevano essere considerati amici per la pelle ma solo veri amici, Individui che riuscivano ad andare sempre in sincronia, quasi fossero fratelli gemelli.
Pochissime erano le volte che uno dicesse all’altro che sarebbe stato meglio non essersi mai incontrati, anzi avveniva esattamente il contrario, considerando come la natura li avesse fatti così dissimili ma allo stesso tempo identici per quanto entrambi si aspettassero dalla vita.
-Sai che ti dico,- sparò con voce allegra Richard,- andiamocene di corsa da questo melmoso posto, tanto siamo giovani ed in qualche modo riusciremo a sopravvivere e forse ad essere protetti dalla fortuna. Che tu abbia sentito veramente quella voce o meno me ne frega proprio meno di zero, quello che è importante per me è essere insieme. -


Mentre i due giovani si stavano accordando sul come muoversi e dove andare, nella Riserva Indiana degli Apaches a nord dell’Arizona tra i secolari alberi di pini ed abeti, che il Governo aveva concesso a quelle tribù in segno di gratitudine per aver accettato la superiore autorità degli USA, si stava svolgendo una grande festa tribale contemporanea a quella in onore dell’Indipendenza,.che interessava tutti gli Stati Uniti.
Erano ormai lontanissimi i tempi in cui essi incutevano terrore, per la loro volontà di sfuggire alle ferree leggi di colonizzazione americane, che avevano disseminato di morti la regione a causa dell’abilità estrema degli Indiani a difendersi con la guerriglia tramandata da padre a figlio.
Ma di una altra prerogativa, ora che vivevano tranquilli e protetti, erano ancora famosissimi.
Era una eredità che derivava dall’assorbimento parziale religioso della cultura Pueblo e che conservando ancora un alone magico, rappresentava la maggiore attrazione per piccoli gruppi turistici che li andavano a cercare volendosi stupire.
Disegnavano sulla sabbia e poi emettevano le loro più o meno veritiere sentenze alle quali quasi tutti credevano ciecamente.
Alcuni Apaches avevano la fama di poter indovinare il futuro della gente ma costoro erano più difficilmente avvicinabili se non portando loro doni costosi o che piacessero particolarmente.


Bill e Richard, alla fine di una fitta discussione, ebbero entrambi una sorta di premonizione.
Si sarebbero recati l’indomani per iniziare come se tutto fosse uno scherzo, partendo con il fresco in piena notte, dai capi Apaches per farsi predire il futuro, avrebbero portato con sé due casse di birra, che Bill conservava nel bagagliaio della sua Ford, nella speranza che si sarebbero accontentati vedendoli giovani e poveri e giocando sulla loro golosità.
Durante il viaggio, sulla vecchia auto di Bill, Richard cominciò a fantasticare su cosa gli anziani Indiani avrebbero potuto raccontare.
- Io penso che quelli,- disse sornione,- ci racconteranno un sacco di balle pur di sbronzarsi con la nostra birra. -
-Non credo,- affermò invece Bill,- in fondo è gente onesta e se non vedranno nulla nei loro disegni nella sabbia ce lo diranno con la loro atavica serietà e schiettezza. Immagina cosa significherebbe per noi se ci dicessero cosa vuol dire KAPPA TI?-
-Sarebbe proprio una bella fortuna,- rispose Richard,- risparmieremmo un sacco di tempo e fra qualche giorno potremmo partire definitivamente da Wickenburg con le nostre macchine e le loro piccole e sgangherate casette. -
All’alba, quando il sole iniziava il crepuscolo nel cielo limpido e si vedevano ancora le stelle lentamente scomparire come se fossero pronte ad andare a dormire , tra le cinque e mezzo e le sei, i due giovani si ritrovarono a meno di venti miglia dalla Riserva.
E quando ebbero la possibilità di contattare alcuni Indigeni ben vestiti, apparentemente addetti alle pubbliche relazioni chiedendo loro di metterli in contatto con gli anziani che cercavano, era già l’imbrunire perché Bill e Richard avevano dovuto fare un giro quasi completo della Riserva.
Mangiarono qualcosa in una specie di spaccio ed attesero l’ora dell’appuntamento un pochino ansiosi.




.CAPITOLO SECONDO




Entrarono, come era stato loro detto, verso le dieci di sera in una casupola tutta di legno e tappetini, sufficientemente ampia da ospitare anche cinquanta persone rimanendo sbalorditi dal momento che lì dentro c’erano soltanto tre Indiani ed una donna che armeggiava ai fornelli a gas liquido.
Dei tre uno era piuttosto giovane e molto muscoloso mentre gli altri due si presentarono a Bill ed a Richard come i più anziani del villaggio.
Avevano sicuramente più di ottanta anni ed entrambi un volto pieno di rughe profonde ed uno sguardo fiero che tradiva l’orgoglio della propria razza, tuttavia fu il più alto dei due, quello che mostrava sul corpo seminudo vecchie e probabilmente .gloriose cicatrici, colui che in un buon inglese si rivolse ai due ospiti.
- Come state giovanotti ,- iniziò senza sorridere e facendo intendere di aver gradito il loro dono,- ho saputo che avete bisogno del mio aiuto. -
Richard si tolse l’orologio da polso e glielo porse con un bell’inchino.
Egli sapeva come quell’oggetto fosse molto gradito in generale agli Apaches e per rompere il ghiaccio, Bill si mise a raccontare.
- Noi sappiamo delle tue capacità divinatorie e vorremmo conoscere una tua interpretazione di un disegno che ti preghiamo di offrire ad entrambi noi due-
-.Stiamo cercando qualcosa che abbia a che fare con il nome KAPPA TI,- aggiunse serio Bill osservando il volto dei due anziani,- e siamo molto curiosi se voi poteste aiutarci a riguardo. -
- Vorremmo poi sapere se nella nostra vita, che fino ad adesso non è stata molto favorevole, ci sarà un po’ di fortuna. -
Bill e Richard sembravano veramente due poveri diavoli, stanchi e venuti da un lontano mondo assolutamente idiota ed esigente con chi deve risolvere i veri e vari problemi della vita.
Come due bambini venuti alla luce senza averlo chiesto a nessuno e che si trovano in balia di una società piena di regole e leggi e che non sanno se è giusto o meno comportarsi seguendo il buon senso, oppure lasciarsi andare agli istinti primordiali, quei due giovani erano stati trascinati in quel luogo da una sola speranza.
Essere o non essere se stessi dipendeva solo da ciò che avrebbe detto il più vecchio dei due Indiani.
Questi, in silenzio e solo con un gesto verso i due giovani, uscì seguito dall’altro Indiano di mezza età e da quello che sembrava essere il vice ma non secondario capo della tribù.
Fuori erano accesi dei fuochi ed una spianata di sabbia brillava alla luce della falce di luna nel cielo nitido e colmo di stelle.
Contemporaneamente i due vecchi Indiani, cantando una litania a bassa voce, cominciarono a disegnare strane figure nella sabbia immacolata.
Fu allora che il vecchio capo parlò.
- Ragazzi,- disse con voce ferma e con una sicurezza che pareva venirgli da un altro pianeta,- KAPPA TI esiste realmente ma per trovarla dovrete sottoporvi ad una infinità di prove anche molto difficili. La troverete un giorno, quando avrete ubbidito soltanto al vostro cuore senza mai tentennare o scendere a compromessi di nessun genere. Non dovrete mai essere falsi o scendere a patti con la vostra coscienza di uomini e dovrete stare sempre lontani da quello che gli americani giustificano con il loro spregiudicato puritanesimo e moralismo. -
Infine concluse affermando.
- Se seguirete queste regole sarete molto fortunati e felici ma tutto dipenderà da voi e vi voglio dare un ultimo consiglio: spostatevi continuamente come bravi cacciatori e troverete la vostra KAPPA TI. -
Gli Indiani abbracciarono calorosamente Bill e Richard e dissero addio a tutti e due.


I due giovani amici erano rimasti da prima sbalorditi da tutto quel fiume di parole, in quel quadretto molto surreale, ma poi passata la sorpresa cominciarono a discutere su tutto quanto era loro capitato e man mano cominciarono a riflettere su quello che i due vecchi Apaches avevano profetizzato.
- E’ stato davvero formidabile il vecchietto. Per un orologio, che tra parentesi mi è costato sessanta dollari, penso che poteva inventarsi qualcosa di più originale o per lo meno più personalizzato. -
- Io invece,- rise Bill,- credo che qualcosa di importante lo abbia detto ed in particolare quello di prendere il largo da questo lurido posto e di girovagare attraverso l’America fino a trovare per lo meno una località che ci metta in pace con noi stessi. -
- Può o non può essere il Paradiso che entrambi aneliamo di trovare, può o meno chiamarsi KAPPA TI ma almeno forse sarà la nostra fortuna,.perché è probabile che noi due potremmo sviluppare le nostre potenzialità che credo immense. -
Bill Calvin concluse le sue divagazioni dando un cinque all’amico, poi i due si misero a dormire tranquilli perché avevano progettato di partire molto presto il giorno dopo, praticamente sparendo da Wickenburg.


La primissima meta di Bill e Richard fu quella di attraversare l’Oklahoma senza un preciso obbiettivo, seguendo il versante meridionale, che almeno Bill non conosceva affatto mentre era stato diverse volte nel tavolato settentrionale.collinoso e facente parte della Great Plains Region.
Già da ragazzo Bill aveva una grande passione per quello Stato di cui aveva sentito dire un gran bene per le gigantesche piantagioni a sud, che lo costellano, gran parte delle quali coltivate a granturco, di cui era goloso.
Avrebbero risolto parzialmente anche il problema della fame perché anche se avessero mangiato soltanto pannocchie non sarebbero certamente morti per denutrizione.
Poi quella non era la stagione dei tornado ed il tempo clemente poteva permettere ai due giovanotti di riposare come e quando avessero voluto e desiderato,.con temperature inferiori ai trenta gradi Celsius, di giorno e molto fresca di notte in quel mese di luglio.
Sarebbero passati anche seguendo la latitudine meridionale in zone montuose non molto elevate ma sicuramente corroboranti d’estate.
Si erano messi in viaggio un pochino depressi poiché lasciare quei luoghi, che in fondo conoscevano perfettamente, sembrava facile ma in realtà era anche triste.
Difficilmente sarebbero tornati in Arizona e questo era stato un buon motivo per rivedere una ultima volta la Petrified Forest, anche perché avevano deciso di percorrere la 40 per attraversare il New Mexico ed il nord del Texas dove si fermarono per riposare un poco ad Amarillo.
Lì in un saloon videro come fosse diversa la vita tra i texani, gente schietta semplice e cordialissima, amichevole ma un tantino troppo impulsiva che prima agisce e poi pensa.
Nello sterminato Texas, Bill e Richard sarebbero sicuramente tornati ma il programma era quello di recarsi nel profondo sud di quello Stato, una volta che si fossero stancati di vivere nell’Oklahoma.
L’intenzione in quel momento era di trovare un posto vivibile nei pressi del fiume Rosso e poi decidere.




CAPITOLO TERZO




Così avevano fatto.
Il Red River rappresenta il confine meridionale dell’Oklahoma ed al di là del fiume c’è il ricchissimo Texas geloso delle sue prerogative e della sua legge inflessibile nei riguardi di coloro che pensano di farla franca con la Giustizia.
Richard era un bravo ragazzo ma in un passato lontano era stato tentato da un gruppo di amici proprio nel Texas a Dallas, dove si era recato in cerca di lavoro, di cercare di fare soldi velocemente con le automobili.
A quell’epoca il ragazzo aveva appena compiuto i diciotto anni e non era in grado di scindere il lecito dall’illecito, non solo, ma neppure di scegliersi le compagnie giuste da quelle sbagliate ed aveva avuto notizie di essere ricercato per appartenenza ad una vera banda di delinquenti..
Nessuno lo conosceva né di nome né di fatto tuttavia la polizia si era interessata a lui pur non rintracciandolo mai.
Così quando Richard si era sentito in pericolo, avendo una sola volta rubato una Dodge su ordinazione di un altro sbandato come lui, aveva avuto una stramaledetta paura ed era scappato da Dallas andandosene di corsa in Arizona.
Bill non conosceva questi precedenti dell’amico ed era stato proprio Richard a raccontargli quanto era capitato cinque anni prima nel Texas.
Era avvenuto quando si erano fermati con le loro roulottes nella zona che avevano prescelto e che era piaciuta a tutti e due alla periferia ovest di Durant vicina al fiume e vicinissima al confine dello Stato.
Si trattava di un terreno pieno di faggi e ricco di spazi erbosi profumato.
Per arrivarci erano passati da Lawton dove avevano fatto un sacco di provviste di generi alimentari e dove si erano informati su Durant e dintorni.
I negozianti erano stati molto gentili ed avevano consigliato i due, in maggioranza, di fermarsi nella loro città oppure di proseguire ancora verso sud-est dove le possibilità di lavoro stavano divenendo esplosive per la scoperta di nuovi giacimenti di petrolio.
La parola petrolio aveva fatto presa sia su Bill che su Richard e così avevano scelto quel luogo, dove era possibile permanere con le auto e con le roulottes non essendovi nessun divieto da parte del sindaco, che aveva interesse ad aumentare le anime di Durant, alla ricerca di nuove braccia per lavorare ai recentissimi giacimenti dell’oro nero scoperti a qualche chilometro dalla parte orientale della città.


-Ascoltami attentamente,- affermò Bill il giorno dopo vedendo l’amico un tantino triste per la confessione fatta la sera precedente,- di quello che ti è capitato a Dallas non me ne frega niente, anzi ho apprezzato molto la tua sincerità. Quello che invece per me è assolutamente necessario sapere è come tu sia adesso perché mi fido di te come ti ho conosciuto negli anni vissuti insieme in Arizona. -
-Sono un bravo ragazzo,- replicò Richard con il volto rabbuiato dal pensiero che Bill avesse perduto la stima che sempre gli aveva dimostrato,- se vuoi te lo giuro e ti do la mia parola d’onore. -
Bill non poté fare a meno di sorridere ed a quel sorriso gli occhi dell’amico si illuminarono improvvisamente di gioia.
-Per nulla al mondo ti prometto sarò un poco di buono,- disse con estrema determinazione,- e la nostra amicizia diverrà sempre più salda, forte ed indistruttibile. -
Bill non volle sentire altro in quel momento. Tutti e due avevano bisogno, soli come erano, di sentirsi come fratelli e come fratelli affettuosi si abbracciarono.


Nei pressi del boschetto di faggi, di lì a pochi giorni, scoprirono diverse case ad un piano con giardino e cominciarono a fare conoscenza con i loro vicini.
C’erano moltissime persone che erano arrivate lì, come loro, diversi anni prima e quasi tutta quella gente aveva fatto la propria fortuna a Durant, chi con il commercio e chi lavorando in molti altri modi, ognuno soddisfatto del proprio lavoro e del proprio reddito.
Molti si erano sposati ed avevano avuto parecchi figli, dopo avere con notevoli rinunce, acquistato con un mutuo la casa in cui vivevano.
In pratica essi rappresentavano un po’ tutta l’America e molte altre Nazioni erano presenti con le loro tradizioni in quel luogo.
Sembrava quasi che stessero realizzando con il loro lavoro e con la loro volontà di progredire il sogno americano magari in scala ridotta ma mai ottenuto prima.
Bill e Richard avevano trovato, prima di quanto pensassero, un ottimo lavoro in una compagnia petrolifera. Avrebbero guadagnato mensilmente almeno il quadruplo di quanto avessero potuto incassare in un mese di duro lavoro in Arizona.
In un negozio vicino alla sua roulotte Bill aveva conosciuto la seducente diciannovenne figlia del proprietario del negozio, molto graziosa di nome Tina, che aveva nel suo sangue un filone ispano che le proveniva dalla madre, una bella signora venezuelana, sposata con un puro sangue americano di Trenton nel New Jersey,
Tina era bella come solo gli incroci di razze diverse riescono ad essere.
La pelle vellutata e gli occhi nerissimi, dallo sguardo talmente profondo che perforava l’anima, erano così splendidi che Bill ne era rimasto incantato già la prima volta che l’aveva vista.
Quando parlava o sorrideva, la ragazza metteva in mostra due file di denti bianchissimi e regolari ed una bocca che secondo Bill era solo da baciare.
Egli immaginava cosa potesse esserci sotto quel vestitino leggero ed estivo attraverso il quale poteva solo intravedere un seno procace, una vita sottile ed un paio di gambe lunghe che terminavano con caviglie sottili e piedi talmente piccoli, che sembrava impossibile appartenessero ad una donna alta e slanciata sufficientemente, da raggiungere quasi il metro e settantacinque, dieci centimetri in meno della statura di Bill.
Ai genitori di Tina quel giovanotto, che aveva preso l’abitudine di entrare nel loro negozio a comprare qualcosa quasi ogni giorno, era simpatico in particolare per la sua educazione ed anche per il modo di fare garbato oltre che sicuro quando parlava di cose che mostravano chiaramente la sua preparazione meticolosa su un mucchio di argomenti diversi.
Bill faceva un corteggiamento pulito a Tina e la ragazza ne era felice in modo talmente palese che, dopo qualche settimana il signor Kappaspring cioè il papà di Tina, avendo osservato una certa timidezza nel giovane, gli disse ridendo..
-Senti giovanotto se ti va di parlare con mia figlia non è necessario che ogni volta che tu entri nel mio negozio devi comprare per forza qualcosa. -
-Se continui a spendere tanti soldi qui non sarai mai in grado di portare mia figlia a divertirsi con tanto di mio permesso. -
A Bill non sembrò vero di udire quelle parole e da quel momento cominciò non solo ad essere invitato spesso a cena dalla signora Carmen e da Tina ma soprattutto ad uscire con la ragazza.
Bill Calvin si era pazzamente innamorato e Tina non era da meno, anzi lei soffriva se per qualche giorno Bill non si faceva vedere.
I baci che si davano erano tremendamente appassionati e quando Bill cominciò a toccarla si era immediatamente accorto che il suo sopito erotismo iniziava ad essere difficilmente controllabile.
Il problema era che mai Bill avrebbe approfittato della ragazza certamente più debole di lui nel resistere a quelli impulsi


Anche Richard aveva conquistato il cuore di una bella figliola ma il suo era un rapporto non così palese come quello di Bill.
Di notte prima di coricarsi per dormire si raccontavano ogni cosa delle loro storie amorose e non nascondevano nulla l’uno all’altro.
Tutti e due capivano che quelle non potevano essere considerate delle semplici avventure e che col tempo avrebbero dovuto decidere sul daffarsi mentre contemporaneamente non avrebbero dovuto scordare il motivo principale per il quale erano giunti in quel posto.
L’affetto che ora li univa era profondo, quasi un fatto palpabile ed ambedue non avrebbero tradito l’amico per una stupida avventura e solo un compromesso, elaborato assieme, sarebbe stato possibile per non rovinare tutto ciò che avevano cominciato a costruire insieme.
La promessa che si erano fatta era che in ogni caso non avrebbero percorso l’itinerario della loro vita separatamente e ciò sarebbe successo sia se fossero rimasti da soli oppure assieme alle loro donne.
Alcune settimane più tardi ebbero la conferma di quanto avevano previsto.
Sia Tina che Melany, la ragazza di Richard, avevano fatto capire ai due giovanotti che il loro più grande desiderio era quello di sposarsi e di costruire una vita insieme a loro.
-Che dobbiamo fare,- domandò Richard a Bill,- sono preoccupato ma anche molto innamorato della mia Melany e non so come potrò vivere senza di lei. E’ di una bellezza divina e poi è pazzamente cotta di me. -
-Anche per me esiste lo stesso problema,- esclamò l’altro. - io non voglio perdere Tina per nulla al mondo!-
-Facciamo loro una proposta,- suggerì Bill,- chiediamo a tutte e due di sposarci ad una unica condizione, quella che dovranno seguirci ovunque decideremmo di andare a vivere. -




CAPITOLO QUARTO




Quando Bill parlò con Tina, accarezzandole i morbidi e corti capelli neri, dicendole quanto l’amasse e quanto avesse bisogno di lei mentre la solare e giovane ragazza gli si stringeva tra le braccia, come una pianta di edera tenerissima, le chiese d’un tratto.
- Amore mio so che vuoi sposarmi ed è questo anche il mio desiderio perché oltre ad amarti io ti desidero e ti adoro, ma sei sicura che faresti qualsiasi sacrificio per il nostro futuro?-
Tina lo guardò fissando il suo sguardo e come al solito il giovanotto si sentì spogliato di tutto quanto potesse tenerle nascosto.
-Cosa intendi,- proruppe come se fosse stata ferita nell’orgoglio di donna innamorata,- che forse io debba darti una superiore prova d’amore per dimostrarti quanto bene ti voglio? O forse pensi che non sia capace di rinunce e di avere una vita felice senza la protezione della mia famiglia?-
Bill aveva immediatamente capito di avere completamente sbagliato l’approccio all’argomento e velocemente affermò con un tono di voce dolce e suadente.
-Cosa dici mai , mia tenerissima ed ingrata fanciulla!-
Solo l’ironia avrebbe troncato quel primo bisticcio.
Bill ne era sicuro perché conosceva bene l’impulsività ma anche la vivace intelligenza di Tina.
Abbracciandola proseguì.
-Ascoltami, tesoro mio. Quello che ti ho detto prima è solo una idiozia, tanto sono sicuro del tuo amore ma riguarda in particolare ciò che io desidero dalla vita in senso filosofico. Non rinuncerò mai a te, ma neppure a quanto mi aspetto dal vivere: una sorta di rivalsa per tutto quello che ho sofferto in passato da quando sono venuto al mondo. -
Un velo di lacrime coprì allora gli occhi a mandorla di Tina.
-Scusami se non ho capito cosa volevi dire. Noi ci sposeremo qualsiasi fossero le condizioni che la vita ci imporrà, con pazienza e con il tempo e senza fretta aspetteremo insieme il momento opportuno. -
Era quanto Bill voleva sapere da quella donna che lo faceva impazzire di desiderio tanto che nel dormiveglia la immaginava sempre nuda a letto con lui a fare all’amore..


Il sole si era coperto da un denso strato di nuvole nere proveniente da nord-est e contemporaneamente, in un attimo, una pioggia violenta in contemporaneità a fulmini e tuoni fece del prato una enorme pozzanghera.
Quel temporale estivo, di mezzo pomeriggio, ebbe il potere di riportare alla realtà sia Melany che Richard che si erano nascosti dietro una frondosa siepe al riparo di occhi indiscreti.
- Ripariamoci in quel casolare,- disse, con tutto il fiato che gli era rimasto, l’uomo interrotto nell’ amoreggiare da quel putiferio di acqua che pareva non essere pioggia ma enormi secchiate d’acqua.
Melany era rimasta sdraiata per terra completamente fradicia e con grande meraviglia di Richard sorrise ed esclamò.
- Che bella domenica, non ti sembra amore mio che non scorderemo mai più questa giornata! Sarà una cosa che racconteremo ai nostri figli. -
Melany era anche in quel frangente la solita inguaribile romantica di sempre. Non poteva in nessuna occasione dimenticare la sua natura di ragazza di razza irlandese e profondamente cattolica.
Tutti e due i suoi genitori erano venuti dall’Irlanda all’epoca delle grandi emigrazioni dopo la guerra mondiale contro il nazismo e da New York erano venuti a vivere ed a lavorare in quello Stato essendo entrambi abili coltivatori di cotone.
Avevano acquistato una fattoria di medie dimensioni, non lontano da Durant, tanto che in una sola mezzora la si poteva raggiungere dal luogo dove i due amici avevano, per così dire, piantato le tende.
Tra Richard e Melany esisteva una grande differenza di censo ed anche di fisico perché lei aveva tutte le prerogative delle donne irlandesi.
Piena di minuscole lentiggini la sua pelle era di un colore bianchissimo e gli occhi erano così blu che parevano avere il colore dei laghi di montagna.
I capelli rossi e lisci le davano un aspetto di bambina cresciuta in fretta e molto forte, tanto che Richard alcune volte aveva avuto timore delle sue reazioni. C’erano una infinità di contrasti tra i due ed erano proprio quelli che li avevano fatti innamorare perdutamente.
I due giovani facevano all’amore con cautela da quando si erano appena conosciuti ed il bello era che tutte le domeniche Melany si confessava e si comunicava.
Il loro matrimonio era così sicuro che Richard non parlò mai con la sua donna di tutti i dubbi di Bill. Loro due sarebbero rimasti insieme per tutta la vita e lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per accontentare il suo bellissimo innamorato anche se il cattolicesimo di lui era all’acqua di rosa e molte volte Melany avesse pensato che Richard fosse mezzo ateo o per lo meno assai lontano dalla sua religiosità.


Sei mesi erano ormai passati da quando si erano trovati in Oklahoma quasi per caso seguendo soltanto il loro istinto.
Il bilancio, a Natale, era più che positivo per Bill Calvin e per Richard Sanders e per quanto riguardava il lavoro e per tutto ciò che concerneva la loro vita sentimentale.
Non si trattava più di decidere se si fossero sposati o meno ma soltanto quando i matrimoni avrebbero dovuto essere celebrati e già le due coppie fantasticavano progettando in che mese del prossimo anno ciò sarebbe accaduto.
Li avrebbero celebrati nello stesso giorno e non dal Sindaco ma in Chiesa come era il desiderio di entrambe le ragazze e questa era stata la loro prima promessa sia a Tina che a Melany.
I genitori delle ragazze erano felici della piega che aveva preso l’incontro tra le loro bambine, come usavano dire, ed i due giovani venuti dalla lontana Arizona e si erano anche tanto affezionati a quei due che li consideravano già come due figli acquisiti.
Pur tradizionalisti come erano non aveva dato loro fastidio il fatto che essi avessero parlato di progetti futuri, nell’eventualità probabile che fossero poi partiti verso altre destinazioni, come con sincerità i quattro avevano fatto loro intendere.
Anche se maturi di età essi avevano nella loro mente l’idea, del tutto americana, che i giovani dovessero essere coraggiosi e cercare in qualsiasi posto fosse loro gradito, il tentativo di proseguire il cammino per realizzare una piena soddisfazione in questa vita e se possibile una vera felicità.
Non sarebbe loro mancato un sostanzioso aiuto economico e si erano ripromessi di vedersi almeno una volta all’anno o d’estate o d’inverno per stare un poco insieme e per le donne, per baciare e coccolare gli eventuali nipotini.
Bill e Richard avevano finalmente una vera famiglia con le loro donne e con i futuri suoceri e non mancavano mai di essere gentili con quelli e di trattarli veramente come si fa con il proprio padre e la propria madre.
Era poi quello che ai due era mancato da giovanissimi ed uno dei fattori che li aveva spinti, ancora impreparati, ad andarsene in giro per l’America quando sarebbe stato meglio rimanere nei loro posti di origine per farsi le ossa.
Sia Richard che Bill erano stati molto precoci, ma il loro modo di essere era approvato dai genitori di Tina e di Melany perché invece a loro, un tantino invidiosi, forse era mancato tutto quel coraggio che in verità bisognava avere per vivere con tutta l’ambizione che si può possedere solo quando si è molto giovani


Con il lavoro ai pozzi petroliferi alla fine di Aprile, quando ormai era scoppiata la primavera, i due amici, che continuavano a raccogliere in un fondo comune tutto il denaro guadagnato, possedevano più di ottantamila dollari.
Erano molto soddisfatti ed a quel punto pensarono che fosse arrivato il momento di sposare Tina e Melany con una grande festa alla quale avrebbero partecipato tutte le persone care e tutte le amiche delle due belle ragazze.
Anche i rispettivi genitori non stavano più nella pelle per la gioia di vederle così contente e con estrema delicatezza vollero fare a ciascuno di essi un grosso regalo, due bellissime automobili ai maschi e due favolosi corredi alle loro figliole con l’aggiunta, per ognuna di esse, di una grossa somma di denaro talmente notevole che le due prossime sposine non vollero sul momento nemmeno accettare.
Furono le mamme a convincerle dicendo che quei soldi erano stati messi da parte da loro stesse e che in ogni caso se li meritavano.
Quanto a Bill e Richard, essi pensarono di vendere le loro vecchie auto e con esse le vecchie roulottes.
Nelle ultime giornate prima del matrimonio furono ospiti dei rispettivi suoceri e poi, dopo le nozze, le due coppiette avrebbero vissuto nelle loro rispettive case prese in affitto, dal momento che non sarebbero rimasti ancora molto tempo a Durant, ma vicinissime tra loro.
Erano due appartamenti sufficientemente ampi, provvisti di camera da letto con bagno e di ogni altro confort.
Il primo giorno di Giugno i quattro convolarono a nozze nella bella chiesa cattolica di Durant ed anche chi li conosceva appena si commosse nel vederli belli e felici iniziare l’esistenza di due nuove famiglie americane.


Già da molti mesi prima del matrimonio Richard aveva visto che Bill, nel poco tempo che gli rimaneva libero e molto spesso di notte, passava lunghe ore sui libri ed in particolare su quelli tecnici che riguardavano le auto da corsa
La cosa non lo incuriosiva molto dal momento che da quando lo aveva conosciuto Bill era sempre stato un vero maniaco della lettura di ogni genere di argomenti, tuttavia non lo aveva mai visto divorare decine e decine di trattati sulle auto da corsa.
Che Bill fosse innamorato di quel tipo di macchine lo sapeva da molto tempo tanto che l’unico divertimento che essi si prendevano quando vivevano in Arizona era quello di correre con i karts in molte piste di quello Stato.
Ridevano come matti quando combattevano in pista e quello era sempre stato l’argomento principale delle loro chiacchiere nelle lunghi notti insonni di Wickenburg.
Man mano che i mesi passavano Bill, trascurando un pochino Tina, aveva preso l’abitudine di fermarsi dopo il lavoro in una officina di riparazioni e di preparazione di motori spinti il cui proprietario era stato in gioventù un buon pilota nelle corse rally.
In breve, le cose furono chiare a Richard soltanto poco prima del loro matrimonio quando un giorno Bill si rivolse all’amico dicendogli.
-Ti ho tenuto segreta una cosa dei miei pensieri che si è fissata sulla possibilità futura di andarcene, invece che nel Texas, nell’ Ohio a Dayton dove so che esistono molte possibilità redditizie nel mercato delle auto da corsa e se uno è anche fortunato e bravo può pure essere ingaggiato da qualche scuderia. -
Te lo immagini,- sorrise,- io e te piloti da corsa!-
Richard che era un vero bambinone pronto ad ogni cambiamento che lo facesse divertire a quel punto rispose esplodendo in una fragorosa risata.
-Altro chè, sarebbe una vera pacchia per me, potermi fregiare di un qualche titolo che dimostrasse a tutto il mondo che il più bravo tra noi due sono sempre stato io!-






CAPITOLO QUINTO





Passarono ancora diversi mesi prima che i quattro giovani prendessero la decisione di lasciare le cose certe di Durant per quelle incerte, che non potevano nemmeno immaginare, di un nuovo luogo in cui vivere e lavorare.
Bill e Richard avevano discusso centinaia di volte su cosa fosse maggiormente conveniente per le loro due famiglie ma infine decisero insieme di andare a tentare la fortuna tra Indianapolis e Dayton.
Anche le rispettive consorti non vedevano l’ora di cambiare aria, erano stanche del solito ambiente ed avevano pensato che a nord si potesse stare meglio che nel caldo Texas, dove in un primo momento ancora quando di matrimonio non se ne parlava minimamente Bill e Richard avevano detto che si sarebbero trasferiti.
Immaginavano la loro vita molto più piacevole di quella che avevano trascorso a Durant prima di incontrare i due giovani dei quali si erano innamorate. Poi in ogni caso, se le cose fossero andate storte nel nord, tutte e due avrebbero potuto contare sull’ aiuto rispettivo delle mamme e dei papà che già erano rattristati per la loro partenza.
L’unico fatto reale era il continuo parlare tra loro di come sarebbero cresciuti i loro figli per i quali già fantasticavano prestigiosi Colleges e carriere luminose.
Tina e Melany avevano già da molto tempo simpatizzato l’una con l’altra, ma in quel periodo, erano divenute talmente amiche che passavano intere giornate insieme raccontandosi anche i più reconditi e segreti pensieri.
Sembravano, pur così dissimili fisicamente e caratterialmente, quasi gemelle nelle preferenze e nelle precedenze con le quali volevano condire la loro vita e mai avevano avuto una sola parola di critica per ciò che l’altra facesse o pensasse.


Quando fu il momento di andarsene tutti e quattro non vollero che quella partenza sembrasse, ai genitori delle ragazze, un addio.
Li salutarono semplicemente, come se andassero via per una brevissima vacanza, ma non si dimenticarono di ringraziarli per tutto quanto avevano fatto per loro e così quando le.due macchine furono cariche si diressero verso Oklahoma City e poi percorrendo la “44” raggiunsero rapidamente Springfield. La stessa strada li portò a St.Louis attraverso lo stato del Missouri e qui dopo essersi riposati per un paio di ore si misero sulla “70”, giungendo infine ad Indianapolis, percorrendola verso nord-est.
Qui andarono a dormire in un bellissimo Hotel a quattro stelle e passarono
una notte di fuoco.
Il giorno dopo sarebbero giunti alla meta prefissata che distava pochissimi chilometri dalla più grande città dell’Indiana.
Dayton infatti, oltre il confine con l’Ohio, li attendeva con tutte le grandi officine di macchine da corsa che splendevano in cerca di acquirenti quasi tutte destinate a famose scuderie.


Una delle virtù più eccelse e recondite che Bill possedeva era la creatività, ma una seconda palese era la capacità di eseguire disegni tecnici di alta precisione con grande abilità.
Negli ultimi tempi a Durant aveva cominciato a disegnare, per puro diletto, magnifiche carrozzerie di macchine da corsa talmente originali che anche egli si meravigliava di come gli uscissero dalla matita così esattamente identiche rispetto a ciò che aveva immaginato nella sua mente fantasiosa.
Tina aveva visto quelle creazioni di modelli, su fogli da disegno numerati, ed era stata la prima persona che in vena di entusiasmo gli aveva detto con affetto ed ammirazione che era sprecato per quel lavoro faticosissimo ai pozzi di petrolio.
Nemmeno Bill riusciva a capire da chi e come avesse ereditato quella abilità che egli stesso capiva essere un dono della natura ed ancora più aveva iniziato a fantasticare di poter un giorno realizzare quei modelli ed altri ancora, nella realtà di un mondo in cui doveva per forza di cose vivere e produrre.
Con più convinzione quIndi aveva insistito con Tina e l’altra coppia amica di andare a cercare fortuna a Dayton.
Era grande l’aspettativa di Bill, non comunicata a nessuno, che il suo avvenire sarebbe stato legato al nome di quella città che dai libri di storia sapeva come fosse stata dedicata al generale J.Dayton e che doveva la sua fortuna alla posizione strategica come nodo di comunicazione stradale e quIndi ferroviario tra il Marjland e l’Illinois ai tempi della guerra civile ed al fiume Miami che la attraversa.
Bill sapeva inoltre che la città non era una megalopoli, cosa che non avrebbe mai potuto sopportare, ma un centro di mezzo milioni di anime e che sorgeva in una zona collinare alta, un paio di centinaia di metri.
Per quanto fortemente industrializzata, era vivibile con una importante Università che le dava particolare lustro per gli studi su nuovi motori di aeroplani a reazione e di conseguenza su speciali motori di automobili e rispettive carrozzerie.


Quando giunsero a Dayton misero subito in esecuzione il piano che già precedentemente avevano progettato come prioritario.
Si trattava di trovare una abitazione sufficientemente grande per ciascuna coppia che però non potevano acquistare se non avessero avuto, sia Bill che Richard prima, un buon lavoro.
L’Agenzia immobiliare comunque aveva fatto un offerta ai novelli sposi che era sembrata accettabile.
Avrebbero dato in affitto due appartamenti nella stessa casa appena finita di costruire in una ottima posizione, con una maggiorazione sul mensile scontato, se essi avessero preso un impegno con la stessa Agenzia di aver intenzione di acquistare i due appartamenti in quel momento ancora non venduti,
In cambio essi non solo, acquisivano per due anni diritto di prelazione, ma inoltre la maggiorazione data per l’affitto sarebbe poi stata calcolata come anticipo di acquisto.
Sembrava una specie di scommessa ottimistica, un augurio di ben venuti, un riconoscimento dell’ottima impressione che essi avevano dato alla direttrice della Agenzia.
Appena visti gli appartamenti, Bill e Richard in perfetto accordo con le mogli, firmarono il contratto e brindarono con una bottiglia di champagne, offerto dalla direttrice, all’avvenire che sicuramente sarebbe stato roseo.


Nei giorni successivi, arredate le case compito che essi avevano dato alle donne, cominciò la ricerca del lavoro ed anche delle possibilità che questo rappresentasse veramente un salto di qualità e contemporaneamente la prova del nove che Bill e Richard, avessero realmente le capacità e l’abilità di realizzarsi.
Avevano stabilito che ognuno sarebbe andato in giro per proprio conto a cercare quello che la piazza industriale e commerciale del luogo offrisse riguardo ogni possibilità di lavoro.
Avevano anche pensato che ciascuno avrebbe scelto liberamente, senza essere condizionato dalla presenza dell’altro, in modo da essere certo e completamente Indipendente sull’avvenire che preferisse.
A Wright Field, dipendenza urbana di Dayton per il settanta per cento off limits esistendo lì una zona appartenente all’aeronautica militare dove si sperimentavano i nuovi caccia bombardieri degli Usa, Richard ebbe la possibilità di scoprire la Scuola Automobilistica Taylor per chi volesse perfezionarsi nella guida estrema, quella che in realtà veniva frequentata da giovani piloti di auto da corsa.
Così Richard istintivamente non solo pensò ma subito si iscrisse al corso della durata di quaranta giorni, dal costo di quattro mila dollari il migliore in senso assoluto, perché aveva deciso che finalmente per la prima volta in vita sua avrebbe avuto un Diploma riconosciuto in tutti gli States.
Non sapeva come avrebbero reagito Melany e Bill.ma stranamente pensò che non gliene sarebbe importato niente se invece di guadagnare, in quel frangente, avesse speso un sacco di soldi
L’importante era per lui realizzare il primo sogno attuabile della sua breve e modesta esistenza.
Aveva una idea precisa ed anche se quel Diploma avesse comportato dei grossi sacrifici anche di tempo, in quanto ogni giorno le lezioni teorico-pratiche duravano dodici ore, sarebbe andato avanti perseguendo il motivato pensiero di rinnovarsi che era stato il motivo associato a quello del Diploma che lo aveva spinto ad entrare nella “TAYLOR”.
Era un segretissimo pensiero ed era quello che lo aveva accompagnato a seguire Bill a Dayton.
In seguito Richard avrebbe tentato di entrare, come pilota, nel mondo delle corse sicuro come era di essere un ottimo pilota e che la scuola lo avrebbe raffinato in modo perfetto


I casi della vita talvolta risultano davvero al limite dell’incredibile perché anche Bill in quella giornata aveva preso una decisione irrevocabile.
Quando era uscito di casa aveva messo in una borsa tutti i suoi disegni futuristi riguardo le carrozzerie delle auto che aveva disegnato a Durant, senza che Tina sapesse il perchè.
L’intento era stato quello di cercare un lavoro in una squadra di bolidi da corsa e realizzare anche lui un sogno che aveva sempre coltivato, il sogno di divenire famoso per i suoi modelli.
Bill era andato in giro per tutta la giornata inutilmente. Tutte le scuderie erano ampiamente provviste di disegnatori e qualche proprietario lo aveva anche preso in giro chiedendogli, con ironia, se fosse laureato in disegno oppure in ingegneria e se avesse qualche referenza o precedenti in campo automobilistico.Altri poi gli avevano chiesto se conoscesse tutto sulla galleria del vento e sulle differenze tra il carico aerodinamico e quello stabilizzatore.
Nel pomeriggio inoltrato Bill stava per concludere il suo giro moralmente abbattuto come un cane bastonato quando vide, ad un paio di chilometri da casa, un grande capannone senza nessuna insegna e sul piazzale antistante a quello alcune autovetture nuove ma grezze di cui, per quanto conoscesse in pratica ogni modello delle case automobilistiche americane e straniere , non fu in grado di riconoscerne la provenienza.
Incuriosito entrò e grande fu la sua meraviglia accorgendosi che dentro c’era un uomo con i capelli grigi arrabattarsi intorno ad una macchina sportiva di estrema eleganza.
Bill, avvicinandosi all’uomo e salutandolo con un semplice buona sera al quale quello rispose con un freddo che vuoi ragazzo, esclamò.
-Accidenti, signore , che meraviglia di macchine costruisce, non avrei mai immaginato auto del genere. -
-Che ne sai tu di auto. - rispose quello appena girato il capo verso Bill.
-Ben poco,- rispose e senza attendere ulteriori domande dell’uomo disse. -
-Non sono laureato in nessuna disciplina inerente a macchine sportive o da corsa, non conosco che ben poco sulla galleria del vento ma ho qui con me dei disegni da me creati che forse potrebbero interessare. -
L’uomo che stava sdraiato sotto l’avantreno della macchina si tirò su e dopo essersi lavate accuratamente le mani prese i disegni di Bill e cominciò ad esaminarli con interesse e con gran cura.
Alla fine apri la bocca e nella meraviglia totale di Bill disse.
-Caro ragazzo ho cercato per tutta la vita un essere umano che sapesse disegnare auto come le tue e non lo ho mai trovato. Io sono uno che conosce l’elettronica molto bene e che costruisce motori assai potenti ma mi manca un creativo di talento per le carrozzerie. Se la mia esperienza vale ancora qualcosa penso proprio che finalmente l’ho mai trovato. -
-Se avrai tanto desiderio di riuscire,- aggiunse lentamente,- ed avrai tanta voglia di sgobbare allora da questo momento sei assunto in esclusiva da me. Il contratto lo firmiamo subito e per il momento ti darò, oltre che l’esclusiva sul marchio della carrozzeria con tutti i diritti di legge, anche cinquemila dollari al mese a partire da domani.
Bill rimase interdetto. Che cosa avesse visto quel brav'uomo in lui non riusciva a capirlo ma felice ed inebriato dalla proposta firmò il contratto subito dopo.
Che sapesse il fatto suo era evidente ma quel volerlo accaparrare così di corsa non se lo sarebbe aspettato mai.
Il signor Robert King gli aveva poi confidato che da ventanni, cioè da quando ne aveva trenta, stava cercando di vincere ad Indianapolis
Fino ad allora non ci era riuscito perché aveva voluto fare tutto da sé, ma che adesso pur non essendo un visionario, aveva visto la loro vettura sfrecciare per prima nella prestigiosa corsa fottendo tutte le Ford , le Jaguar, le Honda ed anche tutte le macchine europee da competizione.
Robert King era ricco di famiglia e quello era il suo hobby e non c’era nulla da preoccuparsi per il denaro.
L’ottimismo di Robert era stato contagioso e così Bill, che ben sapeva di guadagnare molto meno che a Durant nei pozzi petroliferi, sentì che qualcosa di molto positivo si era mosso nella sua vita.


Melany e Tina li avevano attesi ben oltre l’orario che loro due avevano immaginato potessero fare per la cena preparata insieme a casa di Bill, tanto che sia l’una che l’altra cominciarono ad essere preoccupate e Tina con un po’ di broncio disse.
- E bravi i maritini almeno una telefonata la potevano fare, cominciamo bene la vita a Dayton, mia cara e speriamo che ci portino almeno buone notizie. -
- Non te la prendere, amica mia,- affermò la rossa,- stai tranquilla che almeno le corna io sono certa che non ce le hanno messe, almeno ciò vale per me, dopo la nottata che ho fatto passare a Richard mi sono molto meravigliata che questa mattina sia stato in grado di alzarsi.Credo che lo stesso discorso valga anche per te se ti conosco bene. -
Melany era riuscita a strappare un sorriso all’amica ed in quel preciso momento i due, che sapevano come le mogli potevano essere in ansia, entrarono in casa tutti sorridenti.
Tina fu la prima che letteralmente si tuffò nelle braccia di Bill finalmente appagata nel rivederlo, mentre fu Richard che baciò appassionatamente la sua provocante Melany, prima che quella potesse fiatare.
- Credo che dovreste avere una fame da lupi,- interruppe le effusioni, scherzosa Tina,- vi abbiamo preparato una cenetta coi fiocchi specialmente a te Richard. -
L’uomo capì che Melany aveva raccontato tutto della notte precedente a Tina e fece buon viso a cattivo gioco affermando.
- Spero che abbiate pensato anche alle condizioni di stress di Bill che mi sembra non si regga più in piedi. -
Tutti e quattro si misero a ridere prima di accennare alcunché riguardo al motivo per cui erano usciti presto al mattino,
Fecero l’una di notte fra le domande delle donne incuriosite e le risposte sempre precise e piene di entusiasmo degli uomini.
Il mattino successivo avrebbero dovuto alzarsi presto e sia Melany che Tina splendevano di gioia nel capire che i sogni di Bill e di Richard ben presto avrebbero potuto divenire realtà.





CAPITOLO SESTO





Il giorno successivo, alle otto e trenta precise, Bill Calvin entrò nel capannone del signor King e trovò l’uomo già a lavoro nel suo piccolo ufficio modernamente arredato nel quale spiccava un potentissimo computer.già acceso.
Robert King si alzò in piedi appena vide Bill e dopo che i due si furono salutati con una calorosa stretta di mano disse.
- Caro Bill non ti deve sembrare strano ma da oggi sarai alle dirette dipendenze del signor Lewis, il miglior carrozziere sulla piazza di Dayton, che ti insegnerà l’ABC del mestiere da come si ripara manualmente un auto incidentata alle moderne tecniche di riparazioni. -
- Lavorerete insieme in quell’altro capannone dietro a questo dove comincerai a farti venire i calli alle mani.anche se ho percepito che un po’ di calli te li sei fatti venire con i lavori che hai fatto finora. -
Sorrise, volendo dimostrare al giovane di averlo ben inquadrato dal primo momento, e di seguito aggiunse.
- Lewis, che ancora non è venuto e che imparerai a conoscere molto bene, è un uomo robusto che ha più anni di me ma certamente è più forte di me con un fisico ancora possente dal momento che praticava molto egregiamente il football americano finchè non si sfondò un ginocchio a soli venticinque anni divenendo conseguentemente un po’ zoppo. -
Bill Calvin era stato ad ascoltare in silenzio ogni parola di quell’uomo che sembrava sapere esattamente cosa volesse da chi lavorava con lui.
Poi iniziando a parlare affermò,- signor King farò con la massima attenzione tutto ciò che ha detto e vedrà che il primo ad essere soddisfatto sarà proprio lei. -
Il signor King lo interruppe bruscamente e gli disse,- da questo preciso istante chiamami semplicemente Robert e dammi del tu. -
Poco dopo entrò in quell’ufficio un uomo alto almeno due metri che con una calorosa e possente stretta di mano salutò tutti e due, già informato telefonicamente da Robert di Bill.
Lewis era un simpaticone come si poteva già intravedere dal suo faccione bonario ed eternamente sorridente anche se la sua dentatura era priva di alcuni elementi anteriori che gli deturpavano il bel sorriso degli occhi e degli angoli della bocca.
Lewis, che di soprannome veniva chiamato “il buon Tedy”, prese sottobraccio Bill ed insieme se ne andarono nell’altro territorio fondamentale della fabbrica, quello della carrozzeria.
Strada facendo si rivolse a Bill,- ti garantisco ragazzo che imparerai da me il mestiere come meglio non si può. Il resto dipenderà solo da te se, come dice Robert, sei un fenomeno avrai modo di dimostrarlo con la più assoluta Indipendenza creativa, specialmente oggi come oggi che tutti vanno dietro alle solite mode fritte e rifritte. -
Iniziò così per Bill la prima giornata di duro lavoro in un campo che Bill non conosceva affatto ma che sentiva sarebbe stato il solo suo lavoro futuro dedicato alla creazione di modelli innovativi di carrozzerie.
Era come vestire delle belle donne, le donne erano i motori di Robert King il sarto sarebbe stato lui Bill Calvin.


Erano passati diversi mesi da quando Bill e Tina avevano messo le radici a Dayton assieme alla coppia amica.
Tutto procedeva per il verso giusto, con Tina sempre più condiscendente nel seguire i sogni di Bill e nell’accontentarlo in tutte le sue piccole manie tra le quali quella di non mettere al mondo ancora figli per il semplice motivo che la cosa sembrava prematura.
Tutti e due ne avrebbero accolto con gioia anche più di uno, ma la vita e la saggezza di Bill soprattutto avevano suggerito con perfetta simbiosi che gli impegni, dovevano precedere il loro più che sano egoismo di coccolare un figlio o una figlia.
Tina poi non doveva fare un grossissimo sacrificio in quanto tutte le attenzioni e le premure di Bill sarebbero state per lei, appagata in tutti i modi da lui.
I baci e le carezze che riceveva in continuazione invece di saziarla parevano solamente un aperitivo di ciò che avrebbe ricevuto se si fosse comportata come egli la desiderava accondiscendente e sempre tenera amante.
Tina tuttavia si sentiva un tantino sola e non le bastava la compagnia di Melany, con la quale passava molte ore delle giornate, anche lei in attesa di Richard impegnatissimo con alcune scuderie nelle prove di collaudo di bolidi.
Richard era stato assunto con un ottimo ingaggio da Agenzie di un certo nome di Indianapolis e questo era avvenuto successivamente all’ottimo risultato ottenuto nella Scuola Taylor dove non solo aveva ricevuto il Diploma, cui teneva tanto, ma anche era risultato il migliore del corso.
Melany in qualche caso lo aveva accompagnato quando Richard era stato costretto a rimanere per più giorni ad Indianapolis.
Tutto questo aveva fatto pensare a Tina di riprendere a lavorare nel settore che meglio conosceva che era quello del commercio alimentare.
Bill non avrebbe voluto che sua moglie lavorasse anche lì dopo aver passato tutta la gioventù nel negozio del padre a Durant, ma per farla contenta alla fine aveva accettato la sua decisione, con un compromesso che avesse fatto un lavoro soltanto part-time.
Così la signora Calvin venne assunta in un negozio elegante vicino a casa dove si vendevano solo primizie e cibi di importazione tutti doc.


Melany invece era rimasta subito incinta. Il carattere tutto fuoco della moglie di Richard aveva avuto buon gioco rispetto all’equilibrio razionale di lui.
Non aveva, cattolica osservante, voluto udire ragione riguardo all’uso di contraccettivi lontani una eternità dalla propria educazione irlandese.
Si sentiva distante altrettanto dalla comune mentalità americana che non era riuscita ad assorbire che parzialmente, pur statunitense verace fino al midollo, non potendo cancellare il patrimonio cromosomico atavico che infine la rendeva così rara, dolce, determinata e tanto appetibile.
Melany era fatta così e spesso diceva che chi l’amava o le voleva bene doveva accettarla e prenderla o lasciarla.
Era di una bellezza talmente disarmante ed originale, e lo sapeva, che non era ormai più gelosa per niente delle altre donne che avevano cominciato a gironzolare attorno a Richard, da quando questi era diventato un pilota di automobili da corsa.
Le dava solo un po’ fastidio che gli sponsors volessero fotografarlo vicino alle vetture sempre assieme a splendide miss.
Una sola volta gli aveva chiesto.
- Dimmi la verità, per che cosa mi tradiresti amore mio?-
Richard era stato velocissimo nella risposta e con uno sguardo da furbo aveva affermato,-solo se potessi vincere cinque volte ad Indianapolis, di seguito!-
Era stata sufficiente quella risposta per fare di Melany la donna più felice del mondo.
Melany era seguita da uno dei più bravi ginecologici di Dayton che attraverso alcuni esami ecografici aveva annunciato che la gravidanza era al quarto mese, che il feto era perfetto e che il sesso era quello di una femminuccia. Inoltre lo stato di salute di Melany era quanto di meglio si potesse pretendere, con una sola raccomandazione che non facesse sesso troppo spesso a causa di una lieve retroversoflessione dell’utero, cosa che si sarebbe corretta da sola con il progredire della gravidanza.
La notizia rabbuiò lo spirito allegro di Melany e così lei aveva imparato a soddisfare il marito con altre metodiche, ogni volta diverse, che la sua immaginazione fantasiosa le suggeriva.
Richard aveva capito il problema ed un giorno le disse con tutta la tenerezza di cui era capace.
- Melany, amore mio, ti voglio fare un giuramento sacro. Non ti devi preoccupare per me, io ti sarò sempre fedele finchè Dio non ci separerà. -
Melany si era talmente commossa a quelle parole che da quel momento non ebbe più la minima ansia riguardo alla vita sessuale del marito e trovò in se stessa la forza di non esagerare più, riguardo la preoccupazione di soddisfare ad ogni costo il presunto eccessivo erotismo del marito che avrebbe certamente pensato, prima di ogni altra cosa, al loro infinito amore, .bello e pulito, come l’acqua di una sorgente.
I suoi baci erano sempre dolcissimi e pieni di passione ma non volevano dire altro a Richard, se non quanto non avesse potuto vivere senza di lui nemmeno un minuto se egli oltre che amarla non le avesse voluto tutto il bene del mondo.
Melany era soprattutto una semplice bambina e così Richard sentiva che l’avrebbe per sempre considerata.


- Signora Tina Kappaspring ?,- Chiese un giorno, alle cinque pomeridiane un giovane garzone di bottega citofonando al portone di casa dove l’etichetta portava il cognome Calvin.
- Le devo consegnare qualcosa , le dispiace aprire?-
Tina non si aspettava quella citofonata e poi come mai Bill non l’aveva avvisata dell’ordine che sembrava avesse dato a quel ragazzo?
D’ altro canto chi altro poteva conoscere il suo cognome da ragazza, a parte i datori di lavoro che solo da mezzora aveva lasciati all’emporio, se non soltanto Bill?
Tina aprì il portone e poi si mise ad attendere sull’uscio di casa.
Alcuni minuti dopo un ragazzo con un enorme mazzo di rose rosse bussò alla porta.
Tina gli mise in mano tre biglietti da un dollaro e con vero stupore aprì la missiva che accompagnava le rose.
- “Alla mia KAPPA TI con amore”,- lesse stupita e meravigliata, come mai era stata in vita sua, che Bill le avesse mandato quelle stupende dodici rose Indirizzandole non semplicemente a Tina ma alla gentile signora Tina Kappaspring.
Non volle telefonare al marito immediatamente perché preferiva attenderlo ancora per qualche ora per gustare da sola la sorpresa.
Non c’era da festeggiare nulla di importante quel giorno: non era il suo compleanno, né l’anniversario del matrimonio e nemmeno quello del giorno in cui si erano conosciuti per la prima volta e che lei ricordava benissimo.
Erano passati solo ventisei mesi da quando aveva conosciuto Bill ed era bellissimo che il suo uomo l’avesse voluto omaggiare con quel mazzo di fiori, ma la curiosità del perché di quel gesto la divorava.
Tina sapeva quanto Bill l’adorasse ma quella era stata assolutamente la primissima volta che l’aveva commossa, con un gesto che pure la sua fantasia incredibilmente fertile non aveva previsto.
Alle ventuno e trenta precise rientrò a casa Bill.
- Allora,- disse baciandolo appassionatamente, -mi vuoi raccontare cosa volevi dirmi e che cosa significa?-
- Amore mio, - riuscì a dire con tenerezza, - ho avuto una idea non prevista mentre stavo studiando al lavoro l’ultimo modello sperimentato e che ha avuto l’approvazione della commissione responsabile delle nuove auto da corsa, sia per ciò che riguarda i motori che per quello che concerne le carrozzerie. -
- Su apparato motoristico ed elettronico di Robert King, ho montato una formidabile carrozzeria del tutto originale, che è stata premiata come la migliore degli ultimi due anni tanto che hanno voluto che la certificassi, con un nome e la brevettassi, con annessi diritti. -
Poi sorridendo aveva detto a Tina che l’aveva battezzata con le prime lettere del suo cognome e nome, che poi non erano altro che quel nome inseguito da quando era stato nella Riserva Indiana ed anche prima e che credeva essere un luogo.
La “ KAPPA TI “ con cui ormai la sua macchina si sarebbe chiamata in tutto il mondo non era altro che l’abbreviazione di Kappaspring Tina.
La voce che aveva udito, una volta, nella sua vecchia roulotte era stata una premonizione ed il vecchio Indiano aveva visto giusto nel suo disegno sulla sabbia.
La KAPPA TI era stato sempre con lui da quando era giunto a Durant ed aveva incontrato la sua bella moglie.
La felicità di Bill era palpabile come quella di Tina ed il fatto inatteso continuava a vagare come una stella cometa nel loro firmamento.
Solo Richard e Melany erano ancora all’oscuro di tutto.
Richard aveva avuto qualche giorno di riposo e proprio quella sera si trovava a Dayton probabilmente a casa vicino alla sua donna.
Bill prese il telefono, fece il numero dell’amico e gli disse.
- Fate una cosa, venite a casa mia a cena, vi vogliamo vedere per annunziarvi una bella notizia. Abbiamo già messo nel frigo una bottiglia di ottimo Don Perignon riservato per una grande occasione. -
Poi aggiunse,- più occasione di questa non penso che capiterà spesso, quIndi non cercate nessuna scusa ed arrivederci a presto. -
Richard ebbe solamente il tempo di esclamare,- ma allora anche Tina è incinta - che Melany gli strappò dalle mani la cornetta del telefono ed euforica mitragliò Bill con una scarica di auguri che cessarono solo quando Tina, che a sua volta aveva sentito il dialogo attraverso la “viva voce” disse,- non sono incinta ma la novità è più importante ancora. -
Dopo aver pronunciato un caldo “ci vediamo” la conversazione finì e Bill e Tina cominciarono a preparare la tavola.
Fecero le ore piccole a parlare fitti, tra loro quattro, di come sarebbero divenuti famosi.
Bill si raccomandò con Richard.
-Non devi prendere più impegni a lungo termine con nessuno, perché sarai tu il pilota che la KAPPA TI porterà in trionfo con una schiacciante vittoria ad Indianapolis. -
-Io e Robert King abbiamo già deciso, visto il nome che da solo ti sei fatto diventando il collaudatore più celebre che il mercato offre a Dayton, diventerai la nostra prima guida della scuderia “King-Calvin” e quando avremo trovato i più ricchi sponsor, cosa certissima, guadagnerai anche tu cifre da capogiro. -
Bill e Richard erano ubriachi, non di Champagne, ma delle prospettive future che si erano spalancate nella loro vita per merito di entrambi e soprattutto per la fede che avevano avuto, in Arizona, di trovare con certezza la loro KAPPA TI.





CAPITOLO SETTIMO





Quando nacque la bambina di Melany, Richard aveva ottenuto sia il permesso di assistere al parto che quello di posticipare di una settimana le ultime prove della KING-CALVIN, in vista della gara ad Indianapolis dove e la KAPPA TI ed egli stesso si sarebbero confrontati con i più famosi piloti specialisti delle corse Indy e con le più famose Marche mondiali.
In sala parto Richard per poco non svenne quando dal ventre di Melany vide sbucare sua figlia.
Quel tipo di emozioni erano assai diverse da quelle che provava in corsa, qui non era stato capace di ragionare con freddezza, lì in ogni occasione era stato sempre in grado di tenere tutto sotto controllo alla perfezione.
Alla nascita, la neonata gli era sembrata un mostriciattolo ma subito dopo che l’ostetrico e le infermiere neonatali ebbero finito di starle attorno per darle un aspetto presentabile, facendola apparire un essere pulito e profumato, Richard si sentì tanto emozionato che non potè fare a meno di piangere di felicità
Si strinse a Melany accarezzandola dolcemente, la baciò con tenerezza e le disse .sorridendo.
- Ti rendi conto, tesoro, che adesso abbiamo un'altra bocca da sfamare?-
Quello era il suo modo di sdrammatizzare ogni situazione commovente ed anche Melany apprezzava quello speciale modo di fare.
Alcuni minuti più tardi l’infermiera consegnò alla novella mamma quella pupetta che tranquilla pareva proprio una bambola con le ciglia rossicce e lunghissime come quelle della madre.
- Hai visto che brava sono stata,- riuscì a mormorare con un filo di voce Melany,- dimmi adesso a chi assomiglia nostra figlia. Speriamo che abbia preso molto da me. -
- Guarda,- continuò,- come è bella, sembra un angioletto,- aggiunse con un nodo alla gola,- come suo padre. Per me è sufficiente che mi assomigli nel carattere e che tu l’amassi come mi hai sempre amato. -
Erano due sposi complementari fatti l’una per l’altro, chiunque li avesse osservati anche superficialmente lo avrebbe capito, ormai nessuna cosa al mondo avrebbe potuto separarli.
Solo raramente Melany pensava al mestiere pericoloso del suo Richard ma era convinta che le sue preghiere alla Madonna non sarebbero rimaste inascoltate .
Gli aveva regalato molto tempo prima una collanina d’oro con una medaglietta della Madonna di Loreto che, in Italia, si diceva proteggesse tutti i piloti, sia quelli degli aerei che quelli delle macchine da corsa e Richard non se la levava mai dal collo in particolare quando indossava la tuta da corsa.
Melany l’aveva voluta battezzare subito in Clinica ed in pieno accordo con Richard avevano chiamata Mary.
Dopo tanto tempo erano arrivati i genitori di Melany con un volo da Oklahoma City e la famiglia di lei si era stabilita nella loro abitazione per rimanere almeno un mesetto insieme ed accudire al meglio figlia e nipotina.
La mamma ed il papà di Melany avevano sognato tante volte di poter riabbracciare la loro figliola ed in quel momento erano in Paradiso per la presenza di Mary, un vero dono di Dio, così bellina e tranquilla.
Arrivarono montagne di regali e per Melany e per Mary ma i più graditi erano stati quelli di Tina e di Bill che non stava più nella pelle, al pensiero che con la nascita della figlia, Richard sarebbe stato al top della forma psico-fisica, entro pochi giorni, in occasione del debutto con la nuova vettura ad Indianapolis.
Bill, conoscendolo perfettamente, sapeva che egli avrebbe dato il massimo in onore di Mary per farle il più bel regalo di cui poteva permettersi, vincendo ad Indianapolis.


Gli studi che Bill Calvin, per tanti mesi con pignoleria, aveva portato a termine e poi praticamente applicati gli erano costati tanta fatica e tempo.
Aveva letto, sperimentato, costruito e disfatto tutto quanto fino ai minimi particolari finchè era riuscito a creare ciò che aveva in mente e le prime vetture da lui carrozzate avevano avuto all’inizio un successo di pubblico appassionato e commerciale veramente incredibile, tanto che Mr.King era stato costretto ad un super lavoro per preparare i motori adattabili a quelle carrozzerie.
Bill Calvin finalmente si stava meritando lo stipendio.
Gli acquirenti desideravano tutti auto sportive carrozzate Calvin ed il nome di Bill, lentamente ma inesorabilmente si stava facendo spazio piano piano in tutto l’Ohio, quando l’uomo decise di costruire solo due esemplari della innovativa KAPPA TI, per la gara di Indianapolis.
Queste erano ancora più perfezionate, erano uniche ed esteticamente inconfondibili, per il tipo di alettoni che montavano e per il musetto corto.
La voce, che si sarebbero presentate nella capitale dell’Indiana per correre, si era sparsa immediatamente ed erano cominciate a fioccare i contratti degli Sponsors e con quelli tanti soldi che né Mr. King né Bill avevano mai visto.
Bill Calvin stava cominciando a diventare benestante ancora prima di vincere qualcosa e quello era il punto che non riusciva ancora a capire.
Glielo spiegò Robert brevemente.
- Quando la gente ti conosce non devi chiedere soldi perché quelli arrivano da soli in quantità sempre più ingente. -
- Allora bisogna soltanto attendere,- replicò Bill-.
- Sì, attendere e sgobbare,- fece Robert da esperto navigatore delle cose inerenti i prototipi sportivi.
Robert King aveva voluto premere il pedale del freno poiché conosceva bene come si può passare con facilità dall’euforia alla depressione e così rovinarsi, credendo di aver raggiunto il massimo dello sviluppo tecnico.
Bill era sempre stato anche un giovane attento ai consigli delle persone più anziane ed esperte ed anche quella volta fece forza su se stesso per acquisire maggiore umiltà anche se era convinto della bontà delle sue creature.
Era riuscito a progettare una macchina assai competitiva soprattutto per l’eccezionale penetrazione aero-dinamica realmente superiore a moltissime altre e poi le sue due vetture erano state talmente studiate che, né velocità in curva né tornado che fosse, ne avrebbero potuto facilmente inficiare aderenza e stabilità
Sembrava quasi che non ubbidissero alle leggi della fisica terrena e di questo Bill ne era assolutamente soddisfatto.


Ad Indianapolis Bill Calvin e Richard Sanders furono di nuovo a stretto contatto di gomito nei giorni che precedettero il debutto della KAPPA TI.
Tra i due l’accordo era quasi perfetto. Bill ascoltava il collaudatore e pilota con estrema attenzione ed i dialoghi fra loro erano fittissimi nella officina che avevano a disposizione e qualche piccola modifica era stata eseguita da Bill.
Robert King aveva dato il massimo con quel motore ed ascoltava con sempre stupita attenzione quanto i due amici si dicevano e confabulavano in continuazione.
Così la messa appunto della vettura era avvenuta in accordo perfetto dei tre uomini e quella si comportò nelle prove assai egregiamente.
Robert King era certo che il motore e le centraline elettroniche non avrebbero tradito la sua fiducia e credeva che meglio Bill Calvin non avesse potuto lavorare.
Di Richard si fidava tantissimo perchè come collaudatore aveva già fatto vedere di che pasta era fatto: audace e scaltro non si faceva intimorire dai blasonati nomi degli altri concorrenti senza tuttavia rischiare troppo. Il suo era, caso mai, un rischio calcolato ed esigeva dalla macchina sempre il massimo che potesse dare ma non di più.
Soprattutto non conosceva cosa significasse la paura oppure l’esitazione e quello che faceva era sempre al limite ma, nonostante questa prerogativa, non subiva mai inerte le iniziative degli altri.
Il giorno della gara sul circuito c’era una folla enorme, una marea di gente urlante ed entusiasta faceva un chiasso da stadio.
Per tutta la gara la KAPPA TI volò imprendibile e man mano che la corsa procedeva tutti facevano il tifo per quella belva di macchina condotta da Richard, compresi i sostenitori di altri teams conquistati da quel prototipo.
Alla vittoria che giunse anche più facilmente di quanto tutti e tre gli uomini della scuderia si aspettassero,oltre che dal pubblico vennero osannati da radio e TV
Il nome della KAPPA TI l’indomani sarebbe comparso su tutti i giornali ed essi, gli autori, sarebbero stati sommersi da migliaia di fans e da centinaia di contratti da firmare.


Erano ormai passati sei mesi da quando la KAPPA TI era sfrecciata per prima sull’anello di Indianapolis
Richard era divenuto un pilota professionista delle corse Indy ed il contratto che lo legava con la KING-CALVIN gli aveva fruttato un ingaggio da nababbo.
Aveva cominciato a girare tutti gli Usa ed anche il Canada ed aveva deciso che ovunque andasse, Melany e la piccola Mary, lo avrebbero seguito.
In qualunque località ove si fosse recato per il suo lavoro, le sue donne sarebbero rimaste vicine a lui e non aveva nessuna importanza se le spese fossero aumentate a dismisura ora che di quattrini ne aveva più che a sufficienza.
Avevano anche acquistato, in contanti, l’appartamento a Dayton ed avevano dato l’incarico ai genitori di Melany di comprare pure una piccola fattoria con annessa villa nell’Oklahoma, nei pressi di Durant.
Richard era in fondo un ottimista di natura anche se questo lato del suo carattere non era molto evidente a chi lo conosceva appena e molto superficialmente, ma ugualmente non si era scordato di fare una assicurazione personalmente sulla vita, con invalidità come morte. oltre a quella che la scuderia gli aveva fatto firmare come obbligo contrattuale.
La doppia assicurazione gli permetteva di essere completamente tranquillo per ciò che concerneva il futuro di sua moglie e di sua figlia anche se pensava che fossero soldi buttati al vento.
Richard era sicuro che mai avrebbe potuto avere un grave incidente, tutto al più solo qualche graffio nella malaugurata ipotesi che qualcosa fosse andata storta.
Bill Calvin lo seguiva raramente nel suo girovagare e per Tina quei viaggi non molto frequenti erano una vera distrazione ed una grande felicità.
Erano i soli periodi che poteva godersi la presenza del marito ormai tuffatosi completamente nella creazione di nuovi modelli di automobili sportive da lui carrozzate.
Bill era divenuto, in società con Robert, un medio industriale e le auto con il marchio “CALVIN” scorrazzavano dall’Ohio al Michigan e dalla costa orientale a quella occidentale degli Usa ed il loro costo esorbitante non era certo un problema per i ricchi ordinatari.
Il vero problema era invece il tempo.
Per quanto i due soci avessero assunto il fior fiore della manodopera anche dagli Stati vicini e la forza lavoro si fosse in breve centuplicata, gli ordini erano così numerosi che Bill non riusciva più ad avere un po’ di tempo per passarlo con Tina.
Spesso non veniva a casa nemmeno per cenare e Tina si era cominciata a sentire veramente sola anche perché Bill non riteneva ancora giunto il tempo di avere qualche figlio
Non solo ma anche i rapporti sessuali erano divenuti rari e frettolosi ed il motivo addotto da Bill era sempre lo stesso, la stanchezza.
A qualsiasi ora egli tornasse a casa, anche a notte inoltrata, Tina era sempre sveglia e molte volte preoccupata.
Però una sera, stanca e depressa, la moglie di Bill accucciata al lato del grande letto matrimoniale con la ginocchia piegate e la testa buttata all’Indietro sul letto, cominciò a piangere singhiozzando e nemmeno la sua incredibile forza di volontà né quel senso di riservatezza che sempre era stato il suo punto di forza erano riusciti a calmarla.
Rimase così per ore finchè, verso l’una di notte, Bill entrò in casa e vedendola così affranta e con il bel viso tutto bagnato di lacrime,- urlò,- che cosa è successo amore mio per ridurti in questo stato. -
Bill non si era accorto entrando, che Tina aveva preparato la tavola per una cena intima e speciale con tanto di candele ormai quasi completamente consumate.
Bill cercò di prenderla in braccio teneramente ma Tina si era divincolata dall’uomo e quasi senza voce gli disse seria e duramente.
- Ascoltami una volta per tutte, io mi sono sposata con te e non con le tue automobili che mi stanno diventando odiose. Capisco che il lavoro è importante ma non lo farò mai interferire con il nostro matrimonio.
Se non cambi sistema e lo sai che non sono il tipo che scherza su argomenti di questo genere, ti abbandono al tuo destino. -





CAPITOLO OTTAVO





Bill non era stato in grado di tranquillizzare Tina, né di promettere quanto sua moglie avrebbe desiderato udire da lui e benchè sentisse il cuore andargli in pezzi fu in grado solo di dirle, accarezzandole i lunghi capelli neri, di stare tranquilla poichè prima o poi tutto sarebbe ritornato come era stato un tempo.
Ogni cosa gli sembrava inverosimile.
Il fatto stesso che tutto fosse filato alla meglio riguardo la realizzazione dei suoi sogni e quindi del benessere che aveva saputo conquistare da solo con la propria testardaggine, il fatto che il primo pensiero fosse sempre stato quell’amore di donna che aveva sposato ed il fatto che in quel periodo stava mettendo i primi mattoni di un avvenire tranquillo, portava Bill a non comprendere appieno l’atteggiamento di Tina.
Avrebbe probabilmente rinunciato a tutto per lei ma ciò non gli sembrava giusto e per un attimo sperò che quanto Tina gli aveva detto fosse solo il frutto di uno sconforto passeggero.
Una cosa però l’avrebbe dovuta fare subito per non perderla, così come gli aveva detto, definitivamente ed era di darle quel figlio che lei tanto desiderava.
Così nei giorni seguenti oltre a trascurare un poco il lavoro passò ogni attimo disponibile con lei.
Grandissima però fu la delusione e la meraviglia di Bill nel constatare che l’aveva troppo ferita nell’ anima e nel cuore e che lei era diventata scontrosa e sempre più non disponibile alle sue carezze.
Bill si sentiva come un naufrago che non sa nuotare e che sta aggrappato alla ciambella di salvataggio con tutte le sue forze per la paura di morire affogato.
In tutti i modi inutilmente aveva tentato di farla sorridere e solo quando le disse che non sapeva più che fare per riconquistarla, Tina. rivolgendosi a lui come aveva fatto tante volte da quando lo aveva conosciuto con tutta la dolcezza di cui in quel momento era capace, bisbigliò.
- Bill io ti amo come prima e forse più di prima ma ho paura per quello che sta accadendo alla nostra vita, soltanto quando sarò convinta che nulla è cambiato fra noi potrò comportarmi con te con tutta la passione che ho nel cuore e che adesso tengo a bada, perché temo di soffrire troppo senza di te ma ancora di più con te se non ritorni ad essere il mio Bil di Durant. -
Bill aveva finalmente capito cosa intendesse sua moglie e promise a se stesso che questa KAPPA TI; la vera misteriosa KAPPA TI dei suoi sogni non l’avrebbe persa per nulla al mondo.


Quando finalmente Tina ebbe modo di vedere come Bill fosse legato a lei in modo da rasentare la morbosità, pensò che fosse venuto il momento di perdonarlo dal profondo del cuore per tutto quanto le aveva fatto soffrire.
In ultima analisi più che il cuore aveva parlato la sua sensibilità e la sua intelligenza.
Bill aveva una infinità di attenuanti che potevano sicuramente giustificarlo.
Dal momento che l’aveva conosciuto e da quando si erano innamorati, Bill non aveva nascosto nulla del proprio carattere e delle proprie ambizioni ma tutto era corso molto più velocemente di quanto i due avessero, anche ottimisticamente, immaginato.
Ma quell’amore era palpitante e così vero che Tina una sera gli disse.
- Se tu sapessi quanto ti amo e ti voglio mi diresti che mai più accadrà una simile situazione perché io sarò per tutta la vita la tua donna. -
- Adesso voglio che tu mi prenda in braccio e che mi porti a letto, sarà la notte più bella della tua vita, indimenticabile. -
E così avvenne e tale fu la passione che Tina gli dimostrò che Bill si sentì rapito da quell’angelo, al settimo cielo.
Tina era rimasta incinta. come lei aveva sempre desiderato, con un sublime atto d’amore.
Non c’erano più contraddizioni tra i due e Bill volle che lasciasse il suo lavoro all’emporio alimentare spingendola ad andare con lui.
Lei sarebbe stata la sua segretaria e con quel sistema sarebbero stati quasi sempre insieme, almeno fino a quando avrebbe potuto affaticarsi senza problemi a causa della gravidanza.


Bill era stato molto intelligente nello spingere Tina a stretto contatto con lui per due motivi.
Il primo era quello di starle realmente vicino, in modo da poterla tenere sotto la sua protezione, in un periodo durante il quale essi avrebbero sia potuto demolire l’amore che li teneva uniti sia ricostruirlo dalle basi.
Per quanto con la gravidanza Tina, apparentemente era nuovamente la Tina dei tempi passati, il suo equilibrio psichico si mostrava molto delicato e bastava pochissimo perché si adombrasse per un non nulla anche se la gravidanza procedeva alla perfezione.
L’altro fatto era che lei si rendesse veramente conto della serietà del suo lavoro e del perché l’avesse tanto trascurata.
Per il momento Bill non poteva permettersi distrazioni di sorta con gli ordini che fioccavano a ritmo vertiginoso per le sportive da lui create, tanto che i tempi di attesa erano divenuti tanto lunghi che le specialissime “ KING-CALVIN “erano divenute pezzi rari e così pregiati da essere oggetto di aste al rialzo.
Perfettamente d’accordo Robert e Bill avevano deciso di non accettare per sei mesi altre ordinazioni almeno che non fossero giunte da gente a cui non si poteva dire di no..
Avrebbero contemporaneamente annunziato attraverso i Media che stavano creando un nuovo modello ancora migliorato e nel motore e nella carrozzeria e su ciò avevano pure concesso una importante intervista nella quale avevano pure promesso un nuovo prototipo per Indianapolis.
Alla conferenza stampa Bill aveva presentato ai giornalisti la moglie ed aveva detto che avrebbero avuto un figlio tra alcuni mesi che si sarebbe chiamato Bill J. se fosse stato un maschietto e Samantha se fosse nata una femminuccia.
La presentazione di Tina riscosse un grande successo e solo allora la signora Calvin si accorse quanto fosse importante suo marito.


Sette mesi dopo nacque Samantha una bimbetta moraccia, vispa e piena di vitalità con un appetito tale che Tina pur volendola all’allattare al seno non era in grado di soddisfare che parzialmente.
Il pediatra che seguiva la neonata consigliò Tina di praticare un allattamento misto e di svezzarla rapidamente a tre mesi e mezzo con un pasto non latteo e poi dopo solo un mese con due pasti simili a base di minestrine di brodo vegetale con pastine o semolini e di omogeneizzati di carne e liofilizzati di frutta oltre a due pasti giornalieri di latte in polvere arricchiti di biscotti speciali.
Il risultato fu che Samantha, quando iniziò a sgambettare, era diventata una bambina di oltre dodici chili e tutta la sua bellezza era fiorita talmente rapidamente che amici e conoscenti non facevano altro che fare i complimenti, sia a Tina che a Bill, per la precocità che quella pupetta dimostrava anche nel balbettare alcune parole con una vocina infantile e simpaticissima.
Tra l’altro Samantha era non solo attaccatissima al padre ma anche gelosa di lui così esageratamente da sembrare in competizione con Tina per essergli sempre vicina nelle ore che Bill passava a casa.
Avevano preso una nurse negra fatta venire a posta da Durant ed anche la nonna passava più tempo a Dayton che con il marito nell’Oklahoma.
La casa comunque era sempre piena di gente e di altri bambini che Bill pensò di ampliarla acquistando in contanti, come aveva fatto con il primo appartamento che avrebbe dovuto essere pagato con un mutuo, l’appartamento attiguo molto grande, del quale il proprietario precedente aveva voluto disfarsene ad un prezzo contenuto avendo necessità ed addirittura bisogno di liquidità.
Così gli appartamenti unificati erano divenuti una abitazione veramente grande ed estesa con tre saloni e sette stanze di cui almeno cinque adibite a camere letto con rispettivi bagni ed inoltre con un grande studio per Bill.
Nel condominio Tina si era fatta molte amiche, tutte giovani mamme ed era diventata il polo di attrazione di tutte e dei loro figlioli, tanto che in quel periodo con tutte quelle donne che entravano ed uscivano le erano passate ogni idea depressiva ed era ridiventata la giovane donna piena di allegria e di brio che erano state le caratteristiche principali del suo carattere.


Bill ne era felice ed il vedere la moglie tranquilla e rilassata aveva fatto molto bene anche alla sua creatività che era tornata ad essere vivace come era stata tre anni prima.
Egli come aveva promesso ai Media ed a Robert King aveva praticamente completato la KAPPA-TI- 2, come l’aveva chiamata, per il prossimo, non molto lontano nel tempo,Gran Premio di Indianapolis.
Il motore e l’elettronica erano molto migliorate rispetto al precedente modello ed il risultato della corsa sarebbe dipeso quasi completamente dalla nuova carrozzeria perfettamente equilibrata e con un design originale che però teneva conto di tutte le evoluzioni che motore ed elettronica, nel frattempo avevano subito.
Il problema era divenuto uno solo.
Richard era diventato molto famoso ed ormai correva anche in Formula Uno con una prestigiosa scuderia europea e Bill pur avendolo perso di vista da parecchio tempo era venuto a conoscenza.che per il momento non veniva impiegato come prima guida a causa di discussioni avute con il responsabile tecnico della scuderia.
Il contratto che li aveva legati in passato era ormai scaduto da un pezzo e senza la sua guida, la vettura avrebbe certamente perso almeno un buon venticinque per cento della sua competitività.
Bill aveva anche lui il brevetto di pilota professionista oltre a quello di pilota collaudatore ed aveva pensato che solo con la sua guida ci fosse qualche possibilità di vincere.
Tuttavia il solo pensiero che avrebbe dovuto correre forse contro Richard non gli piaceva affatto, conoscendo perfettamente la grande abilità dell’amico e sapendo benissimo che, anche se la vettura di Richard fosse stata sicuramente meno competitiva della sua, egli avrebbe potuto batterlo pur essendo certo al mille per mille che il suo amico si sarebbe come al solito comportato in modo corretto e leale.
Tutto questo ragionamento era però solo frutto della sua immaginazione, perchè un tentativo comunque l’avrebbe fatto per accaparrarsi Richard.
Quello sarebbe stato comunque un Gran Premio ad alto livello perché. oltre ai soliti mostri sacri del continente americano, avrebbero pure partecipato alcuni piloti europei, che avevano alle spalle decine di Gran Premi di formula Uno nonché altri giovani emergenti che si erano fatti le ossa soprattutto in Germania ed in Francia in competizioni con macchine di gran- turismo modificate e che appartenevano a scuderie famosissime in tutto il mondo.
Bill, pur non credendoci, comunque aveva fatto un tentativo con Richard per sondare le intenzioni dell’amico e per sapere esattamente se in quel periodo fosse libero di disporre di se stesso.
Così Bill riuscì a prendere un appuntamento in Europa con Richard, seguito come al solito da Melany e da Mary sempre più belle ed affettuose con lui.
Richard gli raccontò molte cose della sua vita ma soprattutto che i rapporti con i managers della scuderia francese non erano molto idilliaci.
Egli pensava che quelli si erano messi in testa di poter vincere il Campionato del Mondo con la loro macchina che invece secondo Richard presentava molte lacune riguardo in particolare il telaio e gli alettoni. Schietto, come era sempre stato, aveva espresso chiaramente le sue perplessità e da quel preciso istante era iniziata una specie di guerra fra i responsabili del team ed egli era convinto che lo boicottassero addirittura anche ai Pit-Stop.
Così non solo non l’avevano confermato per l’anno successivo ma gli avevano detto che pur mantenendolo in squadra non sarebbe mai più stato né la prima né la seconda guida.
A quel punto Richard chiese di essere lasciato libero ma essi gli avevano chiesto una penale di mezzo milione di dollari.
Bill, consolandolo gli propose.
- Ti mettiamo noi sotto contratto questa volta per tre anni ed alla penale non dovrai pensarci tu ma noi. Lasciali subito e vieni ad Indianapolis dove sbaraglierai tutti con la nuova KAPPA-TI-2-
Cosi fu fatto e Richard con la sua famigliola tornò a Dayton .





CAPITOLO NONO





Per la seconda volta Richard Sanders portò alla vittoria la KAPPA-TI-2 ad Indianapolis ma quella volta fu molto più dura.
Si erano presentati piloti e macchine di primissimo piano e la lotta fu aspra ed accesissima anche perché ognuno dei piloti era un campione e le monoposto erano il meglio che si potesse trovare tra le varie Marche che erano state invitate.
Specialmente gli italo americani e gli italiani e le vecchie volpi della Formula Uno, inglesi, tedeschi e sud-americani non erano venuti al Gran-Premio per fare da comparse tanto che la veemenza dell’agonismo sportivo aveva provocato numerosi incidenti spettacolari , tutti per fortuna senza vittime.
La mancanza di vittime era tutta merito delle nuove tecniche di costruzione delle carrozzerie e degli abitacoli, in fibre di carbonio indistruttibili, oltre che frutto della adozione di caschi eccezionali e degli enormi passi in avanti fatti dalle industrie che producevano pneumatici.
Bill, oltre a tutto questo, aveva creato alettoni sia anteriori che posteriori di concezione assolutamente innovativa tanto che il segreto delle KAPPA- TI-2 erano proprio quelli.
Nessun addetto ai lavori aveva capito in cosa consistesse l’eccezionalità di quella invenzione anche perché gli alettoni in questione erano sgraziati e mai visti prima così brutti ma allo stesso tempo particolarmente efficienti sul sotto-scocca.
Essi erano il frutto principale del lavoro di Bill e su questi egli coltivava la speranza di poter vincere. Invece che accessori fondamentali della vettura, parevano scolpiti per fare un unico blocco con l’abitacolo e le fiancate.
Fu il binomio macchina-pilota che vinse anche allora il Gran Premio ma questa volta Richard. pur vincendo, negli ultimi metri del circuito ebbe una collisione con una Cosworth doppiata e riportò una brutta frattura al ginocchio sinistro.
L’incidente era sembrato molto grave ; la FORD doppiata non aveva dato strada ed aveva chiuso all’ultima curva la KAPPA-TI-2 che aveva seguito la sua traiettoria e che pur passando davanti alla Cosworth con il musetto aveva effettuato un doppio testa-coda ad alta velocità continuando di sbieco in accelerazione ad oltrepassare la linea dell’arrivo.
La FORD-COSWORTH era stata proiettata sul muretto e si era accartocciata schiacciandosi con il pilota in coma e con fratture vertebrali
La KAPPA-TI 2 aveva trionfato ma Richard, pur incolpevole, non aveva gioito accorrendo presso il pilota inglese della FORD e sciogliendosi in pianto per quel ragazzo che, se fosse andata bene, sarebbe quasi certamente rimasto invalido per sempre.


La prognosi per Richard Sanders fu di sei mesi. Oltre allo shock ed all’intervento complesso al ginocchio, l’immobilizzazione dell’arto e la fisiochinesiterapia per riacquistarne la piena funzionalità, Richard non aveva superato completamente un malcelato senso di colpa per essere stato lui il responsabile indiretto delle condizioni del giovane pilota inglese anche se i commissari di gara avevano attribuito a quello ogni responsabilità dell’impatto tra le due vetture.
Questa volta la vittoria con la KAPPA-TI-2 gli aveva lasciato l’amaro in bocca ed il trionfo riportato sul circuito non era stato, per Sanders, una vera consacrazione della sua incredibile carriera di pilota di altissimo livello e furono solo la vicinanza di Bill, le sue premure, gli incoraggiamenti di Tina e di Robert King nonché la presenza affettuosa di Melany e quella di Mary i fattori che gli diedero quell’aiuto di cui in quel momento aveva assoluta necessità per non mollare tutto.
Ma in tutto il bailamme che si era introdotto nella sua coscienza ci fu per Richard una grandissima consolazione, quella di fermarsi per un lungo periodo per meditare sulle cose importanti della vita cioè quelle che non avevano a che fare con la gloria ma con la semplice amicizia quando quella discendeva, come una cascata di acqua purissima da una sorgente genuinamente incontaminata.
E fu così che il tempo passò più veloce del previsto e che il suo spirito ritornò ad essere lo spirito di un ragazzo americano che aveva vinto la sua battaglia con la vita. Come sarebbe stato il suo domani, parafrasando le parole di Melany, era una cosa secondaria e sarebbe stato come il buon Dio avesse voluto


Durante la convalescenza di Richard le famiglie, Sanders e Calvin, al completo passarono molto tempo insieme e le due bambine Mary e Samantha divennero inseparabili amiche. Erano come due splendidi gioielli e ciascuna delle due insegnava all’altra ogni gioco che aveva imparato dalla rispettiva mamma e parlavano fra loro come due uccellini che cinguettano cose incomprensibili agli altri ma molto chiare per loro.
Era un vero piacere vederle insieme e Mary un po’ più grandicella aveva insegnato all’amichetta anche a dire le preghiere che Melany le aveva fatto conoscere quando vivevano in Europa.
I genitori le avevano iscritte in un asilo di Suore, che frequentavano volentieri, anche se non facevano altro che dire che le Suore non erano sposate ma che loro due avrebbero preso marito molto presto non appena fossero diventate un pochino più grandicelle.
Era come se volessero dire che le loro mamme ed i loro papà erano contente delle reciproche unioni con Richard e Bill e che pure loro sarebbero state pienamente felici quando sarebbero diventate grandi.
Melany intanto stava aspettando un secondo figlio ed era già al settimo mese di gravidanza considerando che era stata messa incinta in Europa, prima che Bill fosse andato a trovarli per proporre a Richard la rescissione del contratto con la scuderia franco-britannica.
Lei avrebbe voluto che nascesse irlandese ma il destino aveva voluto che ritornassero in America dove anche il secondogenito sarebbe venuto al mondo.
Un gioco molto piacevole per le due bambine era quello di trovare un nome al maschietto, dal momento che la mamma di Mary le aveva detto che sapeva per certo che non sarebbe stata una sorellina ma un fratellino.
Mary, nella sua ingenuità, non aveva capito come Melany, così la chiamava confidenzialmente, potesse sapere con certezza che quel cosino che teneva nella pancia fosse un maschio ma disciplinata e ben educata non aveva voluto farle una simile domanda indiscreta.
Mary manifestava allo stesso tempo, così, sia la propria delicatezza che la sua non comune intelligenza per l’età ancora così acerba che aveva.
Dopo un mucchio di bisticci e di ipotesi più o meno fantastici le bambine avevano trovato l’accordo sul nome del coniglietto di Samantha che si chiamava Boby.
Ma quando lo dissero a Melany questa si fece una sonora risata .
- Bambine,- disse con tanta dolcezza disarmante,- il bambino si chiamerà con il nome che io stessa ho scelto per lui. Dovrà portarlo per tutta la vita e voi potete immaginare, quando sarà grande, che risate farà la gente se dovesse chiamarsi come un coniglietto?-
- Sarà invece un nome importante come quello del suo papà e noi lo chiameremo Antony. -
Il modo di spiegare le cose semplicemente era una caratteristica di Melany che convinceva sempre chiunque sulle sue decisioni ottenendone l’approvazione incondizionata.
Così al battesimo del suo secondogenito Antony divenne non solo il fratellino Mary ma anche di Samantha.


Quando Richard fu perfettamente guarito si pose il dilemma di cosa fare.
Non era tanto ricco come lo era invece Bill, tuttavia possedeva almeno due milioni di dollari quale frutto della sua professione di pilota ed altrettanto denaro avrebbe potuto guadagnare se avesse continuato a correre.
Il dramma di quel giovane pilota che non avrebbe mai più potuto camminare anche se in effetti poteva dirsi fortunato dal momento che era uscito dal coma e quindi aveva conservato intatte tutte le sue facoltà intellettive, aveva tanto traumatizzato Richard che non se la sentiva più di fare la professione che oltre ad arricchirlo lo aveva anche reso famoso.
Adesso aveva anche due stupendi figli e non li avrebbe resi orfani per ingordigia. Richard non si sentiva per nulla un vigliacco né aveva la minima paura di correre ma mai sarebbe stato lui la causa di un qualsiasi dolore alla sua famiglia.
Tra l’altro l’assicurazione infortuni che aveva in passato stipulato gli aveva riconosciuto oltre che la copertura del mancato guadagno per un anno, anche un venti per cento di invalidità permanente, per il mestiere di pilota professionista, il che significava altri duecentomila dollari da aggiungere al capitale guadagnato in anni di corse ad altissimi livelli.
Così Richard , consultandosi con Melany, aveva deciso di avviare una attività commerciale ad alto livello nella vendita di accessori per amatori di auto sportive, sfruttando il suo nome ancora tanto noto in tutti gli USA, con una catena di negozi il primo dei quali ed il più importante a Detroit.
Lì avrebbe cominciato la nuova attività, in una città vicina a Dayton, dove sarebbe sempre rimasto in contatto con l’unico vero amico che avesse mai avuto.





CAPITOLO DECIMO





Percorrendo la “75” ci voleva poco tempo per giungere a Detroit dove ancora prima della città a sud-est di quella, sulle rive del LAKE-ERIE a Kingsville, Richards e famiglia avevano acquistato da un pensionato della Police distrettuale assieme ad una villetta molto comoda e dotata di ogni confort anche un motoscafo di medie dimensioni che rappresentava la gioia dei bambini ma anche quella di Melany.
Era stato un vero affare poiché pagando tutto in contanti il prezzo era la metà di quello di mercato, data la fretta del venditore che voleva passare il resto della sua vita con l’unica figlia nubile, a Palm Beach in Florida, non potendo più sopportare il freddo invernale del Michigan
Poi quella casetta rappresentava il trait d’union con la famiglia di Bill, arricchitasi anche di una seconda pargoletta di nome Lynda, somigliante alla sorella come una gemella.
Samantha e Lynda avevano soltanto tre anni e mezzo di differenza ma la piccola era la più esuberante e la più prepotente, tanto che Tina era costretta spesso a sgridarla per le sue bizze che in fondo volevano dire ai genitori di fare attenzione perché esisteva anche lei in famiglia.
Lynda era molto attaccata al papà e quando Samantha voleva stare sulle sue ginocchia la piccola la prendeva per i capelli nerissimi e la strattonava con tutta la forza che possedeva.
Per mamma e papà Calvin quello era veramente un bel problema tanto che, non volendo Lynda sentire ragioni di sorta, alcune rare volte erano costretti a darle qualche sculacciata molto leggera ma efficace.
Solo quando Lynda stava in compagnia di Antony e questo avveniva nelle vacanze estive, che preferivano passare tutti in patria, oppure durante i weekend, diventava di una dolcezza inimmaginabile dicendo a tutti che quello era il suo fidanzato e non le importava nulla che gli altri si facessero delle fragorose risate.
I picnic all’aria lacustre rigeneravano i grandi e divertivano i piccoli e le corse in motoscafo portavano a tutti allegria e buonumore. specialmente quando cercavano di pescare qualche pesce da cucinare a cena.
Alcune volte la pesca andava male ed allora essi si portavano in un vicino porticciolo per comprarlo e per non fare vedere ai vicini di casa che tornavano a mani vuote.
Quando i quattro adulti si mettevano di sera, dopo il tramonto del sole che andava a coricarsi verso Chigago, in giardino, seduti sulle poltroncine di vimini era l’ora dei ricordi come se fossero ancora vivi e presenti più dei fatti contemporanei e contingenti o del passato recente.
Il parlare fitto, misto a risatine e pacche sulle spalle tra Bill e Richard, era solo da vedere più che ascoltare, come era da vedere come palpabile, l’affetto ed il bene che Tina e Melany mostravano a tutti senza il minimo pudore ed imbarazzo.
Nel complesso sembravano quattro ragazzi spensierati ed innamorati della vita, appena usciti da scuola.
La più scatenata di tutti era tuttavia Melany che non avrebbe più avuto i pensieri di quando Richard correva e contemporaneamente non sarebbe più stata costretta di andare in giro per il mondo per seguirlo. I bambini li avrebbero seguiti insieme e questo lo riteneva il più bel regalo che Richard le avesse fatto dai tempi di Durant.
Le notti estive al lago Erie erano sempre incantevoli e non passavano mai senza che le due coppie non amoreggiassero come dei piccioni in calore.
Era chiaro che quei periodi di tempo sarebbero rimasti indelebili nella loro memoria per sempre ma era anche palese che non sarebbe stato in futuro così in ogni momento e questo rattristava particolarmente Tina.
Lei aveva imparato fin da ragazzina come tutto scorre velocemente e come sia altrettanto necessario godere degli attimi e dei giorni felici, per non rimanere col rimorso di avere perduto ogni cosa che, di buono e di bello, la vita avesse riservato a tutti loro.
Per fortuna quei momenti erano pochi e brevi tanto che immediatamente a Tina tornava negli occhi la luce e la serenità, patrimonio personale non facilmente cancellabile, non appena guardava quelli amorini di figli che aveva messo al mondo.
Che fossero weekend o vacanze il momento dell’arrivederci a presto arrivava puntuale, come un pagamento indilazionabile, e sempre con un sorriso si dicevano tutti “bay-bay”.


Per gli eventi politici la crisi dell’industria automobilistica non si fece attendere molto
Le fabbriche più importanti della nazione cominciarono a ridurre il personale operaio ed impiegatizio per la riduzione delle vendite e della concorrenza del mercato europeo, anche quello in piena crisi di vendite.
Soltanto il mercato asiatico resisteva con un certo affanno facendo prezzi più bassi, per il minor costo di tutta la forza lavorativa in quella parte del mondo ed offrendo i prodotti con sconti e dilazioni incredibili.
All’inizio solo il settore super-sportivo aveva retto bene in quanto esso si rivolgeva solamente ai super ricchi che come al solito continuavano a guadagnare bene e non facevano mancare gli ordini nemmeno alla King-Calvin che per molto tempo continuò a vendere benissimo vetture molto care ed in contanti. L’unica cosa che si era ridotta erano i tempi di attesa ma al momento né Bill né Robert avevano dato peso al fatto ritenendo che la crisi lentamente sarebbe passata, come altre volte era successo in passato.
Ma quando oltre che politica la crisi raggiunse Società degli USA di importanza mondiale che cominciarono a truccare i bilanci con gravi risentimenti alla Borsa di New York, anche le Società di auto sportive e da corsa cominciarono a vacillare dal momento che pure grosse fabbriche del West, specializzate nella produzione e ricerca di nuovi marchingegni nel settore elettronico computerizzato, iniziavano anche loro a licenziare ed a ridurre la produzione.
Il Governo non interveniva più con grosse commesse e tutto sembrava andare a rotoli anche per il motivo che i No-Global avevano fatto sentire la loro voce, con ritrovi e manifestazioni in tutto il mondo spesso non pacifiche.
King e Calvin si misero subito a discutere su cosa fare della Ditta che insieme avevano creato.
Avevano certo guadagnato cifre assai rilevanti ma sapevano che se non si fossero mossi immediatamente, per diversificare i loro patrimoni, in breve avrebbero potuto perdere ogni cosa per cui avevano tanto lottato.
Richard che si era messo nel commercio poteva considerarsi fortunato. Mai nessuno, verso il quale il suo commercio si era indirizzato, avrebbe rinunziato, anche per l’esiguità dei prezzi che egli praticava in confronto alle sportive di Bill, ad acquistare un accessorio che poi significava uno “status symbol” che sarebbe stato l’ultima cosa di cui un buon americano poteva privarsi anche in un periodo finanziario nerissimo.
In ultimo sia Bill che Robert si trovarono d’accordo.
Metà del proprio patrimonio personale lo avrebbero tenuto sulla loro Società quotata in borsa e mai avrebbero venduto le loro azioni, qualsiasi cosa fosse accaduto, anche se avessero dovuto perdere fino all’ultimo dollaro nelle azioni.
L’altra metà, su consiglio di Tina, l’avrebbero investita in alcuni Super- Mercati, in particolare, di generi alimentari.
Qui era subentrata la saggezza che Tina aveva sempre conservato dal momento che, come giustamente aveva dichiarato, l’uomo a tutto può rinunciare tranne che al mangiare ed al bere
In conclusione tutto fu fatto in modo tale da potersi difendere da eventi che si stavano profilando più gravi di quanto all’inizio sembrassero.
Vennero acquistati quattro Super- Mercati in diverse zone di Dayton ed in zone fortemente popolate e Tina sarebbe stata il gestore di due di questi uno in periferia l’altro vicino alla zona dove abitavano.
Bill divenne il legale amministratore degli altri due ma non il direttore, incarico affidato a gente del mestiere.
Robert King aveva detto che voleva totalmente disinteressarsi da quella attività e che si fidava ciecamente di Tina e di Bill con i quali i conti sarebbero stati fatti una volta all’anno, tenendo conto del maggior guadagno dei coniugi Calvin, per il loro impegno personale comportante un sacco di fatica in più.
Egli non avrebbe mai lasciato il suo capannone, nemmeno per una sola ora,.anzi avrebbe continuato a studiare i suoi motori sempre di più per presentarsi nuovamente ad Indianapolis sempre più forte.
Bill doveva invece soltanto perfezionare ciò che aveva già creato prima della crisi e delle nuove attività economiche.


Tina aveva fatto una preghiera a Bill.
- Devi farmi un grande regalo e sono sicura che anche questa volta mi accontenterai, dobbiamo pensare all’avvenire dei nostri figli qualsiasi cosa possa accadere. -
Nel dire queste parole il viso si era rabbuiato e non aveva per nulla sorriso e per Bill quello era il segnale che Tina stava per chiedergli una cosa estremamente importante.
- Dobbiamo fare una assicurazione incrociata che riguarda sia la mia persona che te,-aggiunse dopo un breve silenzio,- dobbiamo fare in modo che i nostri figli possano studiare fino alla laurea senza nessuna preoccupazione. Il modo migliore di agire ce lo suggerirà la società assicuratrice ma a nessuno delle nostre figlie mancherà ne la scuola superiore ne il College.
- Ci costasse qualsiasi cifra pagheremo in anticipo senza rate ed io contribuirò con tutti i miei risparmi al cinquanta per cento.
Tina era stata deliziosa e tenerissima mamma nel formulare quel desiderio, Tina era il suo grande amore ed i figlioli degli amori speciali.
Egli le disse che sarebbe stato fatto tutto quanto aveva chiesto e che pur nel contingente momento non favorevole, il futuro dei loro figli avrebbe avuto la priorità assoluta.





CAPITOLO UNDICESIMO





Samantha Calvin entrò al College a Dayton a diciassette anni appena compiuti iscrivendosi alla facoltà di Ingegneria Aeronautica.
Nella High School era stata sempre la più brava in matematica ed in fisica ed essere stata ammessa a quel prestigioso corso, dal quale uscivano elementi così preparati da intraprendere poi la carriera di piloti militari, era stato un grande onore per la precoce e bella figlia di Tina e di Bill che non accontentandosi ancora si era iscritta anche a quelli di volo.
Questi erano complementari a quelli di Ingegneria e servivano alla preparazione per corsi molto più impegnativi per volare sui caccia- intercettori e su quelli da combattimento.
Era diventata alta e slanciata, fisicamente una vera atleta molto forte nel nuoto a stile libero ed aveva conquistato il primato del College in quella specialità.diventando anche la più famosa atleta universitaria per aver vinto il campionato, nei cento e nei duecento, interuniversitario degli USA.
La conseguenza delle prestazioni natatorie di Samantha furono che lei non doveva più pagare la retta universitaria perché usufruiva della speciale borsa di studio creata per i migliori atleti e così i soldi, che erano stati accantonati dall’assicurazione per il College, furono messi su un conto intestato a Samantha Calvin di cui avrebbe potuto disporre a diciotto anni e mezzo senza nessuna interferenza esterna..
Non le mancava nemmeno il primo boy-friend della sua vita. Era un bel ragazzo che studiava sodo medicina ma non era un secchione, era svelto e dotato di una incredibile memoria e frequentava già i corsi clinici pratici in particolare quelli che si interessavano di ematologia.
Era figlio di un avvocato di Detroit ma aveva preferito Dayton per il corso di medicina, perchè interessava alla vicina base militare aeronautica per lo studio delle modificazioni ematochimiche ai piloti dei super-sonici
Jmmy Brocker si era presa una fenomenale cotta per Samantha ma lei, pur apprezzandolo, si limitava a qualche bacio molto pudico ed alla sua compagnia che la riempiva di gioia ancora infantile.
Samantha aveva innanzi tutto uno scopo principale che poi era quello di laurearsi nei tempi prestabiliti e poi di diventare un pilota militare forse una TOP-GUN.
Aveva certamente preso qualcosa dal padre ma tanto dalla madre per la serietà che metteva in tutto ciò che faceva.
Lynda, era invece rimasta la ragazza esplosiva di sempre e nel momento che i quindici anni erano giunti, era considerata all’High School dove aveva iniziato il terzultimo anno del corso una vera mina vagante, né erano valsi i rimproveri di mamma e papà per modificare il suo modo di agire.
Una cosa faceva e mille ne pensava, sempre in movimento con amici ed amiche, veniva però considerata da tutti compresi gli insegnanti, una giovane molto intelligente e responsabile.
Intatti non faceva mai nulla di male ma non ci si poteva fidare totalmente di lei dato il carattere indipendente che possedeva e per questo veniva considerata, specialmente da Tina, una ragazzina che andava comunque sempre tenuta d’occhio.
Solo con il padre, come quando era bambina si abbandonava a confidenze che spesso facevano venire i brividi a Bill.
Gli diceva,-vedi paparino, io non potrò mai distaccarmi da te e qualsiasi cosa tu farai avrai in me una fedele alleata; e non soltanto, non mi sposerò mai perché un uomo come te non ne esiste nemmeno a cercarlo sulla luna. -
Bill cercava con ogni mezzo di tranquillizzare Tina ma non era una cosa facile perché sua moglie considerava Lynda un po’ matta ed aveva paura che prima o poi avrebbe combinato qualche guaio.
I rapporti invece tra le due sorelle erano divenuti idilliaci da quando non stavano più insieme in casa dal momento che. nelle non numerose volte che si frequentavano, non si impicciavano più come un tempo, dei fatti personali dell’altra
Si volevano molto bene ma ognuna lasciava libera l’altra di comportarsi, come meglio credesse, senza nessuna critica.
Così Lynda e Samantha avevano iniziato ciascuna per proprio conto a percorrere strade diverse.


Mary, la figlia di Melany, aveva cominciato dopo la scuola privata che aveva portato a termine, ottenendo un Diploma di Specialista in Internet, a lavorare presso uno studio commercialista, tra i più importanti di Detroit condotto da un intimo amico di Richard.
Lei era un soggetto che preferiva perfezionarsi non sui libri ma in pratica ed aveva promesso a Melany che sarebbe arrivata molto in alto una volta acquisite tutte le nozioni riguardanti sia Internet che il settore attualissimo delle Revisioni dei Conti nel quale lo Studio si era particolarmente segnalato ed era conosciuto ed apprezzato da molti industriali e grossi commercianti della Contea.
Oltre al praticantato Mary doveva continuare a studiare da sola, perché preferiva così, e Scienze della Finanza e da Commercialista.
Le materie erano di suo gradimento ed era apprezzata moltissimo dal suo titolare e da tutto la staff che reggeva l’attività convulsa dello studio stesso.
Si era fidanzata già da oltre un anno con un avvocato penalista di soli ventisei anni e sia Melany che Richard avevano approvato senza commenti negativi la decisione della figlia,anche se così prematura, in particolare per l’ottima impressione che il giovane John aveva dato nel presentarsi a chiedere loro se avessero delle obbiezioni sul futuro matrimonio che i due avevano programmato di celebrare fra due o tre anni.
Non c’erano importanti problemi nella famiglia di Richard ad eccezione dello stato di salute di Anthony che soffriva il clima rigido invernale della città.
Tra bronchiti asmatiche e tonsilliti recidivanti, Anthony stava sempre sotto controllo medico tanto che il consiglio dei più importanti pediatri di Detroit era stato unanime ma duro da digerire.
Avevano detto ai genitori all’unanimità che il ragazzino doveva cambiare aria al più presto a scanso di fastidiosissime conseguenze future e che avrebbe dovuto passare l’inverno in un clima marino molto più idoneo a lui, possibilmente in California oppure in Florida.
C’era poco da stare allegri per Melany e Richard.
Non avevano nessun appoggio in quelli Stati e non rimaneva altro da fare che metterlo in un collegio nella Florida a Palm Beach tenuto da preti cattolici, purtroppo costosissimo anche per loro che si potevano chiamare benestanti, considerando pure i numerosi viaggi e relative spese che Melany e Richard avrebbero dovuto affrontare per andarlo a trovare almeno due volte al mese.
La retta era molto alta anche se lì potevano stare sicuri che avrebbe continuato a studiare seriamente, data la nomina che il collegio in questione aveva non solo in Florida e che avrebbe potuto godersi il mare e molte attività ricreative che gli stessi preti fornivano ai loro ospiti.
E così decisero di fare. Per nove mesi all’anno si sarebbero sobbarcati a questa spesa fino alla fine dell’High School e quindi per diversi anni.
In quel momento potevano ancora affrontare quella spesa, ma poi cosa sarebbe accaduto se il periodo di recessione fosse durato ancora per molto tempo?
C’erano diverse proprietà da vendere ma ciò significava specie per Richard un brutto colpo ai suoi sogni.


Per non vendere nessuna delle sue proprietà Richard aveva ricominciato a correre non certo nei gran Premi ma in numerose corse che si tenevano nello Stato con le quali riusciva a mettere insieme diverse migliaia di dollari al mese, ma la sua decisione aveva provocato in Melany una violenta reazione negativa.
Per un lungo periodo Melany si era rifiutata all’uomo e non solo, ma spesso non voleva nemmeno parlare con lui.
Richard stava per entrare in una profonda crisi nervosa. Tra il negozio, Melany ed Antony non riusciva più a vedere una minima via di uscita.
Però il colpo di grazia venne dall’Ufficio Tasse quando gli venne richiesta una enorme somma riguardante il periodo in cui correva sia con la Formula Uno sia con le Speciali Sport come collaudatore.
In buona fede Richard non credeva di avere dei debiti con lo Stato, egli aveva sempre pagato le tasse, almeno quelle che i suoi amministratori di quei tempi gli dicevano che dovesse pagare.
Così non risultava agli uffici finanziari ed a Richard si prospettavano due sole possibilità.
Vendere la villetta che aveva acquistato sulle rive del lago Eire e quanto aveva nell’Oklahoma, oppure andare a giudizio e rischiare la galera.
Qualche giorno dopo Richard corse di nuovo in una competizione Indy e rimase paralizzato dalla cinta in giù, risolvendo in un sol colpo tutti i suoi problemi di denaro perchè era ancora valida l’assicurazione, che aveva stipulato molti anni prima, dove quel tipo di invalidità era considerata invalidità totale.
Richard rimase su una sedia a rotelle e l’unica soddisfazione fu quella di non aver venduto nulla e che tutto il suo patrimonio sarebbe in seguito andato alla moglie ed ai figli.


La gravissima disgrazia che aveva colpito Richard, mentre aveva piegato il fisico ed il morale di Melany, non aveva intaccato la forte fibra psico-fisica di quell’uomo che era stato un grande pilota professionista.
Il Sanders americano stava dimostrando alla moglie, che sempre si era vantata delle sue origine, come chi avesse più carattere era proprio lui, che di irlandese non aveva nemmeno una goccia di sangue.
Nemmeno la carrozzella ne aveva fiaccato la forte personalità.
Testardaggine e senso di orgoglio misto a profondissimo amore per la sua famiglia egli ne dimostrava a iosa, tanto che Melany lo aveva preso ad ammirare come un eroe e di conseguenza il suo cuore di donna si era completamente riaperto verso il marito.
Così quando furono passati molti mesi dall’incidente, lei si era sentita nuovamente affascinata da quell’uomo, dagli occhi a mandorla e castani, e dall’ottimismo che comunque Richard palesava in ogni circostanza compreso il lavoro che aveva ricominciato nel suo bel negozio pur in carrozzella.
Non poteva mancare l’incoraggiamento del suo unico vero amico Bill e di sua moglie, la ancora avvenente signora Kappa-Ti, come sherzevolmente Mr. Sanders la chiamava, che erano stati tenuti all’oscuro di tutto per un lungo periodo, il più nero di Richard.
La parola d’onore, che si erano dati tanti anni prima per cui nessuno dei due avrebbe mai abbandonato l’altro, era stata rinsaldata nel momento oscuro ma ancora pieno di speranze che Richard viveva e Bill promise all’amico che sarebbe diventato il Direttore tecnico della squadra KING-CALVIN ora che si approssimava il momento del rientro della loro auto nelle gare di Indianapolis.
A sentire Bill pronunciare quelle parole Richard con la voce rotta dal pianto aveva solo detto.
- Grazie Bill ora sì mi sento resuscitato -
Non era il suo povero corpo che aveva avuto bisogno di quelle affettuose affermazioni ma il suo indomabile spirito ed il suo cervello.





CAPITOLO DODICESIMO





Durante le vacanze estive, che seguirono all’ultima prestigiosa vittoria della vettura preparata da Robert King e con la nuova favolosa carrozzeria di Bill Calvin sotto la direzione di Richard e la guida di un nuovo talento emergente italiano, tutti i membri delle due famiglie, Antony compreso, celebrarono sia la eccellente nuova vittoria di Indianapolis sia le nozze di Mary col suo avvocato che erano state celebrate soltanto un mese prima anticipando i tempi che i due si erano proposti.
Avevano tutti una gran voglia di fare festa dopo quanto era successo negli ultimi anni di guai e di pensieri funesti, come se la vita fosse rinata in tutti loro prorompente di energia e di nuove belle speranze.
E specialmente Richard era tornato ad essere il Richard scherzoso del passato con accanto Melany che non si staccava mai un minuto da suo marito, accarezzandolo dolcemente e facendogli mille coccole.
- Mia cara Mary,- disse alla figlia accarezzandola come quando era ancora una bambina,- ricordati sempre di essere una brava moglie e non fare gli sbagli che ho fatto io con tuo padre anche se soltanto per un breve periodo di tempo, sempre troppo lungo per le conseguenze che arreca . -
Poi rivolgendosi al genero John lo aveva implorato,- devi essere molto buono e paziente con la mia Mary, la più cara ragazza che potevi incontrare.Si vede molto bene come voi due vi amiate, ma questo non è sufficiente per vivere insieme. Ci vuole tanta tolleranza e rispetto reciproco tra marito e moglie ed in più ognuno di voi dovrà rinunciare a qualcosa di sé per l’altro. -
Tutto quel che aveva detto Melany sembrava ovvio, nella stessa misura di quanto predicava il prete in chiesa tutte le domeniche ai fedeli raccolti in preghiera, ma forse acquistava un valore superiore perché dette dalla mamma della novella sposa, che oltre che cattolica nella fede era anche laica di natura
Dal canto suo Richard si godeva la presenza della figlia ma anche quella di Anthony, al quale l’aria della Florida aveva fatto un gran bene tanto che era non solo cresciuto di statura ma in particolare si era particolarmente irrobustito.
Poi la sfilata degli amici con le figlie ed i loro filarini compreso quello di Lynda che era solo l’amico del cuore della ragazza ma stava molto simpatico sia a Bill che a Tina.
Chi faceva veramente un figurone in quella compagnia era però Samantha che si era presentata nella divisa di allieva ufficiale pilota dell’aeronautica militare,assieme al quasi medico che sicuramente sarebbe divenuto suo marito tra alcuni anni.
Samantha trattava Richard come se egli fosse lo zio più caro che potesse avere, senza che nemmeno lontanamente egli immaginasse ciò che da tempo aveva in mente.
Jmmy Brocker conosceva personalmente, perché amico del padre, il più grande neuro-chirurgo in America.
Questo era un giapponese naturalizzato americano che lavorava a Miami in Florida e che era l’unico al mondo capace di operare sul midollo spinale gravissimi traumatizzati con una percentuale di successi per lo meno del trenta per cento. Era stato capace di far camminare di nuovo molti paraplegici dopo i suoi interventi e dopo tantissima fisioterapia che egli stesso dirigeva nella sua clinica in Florida.
Samantha aveva già chiesto al neuro-chirurgo di interessarsi di Richard personalmente e la risposta era stata calorosamente affermativa.
Doveva al padre di Jmmy un grande favore perché in effetti era stato lui se aveva avuto l’opportunità di specializzarsi negli USA, cosa che non poteva permettersi se avesse dovuto agire da solo.
Si era anche parlato di soldi ma su questo argomento era stato addirittura perentorio affermando che tutto sarebbe costato zero dollari e che solo le terapie post-operatorie ed in particolare quella fisica avrebbero avuto un costo che però sarebbe stato solo quello di coprire le spese.
Samantha non aveva ancora detto a nessuno di quanto aveva tramato e dopo un po’ di giorni, quando vide che Richard si trovava in un momento di grazia assoluta, gli chiese.
- Mi vuoi fare un piacere grandissimo?-
-Che piacere posso farti, Samantha, tu sai benissimo che non potrei mai rifiutarti niente . -
-Quello di farti operare dal più grande neurochirurgo al mondo e di sottoporti a tutto ciò che ti ordinerà di fare Non dovrai spendere un dollaro che è uno. Penserò a tutto io e Jmmy. Tu devi solo dire di sì. -
Lo stupore di Richard era stato enorme. Una cosa del genere non se la sarebbe mai nemmeno sognata e disse subito di essere completamente a sua disposizione mentre un abbraccio tenerissimo fu il grazie che non pronunciò con la voce.


Per due anni interi Richard Sanders fu sottoposto a tre interventi chirurgici ognuno dei quali di durata superiore alle dodici ore e tra un intervento e l’altro dovette sopportare una terapia fisica oltre che dolorosa anche estenuante, considerando il suo fisico atletico e che in quel tempo aveva già superato i quarantacinque anni già da un pezzo e si avvicinava in fretta e velocemente ai cinquanta.
Richard e Melany avevano sofferto insieme tutto quel lunghissimo periodo ma mai nessuno dei due si era lamentato vivendo come in simbiosi ogni giornata.
Era l’amore di quei non più giovani sposi che aveva il sopravvento su tutte le avversità e l’affetto dei figli, che li sostenevano entrambi, portava una ventata di giovinezza nei loro rapporti così intensa come non avevano mai provato.
Le avversità che la vita aveva presentato, come un conto da pagare, non erano nulla di fronte a quanto grande era diventata la loro felice esistenza insieme, come aveva detto il sacerdote che li aveva sposati, nel male e nel bene. Non ci sarebbe stato nulla che li avrebbe potuto dividere ad eccezione della morte e forse nemmeno quella.
Melany gli aveva più volte detto.
- Dio ci protegge e ci proteggerà sempre perchè noi in fondo siamo stati e siamo brava gente. -
E con l’aiuto di Dio, che si era appropriato delle mani di un chirurgo giapponese, Richard recuperò i due terzi della capacità di deambulare con il solo aiuto di un bastone.
Il giorno che aveva gettato la carrozzella era stato per Richard la sua KAPPA-TI personale e non altro, come in un primo momento aveva pensato ricordando la profezia dei vecchi Apaches.


Anche Samantha era stata, nei limiti dei suoi impegni, vicina a colui che aveva tanto ammirato da bambina quando era stato un grande pilota automobilista.
Forse era stato proprio colui che chiamava confidenzialmente zietto a spingerla, senza volerlo, alla laurea in ingegneria aeronautica ed a diventare contemporaneamente un pilota da caccia di ultima generazione.
Bill invece sulle prime era stato contrariato dalla seconda decisione della figliola.
Egli non avrebbe voluto che Samantha avesse scelto la carriera militare per un senso innato, che sempre aveva posseduto,. di repulsione per ogni cosa che avesse a che fare anche lontanamente con la violenza
- Figlia mia,- aveva esclamato il giorno che Samantha aveva vestito la prima volta la divisa di tenente pilota,- non ti poteva bastare essere un bravo ingegnere!-
- Speriamo almeno che tu non scelga anche di fare il pilota dei caccia-bombardieri oppure intercettori e che non finisca su una porta-aerei in qualche oceano del mondo,- aveva quasi implorato.
Tina invece non stava più nella pelle quando vedeva la figlia in divisa.
Sarà stato il suo orgoglio di madre, sarà stato che lei aveva sempre sognato per sé una vita avventurosa fatto sta che si mangiava Samantha con gli
occhi e più l’ammirava più se la baciava senza inutili parole.
Con Jmmy si era sposata appena lei si era laureata ma il matrimonio fu fatto un po’in sordina dal momento che non desiderava ostentarlo per l’assenza e di Richard e di Melany.
Furono presenti tra gli amici più stretti di lei anche Mary e marito ma non Anthony che continuava a frequentare il collegio cattolico di Palm Beach.
Jmmy le aveva regalato un bellissimo brillante ma il loro matrimonio era stato un po’ “sui generis”, per il fatto che lei doveva ancora terminare il corso di pilota e sarebbe stata trasferita per un paio di mesi nel Colorado per perfezionarsi.
Insieme avevano deciso la data, in quanto successivamente sarebbe stato molto più difficile avere un tempo sufficiente almeno per il viaggio di nozze.
L’amore dei due sembrava un optional ma in realtà si amavano e soprattutto si volevano perdutamente. Non sarebbero stati insieme per lunghi periodi ma la cosa non era importante per nessuno dei due perché ciascuno riteneva il lavoro la cosa prioritaria della vita.





CAPITOLO TREDICESIMO





Per tutto il tempo della permanenza dei coniugi Sanders a Miami per gli interventi e poi per il recupero della funzionalità degli arti inferiori, oltre all’assenza di Antony, impegnato a Palm Beach nel collegio cattolico per ottenere il diploma all’High School, la sola Mary ed un gestore scelto da lei stessa avevano badato al funzionamento del bel negozio di Richard a Detroit, mentre la catena degli altri negozi erano stati dati in franchising.
Mary aveva dovuto perdere molto tempo affinchè il negozio funzionasse alla perfezione, anche se il gestore si era comportato assai bene per non fare rimpiangere ai clienti l’assenza di Richard e di Melany.
Metà giornata Mary la dedicava al negozio del papà per fargli, una volta guarito, un colossale regalo mentre passava tutte le ore pomeridiane nello studio dove aveva iniziato a lavorare rinunziando al College.
Per quanto si distruggesse di fatica facendo alla sera anche degli extra quotidiani, Mary aveva capito che sarebbe stato molto difficile divenire una importante specialista, in quello che più ambiva, cioè nel campo della Revisione dei Conti, se avesse dovuto continuare ad interessarsi del negozio.
Non poteva contare su suo marito che da buon penalista era impegnato anche lui, dalla mattina alla sera, nel suo lavoro così impegnativo e di alta responsabilità.
Non poteva affidare tutto nelle mani del gestore per il semplice motivo che quello non sapeva fare ciò che per lei era molto semplice.
Non poteva nemmeno rivolgersi al fratello che avrebbe dovuto concludere gli studi.in quelli anni e così ebbe l’idea, che sul momento le sembrò balzana, di rivolgersi a Tina per avere un qualsiasi consiglio.
Una domenica di buon mattino Mary, che aveva avvisato della sua visita i Calvin, si presentò a casa degli amici a Dayton.
- Sono venuta da voi per la fiducia e per l’affetto che mi lega alla vostra famiglia,. - esordì senza preamboli.
- Cosa pensate se mi porto a Detroit, Lynda?-
Mary a quel punto arrossì come solo a lei capitava con quell’incarnato bianco latte preso in tutto da Melany. Poi ebbe il coraggio di continuare.
- Mi piacerebbe tanto che mi sostituisse nella parte economica-finanziaria della piccola Azienda di papà. Ha tutte le capacità per farlo anche meglio di me. Non credo che si sia fidanzata negli ultimi tempi e starebbe con me a casa mia. -
Poi in un ultimo tentativo disse, rivolgendosi direttamente a Lynda. -
- Ti ricordi quando eri bambina come volevi stare sempre con me ? Tu nemmeno puoi immaginare quanto ho bisogno di te adesso. Del completamento degli studi non devi preoccuparti, penserò io a farti ottenere il diploma con dei corsi privati, che a Detroit è facile seguire. perdendo solo un paio di ore al giorno dopo il pranzo, poi esiste un proverbio che dice impara l’arte e mettila da parte. -
Tutti avevano capito che Mary si riferiva a se stessa quando aveva deciso di imparare il mestiere lavorando e rinunciando al College e si misero a ridere di cuore.
Fu a quel punto che Tina disse, sorridendo,- per me va bene, la fine settimana o lo passeremo noi a Detroit oppure sarai tu Mary che lo passerai con noi a Dayton. -
Solo allora Lynda aprì bocca.
- Per me è tutto ok, se va bene a mia madre va bene anche per me. -
Le due ragazze si baciarono, l’accordo era stato siglato.


Mary era stata male nel pensare che probabilmente aveva forzato la mano sia a Tina che a Lynda.
A Tina perché sapeva benissimo come considerava la figlia più piccola cioè come una sorvegliata speciale e poi, come si fa a decidere una cosa del genere e fidarsi ciecamente di una brava ragazza ma sempre così impegnata e per di più sposata?
Privava anche Lynda oltre che della sua famiglia anche di tutti gli amici che quotidianamente vedeva, non tanto della scuola verso la quale Lynda non aveva molta simpatia.
Alla fine era stata lei stessa che si era data la risposta.Aveva ragionato come una donna irlandese e non come una vera americana
Nella scuola privatissima ed esclusiva nella quale Mary aveva iscritto l’amichetta figlia di Tina, Lynda aveva immediatamente fatto lega con i professori e con i pochi ragazzi che la frequentavano.
Gli insegnanti erano tutti giovani docenti universitari preparati e molto cordiali con gli allievi, ai quali impartivano nuovi modelli di apprendimento, il che facilitava l’acquisizione di tutte le nozioni con il minimo sforzo.
Lynda aveva manifestato sia ai genitori che a Mary un entusiasmo inusuale in lei che aveva sempre considerato la scuola una specie di tortura cinese.
In più il fatto di passare, solo un paio di ore seduta ai banchi, le era parso il “non plus ultra” della felicità.
Tina aveva ringraziato Mary per quella sua trovata.
Unire l’utile attività scolastica con il dilettevole praticantato nella contabilità del bel negozio di Richard, significava per sua figlia e per lei quanto aveva sempre cercato di insegnare alla minore delle sue figlie, testarda come un mulo nel seguire regole fisse ed assolutamente non idonee alla sua personalità, che non poteva sopportare nessuna imposizione alla libertà ed al carattere ribelle che sapeva bene di possedere.
Lynda era contenta perchè per lei tutto sembrava un bel gioco, anche i giovani professori non erano insegnanti ma amici con i quali poteva parlare liberamente e con tanta e completa sincerità.
E poi anche il marito di Mary era giovanissimo e simpatico, come non aveva mai immaginato avendolo fino allora considerato solamente un importante avvocato per di più penalista.
Lui era molto affettuoso con Lynda non volendole fare mancare l’intimità della famiglia e la colmava di attenzioni come se fosse realmente un membro legato a loro da parentela e per di più ospite della casa di Mary e sua.
Tuttavia Lynda, dopo qualche mese di coabitazione con John e moglie
cominciò a sentirsi sedotta dal bel marito di Mary e per quanto cercasse di evitarne lo sguardo, ogni volta che quello la fissava nel viso o nel corpo, provava un piacevole imbarazzo, tanto da avvertire violentemente il cuore pulsarle all’impazzata.
Mary non avrebbe mai potuto immaginare a quale rischio sarebbe andata incontro riguardo il matrimonio con John, per la competizione che Lynda poteva, impulsiva come sempre era stata, mettere in atto sul piano fisico tutto dalla parte della giovane amica, se non fosse accaduta una turbativa mossa del destino quasi un segno divino per Mary.


Lynda sentì improvvisamente le ginocchia e le gambe molli ed il cuore fermarsi per qualche lunghissimo istante, la testa girarle in un turbinio di capogiri quando Ted, il compagno di scuola che l’aveva accompagnata a casa dopo le lezioni, prendendola per la vita sottile, l’aveva baciata con tutta la passione dei suoi vent'anni e la bocca di lei non era più riuscita a distaccarsi da quella di lui, tanto era stato il piacere intenso, indescrivibile e mai provato prima di quel momento.
Ted le aveva fatto una corte molto silenziosa fino a quel momento e così Lynda non aveva previsto che il suo compagno sentisse qualcosa di importante per lei e talmente impetuosa da non essere in grado di controllarsi, ma lo aveva sperato.
Dopo alcuni altri baci deliziosi, pur senza pronunciare nessuna parola, si erano distaccati l’uno dall’altra e con una carezza si erano detti arrivederci a domani mentre egli cavalcando la sua Honda, una settecentocinquanta di cilindrata, era sparito come un baleno dalla sua visuale.
Nell’ascensore della casa di Mary e di John, Lynda si era un pochino ripresa dal KO ricevuto da Ted, un ragazzo talmente aitante ed in possesso di un sex-appeal e di un carisma che potevano avere solo i divi di Hollywood, ma allo stesso tempo Mary aveva sentito ingigantirsi la confusione mentale che la stava possedendo.
Come poteva sentire il suo cuore battere a mille per John e poi sentirlo fermarsi per Ted?
A Dayton aveva avuto qualche minima preferenza tra gli adolescenti che frequentava ma nemmeno una volta si era sentita travolgere dalla passione per nessuno di essi.
In quella città dove era venuta a vivere un periodo importante della sua vita, invece e contemporaneamente, aveva sentito finalmente che l’età dell’adolescenza era ormai finita e tale sensazione le era arrivata da un uomo sposato felicemente e da un ventenne ambedue, anche se in modo diverso, affascinanti.
Quella era la dimostrazione che in ogni caso nella vita bisognava seguire sempre l’istinto, che in una dimensione femminile, doveva tenere conto di fattori prima ignorati e poi di colpo scoperti una volta girato l’angolo della propria casa.
Ted non sarebbe mai diventato suo marito ma non l’avrebbe mai più dimenticato perché con certezza, in questa occasione suffragata anche dai propri ormoni, sentiva che sarebbe stato il primo amore.





CAPITOLO QUATTORDICESIMO





Quando Richard ebbe il permesso dallo staff medico, che si riteneva ormai soddisfatto degli incredibili miglioramenti del paziente, egli e Melany in compagnia di Anthony ormai guarito anche lui e diplomato dell’High-School a Palm Beach, presero il primo volo da Miami per Detroit.
All’aeroporto erano ad attenderli, ansiosi di riabbracciarsi, Mary con il
marito John ma pure i coniugi Calvin e la bella seconda figlia di Bill e di
Tina, Lynda.
Mancava solo Samantha, che dando ascolto al padre aveva rinunciato alla carriera militare ed era diventata primo ufficiale della più grossa compagnia civile degli States volando sulle rotte intercontinentali.
Le due famiglie erano dunque al completo perché anche Jmmy il marito di Samantha non aveva voluto mancare a quell’importante incontro.
Un lungo e caloroso applauso di bentornato accolse Richard aiutato, nel camminare, soltanto da un bastone e tra la felicità di tutti presero due comode berline per recarsi nella casa, ancora di proprietà di Richard, al lago Eire dove avevano tanti anni prima passato giornate indimenticabili.
Era piena estate ed il cielo limpidissimo faceva da sfondo ad un quadretto intimo e pieno di calore dal quale si intravedeva soltanto la gente col viso gioioso, fosse matura o giovane ed in pieno benessere.
Il chiacchierio, proveniente da quella tavola imbandita all’aperto, diveniva quasi un chiasso cui avessero messo la museruola così che, in lontananza, si poteva solo capire che quelle persone si erano riunite per festeggiare qualcosa di molto importante, anche se era praticamente impossibile saperne di più.
Non c’era nessun motivo particolare o forse mille motivi che tenevano unite in allegria quelle persone, nel parlare di tutto e di nulla ma solo nel parlare tra amici.
In realtà era come un sogno che non incuteva paura né spavento , ma un bel sogno da cui non ci si vuole svegliare, quel rivedersi anche se tanto diversi nel tempo.guardandosi in faccia.
Nessun motivo dunque, solo il sentire negli altri ed in sé stessi il palpito della vita ancora presente e la fine, lontana sia nei presenti che negli assenti, vivi e felici soltanto di esistere e di essere amici.
Forse un attento osservatore avrebbe potuto carpire una vena di malinconia perché in alcune di quelle persone si era insinuata l’idea che il tempo inesorabilmente era passato, più veloce di un fulmine, mentre tutti avrebbero voluto essere eterni.ed immutabili.
Soltanto chi avesse conosciuto da sempre Melany avrebbe capito come solo nel suo sguardo sembrasse esservi la serenità, mai scalfita dalla mancanza della speranza.
Quel viso, ancora molto bello, risplendeva di semplicità e di amore per tutti, parenti e non.
Era anche semplice capire dove quella donna avesse attinto tanta ingenua sicurezza ed ognuno avrebbe inteso che non era opera sua ma originava dall’educazione cattolica ricevuta in eredità dalla mamma e che con tutte le forze aveva cercato di trasmettere, sia ai figli che al marito, ma in effetti a tutti coloro che l’avevano avvicinata.
Ma ad una domanda, il fantomatico attento osservatore, non avrebbe mai potuto rispondere ed era se Melany avesse paura di non vedere mai più tutta la gente conosciuta durante la propria vita fin da quando dall’infanzia aveva cominciato ad usare il cervello..
Solo chi avesse avuto la Fede, quella con la effe maiuscola, avrebbe capito che in effetti Melany era ed era stata una donna assai fortunata, per il lapalissiano motivo che lei quella Fede in Dio l’aveva sempre avuta e nessuno avrebbe mai potuto toglierlela, finchè avesse avuto un barlume di capacità intellettiva.


Richard aveva subito ripreso il suo posto al negozio, liberando da ogni incarico Mary, Antony si era iscritto all’Università nella facoltà di Matematica mentre Lynda aveva preferito quella di Agraria, a Dayton dove era ritornata in famiglia, lontana mille miglia dalle esperienze di contabilità che aveva acquisito a Detroit nel negozio di Richard.
Anche questa volta tutti avevano notato quanto tenesse alla propria indipendenza e non era più quella testa matta degli anni precedenti e pur essendosi liberata da Ted era rimasta sola senza sostituirlo con nessuno.
La love story con Ted era finita da parecchi mesi per consunzione naturale.
Aveva visto che quel bel ragazzo non aveva nessuna voglia di lavorare e poi che se la faceva con altre donne. Un giorno gli aveva detto.
-Sai cosa penso schiettamente di te, vattene e non pensare che ciò mi addolori più di tanto.Tu puoi fare al massimo fotoromanzi ed io non so che farmene di un vagabondo come te.
-Cerca di non cominciare anche a drogarti e ricordati solo che in me avrai sempre una amica, anzi una sorella a cui se vorrai potrai chiedere solo dei consigli telefonici. -
L’ironia era la sua arma vincente e l’adoperava spesso, ma assolutamente mai a sproposito.
Di diventare dottoressa in Agraria le era venuto in mente quando aveva fatto una breve vacanza di una settimana dai nonni a Durant.
Lynda era l’unica della famiglia che ancora sentiva l’attrazione per le sue radici in Oklahoma e già si immaginava quante innovazioni avrebbe portato alla piccola fattoria che Melany e Richard possedevano da quelle parti se avesse convinto i coniugi Sanders a venderla e papà Bill a comprarla, facendole un bellissimo regalo di Laurea quando ciò si fosse realizzato.
Lei era testarda come tutti sapevano e così Bill pensò che promettendole quel che voleva, la Laurea in Agraria sarebbe stata uno scherzo per Lynda.
Soltanto per questo motivo aveva convinto Melany e Richard di venderla direttamente a Lynda e questi, memori di tutto quello che l’altra figlia di Bill , Samantha, aveva fatto per la guarigione di Richard avevano, sebbene a malincuore, acconsentito pensando che in fondo a Melany sarebbe andata in eredità la fattoria dei genitori.
Tra l’altro la loro vita per molto tempo non si sarebbe staccata da Detroit, dove avevano i propri interessi ed in più i loro figli.


Quattro anni più tardi, Lynda si era puntualmente laureata a pieni voti e contemporaneamente sposata con un uomo di trentatre anni di Durant, conosciuto a casa dei nonni materni.
Max Wood era già stato sposato con una ragazza del luogo per diventare dopo solo un mese vedovo per la morte della moglie in un incidente stradale.
Lynda lo aveva scelto tra i numerosi pretendenti della città bene per il semplice motivo che Max la incuriosiva oltre che piacerle.
Le sembrava come un cruciverba difficile da risolvere..A prima vista appariva come un uomo semplice, bonario ed amante dell’aria all’aperto, ma, analizzandolo attentamente, si capiva che quelle doti erano soltanto ciò che egli desiderava che la gente pensasse di lui in realtà di carattere assai complesso, meticoloso, caparbio ed in particolare ambizioso.
Lynda non era stata in grado di decifrarne di più ed aveva pensato che la parte non trasparente di Max fosse legata al mestiere che faceva molto seriamente, quello di sostituto procuratore.
Il vice-procuratore lavorava a Oklahoma City già da otto anni e tutti i giorni si sobbarcava con disinvoltura il viaggio di andata e ritorno da Durant, senza mai lamentarsi percorrendo la strada sempre in auto anzi guidando una sportiva firmata “Calvin”.
Era il figlio prediletto di un petroliere del sud-Oklahoma e gli sarebbe bastato a sufficienza diventare il direttore generale della Compagnia Petrolifera del padre per avere una vita molto agiata e quattrini in abbondanza per tutta la sua esistenza.
Ma Max aveva ben altri progetti per la testa che non confidava a nessuno, nemmeno a Lynda che aveva, con la sua fervida immaginazione, pensato che quell’uomo si fosse innamorato di lei e se la fosse presa in moglie, soltanto per il cognome che lei portava e che lui amava come la sua auto-sportiva.
Lynda gli diede due gemelli, un maschio ed una femmina, stupendi bambini ambedue con degli occhioni nerissimi come fossero pitturati col carbone e solo allora vide suo marito commuoversi sinceramente.
- Vedrai mogliettina mia, cosa sarò capace di fare per queste due creature. Ho già iniziato una carriera che mi porterà a diventare il Governatore dell’Oklahoma. Ho soltanto trentacinque anni ma a quaranta mi dovrai chiamare,- continuò ridendo,- signor Governatore!-
Così Lynda improvvisamente capì di essersi sposata con Max soprattutto per sapere in anticipo su tutti gli altri chi sarebbe stato il nuovo giovane Governatore dello Stato.


I nonni di Lynda morirono tre anni dopo il parto della nipote più piccola per una infezione virale che i medici, compreso Jmmy Brocker che era subito venuto a Durant, con la sorella della giovane mamma, Samantha, avevano diagnosticato di estrema gravità e di prognosi infausta.
Quando la virosi ebbe la meglio uccidendo i coniugi Kappaspring fu chiaro che quel ceppo virale era il peggiore che si fosse presentato negli ultimi quaranta anni a Durant e che sarebbe stato necessario attendere gli esami autoptici ed istologici nonché quelli ematochimici e biologici per avere una diagnosi esatta.
Samantha che non aveva più rivisto i nonni negli ultimi due anni e che aveva chiesto alla Compagnia Aerea di lasciarla “off” per una settimana, pianse tutte le lacrime che possedeva.
Tina e Bill, al cimitero. lessero insieme le orazioni funebri e cosparsero di fiori le due bare ma non ebbero quella tremenda reazione emotiva di Lynda che dovette ricoverarsi per un paio di giorni.
Jmmy informò le autorità sanitarie di quanto avvenuto a Durant e dopo alcuni giorni si seppe che il virus era stato trasmesso da alcune zecche del posto.
Max Wood, che era diventato uno dei più forti candidati alla carica di Governatore, come vice procuratore fece fuoco e fiamme e dopo aver fatto firmare al procuratore capo di Oklaoma City due ordini di arresto contro due importatori di vacche provenienti illecitamente dal New-Mexico, fece abbattere tutti i capi di bestiame giunti nello Stato e così divenne ancora più popolare perché casi come quelli non si erano più verificati.
Max aveva saputo tempestivamente approfittare delle circostanze per acquisire nuovi e numerosissimi voti.
La vittoria alle elezioni, a quel punto, poteva essere considerata cosa fatta.





CAPITOLO QUINDICESIMO





Tutta la famiglia di Richard Sanders era rimasta a Detroit immaginando che i nonni di Samantha e di Lynda non fossero tanto malati da morire per quella forma virale che sapevano averli colpiti.
Era stata Tina che non aveva voluto allarmarli troppo, al telefono, anche perché in quel periodo Melany si era presa una bella influenza.con febbre molto alta.
Fu soltanto a funerale avvenuto, che Bill e Tina Calvin raccontarono tutto a Richard e la reazione dei Sanders al completo non fu piacevole.
Richard e Melany si offesero per essere stati ignorati in quella triste circostanza e dovettero passare diversi mesi, per Tina e Bill, per ottenere il perdono dei loro amici.
- O si è veramente amici,-disse con rabbia Melany,- e ci si confida in qualsiasi occasione oppure si è solo conoscenti ed allora si può capire il vostro modo di agire. -
- Io non ero moribonda,- continuò Melany,- e tu, mia cara Tina, è inutile che continui a dirmi che lo hai fatto per me. -
Ci volle tutta la pazienza di Bill perché i quattro tornassero a parlarsi ed a frequentarsi.
Comunque Tina sapeva che Melany sarebbe stata molto intransigente per quanto era avvenuto anche perché non ignorava come i genitori di Melany non avrebbero mai accennato alla figlia, visti i guai che lei e Richard avevano dovuto affrontare senza il loro aiuto, qualsiasi cosa che avesse potuto metterla in angoscia.
Essi stessi nelle poche volte che si vedevano con la figlia o con gli altri della famiglia, dichiaravano di stare sempre benissimo anche se in realtà erano pieni di acciacchi.
Quando però Melany capì che Tina aveva agito soltanto per il suo bene, come era nel suo carattere, chiese scusa a Tina per averla offesa e così le due donne tornarono ad essere come due sorelle.


Due mesi dopo era l’anniversario del loro matrimonio.
Erano passati trentatre anni da quando insieme si erano sposate con Bill e con Richard
Solo pochi matrimoni potevano dirsi così bene riusciti come quelli di Tina e di Melany. L’affiatamento, il rispetto e l’amore che essi provavano erano ancora tanto profondi, da non sembrare verosimile né comune, ad altra gente, quanto si volessero bene con gli anni che erano passati e con tutte le vicissitudini che invece di affievolirlo lo aveva ingigantito.
Sebbene le due donne non volessero dare un particolare risalto alla ricorrenza, Bill e Richard desiderarono fare alle mogli una sorpresa piuttosto originale.
Nessuno di loro era mai stato a Las Vegas, così qualche giorno prima si riunirono a casa di Richard e gli uomini misero sul tavolo della sala da pranzo i biglietti aerei di prima classe e la prenotazione di due camere matrimoniali al migliore albergo della magica città del Nevada
Melany e Tina molte volte avevano parlato dei casinò di Las Vegas e si erano sempre dette stupite che tanta gente fosse capace di buttare nel gioco una infinità di dollari, cosa che affermavano loro non avrebbero mai potuto fare, mentre Bill e Richard erano disposti a scommettere che una volta sul posto, le rispettive mogli sarebbero state ipnotizzate e dalle slots e dai croupièrs, una specie di uomini robotizzati e speciali sempre seri ed impassibili.
Così con un nuovissimo guardaroba appena comprato nelle migliori boutiques di Detroit, gli sposi giunsero nella città del vizio e della perdizione felici di passare dei giorni completamente diversi dai soliti.
All’Hotel M.G.M. di Las Vegas si fermarono per una settimana tra spettacoli, conigliette e tavoli da gioco dove Tina e Melany lasciarono ciascuna mille e cinquecento dollari, il massimo che si erano imposte di perdere, mentre Bill e Richard assistiti dalla dea bendata alle slots vinsero insieme più di quattro mila dollari.
Tina e Melany si erano innervosite, non per le perdite ma solo per il fatto che i mariti erano stati ironici nel prenderle in giro bollandole, ridendo come assolutamente negate ai dadi ed alla roulette.
Fu tale la ripicca delle due donne che insieme proposero di lasciare Las Vegas perché ad entrambe era venuta la voglia di conoscere i posti dell’Arizona dove Bill e Richard avevano passato, poco più che ventenni, alcuni anni della loro vita
I mariti non si opposero sia per fare contente le mogli ma anche perché anche essi erano stati assaliti dallo stesso desiderio.
E così dopo aver saldato il conto con l’albergo ed aver affittato una splendida sportiva cabriolet firmata dallo stesso Calvin partirono per Phoenix di buon mattino, ma prima di raggiungerla vollero fermarsi a Wickenburg.
Grande fu lo stupore di Tina e di Melany nel vedere il posto miserabile dove Bill e Richard avevano, a quel tempo, piazzato le loro roulottes..
Fu proprio Tina che esclamò.
- Buon Dio guarda un po’ che ti combina la vita, se a sedici anni mi avessero detto che mio marito sarebbe venuto da questo posto non ci avrei creduto!-
Anche Melany disse la sua,- se ciò è accaduto vuol dire che era scritto nel pensiero di Dio.
Non mancarono i baci e le carezze tra i quattro ed alla fine, Bill propose.
- Cosa volete fare mie belle signore, andare a Phoenix oppure passare la notte qui?-
Tutti vollero rimanere a Wickenburg e le feste che fecero diversi conoscenti di allora ebbe dell’incredibile, molti di quelli fecero mille domande a Bill e Richard congratulandosi sia con l’uno che con l’altro per la fama che si erano creati lontano da lì.


Dormirono in un piccolo albergo dove Bill aveva fatto a suo tempo il ragazzo “tutto fare” ed il vecchio proprietario, quasi. ottantenne fece una gran cena in onore delle coppie Calvin e Sanders che volle assolutamente offrire, malgrado le proteste, in cambio di due foto firmate da Bill e da Richard, che fortunatamente avevano portato nelle loro valigie.
Che a Wickenburg avessero dovuto firmare,dopo tanti anni, degli autografi era inimmaginabile.ma ancora più inverosimili parvero i lucciconi, negli occhi di Tina e Melany, orgogliose dei mariti ammirati e celebri anche in quella piccola località dell’Arizona.
Quella notte fu per tutti come la prima notte di nozze anche se i capelli erano ormai grigi per Bill ed ancora più biondi per Richard mentre sia Melany che Tina non erano più quei freschi virgulti di tanti anni prima.
Le due ragazze di Durant erano cresciute, ma incrollabili in loro erano rimasti quei segni di innocenza e di purezza che associate ad un amore che mai sarebbe svanito, le aveva fatte partecipi di tutto ciò che la vita aveva riservato ai loro uomini.
Tutto ciò che di bello e di positivo ma anche i dispiaceri ed i dolori, da Durant in poi, erano stati vissuti insieme e l’unica cosa che ancora mancava nei loro mosaici la stavano vivendo in quel momento, a Wickenburg, nei ricordi di quanto fosse capitato da ventenni a Bill ed a Richard nel posto stesso dove avevano vissuto anni non certo piacevoli.
Il mosaico era quasi completato e quello fu il più bel regalo, il più gradito per l’anniversario delle nozze con veri uomini, cresciuti assieme a loro due.
Sconsideratamente, a Phoenix dove si erano recati il giorno dopo, ebbero la notizia di una grave decisione del Presidente, quella di fare la guerra nei Balcani, intendendo, l’America, salvaguardare la pace mondiale minata dalla dittatura della Serbia e con propositi umanitari liberare quei popoli da carneficine e da scempi sempre più gravi rivolte contro popoli appartenenti a gruppi etnici diversi.
C’era stata l’approvazione dell’ONU ed i programmi televisivi non parlavano di altro. Molte altre Nazioni, la NATO al completo, avevano dato il loro consenso ed anche quelle avrebbero partecipato alle azioni militari ed avrebbero fornito le basi agli aerei militari americani.
La vita continuava con i suoi momenti di dolore e questo annientò il momento di pura felicità dei Calvin e dei Sanders proprio lì in Arizona dove era sembrato che si potesse toccare il cielo con un dito.
Ma soprattutto Tina e Bill cominciarono a preoccuparsi per Samantha che era rimasta uno dei piloti riservisti dell’aviazione americana più capaci e più in vista, anche se continuava a volare da pilota civile ormai da anni promossa a comandante dei più nuovi modelli di aerei transcontinentali.
Così, improvvisamente tutti e quattro sentirono il dovere di tornare a casa, concedendosi ancora una visita, nel cuore delle Black Hills nel South Dakota, alla splendida scultura della testa di Cavallo Pazzo scavata nella roccia granitica e che, chi sa quando, sarebbe divenuta una colossale statua probabilmente una delle Meraviglie del Mondo comprensiva del gran Capo Indiano dei Sioux e del suo cavallo.
Sembrava impossibile ciò che avevano visto: il profilo, il mento e lo sguardo fiero di quel grande Indiano parevano vivi e tutta la famiglia del famoso scultore Korczak Ziolkowsky ormai deceduto, continuava a lavorare incessantemente per portare a termine il grande bozzetto che tutti i turisti ammiravano potendo solo immaginare, cosa sarebbe stata quell’opera umana una volta condotta a termine.nel granito alta centosessantanove metri.
Però lo scopo dello scultore era già chiarissimo ed era lì a confermare che il coraggio degli uomini, qualsiasi fosse la loro razza, sarebbe stato celebrato per sempre almeno fine alla fine del mondo.
Ora si trattava per Tina e per Melany più che per Bill e Richard di dimostrare coraggio per stare vicini a Samantha che certamente sarebbe stata in prima linea nella guerra dei Balcani.





CAPITOLO SEDICESIMO





Ai primi di Settembre, come previsto, Samantha venne richiamata nella qualità di capitano pilota per volare sugli F16 e dopo un breve periodo di addestramento in Florida, fu inviata in Germania in una base NATO.
Da lì volò in Italia, nel Veneto ad Aviano e rimase in attesa di compiere il primo volo di guerra, vera e non simulata, in una missione che ancora non poteva conoscere.
Il saluto che mamma Tina e papà Bill le fecero alla partenza dall’America fu commovente ma non struggente, come sarebbe stato se Tina avesse potuto dimostrarle tutta la sua ansia e tutta la sua paura di madre.
- Sii coraggiosa figlia mia,-disse con voce tremolante ma senza piangere Tina,- ma anche prudente. La tua mamma sarà sempre con te in ogni momento che vivrai lontana e vedrai che in ogni cosa sarai protetta dalla Madonna che pregherò soltanto per te.
Nel Veneto, Samantha si era subito ambientata sia con tanti piloti di molte altre nazioni sia nei confronti della popolazione, durante le libere uscite, cordialissima e cortese, affabile e simpatica.
Lei già sapeva che in generale gli italiani erano quasi tutti così dal momento che molte volte, come pilota civile, aveva passato alcuni giorni a Milano ed a Roma molto gradevoli.
Ma i veneti non li aveva mai frequentati. Erano davvero dei buontemponi e si facevano in quattro per essere ospitali.
Non erano così perché lei era una donna, anzi una “bela putela” piuttosto affascinante nella sua divisa di capitano dell’aviazione USA, ma era il loro modo di comportarsi con tutti, americani o di qualsisi altro paese.
Aveva anche capito il perché gli italiani fossero sempre stati i benvenuti in ogni paese del mondo e specialmente in America dove con il loro lavoro e la loro simpatia avevano saputo conquistare posizioni invidiate e di grande
prestigio.
Nel loro modo di vivere non mancava mai l’allegria che specialmente nei veneti era esuberante anche se un pochino strabiliante.
Samantha pensava che non avrebbe mai potuto dimenticarli una volta che fosse tornata negli Stati Uniti e che avrebbe raccontato a tutti quello che stava vivendo, una esperienza di vita nuova ed irripetibile.


Le prime cinque missioni di guerra furono in particolare quelle di distruggere ogni difesa radar o elettronica nel territorio nemico e per Samantha ed il suo stormo fu molto semplice eseguire gli ordini, anche perché le poche difese missilistiche dei nemici erano già state annientate da precedenti raid aerei a cui lei non aveva partecipato.
Caso mai erano le condizioni meteo che la infastidivano per il continuo cattivo tempo che sembrava non volere più abbandonare la penisola balcanica.
In più, il volare relativamente a bassa quota, cosa a cui non era da anni più abituata e solo poco allenata, era per il capitano Calvin motivo di qualche preoccupazione causata dai missili terra-aria di cui potevano ancora disporre le varie bande armate, sparpagliate nel territorio nemico.
Samantha sapeva che i pericoli maggiori sarebbero stati proprio quei missili che già avevano causato danni all’aviazione alleata e su questo punto c’erano state, alla base, diverse riunioni con i Capi dello Stato Maggiore che avevano raccomandato di essere estremamente prudenti nel non sottovalutare le varie bande comandate da elementi, sanguinosi nonché crudeli anche per le popolazioni di etnia diversa, che venivano barbaramente uccise e poi seppellite in fosse comuni.
Nella sesta missione l’F16 del capo squadriglia, colonnello Fred Smith, fu purtroppo colpito da un missile tiratogli addosso da un gruppo di irregolari e quello ebbe il coraggio, non essendo stato gravemente danneggiato il caccia che aveva perso tuttavia molto carburante, di puntare verso l’Adriatico dove pensò bene di catapultarsi mentre l’F16 precipitava in mare.
Samantha, dopo essere lei stessa sfuggita per puro miracolo ad un altro missile con una perfetta acrobazia aerea, aveva seguito la manovra di Smith ed aveva avvisato il Comando di recuperare il colonnello in mare, dando il punto dove aveva visto cadere in acqua il paracadute del capo squadriglia. Aveva atteso sorvolando la zona d’acqua che giungessero sul posto due elicotteri di salvataggio e poi aveva puntato dritta alla base, in Puglia, di Gioia del Colle.
Smith aveva sì perso sedici milioni di dollari ma era salvo.
Samantha e Fred si rividero ad Aviano, due giorni dopo, brindando allo scampato pericolo e ricevendo i complimenti di tutti i piloti e furono dello stesso parere di chiedere al Comando di continuare a volare insieme subito, per superare immediatamente lo stress, senza cedere alla motivata tentazione di godere come da regolamento di una breve vacanza.
Così avvenne che dopo altre nove missioni di appoggio ai bombardieri, i quali fecero piazza pulita di tutte le residue sacche di zone del territorio provviste ancora di missili terra aria basandosi anche su quanto successo ai due F16, Samantha fu promossa al grado di maggiore pilota per meriti acquisiti nei cieli di guerra e Fred Smith fu nominato generale di squadra aerea con la stessa motivazione.
Samantha aveva così effettuato quindici missioni di volo in un paio di mesi ed aveva stabilito un record per una donna pilota.
Ebbe anche una medaglia al valore militare e poté godere di una licenza premio di un mese in America.


Suo marito Jmmy Brocker aveva seguito sempre con ansia le vicende della moglie ed al suo ritorno le chiese.
- Tesoro mio, non ti sembra di aver già dato tanto al nostro Paese? Ora io e te avremo un figlio perché io come medico devo pensare anche alla tua salute.Tu sai, e questo te lo ho sempre detto, che ogni donna ha bisogno di avere un figlio perché l’allattamento al seno determina una eccezionale protezione allo sviluppo del cancro alle mammelle.
Poi, dopo una breve pausa di riflessione continuò.
- Samantha conosci fino in fondo quanto è grande il mio amore per te,- la prese sulle ginocchia le accarezzò le belle mani affusolate,- non potrei più vivere senza di te se mi lasciassi, ti prego ascoltami e decidi liberamente cosa intendi fare della tua vita. Io sono qui ad aspettare quello che mi dirai ma non devi dimenticarti mai che saremo uniti per sempre qualsiasi fosse la tua decisione. -
La bella figlia di Tina, guardò negli occhi il marito lungamente e lesse quanto voleva sapere
- Faremo un figlio, mi hai convinto.Volevo sapere soltanto se tu mi ami ancora come una volta. I tuoi occhi e non le tue parole mi hanno detto che è così ed è tutto ciò che volevo sapere. -
-E’ giunta l’ora, dopo che ho assaggiato il sapore amaro della guerra, di pensare alla nostra famiglia e se questa è salda deve esserci almeno un figlio.che porti il tuo nome. -
Jmmy e Samantha si baciarono come mai era avvenuto durante il loro matrimonio e da lì sarebbe nato quel figlio che Jmmy aveva da sempre tanto desiderato.


Samantha non ottenne però subito il congedo illimitato. Al termine della licenza dovette per forza tornare ad Aviano, pur sapendo di essere rimasta incinta, perché mancava ancora la prova ematochimica della gravidanza anche se avvertiva già nausea e qualche capogiro.
Con la massima sincerità disse all’ufficiale medico il motivo dei suoi disturbi e quello, conoscendo il suo curriculum e la sua serietà, la esonerò dai voli, con piacere, perché Samantha era una donna eccezionale piena di coraggio e di amore per la patria.
La sua seconda permanenza ad Aviano durò altre tre settimane fino alle risposte delle analisi cui Samantha era stata sottoposta nella base.
Però quei pochi giorni furono molto strani e non molto piacevoli.
Era cominciata in Italia una campagna di gruppi pacifisti tra i quali primeggiavano i soliti estremisti della sinistra ed i verdi.
Non era più piacevole come prima recarsi fuori della base anche perchè quei gruppuscoli ce l’avevano particolarmente con gli americani.
Il valoroso capitano, che tutti avevano solo un mese prima osannato, divenne una persona da evitare e quella fu una altra esperienza che portò Samantha a meditare sulle guerre in generale e sui morti che esse sempre provocavano inevitabilmente.
Ancora una volta si convinse della volubilità degli uomini quando sono in gioco interessi diversi da quelli propri e non è toccata direttamente la propria personale libertà.
Samantha tornò in America amareggiata pensando a quanti giovani americani fossero morti per l’Europa ai tempi del nazismo, ma non dimenticò mai che la Libertà sarebbe sempre stata difesa con tutte le forze dal suo Paese.
La compagnia aerea civile concesse al Comandante Samantha Calvin sia le ferie non godute sia un periodo di un anno di aspettativa, coperto per sei mesi dalla speciale assicurazione dei piloti civili donne, qualora fossero in stato di gravidanza a piena retribuzione.





CAPITOLO DICIASSETTESIMO





Alla nascita del suo bambino un maschietto, per la gioia di Jmmy, Samantha pensò che sarebbe rimasta per il momento a Dayton facendo così felici i genitori che attendevano da anni quell’evento.
Essere nonni per la terza volta fu per Tina e Bill una immensa felicità specialmente perché potevano godersi il piccolo quando e quanto volevano e non come accadeva con i figli di Lynda che non si muoveva mai dalla sua fattoria di Durant e che potevano vedere soltanto quando erano i nonni stessi a spostarsi nell’Oklahoma.
Jmmy Brocker continuava a lavorare sempre nell’Ospedale militare come ricercatore ma aveva pure una bella clientela privata nello studio per malattie ematologiche ed autoimmuni di cui era il titolare.
Come al solito il tempo per stare a casa era molto limitato ma Jmmy, che non aveva altri svaghi considerava la sua famiglia il più bel hobby che avesse potuto desiderare, sempre accanto a Samantha ed al piccolo David.
Era quello il periodo più splendido della sua vita semplice di medico convinto che l’esistenza anche se durasse solo un attimo, non si deve buttare per nessuna ragione al mondo nelle cose futili e che infine non lasciano nulla nella memoria e nel cuore.
Samantha seguendo il consiglio di Jmmy aveva allattato al seno David oltre il quarto mese pur inserendo già al terzo mese un pasto non latteo formato da brodo vegetale fatto in casa e filtrato. per i minerali in particolare il ferro che è sempre scarso nel latte materno, e semolino con omogeneizzati di carne e frutta .In pratica si era comportata nella stessa maniera di Tina con lei quando era una neonata .
Il risultato della dieta suggerita dal marito fu che il piccolo, a quattro mesi e mezzo, pesava già otto chilogrammi e si era allungato di venticinque centimetri.
Tuttavia si era presentato il problema che David aveva cominciato a rifiutare il seno materno costringendo Samantha ad una terapia per arrestare la propria produzione di latte ed anche di ricorrere oltre al latte artificiale e biscottini anche ad un secondo pasto, più o meno uguale a quello che gli somministrava a mezzogiorno, alla sera.
Il latte materno che David aveva assunto fino ai quattro mesi era stato più che sufficiente per il passaggio dalla mamma al bambino di tutti gli anticorpi in possesso di Samantha.
Samantha aveva fatto un capolavoro di figlio ed in più lo aveva protetto con i propri anticorpi contro molte malattie infettive.
La gente, che la incontrava per strada quando usciva col bambino per andare ai giardini, non avrebbe mai potuto immaginare come quella bella signora un anno e mezzo prima stesse volando con un F16 nei cieli dei Balcani e che tra un mese sarebbe stata ai comandi di un grosso aereo civile che avrebbe fatto le linee interne nord americane.
Così Samantha aveva deciso di ritornare a volare però chiedendo alla Direzione della sua Compagnia aerea di concederle le tratte interne per motivi familiari.
Non c’era stata alcuna obbiezione da parte della stessa Direzione e così avvenne.


Da un po’ di tempo, prima ancora che Samantha partorisse il suo bambino, Tina aveva deciso di lasciare l’impegno quotidiano ed impegnativo della direzione dei due Supermercati che da sempre erano stati sotto la sua giurisdizione. Di quando in quando si faceva vedere dal personale che aveva messo al suo posto. per far notare che rimaneva sempre lei il controllore degli affari di questi empori, che andavano commercialmente a vele spiegate.
Il motivo principale di ciò era stato il desiderio di stare più tempo possibile vicina a Samantha ed al nipotino che vedeva così crescere bello e sano giorno dopo giorno.
Quando Samantha ebbe deciso di riprendere il suo mestiere le disse.
- Figlia mia, fammi un bel regalo. Non permettere che il bambino venga cresciuto da altri, io lo amo coma ho sempre amato te, perciò devi fare in modo di trasferirlo in casa mia durante le tue assenze anche se mi hai detto che un paio di volte al mese avrai quattro giorni pieni, da dedicare completamente a lui ed a Jmmy. -
- Non mi interrompere figlia mia,- riprese dopo solo un attimo di pausa,- ti supplico non dire di no alla tua mamma. Per me questo è un grande regalo non una fatica, solo il più grande piacere che io possa chiederti. Jmmy potrà venire a stare da noi anche lui sentendosi libero di occuparsi del bimbo come vorrà. Assumerò due Baby-sitters a tempo pieno, così David sarà in ogni istante vigilato, in modo che sia tu che tuo marito possiate essere totalmente tranquilli anche nelle poche ore che io non sarò con lui. -
Mamma Tina era stata un vero diluvio di parole tanto che Samantha, ad un certa punto le aveva messo la mano sulla bocca per farla finire. L’aveva guardata dolcemente negli occhi neri infuocati di entusiasmo, dicendole.
- Mammina bella, come posso ringraziarti per questa proposta. Avevo già interpellato Jmmy proprio su questo argomento e tutti e due volevamo chiederti questo immenso piacere. Tu ci hai preceduto con un tempismo assoluto ed io non posso che dirti grazie. -
Mamma e figlia si abbracciarono strette l’una all’altra come una pianta che vive in simbiosi con una altra.


Quando il sì di Samantha venne a conoscenza di Bill egli baciò, con tutto l’amore paterno in suo possesso e che poteva esternare, la figliola ed anche Jmmy, presente, ricevette la sua parte.
A Bill non sembrava possibile che si fosse così commosso per un nipotino e pensò di essersi molto invecchiato dai tempi di Wickenburg e che mai avrebbe potuto immaginare come l’incontro con Tina avrebbe trasformato tanto la sua vita.
Egli continuava ad interessarsi delle sue carrozzerie e delle sue Super-Sportive ma non era più come nei tempi andati l’unico interesse della sua vita; ora c’erano anche ben più importanti interessi nel suo cuore di marito, padre ed anche di nonno.
In David vedeva se stesso rinascere giorno dopo giorno in un incessante divenire e la sua vita non sarebbe mai stata considerata inutile avendo aveva avuto la fortuna di lasciare una così grande eredità.
Era solo strano che questi pensieri non li aveva avuti quando erano nate e cresciute le sue figlie. Ma forse allora era davvero troppo giovane.
Bill pensò pure che in fondo tutti gli uomini erano come lui e che ognuno aveva pensato mille volte le cose che egli in quel momento pensava
Qualcosa di più avrebbe dovuto fare tuttavia per i bambini in generale, in nome di quei nipotini, che doveva essere per loro un ricordo indelebile di nonno Calvin figli delle sue figlie e sangue del suo sangue, ma non doveva essere qualcosa di materiale.
Doveva essere una Fondazione, dove avrebbe messo parte dei suoi risparmi, che avrebbe dato un po’ di più come istruzione a chi non se la poteva permettere.
Era necessario avere molti altri aiuti da parte di chi poteva rinunciare ad un poco di denaro che moltiplicato per un numero grande anzi se possibile grandissimo avrebbe ottenuto lo scopo per cui lui Bill Calvin sarebbe stato solo il socio fondatore.
Per questo motivo avrebbe interpellato il marito di Lynda ormai divenuto Governatore dell’Oklahoma.
Ancora una volta Bill aveva dimostrato la sua creatività.


Dopo tre giorni Bill prese la sua fuoriserie e si recò ad Oklahoma City negli uffici del marito di sua figlia Lynda, il Governatore Max Wood.
Max lo fece attendere una buona mezzora prima di riceverlo.
- Che fai qui nel mio ufficio?- Domandò scusandosi dell’attesa che aveva dovuto fare Bill a causa di un impegno urgente ed improrogabile capitatogli all’improvviso.
-Come stanno i miei due nipoti,- disse Bill non rispondendo subito alla sua domanda. Poi per anticiparlo continuò
- Non vedo mai nessuno di voi, spero solo che Lynda ogni tanto venga a trovarci a Dayton con i bimbi. L’ultima volta che io e Tina l’abbiamo vista è stato tre mesi fa quando siamo venuti noi alla Fattoria. -
- Stiamo tutti benissimo,- esclamò allora il genero di Bill sorridendo,- mi dispiace che Lynda sia così indaffarata con la Fattoria, ma vedrai che prestissimo vi verrà a trovare e così conoscerà di persona David e non solo in fotografia. -
-Caro Bill,- continuò affabilmente,- devi proprio perdonare tua figlia è ancora rimasta una bambina “sui generis”anche se molto bella ed assai giudiziosa. -
Bill rispose al sorriso del genero con un altro sorriso, poi disse.
- Non è comunque questo il motivo della mia visita. Devo chiederti di organizzare tu con tutte le tue conoscenze una Fondazione di cui io sarò il socio fondatore per una certa categoria di bambini poveri. -
Così, Bill raccontò quello che gli era venuto in mente a Dayton e quanto avrebbe apprezzato il suo interessamento aggiungendo anche che la cosa avrebbe potuta essergli utile per motivi politici.
Max Wood ne fu entusiasta e si diedero appuntamento a presto quando il genero avesse organizzato il tutto.





CAPITOLO DICIOTTESIMO





Sei mesi dopo la Fondazione “Calvin-Wood”, così sì era deciso di chiamarla, veniva inaugurata con uffici decentrati sia a Dayton che a Oklahoma City con importanti festeggiamenti e con una imponente campagna pubblicitaria, cui aveva provveduto Max Wood, in parte televisiva ed in parte sulla carta stampata.
Per Bill fu una grande giornata con tutta la famiglia dei Calvin riunita finalmente al completo, le figlie con i rispettivi mariti e prole, Tina raggiante ed elegante con tutte le sue amiche in prima posizione Melany e Mary con i loro mariti ed infine Antony ormai un uomo forte e sano,
parteciparono alla gioia generale ed alla festa.
Tina aveva potuto riabbracciare Lynda ed i suoi nipotini di Durant che avevano acquisito, crescendo, una grande somiglianza con Lynda. Così i gemelli oltre ad essere uguali tra loro quasi come due gocce d’acqua, anche se di sesso diverso, portavano indelebilmente, nel loro viso, il marchio di fabbrica dei Calvin.
Nonna Tina se li era coccolati per più di un ora, poi rivolgendosi alla figlia aveva detto accoratamente.
- Come sono belli i tuoi figli e come sei crudele nel non portarmeli molto più spesso. Sono quasi la tua fotografia di quando eri una bambina, stupenda, con il viso impertinente e con gli occhi da furbetta. -
- Raccontami, come si comportano con te e con Max? Dimmi come passano le giornate e se sono bravi a scuola. Vorrei farti mille domande ma sento una grande confusione nella mia testa. -
Lynda si era accostata alla mamma e cosa che non era nelle sue abitudine, l’aveva baciata con dolcezza ed evidente imbarazzo.
- So di non essere una figlia perfetta, perdonami se qualche volta ti ho fatto
piangere, però devi sempre ricordarti che ti voglio tanto bene anche se spesso non te lo dimostro. Dillo anche a papà quanto sono legata a voi, i migliori genitori che potessi avere e quanto vi amo. -
Tina si era commossa alle parole della figlia ma pensò che non doveva assolutamente piangere in quella giornata di gioia soprattutto per Bill e fece un enorme sforzo di volontà per non lasciare libero sfogo alla sua emozione.
Non disse nulla, deglutì la saliva che le aveva riempito la bocca, prese David e lo depose nelle braccia di Lynda.
Questa disse soltanto. - Quanto pesi, amore mio! Ma cosa ti danno da mangiare per farti così robusto, queste donne?-
Nel dire tali parole Lynda si era girata verso Samantha e Tina ridendo.


Molte altre cose Lynda non aveva detto alla mamma. Max Wood, che pure amava la moglie ed i gemelli, non era poi quello stinco di santo che pareva essere.
Aveva la fama di un cacciatore di femmine. Anche se Lynda non poteva rimproverargli nulla riguardo al suo comportamento in famiglia, aveva sentito delle voci e visto dei sorrisetti maliziosi tra le sue conoscenti, donne non certo sue amiche ma certamente invidiose che Lynda avesse sposato un uomo diventato tanto importante.
Lynda caratterialmente aveva all’inizio un po’ sofferto per il mistero che avvolgeva la vita ad Oklahoma City di Max anche perché, dopo la nascita dei gemellini, egli aveva più volte telefonato alla moglie dicendole che sarebbe rimasto qualche giorno fuori casa, anche di notte, adducendo spesso motivi che le parevano assolutamente inventati.
Lynda si sentiva offesa nel suo amor proprio. Si ripeteva che era assurdo credere a quei sospetti ma intanto aveva osservato che Max non era più con lei così esuberante sessualmente come un tempo.
Sapeva solo che Max aveva quale segretaria particolare una bionda tutta curve provocanti ed un seno scultoreo, Elisabeth, che aveva conosciuto negli uffici del marito.
Quella volta non aveva pensato a niente, non aveva accennato a nessun sospetto chiacchierando con Max del più e del meno, ma quando aveva saputo che. persone di cui si poteva fidare l’avevano visto in alcuni locali esclusivi con Elisabeth, l’aveva affrontato a brutto muso e gli aveva consigliato di cambiare segretaria a scanso di qualche ripicca amara da parte sua.
- Carissimo Max,- gli aveva detto con voce ferma e convincente,-sei libero di fare quello che vuoi ma ti garantisco, con il caratterino che mi ritrovo, e se scopro che tu mi sei infedele ti farò passare dei guai che tu nemmeno puoi adesso immaginare. Chiederò immediatamente il divorzio e ti rovinerò non solo economicamente ma distruggerò prima di ogni cosa la tua carriera politica. -
Max l’aveva osservata mentre parlava calma e decisa a tutto e pensò che Lynda non era per nulla un tipo malleabile e duttile. Quello che lei gli aveva appena detto sarebbe sicuramente avvenuto se avesse scoperto qualcosa riguardo alle sue avventure femminili e non solo con Elisabeth.
Da buon politico aveva fatto due conti alla spicciolata ed aveva deciso che il tempo degli inganni era finito. Era troppo ambizioso per rischiare, ma volle ugualmente sondare il terreno.
- Tu saresti capace di farmi questo,- sorrise ironicamente,- mia focosa Lynda?- Ho qualche dubbio. Ami troppo la famiglia per potermi fare del male anche perché io ho la coscienza pulita. Devi aver sentito dei pettegolezzi di miei avversari politici. Ma non ti preoccupare perché sono innocente. -
Lynda lo squadrò dalla testa ai piedi e concluse.
- Facciamo così, farò finta di crederti fino a prova contraria ma da oggi e per tre mesi non dormirai più nel mio letto. -
Max si era accorto di avere una donna eccezionale per acume ed intelligenza, i suoi erano invece solo capricci di un uomo adolescenziale, avrebbe tentato di farle cambiare idea riguardo ai tre mesi di castità che gli aveva promesso ma in ogni caso avrebbe con certezza cambiato strada.
Per questi motivi Lynda si era isolata un poco dalla sua famiglia di origine.
Orgogliosa, non aveva voluto che nessun dei suoi familiari nemmeno lontanamente sospettasse l’inferno che Max le stava facendo passare e mantenne, pur non avendo scoperto niente sulla infedeltà del marito, la promessa che gli aveva fatto.
Max non dormì, per tre mesi senza sconti, nel letto matrimoniale, mentre lei tranquillamente non faceva altro che mettere in atto tutta l’arte seduttiva di cui fosse capace e facendosi vedere molte volte seminuda per stuzzicarlo, lo provocava ridendo finalmente degli sguardi famelici di suo marito.
Max era arrivato a desiderare Lynda come la cosa più appetibile del mondo e dopo averlo tormentato in quel modo per tutto il periodo che aveva detto, era stata Lynda che gli si era buttata tra le braccia.
Amava suo marito ma mai avrebbe ceduto, senza vendicarsi, ai suoi tradimenti se si fossero ripetuti e di questo il suo Governatore doveva esserne definitivamente certo.
Lynda non era una monaca di clausura e neppure una puritana ma con sospetti di quel genere non avrebbe mai potuto convivere.
Max Wood aveva imparato la lezione e da quel momento scelse liberamente, come diceva la bella moglie, una unica donna per godere dei piaceri leciti erotici della vita e quella sarebbe stata solo Lynda.


Non era stato facile invece, per Antony, districarsi da una situazione in cui si era trovato invischiato.
Il figlio di Melany a Detroit aveva conosciuto una amica della sorella Mary, di nome Brigitte, che era sposata e famelica come una lupa affamata da mesi da digiuno forzato.
Brigitte era una donna non molto alta ma tutto pepe, non appariscente ma certamente in possesso di una tale carica erotica per cui le effusioni del marito, avvocato pure lui come il marito di Mary, non erano per nulla sufficienti a soddisfarla.
Antony alle “avance” di quella brunetta, che aveva classificato come ninfomane, sulle prime aveva cercato di resistere per non mettere in imbarazzo la sorella ed anche John, che lavorava nello stesso studio legale in cui i due avvocati si vedevano tutti i giorni, ma infine non aveva saputo resistere alle mille tentazioni che Brigitte gli aveva prospettato.
A Brigitte, Anthony piaceva da morire. Robusto ed ormai sicuro di sé, alto e dal volto aperto al sorriso, di un biondo rossiccio e leggermente coperto di minuscole lentiggini come sua madre, commerciante noto ed anche più che benestante.
Lei era riuscita a portarselo a letto e lo aveva fatto impazzire di godimenti sempre più forti e differenziati tanto che Antony non era più stato in grado di resisterle.
Al giovanotto pareva di essere capitato nelle mani di una speciale maga tanto lei aveva preso il sopravvento e sul suo corpo e sul suo spirito, dal momento che si era completamente dimenticato tutte le regole del buon vivere che fino allora aveva custodito gelosamente, patrimonio importante dell’educazione severa di Melany e del Collegio a Palm Beach dei preti cattolici dove era stato per tanti anni
I due, nascondendo a tutti la loro relazione con mille inganni, si vedevano quasi quotidianamente e l’unico timore di Antony era quello di essere scoperto mentre a Brigitte il fatto non sembrava interessarla.
Del marito non gliene importava che per quella piccola porzione inerente al vincolo matrimoniale, che lei non voleva interrompere, soltanto per non farsi criticare da tutta Detroit.
Soltanto molti mesi dopo, Antony aveva cominciato a capire in che vicolo cieco si fosse cacciato.
Brigitte era diventata sempre più aggressiva e possessiva con lui senza concedergli nessuna pausa e spesso ripeteva che se l’avesse abbandonata si sarebbe suicidata.
Ad Antony sembrava che quella donna fosse completamente impazzita ed aveva iniziato ad avere una grande paura che ciò potesse avverarsi.
Così, un pomeriggio dopo una grande litigata tra i due, Brigitte si era chiusa nel bagno del Motel e si era sparata con un revolver alla tempia.
Antony era rimasto pietrificato, dopo aver sfondato la porta del bagno con una spallata, vedendola a terra in un lago di sangue.
Avrebbe voluto fuggire ma non lo fece. Chiamò immediatamente la polizia ed il proprietario del Motel, mentre addolorato ed agitatissimo aveva cercato di rianimarla.
In un baleno arrivarono tutti, compresi i medici del Pronto Soccorso che non poterono fare altro che constatare la morte di Brigitte.
La polizia dal canto suo chiamò il medico legale e la procura e da quel momento Antony fu indagato e passò più di un anno a tribolare con la Giustizia prima che fosse prosciolto dal sospetto che fosse stato lui a cagionare la morte della donna.
Melany e Richard caddero in un profondo stato depressivo ed il cognato di Antony come pure la sorella, Mary, non vollero più avere rapporti di nessun genere con lui.
Gli era rimasto solo il lavoro nel quale si tuffò come unica speranza di sopravvivere





CAPITOLO DICIANNOVESIMO





Richard Sanders aveva promesso a Melany che un giorno, quando fossero stati più avanti con gli anni, l’avrebbe portata a Roma per farle visitare il Vaticano oltre che la Città Eterna dove non erano mai stati.
Più volte egli si era ripromesso che doveva mantenere l’impegno preso e non tanto per fare a Melany un bel regalo e per soddisfare in lei il vecchio desiderio di visitare la sede del Cattolicesimo, come una pellegrina pia e comune qualsiasi, quanto perché sentiva anche lui il bisogno di ringraziare in Cristo l’ uomo “venuto in terra per redimere tutti dai peccati commessi”.
La vita che Richards aveva trascorso con accanto quella moglie fortificata dalla Fede e particolarmente pia gli aveva insegnato quanto contasse avere
un punto di riferimento non solo terreno e materiale ma anche extra-terreno e spirituale.
Tina infatti era stata capace di superare molto meglio di lui le avversità che la vita aveva riservato alla coppia da quando si erano conosciuti, ancora quasi ragazzi, fino alle ultime disgrazie che si erano abbattute sulla loro famiglia.
Il grave incidente che lo aveva colpito tanti anni prima, la salute di Antony così delicata da adolescente e la stessa vicenda in cui era stato coinvolto il figlio in un passato ancora recente, la stessa Mary che aveva visto il suo matrimonio lentamente fallire per la impossibilità di dare a John un figlio, erano state prove che avrebbero potuto minare la Fede di qualsiasi altra persona ma non quella di Melany che anzi si era ancora di più consolidata in seguito a tanti ostacoli.
Tante volte Richard l’aveva sorpresa mentre pregava con tutto l’ardore di cui era capace, ringraziando sempre Dio di averle dato tanti doni e dolori e di averla. sottoposta a tante difficili prove, donandole pure l’amore di Richard, il più bello ed il più pulito che avesse potuto desiderare su questa terra.
Richard si era sentito un verme in confronto alla moglie che lo superava di dieci spanne nel coraggio e nella forza di reazione e certo lui non si sentiva un codardo e neppure un debole. Ciò significava con certezza che la fiducia di Melany nella giustizia divina era stata incrollabile e sempre lo sarebbe stata ed un poco la invidiava per il fatto che non sentiva lo stesso fervore, nei confronti di quanto sua moglie gli aveva sempre cercato di insegnare con il suo esempio.
Richard invecchiando avrebbe voluto anche lui essere come Melany e per questo motivo, un tantino egoistico, mantenne la promessa fattale e volarono a Roma tutti e due, felici di esaudire il loro desiderio.


Già all’aeroporto “Leonardo da Vinci” l’aria della Città Santa aveva un altro odore rispetto a quella di Detroit cui erano abituati e parve, ai due turisti americani, profumata da una brezza marina primaverile anche se si era in pieno Inverno ed il cielo pulito da nubi sembrava più azzurro di quanto avrebbero mai potuto immaginare.
Forse era l’eccitazione di avere finalmente coronato il sogno di Melany, che anche Richard sentiva qualcosa di diverso penetrargli nel cuore e nell’anima e un gioioso turbamento lo prese quando dalla terrazza dell’Hilton, sulla collina di Monte Mario potè vedere la città dall’ alto con i suoi stupendi monumenti e quella miriade di chiese e cattedrali che nei secoli si erano accumulate
Non si riusciva a distinguere i particolari per le distanze, ma di una cosa era certo anzi certissimo..
Aveva in passato girato l’Europa in lungo ed in largo, nei tempi delle corse in formula uno, ma non ricordava di avere provato la stessa sensazione di immenso godimento artistico che stava provando in quel momento in quel posto, a Roma, dove dritto davanti agli occhi appena sulla destra, vedeva la Citta del Vaticano e San Pietro.
Anche il tramonto verso il mare ad ovest della città era del tutto fuori del comune senso cromatico, per le tinte che via via acquistava il cielo tra le due o tre nuvolette marine dove stava dirigendosi.
Melany era diventata ancora più dolce nello sguardo sperduto del tramonto romano e poi nella notte manifestò cosa sentiva nel profondo dell’anima a Richard, parlandogli fittamente di loro due e di tutti i loro cari lontani, dispiacendosi che anche essi non fossero venuti a provare quel misterioso senso di benessere che invece lei stessa ed il marito stavano assaporando e vivendo.
Ed il pensiero era corso anche e soprattutto a Bill ed a Tina.
Più gente le fosse stata vicina più felice sarebbe stata Melany nel condividere con altre persone quel posto che le faceva tanto bene allo spirito.
Per Richard, Melany era un angelo anzi il suo angelo custode e si era domandato cosa sarebbe stato di lui se non l’avesse incontrata.


A Roma, i coniugi Sanders si comportarono come perfetti turisti visitando un numero imprecisato di Musei. di Basiliche e Monumenti comprese anonime chiese per la gioia di Melany che ogni giorno stabiliva lei l’itinerario da fare.
- Bisognerebbe stare qui almeno due mesi,- affermò dopo alcuni giorni di incessanti spostamenti fra un punto e l’altro della città,- ci sarebbero più di duemila anni di storia ad attenderci. -
Melany era felice di aver visto e visitato in particolare le Basiliche, da quella di santa Maria Maggiore a quella di san Paolo, dalla stupenda santa Maria degli Angeli all’immenso San Pietro stracolmo di ogni opera dell’arte italiana pittorica e scultorea, che già aveva conosciuto in certe pubblicazioni artistiche negli Stati Uniti e per quanto concerneva i Musei, benedì Richard che glieli stava facendo visitare ed ammirare.
Tra i sotterranei del Cupolone ed i Musei Vaticani, tra la galleria Borghese e quello di Arte Moderna se ne andarono via almeno tre giorni e poi villa Pamphili, villa Borghese, villa Ada e le famosissime catacombe dei primi cristiani di santa Cecilia e di santa Agnese portarono via altri tre giorni.
Più vedeva ed ammirava più Melany era attratta da tanti altri famosi posti di cui aveva sentito dire un gran bene ma che ancora non aveva potuto guardare.
Richard cominciava ad avere una specie di esaurimento nervoso e si sentiva ubriacato da tutte quelle meraviglie mentre sembrava che Melany si fosse fatta una trasfusione di sangue fresco tanto era euforica
Il massimo era stato quando lo stesso Papa si era affacciato alla finestra del Palazzo Vaticano per salutare la folla cosmopolita raccolta nella splendida piazza dentro il colonnato del Bernini, a mezzogiorno della domenica.
Melany non era stata capace di trattenere l’emozione e come una scolaretta aveva gridato “Evviva” al Papa dopo la benedizione “Urbis et Orbis”
Gli sposi Sanders erano poi andati a pranzo alla Casina Valadier sul Pincio a Villa Borghese, passando per Piazza di Spagna.
Lei si era rivolta a Richard bisbigliandogli,- non potremo più ritornare a Roma lo sento. Ormai alla nostra età questi sono strapazzi che non si possono più fare con leggerezza anche se questa volta mi sento, in pieno, responsabile perché non ho calcolato che tu devi appoggiarti al bastone ed anche se siamo andati in giro sempre con la macchina presa in affitto, considerando che hai sei anni più di me, potresti facilmente dire che ho tentato di ucciderti. -
Si capiva dalla voce che stava scherzando perché era contenta.
Richard capita l’antifona esclamò.. - Ma guarda un po’ era proprio quello che inversamente stavo pensando di te, anche se sei più giovane, ritengo che ti posso dare filo da torcere e caso mai dovresti tu stessa preoccuparti della signora Melany, poverina, che non ce la fa più a camminare-.
-Facciamo una scommessa,- disse,- dopo il pranzo andiamo a vedere il Colosseo che ancora non abbiamo visto e poi i Fori Imperiali e Piazza Venezia. Voglio che tu mi chieda pietà per le tue gambe. -
Richard e Melany scoppiarono a ridere contemporaneamente ed andarono all’ Hilton ad amoreggiare.
Il Colosseo, piazza Venezia ed i Fori potevano attendere,.da secoli erano lì a mostrare a tutto il mondo la gloria di Roma. Anche l’indomani sia i romani che gli stranieri avrebbero potuto ammirare la loro bellezza e sicuramente anche il giorno successivo.
I Sanders potevano visitarli quando avrebbe fatto loro più comodo.


Nei giorni successivi Melany e Richard avevano fatto i pigroni.
Sveglia alle nove e trenta, colazione in camera, un giretto alle boutiques dell’Hotel con piccoli regalini da portare in America e solo verso mezzogiorno qualche puntatina per vedere quanto ancora non avevano ammirato.
C’era, nei Sanders, manifesta la soddisfazione di aver fatto quel viaggio, che per Melany rappresentava la realizzazione di un sogno e per Richard una boccata di romanticismo così raro nella sua America dove, la fretta risultava assieme ad il “colossal” quanto, la gente poteva osservare ogni giorno per le strade di ogni metropoli.
A teatro presero due poltrone per assistere alla Traviata di Giuseppe Verdi.
Melany non fece altro che piangere in silenzio durante l’opera e iniziando già dal preludio. Ma il suo pianto era un inno all’amore per lei e le faceva veramente bene allo spirito ed all’anima.
Conosceva quell’opera lirica perché suo padre ne era stato un appassionato cultore ed ancora in quel momento,avendo raggiunto gli ottanta, si dilettava ad ascoltare l’opera sui C D..
Alla fine dell’ultimo atto, Richard pensò che Melany si fosse troppo immedesimata nel personaggio della protagonista e nel suo amore straziante ed ebbe paura che sua moglie potesse sentirsi male, tanto male da poter morire di crepacuore.
Quando furono fuori del teatro Richard guardò in faccia Melany che con gli occhi rossi e pallidissima pareva barcollare.
Non disse nulla ma pensò che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe portata a sentire la Traviata anche se lo avesse pregato in ginocchio.


Tornarono in America, non prima di aver gettato la monetina nella Fontana di Trevi, che erano passati più di venti giorni dalla data della partenza.
In quei pochi giorni erano successi molti avvenimenti negli USA alcuni dei quali molto importanti.
C’era una notevole tensione che serpeggiava a New York alla Borsa di Wall Sreet che non prometteva nulla di buono per i titoli telefonici e per quelli assicurativi, che erano poi quelli in cui aveva investito di più Richard mentre si salvavano i titoli legati al petrolio in continuo rialzo, nei quali i Sanders avevano investito il trenta per cento dei loro risparmi, causato dal forte rialzo del greggio stabilito dall’OPEC, per i nuovi sentori di guerra nel Golfo Persico
Richard decise all’istante di vendere al rialzo i titoli petroliferi per rifarsi di quello che stava perdendo con gli altri, di tenersi i telefonici e gli assicurativi per l’ottimistica visione che sempre aveva avuto della economia americana futura anche se continuava a ridursi il prodotto interno lordo.
- Ci penserà il Governatore della Banca Centrale a ridurre i tassi di interessi- per fare ripartire la locomotiva americana. -
Disse a Melany, preoccupata nel constatare quanto avessero perduto in Borsa e quanto fossero aumentati i prezzi industriali.
Certo nell’ultimo decennio l’Economia degli Usa pareva essere sull’altalena e nemmeno i guru della finanza riuscivano a raccapezzarsi in mezzo a quel continuo andirivieni di notizie contrastanti nelle quali i problemi politici facevano la parte del leone.
Per la gente comune la migliore difesa era quella di cercare comunque di lavorare e di lavorare bene anche inventandosi nuovi settori mai sperimentati fino ad allora. Il mondo camminava velocemente verso il terzo millennio ed era impossibile che tutto potesse rovinare in pochi anni.
Richard che odiava le guerre pensava che fosse meglio non impegnarsi in tutto il mondo come i soli paladini della libertà.
Il bilancio del Ministero della Difesa era spaventosamente alto e solo una politica di pace a tutto campo avrebbe potuto dare all’industria ed al commercio quell’ossigeno necessario ad una veloce ripresa economica.
Melany, dal canto suo, la pensava del tutto diversamente.
La popolazione mondiale continuava ad aumentare a dismisura ed ogni giorno nel mondo morivano di fame milioni di persone e per Melany non si doveva essere egoisti e pensare solo al proprio benessere.
Anche i morti per malattie curabili erano milioni, dal momento che alle industrie del farmaco interessavano soltanto i profitti ciclopici che ottenevano vendendo i prodotti a prezzi talmente esorbitanti che neppure in America ci si poteva curare almeno che, come facevano però solo i
ricchi, non si fosse in possesso di costosissime assicurazioni che quadruplicavano i premi se vi fosse il pericolo di sviluppare un cancro o l’Aids.,
Melany avrebbe voluto che il Governo del suo paese si comportasse con più umanità,se possibile donando ai Paesi poveri tutti quei farmaci indispensabili per la sopravvivenza almeno dei bambini.
Con i soldi che si sarebbero spesi per lo sviluppo dei piani per la Difesa Stellare, potevano essere salvate milioni di persone ed in ogni caso l’America sarebbe stata sempre amata e non odiata dalla gente.
Melany la pensava come tutti i veri cristiani.
In quel mondo dove soltanto eravamo stati messi dal buon Dio solo per passare un tempo infinitesimale, si doveva essere tutti fratelli, tutti buoni, tutti amici.
Se la Natura seguendo le leggi di Dio avesse voluto, avrebbe scatenato da sola la vera Apocalisse sulla terra.
Tutti e due i Sanders ragionavano in modo diverso ma pacifico e questa era la dimostrazione che ci si poteva amare anche se di idee diverse.
Anche Mary ed Antony erano profondamente diversi ma mai nessuno dei due avrebbe provocato sofferenze ed angosce ad alcuno.





CAPITOLO VENTESIMO





Mentre i Sanders, a Detroit, ricordavano il magnifico soggiorno romano e contemporaneamente riflettevano sulla negativa congiuntura americana traendo ciascuno deduzioni tanto diverse su come il Governo USA avrebbe potuto comportarsi in quella contingenza, Bill Calvin, stanco del suo lavoro in ufficio negli ampi capannoni di Robert King nella ricerca di nuovi soluzioni di perfezionamento per le carrozzerie delle sportive con motori King, stava cercando di ritemprare il proprio fisico e la propria mente a New Bern, nel North Carolina.
In quella piccola località marina, ben protetta dall’oceano Atlantico dalla baia e lontana da tutte le grandi metropoli, aveva acquistato una piccola imbarcazione a motore già diversi anni prima.
Era stata Tina a convincerlo vedendolo non solo affaticato ma anche parecchio depresso, cosa rara in Bill, che rimaneva in silenzio per lunghe ore quando si riposava a casa.
Nemmeno il nipotino, il figlio del Comandante Samantha rimasto con i nonni anche dopo essere diventato un ometto, che era stato sempre uno speciale diversivo e divertimento per lui, riusciva più a sollevargli il morale anche se talvolta provava a farlo sorridere.
Bill Calvin aveva ascoltato il consiglio della moglie ed in solitudine, ora che la Primavera bussava alle porte, pensò che fosse il momento giusto per
starsene solo a pescare ed a meditare ed in un batter d’occhio fu a New Bern, dove il clima era già molto mite e piacevole.
Il mare poi era bellissimo, azzurro come solo può essere l’Atlantico quando il barometro segna alta pressione, solo leggermente increspato per un soffio di brezza marina, l’ideale per dedicarsi alla pesca una delle poche cose che lo rimetteva in pace con sé stesso e con il mondo intero.
Bill era troppo intelligente per capire, senza l’ aiuto di nessuno tanto meno senza l’ausilio di qualche rinomato Strizza-Cervelli, come stava scendendo la china della sua vita e che la nostalgia dei tempi, in cui non aveva che qualche dollaro, gli bussava troppo spesso alla memoria.
Aveva conquistato un posto al sole, aveva trovato la felicità con Tina. Le figlie erano tutte e due creature che tutti gli invidiavano, belle e sistemate alla grande, i nipoti erano tre virgulti stupendi, ma cosa poteva dire di sé stesso nel momento che l’esistenza dell’uomo Bill cominciava, a grandi passi, a giungere alla conclusione anche se ancora non vecchio di età?
Aveva percorso un cammino lungo e difficile, aveva ottenuto tutto ciò che un qualsiasi uomo avrebbe potuto desiderare ma non aveva mai creduto ad una vita eterna e la presenza di un Dio, qualsiasi potesse essere, non esisteva nella sua cultura di auto-didatta che credeva unicamente alla natura come era stata ai suoi primordi e come era adesso nel suo spontaneo divenire.
Durante le lunghe ore che passava pescando, si immaginava di essere un uomo primitivo che per sfamarsi pescava ed era talmente preso da tale idea che non comprava niente che non sapesse procurarsi con le sue mani e con la sua intelligenza.
Coglieva le ciliegie del suo giardino, faceva il pane da solo sulla piastra del caminetto e si nutriva in abbondanza di uova del suo pollaio.
Bill voleva vivere in un modo primordiale per sperimentare in parte quanto doveva essere stato difficile vivere nei tempi che i millenni avevano fatto dimenticare a tutti gli uomini.
Soltanto gli animali che vivevano ancora selvatici avrebbero potuto insegnare il significato della la lotta per la sopravvivenza.
Così alla sera riusciva a dormire tranquillamente di nuovo, come quando era giovane e credeva di essere eterno.


Quel modo di sperimentare sulla propria persona racchiudeva però un profondo malessere e Bill ne era consapevole. Non era un gioco innocente ma quasi tragico; per manifestare il suo dolore aveva scelto un metodo oscurantistico, a livello di un masochismo che mai si era presentato nella sua psiche.
Si faceva molte domande a proposito. Desiderava farsi del male da solo oppure quel suo modo di agire era frutto della senescenza del suo cervello che iniziava a perdere colpi?
Tutto Bill avrebbe potuto sopportare tranne la perdita delle sue capacità intellettive mentre purtroppo, pensava, il resto del suo corpo continuava a godere del massimo benessere.
Lentamente ma inesorabilmente cominciava a far capolinea in quella testa, così creativa sostenuta da una intelligenza non comune e tanto invidiata da molta gente, l’idea che fosse sul punto di ammalarsi di demenza precoce.
Ma non era come pessimisticamente Bill aveva sospettato e ne ebbe la prova quasi matematica.
Tra i testi che aveva accumulato anche in quella casa c’era un trattato di neurologia e psichiatria clinica che lesse avidamente e che rispose con rapidità e facilmente ai suoi sospetti.
Era affetto solo da nevrosi ed il consiglio che quel trattato dava era di rilasciarsi totalmente e di mettere a riposo ogni preoccupazione lontano dalla vita di tutti i giorni.
Telelefonicamente aveva avvisato Tina che sarebbe rimasto lì ancora un paio di mesi, che cominciava a sentirsi meglio ma che aveva bisogno di stare lontano da ogni impegno o gente di famiglia.
Tina era rimasta molto sorpresa da quella decisione del marito tuttavia disse che poteva tranquillamente rimanere a New Bern quanto gli paresse perché lei desiderava riavere il Bill sorridente di sempre, fin da quando lo aveva conosciuto.
Si raccomandò soltanto di non trascurare qualche telefonata ogni tanto.


Bill Calvin aveva ricominciato ad avere fiducia sulla sua salute mentale e così, tanto per cominciare, andò in un emporio alimentare a fare provviste di ogni genere, cancellando dal proprio vocabolario il tentativo di imitare gli uomini primitivi almeno nella alimentazione.
Prendeva spesso il sole sdraiato sulla sua barca e si sentiva divinamente al vento spesso forte dell’Atlantico. Era sempre in pantaloncini e maglietta sbracciata e si era accorto di essere ancora un uomo fisicamente attraente benchè un po’ avanti con gli anni. Insomma non era ancora da buttare e qualche volta aveva anche visto le occhiate di donne ancora giovani, che se lo sbirciavano con curiosità.
Alla fine di Aprile, un giorno talmente chiaro che si poteva vedere all’infinito il mare calmo ed invitante, mentre si stava preparando per uscire con la sua barca tutto il giorno, Bill vide avvicinarsi una signora molto elegante, sulla quarantina, che accennando un saluto con la mano chiese.
- Non è lei il famoso Bill Calvin?-
Sorrise, sporgendosi dalla banchina verso l’imbarcazione ed allungando la mano destra come per dargli la mano.
Bill strinse quella mano sconosciuta e mentre faceva quel gesto notò con meraviglia che la donna, spiccando un salto, si era posata sulla poppa della barca, non invitata.
- O lei è Bill Calvin in persona oppure un perfetto sosia. -
Disse, spalancando dei grandi occhi verdi smeraldo e mostrandosi nella sua avvenenza, in pantaloncini cortissimi bianco candido e maglioncino rosso parzialmente abbottonato sul davanti.
- Ho tenuto il suo poster e la sua prima vettura, riprodotta in miniatura, nella mia stanza da quando avevo solo sedici anni. -
Bill era rimasto senza parole. Come poteva una donna saltare sulla sua barca e parlargli così, con semplicità e con tanto entusiasmo e senza che egli avesse detto mezza parola, era cosa che gli sembrava il frutto di un fanatismo superiore ad ogni immaginazione.
Conosceva da anni l’invadenza dei fans e ne era abituato ma una invasione così improvvisa e così imprevedibile non l’aveva mai vissuta.
Questa volta però il fatto non lo indispettì anzi gli parve molto piacevole.
Forse quello che recentemente aveva passato, rodendosi il cervello su questioni socio-filosofiche, forse il contatto di quella mano morbida e la stessa presenza piacevole di lei che l’aveva riportato bruscamente sulla terra, avevano creato in quel mattino di Aprile in presenza del salutare profumo salmastro nell’aria una situazione nuova imprevedibile e reale.
- Sì è vero sono io il Bill di cui tu parli. -
Senza volerlo le aveva dato del tu e se ne era subito scusato ammettendo di essere rimasto abbagliato dalla sua foga e dal suo semplice modo di agire.
- Mi chiamo Sandy, disse con calma la bionda sconosciuta e mi farebbe piacere se continuassimo a darci del tu. -
- Sono single e sono abituata ad agire con spontaneità e senza inibizioni. Mi sei sempre piaciuto mio caro Bill e se mi inviti potremo uscire insieme in barca. Amo il mare dal profondo del mio cuore e con il mare amo la natura in tutte le forme si manifesti. -
Bill non disse altro e mollò gli ormeggi assieme a Sandy.


Durante il tragitto verso il mare aperto Bill e Sandy parlarono del più e del meno come se fossero stati vecchi amici.
Bill raccontò che rifletteva spesso sul perché i più grandi cervelli della storia umana non esistessero più e che per il suo modo di pensare questa era una vera cattiveria della natura se un Leonardo da Vinci, un Beethoven, un uomo come Einstein o come Raffaello non potessero più creare i loro capolavori, la loro musica oppure intuire e realizzare cose che al mondo intero sarebbero servite tantissimo.
Sandy era una donna colta e diede ragione a Bill ma con un sorriso molto innocente, quando furono in alto mare, chiese a Bill il permesso di spogliarsi per prendere il sole.
Al sì di Bill, Sandy rimase nuda come una scultura dell’ antica Grecia e Bill fu avvinchiato da quella bellezza inconsueta per una donna vicina ai quaranta anni.
Bill che si era convinto di avere ormai raggiunto la pace dei sensi si accorse che, su questo punto, si era completamente sbagliato mentre Sandy, indifferente a quei complessi pensieri, gli aveva fatto capire in modo chiaro che Bill poteva avvicinarsi a lei per gustare il nettare del sesso e dell’erotismo dei quali gli occhi dell’uomo mandavano segnali inequivocabili.
Sandy era in verità una perfetta amante, dolce e serena, sicura di se e non aveva il minimo timore di poter esagerare.
Lei interpretava gli amplessi come se fossero musica da camera e solo raramente si lasciava andare, ad un erotismo spinto, cui Bill non era mai stato abituato
Tutto il mese di Maggio fu un susseguirsi di incontri con Sandy o in barca oppure nel piccolo appartamento di lei a poche centinaia di metri dalla villetta di Bill ed il marito di Tina, spesso telefonando alla moglie, la faceva felice nel dirle che adesso aveva ripreso tutte le sue forze.
Mai Sandy si era intromessa nel privato di Bill e questo fatto lo lusingava apprezzandola anche per la sua delicata riservatezza,
A Baltimora, dove Sandy viveva, Bill si offrì ad accompagnarla, ai primi di Giugno
Passarono insieme tre giorni indimenticabili ed al quarto la bionda Sandy lo accompagnò a prendere il volo per Dayton dicendogli arrivederci a presto.





CAPITOLO VENTUNESIMO





Durante il viaggio tra Baltimora e Dayton, Bill Calvin non fece altro che sviscerare il problema che gli si era presentato durante il soggiorno a New Bern ed in particolare al contrasto che aveva visto fra la personalità di Tina e quello della donna, che donandogli anima e corpo e tutta la sua sessualità, Sandy, aveva risolto completamente la grave crisi depressiva con la quale aveva dovuto convivere nell’ultimo anno.
Non gli era mai capitato, durante la sua vita, di pensare tanto a nessuna altra donna che non fosse sua moglie nei riguardi della quale sentiva un amore infinito, trascendentale, riconoscente ed assoluto.
Tina Kappaspring aveva preso la propria vita e gliela aveva messa nelle mani con quella fiducia che solo chi ama immensamente un uomo può avere,
Era stata il suo angelo custode, devotamente e gli aveva dato una famiglia vera dove l’ipocrisia non aveva dimora.
Bill si chiedeva. - Come ho potuto farle questo tradimento e come ho potuto, per puro egoismo maschile, cedere ai miei sensi in quella maniera totale e nello stesso tempo magica con una donna sconosciuta che non mi aveva dato mai niente di più che il proprio corpo ed il suo modo di prendere la vita nel senso oraziano del “carpe diem”, come se il tempo fosse la cosa maggiormente preziosa dell’esistenza umana senza chiedermi niente in cambio?-
Sandy, che superficialmente poteva considerasi una ninfomane, invece aveva ricevuto da lui la più segrete confidenze. Con lei aveva potuto parlare liberamente senza nascondere nulla del suo carattere difficile, come si fa con un amico di cui ti fidi ciecamente, senza nemmeno pensare a quanta critiche avrebbe potuto ricevere da una moglie oppure da una figlia.
Forse Bill, giunto al limite del suicidio, aveva apprezzato in Sandy l’amore per la vita comunque vissuta senza disciplina e senza obblighi morali di nessun genere, il piacere di consumare il tempo come meglio ti aggrada.
A Baltimora gli aveva detto solo che lavorava in un istituto di credito e che guadagnava abbastanza per vivere la propria vita in completa indipendenza e libera come un’aquila quando vola nel cielo infinito.
Bill non riusciva in nessun modo a togliersela dalla mente e temeva che la presenza di Sandy non si sarebbe risolto facilmente.


Sulla verticale di Pittsburgh a ventiquattromila piedi di quota il bireattore ebbe una avaria al motore destro ed il Comandante avvisò i passeggeri che per problemi tecnici sarebbero rientrati a Baltimora ma che tutto era sotto controllo perfettamente. Il Comandante si scusò con cortesia con i clienti della Compagnia per l’inconveniente ed aggiunse che era già pronto un altro aereo a Baltimora per riprendere il viaggio.
Dopo l’atterraggio,Bill telefonò a Tina raccontandole dell’ accaduto e dicendole che non se la sentiva di riprendere un aereo diverso, ma della stessa Compagnia.
Sarebbe rimasto un po’ di giorni a Baltimora per scaricare la tensione dell’incidente e che non si doveva preoccupare per lui.che stava benissimo mentre avrebbe dovuto pensare a sé stessa che immaginava molto stanca.
Tina non fece commenti ma pensò che Bill ancora non aveva voglia di tornare a casa.
Appena ebbe ripreso il bagaglio, Bill si precipitò al telefono per rintracciare Sandy. Erano le sei di pomeriggio e provò a casa dove era già stato, gli rispose la segreteria telefonica e nel messaggio che le lasciò indicò a Sandy l’Hotel dove aveva prenotato subito una matrimoniale con salottino.
Prese un Taxi ed alla Reception disse che probabilmente lo avrebbe cercato una signora di nome Sandy Pround più tardi.
Si recò nell’appartamentino e si buttò sul letto senza nemmeno farsi la doccia cercando di riposarsi, però col pensiero fisso a quella bionda naturale che era stata la sua amante per più di un mese.
Bill sperò che Sandy non fosse venuta in modo da rendere a lui più facile il ritorno alla vita normale a Dayton ma allo stesso tempo desiderava rivederla per abbracciarla e per fare ancora sesso con lei.
Con tutti i pensieri che gli vorticavano nel cervello Bill non riuscì ad appisolarsi nemmeno per dieci minuti tanto che verso le venti pensò di farsi una bella doccia tiepida.
Si stava asciugando con il morbido accappatoio dell’Albergo quando il telefono dalla Reception squillò nella sua camera, avvisandolo che la signora della quale attendeva la visita era arrivata e stava salendo da lui.
Sandy Pround bussò alla porta e quando Bill aprì la porta, mezzo nudo come era, lei gli si buttò tra le braccia mentre l’accappatoio scivolava giù sul pavimento ed in un attimo se la trovò seminuda sul letto.
Sandy era più abbronzata, luminosa e tonica di quanto si ricordasse di averla vista soltanto poche ore prima, di primo mattino, di quello stesso
giorno.
Bill era rimasto come paralizzato da tutte quelle coccole e dagli amplessi che come al solito profumavano di vita, non frettolosi ma unici nel loro genere.
Sandy non parlava ma bisbigliava suoni musicali senza significato ma pieni di note che solo una romantica canzone può dare.
Bill ormai era ubriaco di lei e nemmeno il rimorso verso Tina lo riusciva più a svegliare da quell’estasi in cui era sprofondato.
Quando i due amanti si furono risvegliati era già mezzanotte e solo allora Sandy gli chiese come mai si trovasse ancora a Baltimora.


- Sono dovuto ritornare subito a Baltimora perché l’aereo è stato cosretto ad invertire la rotta per una avaria ad un motore e non volevo riprenderne un altro, subito. -
Sorrise guardando i verdi occhi di Sandy.
- In verità volevo restare con te ancora un poco ed ho approfittato dell’occasione, sperando di rintracciarti velocemente.Avrei voluto telefonarti in Banca, poi ho pensato che sarebbe stato meglio se ti avessi chiamata a casa. Mi sembra che tu abbia occupato un posto importante nella mia vita ma non so se questo sia un bene. -
Sandy ebbe modo di osservare Bill mentre si rivestiva.
Era ancora un bel uomo sia in quel viso, che assomigliava tanto a quello di un maneger avanti negli anni ma sempre molto interessante per i capelli scuri molto brizzolati ed accuratamente pettinati e per gli occhi neri che esprimevano nello sguardo profondo tanta vitalità e tanta intelligenza sia nel corpo, asciutto e muscoloso con un torace dalle spalle larghe, forti ed atletiche.
- Forse hai ragione tu, Bill, anch’io ho pensato la stessa cosa.Come potrebbe essere un bene se tu ami tua moglie ed io sono soltanto la tua amante?-
Sandy, nel chiedersi ciò aveva aggrottato la fronte come se un pensiero triste le avesse attraversato il cervello.
- Vedi Bill, io sono aperta e chiara come l’acqua di fonte. Ho sempre amministrato la vita sempre candidamente senza reticenze e senza menzogne. Ho avuto molti uomini ai miei piedi fin da quando sono diventata maggiorenne e mai, dico mai, ho voluto complicazioni di nessun genere con qualsiasi persona dell’altro sesso, che ho scelto sempre da sola.
So di essere affascinante ed anche sanissima, so anche che ho tanto bisogno di una compagnia maschile perché i miei ormoni sono al massimo e non sono donna disposta a sacrificarmi per un marito. -
- Non so cosa significa amare, nel senso comune della parola, pur rispettando tutte quelle donne che si sacrificano fino alla morte per un uomo. -
Sandy sospese i suoi pensieri per un momento, guardò Bill con un bel sorriso e disse,- vogliamo andare a mangiare qualcosa.ho una fame da lupo.tanto che se aspettiamo un altro poco ti mangio vivo. -


A quell’ora di notte, Sandy conoscendo le abitudini di Baltimora, portò Bill in un ristorante francese dove era stata più volte.
- Signora Pround,- fece il direttore di sala,- qual buon vento la porta dopo tanto tempo nel nostro locale?-
- Sono stata fuori città per affari,- rispose Sandy con molta grazia,. - vorremmo mangiare qualche vostra prelibatezza, per esempio ostriche, si possono avere?-
- Per lei tutte le ostriche del nostro ristorante!- Rispose il maitre e mentre pronunciava quelle parole sbirciò per un attimo Bill riconoscendo in quell’uomo colui che aveva creato la Spider 435 Calvin, la sportiva più ricercata dagli amatori.
- Non ci faccia attendere troppo,- aggiunse Sandy,- io ed il signor Bill Calvin abbiamo molto appetito.Ci porti intanto due Martini Dry, per cortesia. -
Il maìtre non riuscì a trattenersi ed implorò Bill di firmargli un autografo con dedica.
Bill accettò l’invito e scrisse “al più simpatico maìtre di Baltimora firmandosi “lo stilista Bill Calvin”.
Sandy, assistendo alla scenetta, rise di gusto e poi rivolgendosi a Bill esclamò.
- Per Bacco non ti puoi proprio mimetizzare mio caro amico, stai a vedere che tra poco arrivano pure i giornalisti. -
Furono parole quelle di Sandy che fecero riflettere molto Bill su cosa significasse essere noti.
In pratica era chiaro che mai avrebbe potuto girare per gli USA con a fianco la focosa Sandy, senza che ciò potesse essere un segreto e che specialmente la sua famiglia gli avrebbe chiesto ampie, chiare e circostanziate spiegazioni.


E così avvenne, dopo che ebbe passato altri cinque giorni con Sandy, al ritorno a Dayton l’accoglienza era stata fredda e distaccata un po’ da tutti cominciando da Tina che chiese.
- Da quando te la fai sotto a volare, soprattutto adesso che sembri rinato fisicamente e psicologicamente?-
- Ti dico subito che non me la sono bevuta la storiella che non ti andava di prendere un altro aereo della stessa Compagnia. -
Bill si accorse che tirava aria di burrasca, anche Samantha che si trovava a casa per quattro giorni che le spettavano di riposo gli disse soltanto “ciao come va con la vita” senza aggiungere altro.
E pure David non gli si buttò al collo, come sua abitudine, limitandosi a dare al nonno un unico bacino.
Bill sentiva di essere sotto accusa ma in questo caso la sua fantasia non riusciva ad aiutarlo nemmeno un poco, cosa avrebbe potuto dire che fosse plausibile?
Ed anche se avessero creduto a qualche colossale bugia come l’avrebbe messa con Tina?
Tutte le promesse di una vita intera, tutti i baci pieni d’amore che le aveva dato e che aveva ricevuto, tutte le speranze che Tina aveva riposto in lui per la loro vecchiaia stavano svanendo come una bolla di sapone.
La verità era che non aveva saputo dosare il proprio tradimento nei confronti di sua moglie.
Una scappatella sola poteva bastare per avere la coscienza più leggera ma i rapporti con Sandy non erano stati soltanto una scappatella ma ben altro. Significavano che il Bill Calvin di una volta era morto e sepolto e quasi-quasi aveva paura di guardarsi allo specchio, talmente si stava vergognando, per non aver potuto resistere alla tentazione del sesso sfrenato che la donna di Baltimora, dagli occhi verdi-smeraldo, gli aveva offerto su un piatto d’oro.
Egli non era in grado di dimenticarla, di ritornare a fare il bravo marito che sempre era stato, di dire a Tina sinceramente “Io ti amo” perché fra loro si era insinuata una altra donna, assolutamente eccezionale, che sarebbe rimasta per sempre nella sua memoria.
Bill per un certo periodo fece buon viso a cattivo gioco facendo finta che nulla fosse successo, continuando a lavorare ed ad essere premuroso ed affettuoso con la moglie, generoso con le figlie, protettivo nei confronti di David ma nemmeno tutto ciò era stato sufficiente perché il tempo non era in grado di cancellare quello che era avvenuto.
In particolare e lì sentiva di aver tradito pure i suoi sogni di ragazzo, aveva cercato di scoprire quanto un giovane infelice della sua condizione precaria, inseguendo una chimera il cui nome era stato Tina Kappaspring cioè la sua Kappa-Ti si fosse illuso diventando uomo, perché la vera felicità non era poi nemmeno quella che con fatica aveva conquistato e che gli aveva dato fama, denaro e famiglia.
Bill era certo che il proprio IO ribelle alle convenzioni, in cui tutti credevano, non poteva stare a quello che si manifestava un gioco che non era nei suoi intendimenti.
Avrebbe sicuramente fatto qualcosa di molto importante ma a questo problema non voleva pensarci in quei momenti.





CAPITOLO VENTIDUESIMO





Circa tre settimane dopo il suo ritorno a Dayton, Bill ricevette una telefonata in ufficio da Sandy, che candidamente avvisò Bill di essere rimasta incinta e che il padre del futuro bambino era certamente lui dal momento che negli ultimi sei mesi aveva avuto rapporti sessuali soltanto con Bill.
Sandy stessa si era meravigliata del fatto, quando le era stata posta la diagnosi di gravidanza, perché come gli aveva detto sia a New Bern che a Baltimora portava la spirale anzi una spirale sicurissima, come le aveva garantito il ginecologo di sua fiducia.
Non era sua intenzione di mettere Bill e lei stessa nei pasticci e pertanto avrebbe abortito con l’aiuto di una amica, ostetrica di una clinica privata e che Bill non si doveva assolutamente preoccupare di nulla.
Aveva anche aggiunto che, alla sorprendente notizia, era rimasta molto addolorata poiché quello sarebbe stato il primo aborto che le capitava di fare in vita sua.
Immediatamente Bill, pensando a cosa gli fosse capitato di sapore beffardo come se non fosse stato sufficiente tutto il resto che in famiglia stava succedendo, non ebbe nemmeno il coraggio di dirle che la cosa poteva distruggergli la vita se lo avesse saputo Tina.
Ma subito dopo, pensando quanto irrazionalmente egli si fosse comportato con Sandy ed a quella nuova vita che non aveva nessuna colpa se chi l’aveva generato fosse un emerito imbecille, pure con il panico di questo evento che nemmeno lontanamente aveva immaginato, si rivolse a Sandy con tutto l’amore che gli derivava dalla paternità di altri due figli, Samantha e Lynda, pregandola di non commettere un simile delitto ed avvisandola che se avesse abortito così come gli aveva appena annunciato, non l’avrebbe più considerata quella donna semplice, intelligente e piena di umanità che aveva ammirato e di cui s’era invaghito.
Un pianto convulso arrivò alle orecchie di Bill attraverso il telefono. Con voce non più di una donna sicura di quanto aveva detto soltanto un momento prima, ma spaventata e sola come un cane in quel momento terribile, interruppe le parole di Bill.
Sandy riuscì soltanto a balbettare che non era vero che aveva deciso di abortire ma che gli aveva detto così per non coinvolgerlo nelle proprie disgrazie di cui soltanto lei era la responsabile.
Lo aveva anche pregato di andare al più presto a Baltimora per decidere insieme il daffarsi.


Era dunque arrivato il momento di dire a Tina tutta la verità o almeno quel tanto che la potesse illuminare sul dramma che stavo vivendo perché quel figlio che avrei avuto con Sandy lo avrei sicuramente riconosciuto.
Erano rimasti soli durante una breve vacanza di due settimane di Samantha e di Jmmy che con il bambino avevano deciso di recarsi a Chigago allo scopo di fare vedere a David il Lake Michigan che non conosceva.
- Ascoltami Tina,- aveva iniziato Bill scrutando negli occhi della moglie la prima reazione a quell’approccio,- devo dirti una cosa molto seria che fino ad oggi non ho avuto il coraggio di raccontare e che credo non puoi immaginare quanto sia importante per te e per me. -
- Durante la mia permanenza a New Bern,- aveva continuato serio e pensieroso,- ho incontrato una donna di nome Sandy che mi ha molto aiutato nell’uscire dal tunnel della nevrosi depressiva che mi aveva colpito.
Se sono guarito questo è in parte merito suo. -
- Dimmi, cosa significa tutto questo,-aveva interrotto Tina,- che tu per gratitudine mi hai messo le corna. -
- E’ inutile che continui a cercare scuse tanto io ho capito subito come stavano andando le cose da quando mi hai telefonato da New Bern per dirmi che saresti rimasto lì ancora per un mesetto. -
Tina sembrava molto stizzita ma ancora non era esplosa appieno la sua rabbia di donna tradita proprio da quel marito che aveva creduto da sempre il suo principe azzurro.
Bill cominciava a perdere colpi, come un auto ingolfata e sentiva salirgli nel cervello, che stava cercando di mantenere lucido e freddo, un senso di panico che aumentava minuto dopo minuto.
Aveva anche pensato di fare marcia indietro e di negare la sua relazione con Sandy per non fare scoppiare di crepacuore quella moglie che aveva sempre adorato.
In fondo che gli costava? Se non ci fosse stato di mezzo la gravidanza di Sandy probabilmente lo avrebbe fatto.
Un freddo sudore gli stava imperlando la fronte quando prendendo a due mani tutto il coraggio che gli era rimasto disse.
- Mi ha telefonato ieri l’altro per dirmi che aveva un ritardo mestruale e che voleva rivedermi. -
Tina sbiancò in viso come una donna a cui fosse stato sparato a bruciapelo un colpo di revolver, barcollò e cadde a terra svenuta.
Bill si sentì finire, si chinò sulla moglie accarezzandole i capelli neri con qualche ciuffetto bianco, spaventatissimo e prendendola in braccio la posò delicatamente sul letto matrimoniale ascoltandole il cuore.
Tina era viva. I suoi battiti erano debolissimi ma regolari mentre le reazioni degli arti a qualsiasi stimolo erano assenti. I suoi bellissimi occhi a mandorla dalle lunghe ciglia erano chiusi e le labbra serrate come in una morsa cadaverica,. esangui.
Bill, che non aveva versato mai una lacrima, cominciò a piangere a dirotto ed a singhiozzare senza alcun freno e buttandosi su Tina cominciò a massaggiarle le gambe nel tentativo di farla rinvenire,mentre braccia e mani erano abbandonate sul letto.
La sua dolce e tenera donna, colei che lo faceva vibrare di passione ai tempi di Durant e poi sempre durante il lungo matrimonio tutte le volte che egli le si accostava, non doveva morire.
Bill si buttò sul telefono e chiamò il pronto soccorso chiedendo aiuto perché la sua Tina pareva non volersi svegliare più.


Per tre giorni lunghissimi, Bill rimase accanto a Tina, nella clinica dove l’avevano ricoverata, giorno e notte baciandola in continuazione e parlandole di tutta la loro vita passata insieme e vissuta con intenso amore.
I medici gli avevano detto che Tina sarebbe sopravvissuta a quel tremendo trauma psichico che egli le aveva provocato senza intenzione di farle del male, ma soltanto per essere coerente con sé stesso nel non volere che lei ignorasse nulla della sua vita.
Di una cosa l’equipe medica non poteva essere garante: ed era il modo in cui si sarebbe svegliata ed in che condizioni mentali sarebbe potuta rimanere dopo quell’ischemia funzionale durata molto tempo anche se la Tac e la Risonanza non avevano messo in evidenza nessun danno organico del cervello. Un solo consiglio essi avevano dato a Bill ed era stato di starle accanto più tempo possibile dato il leggero coma farmacologico che avevano adottato come terapia.
Bill non aveva avvisato nessuno di quanto successo a Tina e nemmeno Lynda e Samantha avrebbero potuto pensare a quale pericolo fosse andata incontro la loro mamma.
L’unica telefonata di Bill era stata per Sandy avvisandola che dovevano posticipare l’ incontro, che avevano programmato, di almeno un mese.
Sandy non gli aveva chiesto il motivo, né Bill le aveva detto nulla di Tina e di ciò che era successo ed erano rimasti concordi nel sentirsi in seguito.
Dopo altri tre giorni, un martedì all’alba, Tina aveva riaperto gli occhi e poco dopo aveva sorriso a Bill, presente anche quel giorno in clinica come sempre nella settimana appena trascorsa.
Bill l’aveva abbracciata, ringraziando Dio che sua moglie si fosse ripresa e svegliata, anche se non aveva capito il sorriso che gli aveva fatto.
Felice aveva chiamato subito i medici che erano riusciti anche a farle muovere sia i piedi che le mani e dopo una visita accurata gli avevano detto di stare tranquillo che la signora Calvin non aveva subito danni irreversibili e che prestissimo sarebbe tornata ad essere la donna di sempre.
Quando la visita fu finita, Tina aveva chiamato accanto a sé Bill, e con un filo di voce gli aveva chiesto ,-cosa ci faccio qui, amore mio, e tu quando sei tornato da New Bern?-
Tina aveva un viso sciupato e mentre parlava, Bill si era accorto che, sembrava non ricordasse niente di tutto quello che era avvenuto dal suo rientro da Baltimora.
Bill continuò ad accarezzarla mentre lei si era nuovamente appisolata come se fosse stanca per un lungo viaggio e non disse nulla se non che parole dolci e colme di tenerezza.
Finalmente Tina era fuori pericolo ma una cosa avrebbe subito chiesto ai medici : perché sua moglie parlava come se non ricordasse niente del passato prossimo.
I medici gli dissero che era una cosa normale non ricordare ciò che fosse accaduto prima e dopo l’incidente ischemico spiegando cosa fosse l’amnesia retrograda e quella anterograda.
Bill non aveva capito quasi niente di quei due tipi di amnesia ma una cosa gli si era stampata in testa che Tina aveva rimosso dalla sua memoria tutto quanto di spiacevole aveva sofferto.





CAPITOLO VENTITREESIMO





Quando Samantha assieme a David ed al marito tornarono a Dayton, Tina era già stata dimessa da una settimana e tutto quanto era accaduto pareva un fatto lontano, anche a Tina che rapidamente ed incredibilmente aveva recuperato tutte le sue forze e la memoria, tranne quella che concerneva il suo Bill ed in particolare il suo tradimento.
Ed era stato proprio Bill che aveva riferito alla figlia maggiore i fatti tacendo solo del dolore che aveva dato a Tina quel giorno, in cui aveva pensato di dirle ingenuamente tutta la verità.
Bill si sentiva un vero bastardo e non avrebbe ripetuto lo stesso errore con Samantha ed all’occasione con Lynda quando l’avesse incontrata.
Anzi pregò Samantha di non accennare mai alla madre che lui da Dayton era tornato da parecchio tempo, adducendo la scusa che Tina non avrebbe mai dovuto sapere di aver avuto, come sequela dell’ischemia funzionale di cui aveva sofferto, una conseguenza sulla memoria e questo doveva essere fatto per non turbarla e per non emozionarla.
Aveva anche spiegato alla figlia il perché non l’avesse avvertita anche se aveva avuto paura di perdere per sempre la moglie.
Samantha gli era parsa parecchio stressata dal lavoro, nel momento che era partita per quella vacanza e non aveva voluto interrompere il suo momento di relax né quello di Jmmy e di David.
Ora poteva dire di aver agito bene perché ogni cosa si era risolta per il meglio ma dentro di sé sapeva di essere stato un grande codardo.
Dopo averci pensato su per qualche ora Samantha, d’accordo con Jmmy, aveva riferito a Bill che avrebbe agito nel modo da lui consigliato pure rimanendo nel dubbio che suo padre fosse del tutto innocente.
Lei si ricordava bene delle confidenze che Tina le aveva fatto, riguardo l’eccessivo periodo di riposo che Bill si era preso per curarsi la presunta depressione, che in cuor suo non era che un pretesto per starsene da solo il più a lungo possibile.
Ma Samantha era troppo intelligente per rivangare inutilmente i fatti, che se successi, non potevano essere cancellati con un semplice tratto di penna.


Il mese successivo, tra Agosto e Settembre fu piacevole per la famiglia di Bill Calvin compresa Lynda ed i suoi gemelli, per David e suo padre Jmmy, per nonna Tina ed anche per Bill, tutti insieme in California al mare di Santa Monica anche per il motivo che Samantha, che era stata promossa Comandante Istruttore era stata mandata a Los Angeles per controllare i nuovi piloti assunti dalla sua Compagnia. La sede di lavoro era fuori Los Angeles, a pochi chilometri rispetto dove i Calvin avevano affittato una villa al mare.
A Santa Monica si stava proprio bene. Il vento del Pacifico era piacevole ed attenuava parecchio il caldo soffocante per l’alta umidità di Los Angeles.
I ragazzi non facevano altro che rincorrersi sulla spiaggia bagnandosi solo per rinfrescarsi vicino al bagnasciuga.
Tina era come sempre la più felice di tutti e Lynda le teneva una assidua ed affettuosa compagnia.
Anche lei era stata informata da Samantha su quanto successo e non c’era stato verso di tranquillizzarla fino al momento che non aveva toccato con le mani la sua mammina.
Bill stesso stava riprendendosi da tutto quel guazzabuglio che aveva combinato ed anche a lui l’aria del mare faceva meglio di cento medicine, quando fu chiamato sul suo telefonino privatissimo da Sandy che voleva sapere quando si sarebbero visti.
Bill era stato preso in contropiede ma aveva risposto a Sandy che il venti settembre sarebbe stato a Baltimora per incontrarla.

Avesse potuto farlo Bill sarebbe andato subito da Sandy ma questo era assolutamente impossibile, tuttavia non si era dimenticato che quella donna portava in grembo un figlio suo e mai lo avrebbe scordato.
Nemmeno se lo avessero deriso poteva non tenere conto del significato che assume un figlio, del quale già in quel momento si sentiva padre.
Era come se dal ventre di Sandy gli dicesse di non abbandonarlo, perché non solo Bill amava tutti i bambini di questo mondo ma anche credeva senza il minimo dubbio che attraverso i figli, e soltanto in questa maniera, un uomo potesse vantarsi di non aver vissuto invano.
Ed anche Sandy avrebbe smesso di comportasi in quella maniera assurda nella quale aveva voluto trovarsi per essere libera come il vento e per non avere nessuna vera responsabilità nella vita.
Non si era mai confidata con lui riguardo alla sua infanzia ma Bill l’aveva pensata come una bambina infelice forse non desiderata dai genitori che sapeva divorziati. Nella sua immaginazione anche Sandy doveva essere protetta da se stessa perché era chiaro che volontariamente voleva farsi del male.
Più tempo passava più Bill sentiva aumentare l’affetto che aveva da sempre sentito riguardo quella donna dagli occhi verdi e la considerava come una sorella più piccola con la quale incestuosamente aveva fatto sesso.
L’idea era assurda ma viveva nell’anima di Bill come se fosse realtà.
Certamente non l’avrebbe abbandonata a se stessa e sarebbe stato per lei un fratello leale e protettivo, ma tutto questo Tina non l’avrebbe mai saputo perché non avrebbe potuto capirlo.


Il venti Settembre, come d’accordo, Bill e Sandy si incontrarono a Baltimora ma anche se erano passati solo pochi mesi, l’incontro fu del tutto differente dai precedenti.
Anche il modo di vestirsi e di apparire di quella donna era molto diverso. Seria ed attenta nel muoversi, senza il minimo trucco sul bel viso, con un po’ di pancia che dimostrava la gravidanza incipiente, Sandy era proprio affascinante e chiunque l’avrebbe considerata proprio ciò che era; un funzionario molto importante di una qualche multinazionale.
Portava un vestito intero di color nocciola e scarpe con un tacco di meno di sette centimetri ed una borsetta di coccodrillo, come le scarpe.
Appena si videro all’aeroporto lei alzo il braccio in segno di saluto e poi quando si furono avvicinati si baciarono con un lieve tocco di labbra, tanto lontano dai baci appassionati che Bill ricordava del loro recente passato.
Nessuno dei due pareva imbarazzato ma soltanto Bill aprì bocca.
- Cara Sandy, quanto tempo è passato dall’ultima volta che ci siamo visti. Ora è quasi Autunno, allora stava finendo la Primavera. -
- E’ vero Bill, quanto ci siamo amati! E quanto ho desiderato questo figlio da te pur non credendo che il mio sogno potesse realizzarsi! Ma adesso il maschietto che porto a spasso è proprio la fantasia che si fa realtà e la felicità che si materializza.
Bill guardò a lungo negli occhi Sandy come se volesse leggerle nel cuore, poi con il volto serio disse.
- Andiamocene a casa tua ho tante cose da dirti. -
Due minuti dopo presero un taxi e furono nell’appartamento di Sandy in meno di mezzora.
Sandy indossò una vestaglia di seta azzurra e disse a Bill.
- L’ho comprata appena l’ecografia mi ha confermato il sesso di questo moccioso e per questo è azzurra, ma ne ero già sicura. -
Bill le si avvicinò premuroso e le pose le mani su quel ventre che portava suo figlio, sospirando,- che bel regalo, Sandy , non credo alle mie mani. -
Con un sorriso un po’ amaro Sandy riprese a parlare.
- So cosa vuoi dirmi, Bill, non puoi chiedere a tua moglie nessun divorzio per due motivi importantissimi. -
Bill cercò di interromperla ma non vi riuscì, perché lei aveva continuato senza dargli il tempo di aprire bocca.
- Il primo è che siete cattolici o almeno siete sposati in chiesa, il secondo è che tu ami non solo i tuoi figli ma in particolare tua moglie. -
Bill aveva avvertito nelle parole di Sandy non delusione ma una profonda amarezza.
Si capiva che Sandy non stava pensando al bambino, sicura come era che Bill lo volesse riconoscere, ma a se stessa, non così importante da provocare l’abbandono di una famiglia di sani principi morali ed una moglie che, doveva essere stata e probabilmente lo era ancora, eccezionale e speciale.
Sandy forse aveva sperato di riavere con Bill tutto ciò che mai aveva potuto avere fin da bambina, la vera felicità, che né il suo modo di vivere spregiudicato, né il coraggio che aveva posseduto di essere una single e nemmeno la sua posizione sociale conquistata con la propria perseveranza ed intelligenza, potevano sostituire.
Bill le accarezzò i bei capelli biondi con calma e sincero, le raccontò tutto ciò che era capitato a Dayton dopo che loro due si erano salutati l’ultima volta a Baltimora e poi quando lei gli aveva detto al telefono che aspettava un figlio suo.
Parlò di Tina incolpevole e fragile ormai che gli anni erano passati anche per lei.
Raccontò dei tempi dell’Arizona e di ciò che l’Indiano gli aveva predetto e poi del duro lavoro ai pozzi di petrolio a Durant e dell’incontro con Tina, che gli aveva dato l’entusiasmo per progredire mettendo tutta la forza d’animo ed il coraggio di donna dal sangue spagnolo caliente, nelle sue mani .
Parlò tanto di Samantha e di Lynda e dei suoi nipoti chiedendole come avrebbe potuto abbandonare quella gente e con quale coraggio avrebbe potuto separarsi da sua moglie che mai .avrebbe potuto reggere, una seconda volta, ad un colpo così brutale.
Bill le disse, anche, che contava sulla forza e sull’intelligenza di Sandy, in quel momento difficile per tutti e due che, l’indomani, sarebbero andati dal notaio per mettere ogni cosa al proprio posto.


Il notaio Grant era un uomo piccolo di statura, calvo ed occhialuto sulla settantina che all’arrivo dei due spense l’Avana che stava fumando.
Bill e Sandy si accomodarono sulle sedie ampie e comode, di pelle davanti ad una enorme scrivania in mogano massiccio.
Grant conosceva bene Sandy. Era stata lei che gli aveva fatto investire un milione di dollari su dei titoli del nuovo mercato azionario, quattro anni prima e glieli aveva venduti prima della crisi della Borsa facendogli guadagnare seicentomila dollari al netto delle tasse.
Aveva una grande simpatia per quella donna e non vedeva l’ora di poterle fare un grosso piacere già da molto tempo.
- Signora Sandy cosa posso fare per lei,- disse compiaciuto.
- Non molto,- affermò la compagna di Bill. -le presento il Signor Bill Calvin, un mio caro amico che ha bisogno del suo aiuto per alcuni atti che le dirà. -
Bill non sapeva come cominciare, poi preso il coraggio a quattro mani, raccontò al notaio la love story con Sandy e tutti i problemi che da questa erano nati.
Bill disse di adorare Sandy ma di non poterla sposare. Voleva però che il bambino, che stava per nascere, fosse suo figlio a tutti gli effetti di legge e che Sandy doveva stare tranquilla perché la considerava la sua seconda moglie anche se virtuale.
Il notaio Grant rimase sbalordito. Mai ,nella sua lunga carriera gli era capitato di dover risolvere un simile difficile problema.
Qui non era questione di consigliare qualcosa ma solo di agire in primo luogo per salvaguardare la sua cara conoscente ed al tempo stesso la fiduciaria dei propri risparmi.
Grant pensò lungamente accarezzandosi il pizzetto del mento, poi disse.
- Signor Calvin, non le nascondo che esistono delle difficoltà per eseguire alla lettera quanto lei desidera che sia fatto. Le difficoltà riguardano in particolare la sua persona poiché, una volta che lei dichiari di essere il padre del bambino riconoscendone la paternità, in caso di una sua dipartita da questo mondo, che mi auguro avvenga il più tardi possibile, il bambino stesso entrerà a far parte di diritto dell’asse ereditario ed io non so se questo sia il suo desiderio. -
Grant rimase silenzioso per qualche istante, poi proseguì.
- E’ chiaro che a quel punto tutti i suoi familiari compresa sua moglie se le sopravvivesse, sapranno ciò che lei in questo momento vuole nascondere, bisognerebbe studiare una soluzione per una evenienza del genere, il che non è facile. -
Mentre Sandy , tenendo la mano sinistra stretta in quella destra di Bill, sembrava completamente assente come se non le interessasse per nulla quello che stava dicendo il notaio, Bill invece attento, aveva già analizzato e deciso il daffarsi.
Rivolgendosi a Grant dichiarò. - una volta morto, caro notaio, cosa vuole che mi importi. La mia attuale famiglia avrà ben altre cose da piangere ed anzi proprio mia moglie, se la conosco bene, sarà felice che una parte di me sia ancora in questo mondo difficile e forse tra lei e Sandy si stabilirà una sincera amicizia e forse anche qualcosa di più. -
Grant prese atto del volere di Bill chiedendo anche a Sandy se avesse della obbiezioni da fare a riguardo ed al cenno negativo della signora, disse.
- Allora fissiamo,in un milione di dollari l’anno, la cifra di mantenimento per il bambino dato che la signora Sandy mi ha già detto che non vuole assolutamente niente da lei, che potrà vedere il bimbo e starci assieme senza alcuna limitazione di tempo e luogo. Per l’istruzione di suo figlio verserà.in un Istituto di Credito la somma di due milioni di dollari in titoli a termine esigibili a diciassette anni. Dovete ancora firmare diverse carte e con questo augurio a tutti voi compreso il nascituro lunga e felice vita.





CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO





Ancora più in alto delle montagne innevate che sbarrano a sud la veduta di Salt Lake City e del suo lago, Bill Calvin e suo figlio Mike, a bordo di un quadrigetto portato dal primo Comandante Samantha Brocker Calvin, stavano volando alla quota di ventunmila piedi per raggiungere Seattle nello Stato di Washington.
In quella bella giornata di Febbraio, senza nessuna turbolenza che infastidisse il volo, con il sole del mattino che risplendeva nel cielo, Bill chiese al figlio, un giovane di quindici anni già alto come il padre e bruno come lui, se quello stupendo panorama lo ispirasse, facendogli ricordare la sua povera mamma, Sandy, che ormai da più di un anno era morta di un tumore cerebrale assassino che non le aveva concesso che sei mesi di vita.
Ormai erano rimasti solo loro due con il cognome Calvin, tutti su quel aereo e Bill ottantenne attendeva anche lui il suo turno o meglio la sua chiamata forse in un altro mondo dove avrebbe nuovamente incontrato sia Sandy che Tina che l’aveva preceduta nell’aldilà di soli due mesi per un ictus improvviso.
Ne’ i gemelli di Lynda né David portavano il cognome Calvin e questo era stato un cruccio per Bill fino alla nascita di Mike che egli aveva voluto avere da Sandy e che aveva corso il rischio di non nascere.
Tutti i suoi nipoti erano ormai sistemati. I gemelli avevano seguito la carriera del padre e lavoravano come procuratori distrettuali, David era diventato un bravo medico come il padre e si stava specializzando in neuro- chirurgia.
Bill non si poteva lamentare se non fosse vissuto abbastanza per vederli sposati e con altri figlioli.
Era arrivato il momento delle riflessioni e del consuntivo della vita terrena del Bill Calvin famoso designer delle più belle carrozzerie di automobili negli USA.
Eppure c’era qualcosa che certamente aveva sbagliato, il non aver capito la vera essenza dell’esistenza umana..
Era proprio quella la vita che da giovane aveva sognato oppure era una altra vita che nemmeno lontanamente poteva ora immaginare?
Di sicuro sentiva ancora adesso, ad ottanta anni, che avrebbe volentieri sperimentato anche un altro modo di passare il tempo su questa terra e magari fosse stato possibile rinascere!
Forse sarebbe rimasto assieme agli indiani Apaches in una Riserva ad imparare cosa significasse essere uomini veri o forse sarebbe diventato un marinaio per girare in lungo ed in largo tutti gli oceani o un esploratore di tutti i luoghi sconosciuti del pianeta.
Di una sola cosa era certo: gli dispiaceva immensamente morire e non vedere più nulla di quella Terra dove era capitato per un semplice oppure immensamente difficile caso.


Solo Mike omai viveva insieme a Bill da quando la sua mamma era morta ed era stato, da quel momento l’unica compagnia per Bill.
La presenza del figlio segreto di Bill era stata accettata da tutti con grande affetto e piacere dal momento che Mike aveva riempito l’immenso vuoto lasciato da Tina ed ognuno aveva capito quanto Bill amasse quell’unico figlio maschio, un Calvin non solo di fatto ma pure nel carattere, nell’aspetto fisico e nell’intelligenza vivace.
Ma la cosa più incredibile era stato l’atteggiamento di Samantha nei suoi riguardi che aveva preso a proteggere ed amare Mike nella stessa misura di David, tanto che i due venivano scambiati per due fratelli quando David, in certi periodi dell’anno, ritornava a casa dopo gli esami del corso di neuro- chirurgia che frequentava con grande profitto a Houston nel Texas.
David si comportava veramente come un fratello maggiore di Mike ed ogni divertimento era condiviso allegramente dai due, perchè David non aveva nessuna ragazza che lo aspettasse, convinto scapolone, avendo in testa un unico obbiettivo, la sua professione, cui avrebbe dedicato la propria vita.
Anche la memoria di Richard e di Melany, benchè sempre presente in Bill da quando i due suoi più cari amici erano morti in un incidente stradale, ironia della sorte, con l’auto guidata da Richard schiacciata da un enorme Tir mentre Richard viaggiava nei limiti della velocità consentita, stava lentamente sfumando dal suo quotidiano.
Ed era per suo figlio Mike se Bìll si era deciso di muoversi da Dayton, per accompagnarlo a Seattle, dove per sei mesi avrebbe frequentato un corso di telecomunicazioni avendo vinto una borsa di studio della Marina.
Nella High School di Dayton era risultato il più capace in matematica e fisica seguendo in sostanza ciò che era stata Samantha, tantissimi anni prima quando anche lei primeggiava in quelle due materie, tanto che Bill aveva pensato che sua figlia si era attaccata a Mike in parte perché vedeva nel fratellastro sé stessa da ragazza. .
Così Samantha aveva ottenuto di comandare lei quell’aereo che si stava velocemente avvicinando a Seattle.
Bill avrebbe approfittato della permanenza di Mike in città per farsi un bel giro di sei mesi nello Stato e nelle zone limitrofe, vedendo però spesso suo figlio.


Per Bill Calvin, arrivare a Portland, a Newport oppure ad Eugene sulla Coast Ranges nell’Oregon, era parso un vero divertimento, una curiosità ed ancora un momento che si era prefissato già da quando insieme a Richard Sanders viveva in Arizona.
Molti conoscenti di allora avevano favoleggiato sulle bellezze di quei luoghi, oltre la California, a nord e tutti erano d’accordo nel pensare che quel territorio fosse l’ideale posto del West dove si potesse vivere bene e tra gente cordiale e simpatica.
Non c’erano persone dal carattere complicato ed introverso come invece avveniva da Sacramento e da San Francisco fino alla bassa California dove tutti correvano dietro al denaro come se quello fosse una ossessione e nemmeno gente pronta a pugnalarti alle spalle.
Bill aveva voluto fare quel giro da solo e nella maniera che mai aveva provato fino ad allora, cioè viaggiando con i pullman di linea, sui quali si potevano scambiare due parole senza complicazioni di sorta e nella piena libertà di espressioni.
A Bill non era mai capitato di avere tanto tempo libero da qualsiasi impegno e si sentiva come uno scolaretto in compagnia di amici in una gita scolastica.
Finalmente poteva osservare gli americani come in realtà sono, da qualsiasi altra nazione provenissero, leali e compagnoni.
Era come se quella America avesse contagiato tutti di speranze e di ottimismo oltre che di un senso della vita tanto diverso dai luoghi in cui aveva sempre vissuto ed era bello vedere e sentire l’orgoglio di quella gente, nel complesso non certo ricca ma contenta di quel poco che aveva.
Ma dopo essere tornato a Seattle, Bill sentì una possente attrazione per vedere ancora le Montagne Rocciose e dopo aver baciato il suo Mike, pensò di recarsi in aereo nel Colorado a Denver e da lì portarsi verso il Black Canyon of the Gunnison dove, con i suoi ottanta anni desiderava vedere il mondo dall’alto.
Una volta raggiunta la meta in compagnia di guide esperte si guardò attorno ed ebbe per la seconda volta in vita sua una allucinazione violenta.
Al di là del Canyon vide distintamente due donne lontanissime che lo chiamavano, non gridando ma sommessamente lo imploravano di andare da loro.
Erano Tina e Sandy che con una mano nella mano dell’altra lo imploravano di non abbandonarle più.
Bill si protese verso il baratro e cadde giù come un sasso che cade nel mare infinito della morte.


 

VETRINA