GALIA (Romanzo)
GALIA
(C) 2002 ARMANDO ASCATIGNO - TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Questa è un’opera di fantasia.
Qualsiasi riferimento a fatti e persone della vita reale è puramente casuale.
Tutti i diritti sono riservati, incluso il diritto di riproduzione integrale
o parziale in qualsiasi forma.
CAPITOLO PRIMO
Galia aveva i tratti somatici di una ucraina puro sangue e portava scolpiti
nel viso la determinazione di una giovane donna dalla volontà di ferro.
Era giunta in Italia con un visto turistico rilasciato a Kherson città
vicina, relativamente alle sterminate distanze del suo Stato, ad Odessa
duecentocinquanta chilometri ad ovest ed al Mar Nero a sud-est ma anche alle
belle spiagge della Crimea, che aveva frequentato soltanto un paio di volte
d’estate, assieme alla sorella più piccola di due anni rispetto a lei ed a
suo figlio Ivan, un bimbetto di meno di otto anni tutto la mamma nel viso
serio, dagli occhi color nocciola e dai tratti regolari ma di carattere
turbolento, vivace ed orgoglioso, più di quanto si potesse pensare
conoscendone l’età.
Galia era nata in una piccola località dei Carpazi quando questi declinano
verso la pianura della Ucraina
Non aveva marito ma ugualmente aveva voluto quel bambino cresciuto
soprattutto con l’aiuto di sua madre, donna temprata e forte da una vita
assai dura che le era capitata in sorte a causa dell’abbandono del marito
messosi con una giovanissima puttana di Nikolajev, città nei pressi di
Kherson al confine orientale della Moldavia.
Galia insegnava in una scuola elementare alla quale aveva chiesto un periodo
di tre mesi di aspettativa per vedere cosa avrebbe potuto fare a Roma per
guadagnare un salario abbastanza alto per portarvi Ivan e farlo crescere in
un certo benessere e senza più quel incubo di trovarsi senza il minimo
indispensabile per sopravvivere dignitosamente come era successo fino a quel
momento, durante il quale aveva dovuto risparmiare fino all’ultimo centesimo
per Ivan e per mettere da parte quei pochi quattrini indispensabili per
raggiungere l’Italia con quel Torpedone scardinato, pomposamente chiamato
turistico.
All’ ispettore di polizia che l’aveva interrogata nel Bar dove si stava
scaldando con un caffè bollente macchiato di latte alla periferia nord della
capitale italiana,aveva risposto.
- Ecco il mio permesso turistico che vale ancora per due mesi e mezzo e per
piacere non mi faccia altre domande perché capisco pochissimo l’italiano
anche se ho cercato di studiarlo il più velocemente possibile, almeno nelle
sue parole più semplice e nella sua grammatica essenziale.-
L’ispettore guardò Galia attentamente ma sopra ogni cosa si soffermò sul suo
sguardo che fissava egli stesso senza timore e sul suo vestitino di lana
pesante color grigio scuro. Poi le disse con un sorriso di malcelata
simpatia.
-Ascoltami bene. Tu hai una aria pulita e mi sembri una brava ragazza, perciò
questo è il nominativo di un mio amico,padrone di un grosso locale che è
aperto sia di giorno che di notte. Va’ da lui a nome mio e vedrai che ti
sistemerà. Qui c’è il numero del mio telefonino,per qualsiasi problema
telefonami a qualsiasi ora!-
Galia rimase di stucco,non si sarebbe mai immaginata che qualcuno potesse
parlarle così pacatamente e come un amico sincero e pensò che forse era valso
moltissimo essere stata sempre una brava ragazza.
Il locale di Maurizio, l’amico dell’ ispettore, era molto spazioso con i suoi
sei tavoli da biliardo, il bancone sul lato sinistro dell’entrata, in legno
massiccio ed i numerosi tavoli dove si servivano piatti caldi di ottimo cibo,
specialmente a base di pesce fresco ma anche di carne ed insalate variopinte
a base di pomodoro,verdure di ogni genere e cetrioli con sedano che non
mancavano mai.
Era ben frequentato da gente che preferiva pranzare o cenare lì, un misto di
uomini e donne di ogni età, che si rivolgevano a Maurizio con fare
confidenziale ricambiato da lui, un uomo asciutto non molto alto e
leggermente calvo che evidentemente li conosceva tutti da lunga data.
Maurizio sapeva fare il padrone di casa,sempre gentile e cordiale, sapeva
sorridere a tutti ma specialmente alle giovani donne, sue avventrici, non
nascondendo a nessuno quanto fosse attratto dalla loro avvenenza.
Tuttavia aveva il buon gusto di manifestare tutto ciò soprattutto con quelle
straniere che lo venivano a trovare dall’Europa dell’Est e che, senza ombra
di dubbio, evidentemente, aveva aiutato nei primi tempi quando erano giunte
in Italia sbandate ed affamate.
Però era chiaro che il suo mestiere non era quello del pappone ma piuttosto
quello dell’amico imprenditore a cui si doveva molta riconoscenza.
Tra le tante aveva scelto la sua donna, una russa, che da più di tre anni
viveva con lui” more uxorio” e che era la sua donna di fiducia e che
contemporaneamente era gelosissima di lui.
Bella ,alta, castana e con un viso maliziosamente accattivante faceva di
tutto nel locale ma in particolare era lei che prendeva le più importanti
decisioni riguardo ai turni che le altre dovevano fare ed eseguire alla
lettera e quando Galia entrò per la prima volta nel locale fu lei che
interpellò per un posto e non Maurizio, presentandosi come inviata da quell’ispettore
che aveva appena conosciuto.
Le due donne chiacchierarono per un bel po’ di tempo e poi Natasha l’assunse
e come cuoca e come cameriera senza fare nessuna obbiezione.
Galia era felice, avrebbe guadagnato quindici volte di più di quanto fino
allora aveva faticato a mettere insieme in un mese in Ucraina ma con un filo
di voce chiese, -non dovrò mica fare la carina con questi uomini?-
-Assolutamente no ,-le rispose Natasha con un bel sorriso che le venne dritto
dal cuore,-qui le cose non funzionano come un casino ma se tu lo volessi ti
puoi prendere l’uomo che più ti aggrada e che più ritieni possa farti del
bene senza che questo implichi però nessuna servitù nei suoi riguardi ma
eventualmente soltanto rispetto ed amore.-
Alla ragazza non sembrò vero di avere avuto tanta fortuna in così breve tempo
e senza pensarci due volte si mise subito a lavorare con lena e come era
solito fare con molto zelo dimostrando in pochi giorni quanto fosse stata
oculata Natasha a darle quel lavoro anche perché Maurizio ne aveva approvato
la scelta notando la sua onestà fuori di ogni discussione.
Galia si era messa d’accordo con Sonia, una bella bionda, tutta riccioli
biondi anche lei molto giovane che si era innamorata di un commerciante e con
il quale aveva una relazione, per essere ospite nell’appartamento che quello
aveva messo a disposizione della sua amante.
Erano tutte e due ucraine ed il fitto della cameretta che Sonia aveva
concesso alla nuova amica era modesto e non eccessivo per le sue modeste
finanze.
L’unica condizione che Sonia aveva posto era che Galia non dovesse mai
interferire sulla sua vita privata. E pochi giorni dopo le disse.
-Cara amica, qui dobbiamo aiutarci l’una con l’altra,io sto aspettando un
bebè da Franco,sono pazza di lui e con lui voglio costruire la mia vita.-
Poi aveva aggiunto,- questi italiani sono veramente una altra cosa rispetto
agli uomini della nostra terra;-e sorridendo continuò,-noi siamo donne tutto
fuoco ma anche sappiamo essere grate a chi ci ama e vogliamo anche noi una
vera famiglia. Io sono certa che mi sposerò, prima o poi , con Franco ma la
decisione spetterà soltanto a lui, se questo sarà pure il suo desiderio.-
Aveva capito che quel pizzico di romanticismo e di tenerezza che sentiva
bruciarle nelle vene avrebbe forse trovato, nel bel Paese dove era venuta a
cercare fortuna, il suo naturale sfogo con un uomo che avrebbe fatto di lei
una principessa, come si legge metaforicamente anche nelle fiabe di ogni
Paese del mondo.
CAPITOLO SECONDO
La vita in quel Club-Ristorante era per Galia sufficientemente distensiva se
pure piuttosto faticosa.
Lei per potere guadagnare di più si era proposta per un doppio turno,di
mattina fino alle quindici ed alla sera dalle diciannove alle due dopo
mezzanotte, ma soltanto a stento riusciva a reggere a quel ritmo così
impegnativo tanto che la bilancia aveva sentenziato un notevole calo di peso
considerando che già di per sé era piuttosto asciutta e nel viso e nel corpo.
dove non esisteva un grammo di grasso superfluo.
Avrebbe potuto guadagnare anche molto di più se avesse concesso le sue grazie
a qualche avventore danaroso ma ciò non esisteva nell’ordine dei suoi
pensieri per nessuna cifra al mondo.
Galia non solo era una bella ragazza ma possedeva anche una naturale aria di
bambina cresciuta troppo in fretta che attraeva chiunque la conoscesse
appena, come una calamita ed era soprattutto lo sguardo il punto di forza del
suo fascino di donna dell’est,dolce ma al tempo stesso ardente, specie quando
qualcuno la voleva prendere in giro per quella pronuncia italo-ucraina che
non riusciva a togliersi, malgrado i suoi sforzi e la sua capacità
eccezionale nell’acquisire lingue straniere.
Un giorno,avvicinandosi a Natasha ebbe il coraggio di protestare con voce
ferma.
-Tu mi devi spiegare il perché solo io devo, oltre che lavorare, pulire da
sola i gabinetti e lavare almeno due volte al giorno i pavimenti mentre ciò è
risparmiato a tutte le altre ragazze del Club.-
Nel dire quelle parole Galia si era messa a piangere con delle lacrime grosse
e copiose che la dicevano lunga sullo stress che le stava sopravvenendo dopo
nove mesi di quella vita affannosa.
Natasha le asciugò il viso zuppo di pianto e sorridendo le sussurrò
affabilmente.
-Devi fare in modo di prenderti qualche giorno di riposo che io ti pagherò
ugualmente e così vedrai che al tuo ritorno le cose saranno assai diverse. Te
lo prometto e ti garantisco che qui farò piazza pulita di tutte queste
puttanelle e tu sai che Maurizio mi da carta bianca nella gestione del locale
e che, pure amandolo sinceramente, in realtà lo tengo in pugno per motivi che
tu non puoi né devi sapere.-
Galia rimase molto meravigliata per le buone parole che Natasha le aveva
rivolto ma, ancora di più era rimasta stupita per le confidenze che quella,
non richiesta, si era lasciata sfuggire come se anche lei avesse dei conti in
sospeso con Maurizio.
Fu in quel momento che Galia ebbe una illuminazione.
Come aveva già sospettato da qualche tempo, Maurizio doveva avere qualche
segreto che probabilmente solo Natasha conosceva.
Per dieci giorni Galia non andò a lavorare.
In quei mesi passati a sgobbare al Club aveva conosciuto diverse persone tra
cui alcuni professionisti ed uomini d’affari,quasi tutti garbati ed educati
come si addiceva alla loro vivace intelligenza ed al savoir-faire.
Erano uomini soli, alcuni separati o divorziati altri single, che non avevano
nemmeno tentato di trovare una donna adatta alle loro esigenze di gente
amante della propria libertà ed assolutamente inadatta a condividere, con
abnegazione e sacrifici, le traversie ma anche i piaceri di una esistenza con
una compagna che sarebbe stata la propria donna.
Il Club era anche frequentato da strani gruppi di donne italiane.
Non erano certamente delle prostitute,erano sempre elegantemente vestite ed
alcune di quelle piuttosto giovani che al massimo superavano di poco i
trentacinque anni d’età. Stavano insieme a scherzare ed a ridere fra loro ma
non davano, che raramente, confidenza a tutti i maschi che in qualche modo
giravano attorno a loro.
Galia aveva notato che disponevano di grande quantità di denaro e dai loro
discorsi, carpiti quando serviva ai loro tavoli, si era resa conto che quasi
tutte sembravano essere dei manager in attività diverse e che viaggiavano
molto per quelli che loro chiamavano affari all’estero.
Non aveva però capito di che genere di affari parlassero anche se alcune
volte aveva visto che Maurizio si intratteneva con loro in lunghe
conversazioni sottovoce.
Altre volte aveva notato l’ispettore di polizia, che era stato colui che le
aveva trovato il posto di lavoro, parlare fittamente con alcune di quelle in
confidenza come se questa gente avesse da raccontarsi cose assai
interessanti.
L’acume di Galia e la sua intelligenza, non disgiunta da una notevole
curiosità, avevano elaborato una teoria che però era tutta da dimostrare.
La bella ucraina si era spesso domandata se tra quella gente potesse esistere
un certo comune interesse su fatti che, per quanto si sforzasse a connettere
fra loro, ignorava totalmente.
Ma una sera, pochi giorni prima che andasse in vacanza per la sollecitudine
di Natasha che così aveva voluto, ebbe modo di conoscere a fondo una di
quelle donne, che tutte le amiche chiamavano Sofia e di capire che quella
quarantenne, alta e dai capelli lunghi raccolti inverosimilmente in lunghe
trecce e con uno sguardo dolce e triste al tempo stesso, era attratta da lei.
E non solo per una simpatia che anche Galia sentiva nei suoi riguardi ma
proprio fisicamente il che aveva compreso in modo inequivocabile quando
Sofia, con la scusa di aver dimenticato nella sua BMW il suo beautycase ,
l’aveva pregata di accompagnarla all’auto parcheggiata un po’ distante dal
locale.
La bella donna l’aveva accarezzata dolcemente ma poi, in un attimo
improvvisamente, l’ aveva baciata appassionatamente sulla bocca chiedendole
subito scusa per quel suo gesto istintivo.
Galia era rimasta di stucco ed era diventata tutto un fuoco sulle guance di
colore bianco pallido. Ma immediatamente dopo l’aveva apostrofata
dichiarandosi non lesbica ed offesa da tanta audacia.
Sofia si scusò con la giovane e le disse.
-Senti Galia, è stato solo un atto impulsivo e ti prego di perdonarmi.-
Poi continuò, -ho saputo da Natasha che ti prenderai una settimana abbondante
di vacanza e perciò ti prego, per farmi perdonare, di accettare l’invito che
ora ti faccio di passare con me quei giorni in una villetta che possiedo ad
Ischia. Ti farà bene alla salute anche perché ritengo che il 31 maggio, come
so giorno del tuo compleanno, sarebbe un vero peccato che tu lo passassi da
sola.-
In realtà Galia aveva pensato di trascorrere e il suo anniversario e quei
giorni di riposo assieme ad una amica, una rumena, che tuttavia non le stava
per nulla simpatica a causa della trasparente volgarità che non nascondeva a
nessuno.
Era certamente molto o forse troppo appariscente per potere legare con lei,
anche se capiva che aveva sofferto tanto nel suo Paese di origine quando era
rimasta schiava per anni della mafia rumena che la faceva prostituire dandole
in cambio qualche vestito ed un tozzo di pane per sfamarla.
Poi era fuggita in Italia aiutata da un albanese ma nemmeno in questo nuovo
posto era riuscita ad uscire dal giro della prostituzione, se pure condotta
indipendentemente, mantenendo ugualmente i modi e gli atteggiamenti acquisiti
in Romania.
Galia sentiva solo una grande pietà per lei ma faticava enormemente a starle
vicina, anche per breve tempo, sentendosi completamente a disagio.
Così aveva deciso, seppure a malincuore, di andare ad Ischia con Sofia perché
riteneva che questa era perlomeno una signora ben educata e che mai avrebbe
dato sfogo alla sua natura di lesbica se lei non l’avesse accettata o voluta.
Galia era sempre stata molto determinata nel suo carattere di donna ed era
molto certa che non sarebbe mai caduta in nessun trabocchetto.
Denaro, ora, ne aveva a sufficienza per poter permettersi, in caso di
necessità, di andarsene via da quel ospite in qualsiasi momento.
Era più che altro la curiosità, di sapere tante cose che le sfuggivano al
momento, il motivo principale che le aveva fatto accettare l’ospitalità di
quella quarantenne ricca ed interessante ed il fatto che fosse italiana
aggiungeva un altro pizzico di interesse a quella strana vacanza.
Così due giorni dopo le due donne partirono insieme e dopo poche ore furono
in uno dei più bei posti di mare del Tirreno in una isola di cui Galia aveva
già tanto sentito tanto parlare.
CAPITOLO TERZO
Galia non era mai stata su un aliscafo e la sensazione di volare sull’acqua
le diede l’idea di vivere una emozione nuova ed un godimento raro ed il tutto
le si era dipinto nel volto, in quel momento, splendente.
Sofia le si rivolse spalancando gli occhi castani in una immagine di stupore,
-che fai ragazzina, hai paura? Non ti preoccupare anche a me è successo la
stessa cosa. La prima volta, non si capisce mai se stai per andare in
Paradiso oppure all’Inferno.-
Era il modo di fare di quella donna che si era innamorata della bella
ucraina. Un modo di dire e non dire le sue emozioni ed i suoi sentimenti
senza un minimo accenno a quanto solo lei provava nel cuore .
Poi continuò, -rasserenati oggi è il tuo compleanno e deve essere una
giornata speciale per te che certamente non avrai molti ricordi piacevoli di
quelli che hai passato in Ucraina. Ti ho preso un regalino che ho qui nel
borsone,ti piace? –
Nel pronunciare quelle parole con tanta sincerità tirò fuori un pacchetto
colorato e legato con un nastro variopinto.
Galia, sorpresa ma felice per quel pensiero gentile, svolse la carta e vide
uno stupendo costumino da bagno del tipo bikini che sicuramente sarebbe stato
della sua misura, firmato da un grande stilista.
Non aveva mai avuto nessun dono per i suoi compleanni passati se non qualche
dolce fatto dalla sua mamma e così in uno slancio di gratitudine sentì una
strana sensazione nei riguardi di Sofia:la necessità di darle un grande bacio
affettuoso ed un grosso abbraccio.
Riuscì a mala pena a pronunciare.
-Grazie Sofia anche se io non sono abituata a ringraziare nessuno, un po’ per
il mio carattere schivo un po’perché mai nessuna persona mi ha dimostrato
affetto che spero,anche da parte tua, disinteressato.-
Sofia rise di cuore a quelle parole pronunciate con aria di estrema serietà e
continuando a ridere replicò in modo assolutamente esplicito
-Se queste sono le tue preoccupazioni non ci pensare assolutamente. Alla tua
domanda ti rispondo solo che ho imparato a volerti bene perché sei veramente
una ragazza pulita nell’anima e nel corpo.-
In quel momento l’aliscafo attraccò e le due donne come due amiche misero
piede sull’isola.
Il piccolo villino di Sofia era sistemato alle falde del monte Epomeo.
Era abbastanza lontano dal mare ma da lì si respirava un aria profumata di
mare e di salsedine specialmente quando tirava una leggera brezza di ponente
come in quel pomeriggio e nelle ore serali di quel giorno quando le due
amiche si furono sistemate nella casetta in piccoli mattoni color terra.
A sera,dopo essersi vestite tutte e due con gonna e maglietta di cotone
sufficientemente pesante, uscirono per cenare in un localino sistemato su una
piattaforma sul mare, accorgendosi di aver fatto una buona scelta nel
vestirsi a quel modo dal momento che il maestrale stava iniziando a
rinforzarsi portando un tantino di freddo inaspettato.
C’era un orchestrina che suonava canzoni napoletane ed un cantante assai
melodioso di mezza età, cosa che fece diventare malinconica e pensosa Galia
per i pensieri che le si erano improvvisamente affacciati nella mente, nel
ricordo di suo figlio solo con la nonna in Ucraina.
Sofia si era accorta del mutamento di umore della giovane e interrompendone
il corso delle idee aveva esclamato.
-Bando alle tristezze! Pensa positivamente e vedrai che ogni tuo cruccio
passerà velocemente e con il mio aiuto tutto si sistemerà velocemente come
meglio desideri.-
- Sofia, io non so perché ti interessi tanto di me, -disse Galia, - dopo
tutto quello che ti ho detto, ma so bene che nessuno fa niente per niente.
Quindi prima o poi ti dovrai confidare con me ed escludendo ogni nostro
rapporto di tipo sessuale dovrai assolutamente dirmi a cosa miri ed io vedrò
se posso in qualche modo aiutarti. –
L’amica sorrise ammirando la sincerità di Galia e la serata si concluse con
una stupenda torta con le candeline che la giovane spense di un fiato
formulando un desiderio che non confidò.
I giorni seguenti scorsero veloci tra il mare, dove Sofia ebbe modo di
mostrare a Galia la sua abilità nel nuoto e quest’ultima la sua sete di sole
con quel minuscolo bikini regalatole dall’amica ed i bagni alle Terme di
Poseidone, dove sentirono entrambe tutto il benessere che quelle acque
arrecavano al loro corpo e specialmente alle loro gambe un po’stanche dopo un
inverno passato, da Galia quasi sempre in piedi al Club e da Sofia senza una
minima frequenza in palestra, con una vita che per la prima era tutto un
impegno lavorativo e per l’altra tutto un viaggiare fra aereoplani, treni e
lunghe tratte in auto.
Il resto del tempo le due donne lo passavano in lunghissime chiacchierate
durante le quali, finalmente, Galia ebbe le risposte che tanta volte si era
posta tra sé e sé e che in particolare riguardavano le sue compagne di lavoro
e poi anche Maurizio.
Questo era veramente un mistero: come faceva Maurizio, pur guadagnando bene
nel suo locale, a condurre una vita così dispendiosa.
Con una ex moglie e con diversi figli già adulti da mantenere, Natasha che
gli costava più di una Ferrari, tutte le varie altre donne di cui si
invaghiva ed a cui provvedeva generosamente e le numerose macchine sportive
con le quali andava in giro.
Ma la domanda più difficile era per Galia, che su questo punto avrebbe
scommesso il suo stipendio ed altro ancora, come poteva permettersi un super
motoscafo d’alto mare che egli stesso pilotava essendo provvisto di una
speciale patente che in genere davano solo ad alcune persone che potevano
dimostrare uno specifico documento rilasciato dalla DIA?
Non che Galia volesse impicciarsi dei fatti privati di Maurizio ma il fatto
che lavorasse per lui era per l’ucraina una bella preoccupazione essendo lei
ancora sprovvista del permesso di soggiorno in Italia.
Fu Sofia che le diede molti chiarimenti su quei punti che la tenevano in
ansia e forse in angoscia.
Ad una specifica domanda l’italiana rispose.
-So che non dovrei dirtelo, mia cara Galia, ma il patto di amicizia che
abbiamo stipulato tra noi è un giuramento per me e sono sicura che
altrettanto vale per una persona, così cara al mio cuore, che mai e per
nessuna ragione mi tradirà.-
Poi aggiunse, parlando sottovoce, -le cose stanno così. Maurizio è un uomo
dalla doppia vita, da un lato è una persona semplice e gentile quasi
trasparente, facile ed accattivante nelle cose che vuole fare conoscere alla
gente, dall’altro è impenetrabile ed assolutamente indecifrabile in tutte gli
affari che conduce con estrema determinazione tra i quali esistono fatti che
nemmeno io ho potuto acclarare completamente.-
Sofia rimase per un momento in silenzio, quasi non volesse chiarire
completamente il suo pensiero, poi guardando negli occhi Dalia con dolcezza
esclamò, -cerca di stare più lontano possibile da lui ma soprattutto non
fargli capire nulla delle mie confidenze. E’un essere che può essere
pericoloso e molto subdolo se lo sfiori col dubbio di volere conoscere i suoi
segreti.-
-Io posso dirti che i miei guadagni sono molto elevati e questo solamente
perché eseguo i suoi ordini alla lettera senza né pretendere spiegazioni né
fare alcun tipo di domande,- e qui la donna rimanendo perplessa ed addolorata
manifestò un ulteriore momento di disagio.
-Riesco ancora a suggerirti di non fare parola ad alcuno di queste mie
confidenze, anzi voglio prometterti che sarò io e nessun altro che sistemerà
il tuo problema principale, quello del tuo permesso di soggiorno, con miei
personali amici che niente hanno a che fare con Maurizio e tutto il suo
gruppo di affaristi e politici che gli girano intorno ed a cui deve favori di
ingente portata.-
Qui ebbe fine il monologo-confessione di Sofia e Galia sentì sulla pelle un
brividino di paura associata ad un lieve capogiro.
Mai avrebbe potuto pensare in quali guai si sarebbe potuta cacciare se Sofia
non l’avesse messa sull’avviso.
CAPITOLO QUARTO
Il partecipare alle vicende della gente, cui la vita e la sorte non avevano
riservato nulla o quasi, in maniera esagerata e talvolta struggente era per
Galia uno dei motivi più dolenti e che più la facevano soffrire
Le ragazze dell’Est che erano impegnate nel locale di Maurizio si trovavano
tutte in una condizione di sudditanza e di dittatura da parte di Natasha cui
non interessava un bel niente di essere lei stessa una russa però speciale,
perché aveva saputo vendere molto bene il suo corpo e la sua incredibile
capacità gestionale dell’azienda, perché così bisognava denominare quanto
Maurizio aveva messo in piedi nel suo Club.
A Natasha non interessava assolutamente niente come le ragazze vivessero la
loro vita.
Le rumene, le polacche, le stesse ragazze dell’Ucraina e poi tutte le altre
che comandava a bacchetta dovevano soltanto ubbidire, senza proferire nemmeno
una parola di critica al suo operato, a scanso di essere buttate fuori dal
locale e finire sulla strada a prostituirsi come cagne per quattro soldi
poiché erano affidate anzi vendute alla mafia albanese la più crudele di
tutte.
Molte di queste tentavano qualche volta di entrare nelle simpatie di Maurizio
e spesso queste erano le più carine ed appetitose e facevano leva sugli
appetiti sessuali dell’uomo che, tenuto in pugno da Natasha senza la quale
non avrebbe potuto avere quella copertura lavorativa così importante per le
sue altre attività, nulla poteva riguardo allo strapotere della russa.
Del resto a Maurizio le donne per divertirsi non mancavano certamente ed
altri erano gli interessi veri cui teneva e che lo arricchivano a dismisura.
I contatti con i servizi di sicurezza erano continui e perentoriamente chiari
e non discutibili.
A quelli doveva dar conto di ogni sua mossa se avesse voluto mantenere la sua
eccellente posizione e così accumulare enormi quantità di denaro ed il potere
cui teneva nella stessa misura se non di più.
Con grande fatica Galia era riuscita a capire,senza avere informazioni
dirette oppure spiate da nessuno, che Maurizio era un infiltrato dei servizi
segreti nelle varie mafie dell’est.
Era una attività molto pericolosa quella di Maurizio ed egli ben conosceva i
rischi cui poteva andare incontro compreso quello di essere fatto fuori in
ogni momento se una sola persona lo avesse scoperto.
Questo spiegava a Galia il perché si riempisse, senza nascondersi, di
ansiolitici ed il perché l’idea della morte fosse sempre presente in lui come
quando lei aveva sentito che se avesse dovuto morire avrebbe preferito che
ciò succedesse in mare o per un secco infarto miocardico, malattia familiare
alla quale avevano ceduto molti membri della sua famiglia.
Ed ancora del perché si facesse spesso accompagnare in Ospedale accusando
disturbi del ritmo cardiaco pur avendo il cuore perfetto.
Tornando al lavoro Galia, su consiglio di Sofia, era rimasta sempre al suo
posto sotto la protezione non richiesta di Natasha e quella più cara di Sofia
e lì svolgeva il suo lavoro senza mai discutere ed ubbidendo alla russa,
ringraziandola anche perché le aveva proibito di pulire i gabinetti qualsiasi
cosa avessero potuto dirle le altre.
Solo i rapporti con Sonia erano rimasti improntati di dolcezza e di affetto
vero ed il fatto che Sonia fosse in gravidanza avanzata e vivesse a casa del
suo uomo e compagno italiano faceva sì che lei a casa dell’amica si sentisse
protetta e come a casa sua amata.
Sonia era veramente buona con lei, come una sorella più grande, ma nemmeno a
lei si sognò di proferire anche una sola parola delle confidenze fattele da
Sofia e delle congetture su Maurizio che lei stessa aveva elaborato.
Sonia non lavorava più al locale e passava tutto il suo tempo libero dalle
cose di casa a preparare il corredino alla bambina che aveva e proteggeva nel
proprio ventre.
Era stata l’ecografia a dirle il sesso del nascituro e la prima cosa che
Sonia aveva fatto era, lei ortodossa, di pregare Dio di fare di tutto perché
sua figlia avesse in futuro la protezione divina che sentiva come le fosse
mancata in Patria con tutta quella miseria che ricordava con orrore, i
pericoli delle radiazioni atomiche di Chernobyl e la mancanza di una vera
famiglia disgregata dalla fame e dalla mancanza di un vero lavoro.
Galia sapeva quanto l’amica volesse il matrimonio con il padre della sua
bambina ed anche lei si associò nelle preghiere perché Dio esaudisse questo
fantastico desiderio che avrebbe reso giustizia a Sonia ed a tutte quelle
donne stuprate e rese madri senza amore.
Avesse avuto più coraggio Galia sarebbe fuggita ma ancora una volta Sofia la
dissuase e le disse.
-Devi avere molto più pazienza e sarò io che ti dirò tempo e luogo quando
questo sarà possibile. Non ci vorrà ancora molto tempo perché sto tessendo
una perfetta tela per cui ne uscirai pulita e delicata come oggi ancora sei.
Questo sarà il più grande regalo che avrai dalla vita ma voglio fartene una
grande sorpresa che ti stupirà ma di cui non desidero accennartene almeno
per il momento.-
Galia replicò rinfrancata con un lieve sorriso di gratitudine.
-Non so come ringraziarti, cara amica la più generosa che abbia mai avuto, mi
stai dando la speranza e la fiducia che mi stava abbandonando e per quello
che potrò farti ti assicuro che per sempre avrai in me qualcuno su cui
contare in ogni evenienza anche la più difficile.-
Poi riprese.
-Anche se tu dovessi trovarti in difficoltà, ma non credo affatto che ciò si
verificherà mai, la mia presenza sarà accanto a te.-
Nel dirle queste parole Galia ebbe un momento di pessimismo, pensando come
fino allora non era mai stata molto fortunata nella vita. Sempre tra i
desideri e la realtà si era messo il caso a rovinare tutto ed a riportarla
bruscamente con i piedi per terra anzi a scaraventarla a terra come centinaia
di volte era successo fin da bambina.
Per quanto cercasse di farsi forza Galia aveva paura che ogni suo progetto
finisse nel nulla tuttavia, con ogni sua recondita forza cercava di non
pensare al peggio e di mantenere viva la certezza che questa volta le cose
sarebbero andate diversamente.
Non ci fù altro seguito al dialogo e le due donne si diedero la mano.
CAPITOLO QUINTO
Il mare a venti miglia da Agrigento era molto agitato da un forte vento di
libeccio che alzava grosse ondate sui fianchi e sulla prua del
super-motoscafo di Maurizio facendo beccheggiare l’imbarcazione tanto che i
quattro uomini a bordo e la donna avevano deciso di ridurre la velocità dello
scafo ai minimi consentiti per non essere scarrocciati fuori rotta.
L’appuntamento era per le tre dopo mezzanotte a circa cinque miglia a sud-est
del punto dove Maurizio si trovava mentre la pioggia violenta aveva ridotto
la visibilità a poche centinaia di metri.
Il radar di bordo non segnalava ancora alcun tipo di natante nei paraggi e
Maurizio cominciava a sentirsi nervosissimo ed ad accusare quelle maledette
palpitazioni che lo tenevano sul chi vive ogni volta che qualcosa non filava
per il verso giusto.
Solo Natasha era calma e fredda come se l’imprevisto contrattempo non la
interessasse minimamente.
Poi d’un tratto il radar segnalò di poppa il piccolo cargo con il quale
avevano l’appuntamento e di colpo il cuore di Maurizio riprese i suoi battiti
regolari.
Quando con molte difficoltà furono a breve distanza Natasha, parlando in
russo, volle sapere se la merce si trovasse al suo posto ed alla risposta
affermativa comunicò al comandante della nave la rotta da tenere per giungere
alla terra ferma in una località della Sicilia che era sprovvista di mezzi di
intercettazione e dove essi si sarebbero allontanati, fissando un
appuntamento a terra a circa una ventina di chilometri ad ovest, zona sotto
il loro controllo dove avrebbero trovato due camion ad attenderli.
Lì avrebbero depositato le donne, un centinaio e quella dozzina di uomini che
le accompagnavano e lì avrebbero consegnato al comandante quel milione di
dollari pattuiti con il loro capo.
Da quel momento ognuno per la sua strada fino a nuovi ordini.
I due camion sarebbero giunti a Roma, mimetizzati come trasporto di frutta, e
nella Capitale avrebbero provveduto essi stessi alla vendita di quelle che
sarebbero diventate delle puttane nelle mani dei vari clan mafiosi che ne
avevano fatto richiesta.
I fatti si svolgevano così.
Maurizio, una volta a Roma,comunicava ai Servizi Segreti i nomi di tutti
coloro che avevano comprato le donne, fossero essi albanesi, rumeni o russi
oppure italiani ed i loro recapiti, il tutto con un linguaggio
indecifrabile..
Poi versava un buon ottanta per cento del guadagno ad una Fondazione in modo
anonimo e riceveva tutta la protezione di cui aveva bisogno ed in casi
particolari di pericolo, aiuti o qualsiasi altra cosa di cui avesse bisogno,
compresi i permessi di soggiorno per coloro che egli segnalava come molto
fidati e di cui si assumeva ogni responsabilità.
Quella decina di uomini che egli raccoglieva dal cargo erano sempre di
nazionalità curda e questo perché Maurizio voleva che gli uomini lasciassero
rapidamente l’Italia.
Ad essi egli forniva i documenti validi per recarsi in altri Paesi europei
specie in Inghilterra, Belgio e Germania dove le comunità curde erano molto
unite e solidali nel proteggere la propria gente e nel sistemarla nel
migliore dei modi.
Nessuno avrebbe mai capito niente né lontanamente sospettato nulla delle
attività segrete di Maurizio anche perché lo scopo dei Servizi era quello di
avere una mappa precisa dei capi delle varie mafie e non quello di agire
immediatamente, arrestando le persone segnalate da Maurizio.
Soltanto quando la mappa fosse risultata completa le autorità avrebbero agito
per fare piazza pulita di quella feccia che infangava la popolazione civile
italiana.
Purtroppo alcune volte, chi teneva le file di tutta la manovra politica-
poliziesca era costretto a muoversi in anticipo sui tempi previsti e questo
avveniva quando ci scappava qualche omicidio, specialmente fra le prostitute
o peggio, per opera di qualche cane sciolto, di un semplice cittadino, per
rapine che riempivano sia i giornali che i media televisivi.
Il pericolo maggiore per Maurizio erano proprio queste eventualità perché i
capi mafiosi avrebbero potuto risalire a lui, quale informatore della
polizia, se una di quelle prostitute fosse stata venduta in passato a loro da
Maurizio.
Questo evento non era mai accaduto, per fortuna, ma il solo pensiero che ciò
potesse accadere rendeva il padrone del Club, in certe occasioni, irascibile
ed intrattabile.
Ma si trattava di qualche rara giornata perché appena passato il pericolo
egli ritornava ad essere il tipo gioviale di sempre ed anzi generoso con i
suoi più affezionati clienti ai quali offriva cene esageratamente luculliane.
Durante i mesi di giugno e luglio le gite d’affari con il suo super-
motoscafo erano molto frequenti e quelli erano i mesi in cui Maurizio
guadagnava un sacco di soldi che poi investiva velocemente in una miriade di
altre attività, tutte legali ed alla luce del sole.
Altre non erano tali ma avevano la copertura di organismi che agivano per
ordini superiori.
Una di queste era rappresentata da una casa da gioco frequentata da gente
ricca e disposta a spendere un bel mucchio di quattrini per passare una
nottata diversa dal solito.
Qui si aggiravano tra i tavoli molte donne tutte selezionate da Natasha che
gestiva anche questa attività con la solita abilità e competenza e che ancora
di più poteva farsi considerare l’unica donna di Maurizio e la sua sola
fidata compagna.
Natasha faceva tutto ciò oltre che per il denaro che pure lei accumulava
abbondantemente anche perché, e questo era il principale motivo, voleva
diventare al più presto la moglie legale di Maurizio.
Era quello il suo solo sogno. Amava il suo uomo perdutamente come sa fare una
russa e profondamente gli si era legata senza chiedergli mai niente di più
che lui volesse darle.
Sembrava quasi che un destino favorevole l’avesse portata in Italia e lei,
che credeva ciecamente al fato, pensava di essere destinata a Maurizio, nel
bene e nel male, come se loro due fossero legati da un doppio filo d’acciaio
indistruttibile ed eterno.
Anche Galia pensava all’amore ma in un modo del tutto diverso.
Per lei amare significava totale dedizione a colui cui avrebbe dato prima il
suo cuore, poi il suo giovane corpo che pure aveva già partorito un figlio al
quale pensava ogni giorno con tenerezza ed affetto infinito ed al quale
dedicava le poesie che scriveva quasi quotidianamente e che raccoglieva in un
voluminoso quaderno .
Non c’era contrasto tra i due aspetti dei suoi sentimenti perché l’uno,
avrebbe dovuto rappresentare il futuro l’altro, il passato allo stesso tempo
remoto e vicino di una adolescenza e di una prima giovinezza che avevano
lasciato in lei delle profonde cicatrici indelebili.
Galia sognava ad occhi aperti, nei momenti liberi dal suo faticoso lavoro, ma
bastavano quei pochi istanti per renderla felice specialmente quando si
vedeva mogliettina tenera ed appassionata di un uomo vero che immaginava
maturo e dai sentimenti e dai modi educati tutti dedicati a lei
Da quando poi attendeva con ansia quel permesso di soggiorno, che Sofia le
aveva promesso, il tempo era divenuto una vera eternità e non passava ora che
lei si vedesse libera e totalmente affrancata dalla sudditanza nei riguardi
di Natasha, che pure la trattava al meglio rispetto alle altre, ma che non
voleva neppure sentirle pronunciare il suo bisogno di avere quel benedetto
permesso.
Ogni tanto Sofia si faceva vedere oppure sentire al telefonino che le aveva
regalato ed ogni volta la incoraggiava dicendole che il suo desiderio era
quasi sulla retta di arrivo. Poi le chiedeva se avesse bisogno di qualche
altra cosa che lei avesse potuto esaudire.
Quando Galia le disse che poteva disporre soltanto di settecentomila lire al
mese, più o meno trecentocinquanta euro, per l’affitto di un piccolo
appartamento ammobiliato ma che sapeva come i prezzi fossero molto più alti,
Sofia rispose che non era un problema e che nel giro di una settimana avrebbe
trovato l’appartamento.
Galia capì che l’amica l’avrebbe sicuramente aiutata e che anzi, senza dirle
niente, avrebbe aggiunto del suo per l’affitto.
Sofia fu sincera quando, per non offenderla, le assicurò che l’eventuale
esborso maggiore Galia lo avrebbe restituito in tempi migliori.
La settimana successiva Galia andò ad abitare nel nuovo appartamento.
CAPITOLO SESTO
Mille volte Galia aveva visto il tramonto dipingere il cielo di una esagerata
quantità di colori.
Già in Ucraina era il suo passatempo preferito fin da bambina quando,
guardando verso i Carpazi, restava stupita per la bellezza di quelle
tavolozze di tinte che nelle giornate terse facevano da cornice all’orizzonte
lontanissimo.
Tuttavia mai come a Roma lo spettacolo era superbamente maestoso, immenso e
diverso, sera dopo sera, guardando dal suo nuovo appartamento, verso il mare,
dove l’arancione, il giallo ed il violetto sembravano bisticciare fra loro.
Dall’ottavo piano,dal suo balconcino poteva spingere lo sguardo lontanissimo,
perché aveva avuto la fortuna che nessun edificio fosse stato costruito di
fronte verso ovest e che nemmeno si poteva prevedere per il futuro una cosa
del genere.
Pensò sia alla sua terra lontana sia a Sofia, con affetto e si accorse di
quanto grande fosse stato il regalo dell’amica che si era addossata più della
metà della spesa dell’affitto.
Poteva adesso dire di aver ottenuto il primo traguardo che si era prefissata
e che probabilmente mancava poco tempo al sospirato permesso di soggiorno.
Quella mattina di mezzo giugno , verso le undici al Club, c’erano una decina
di clienti tutti a giocare a biliardo approfittando dell’aria condizionata
del locale che attenuava il caldo di quella giornata.
Galia vide entrare un uomo, leggermente brizzolato sulla cinquantina, che già
conosceva perché ogni tanto veniva a pranzare oppure a cenare, con una faccia
sorridente come al solito e che avvicinandosi alla giovane donna le disse .
-Cara Galia oggi ho una fame da lupo e mi dovresti cucinare qualcosa di
speciale perché è una giornata particolarmente felice per me. Vorrei pranzare
tra un’oretta se per te va bene. -
A Galia quel tipo, che tutti chiamavano l’ingegnere Nicola era molto
simpatico, sempre allegro ed affabile, con lei scherzava spesso ed il fatto
che sapeva stare alla battuta senza mai mostrare un minimo gesto di
nervosismo lo rendeva ospite gradito come poca altra gente in quel locale e
specialmente a chi vi lavorava, dalla mattina alla sera, come lei.
Quella volta però Galia si incuriosì per la richiesta, inusuale e domandò.
-Cosa è successo di tanto interessante oggi, signor Nicola, per chiedermi di
pranzare così presto e con qualche piatto di fattura speciale proprio lei che
si accontenta sempre di poco e senza badare troppo al genere? -
-Poi continuò, - le preparerò un arrosto di vitello con una salsa che solo io
so fare e che è una specialità della mia terra insegnatemi dalla mia nonna.-
Solo allora Nicola esclamò contento.
-Finalmente oggi ho ottenuto il divorzio da mia moglie, per sua colpa, con
tutte le corna che mi ha messo in questi ultimi anni approfittando delle mie
frequenti e lunghe assenze da casa per il mio lavoro di rappresentante per
l’Italia centro-settentrionale di macchine innovative elettroniche di ultime
generazione.-
-Ascoltami molto attentamente, bella fanciulla ,che ne diresti di prendere
questo uomo come tuo marito? - Aggiunse sorridendo.
Galia rimase sbalordita da quella proposta poi immediatamente pensò che
quello fosse solamente uno scherzo di un buontempone.
Nicola le si avvicinò prendendole le mani e sottovoce le sussurrò in un
orecchio.
-Sentimi bene, io non te l’ho mai detto, ma è tanto che mi sono preso una
cotta colossale per te che posso tranquillamente chiamare amore.-
Nicola la guardò negli occhi increduli e vellutati, -poi continuò, -forza,
andiamocene da questo posto al più presto. Appena vedrò Natasha glielo dirò
io e probabilmente la metteremo in un grosso pasticcio per organizzare i
turni.
Galia mostrava apertamente la sua incredulità, pensando che sicuramente quel
uomo avrebbe potuto renderla felice .
Gli sorrise dicendo, - vorrei avere un po’ di tempo per pensare e riflettere
su quanto mi hai appena proposto. Se sono rose fioriranno.-
Poi accattivante gli diede un grosso bacio sulla guancia e gli disse grazie
per l’onore che le aveva fatto.
Nei giorni che seguirono Galia e Nicola erano usciti insieme e sempre, mano
nella mano, soli ed il loro chiacchierare era divenuto fitto di belle parole
miscelate a gesti affettuosi.
Vicina a Nicola si sentiva protetta da un vero galantuomo e felice come non
le accadeva più da anni, contemporaneamente sentiva che quel uomo la adorava
veramente e con tali slanci di attenzioni come mai nessuno le avesse
dimostrato.
Pian piano Galia sentiva risvegliarsi stimoli sessuali che in pratica aveva
letteralmente dimenticato e con essi cominciava a provare una forte
attrazione fisica per Nicola che aveva mantenuto un fisico asciutto ed
eccezionalmente vigoroso considerando che aveva compiuto da poco i
cinquantadue anni.
Dopo qualche settimana decisero di vivere assieme, nell’appartamento che
Sofia aveva affittato per Galia, e grande fu la sorpresa dell’amica quando la
giovane le comunicò tutto quanto era, in breve, avvenuto.
Avrebbe pagato l’affitto Nicola nell’attesa della nuova casa che stavano
arredando insieme a Monte Mario e solo quando tutto fosse stato messo in
ordine si sarebbero sposati.
Anche i rapporti con il Club sarebbero stati sistemati da Nicola stesso e
così Galia sarebbe divenuta la signora Mancini per tutti.
Galia divenne, tre mesi dopo, italiana a tutti gli effetti.
Col matrimonio con Nicola aveva potuto avere la nazionalità italiana e così
non era stato necessario ottenere, attraverso l’intermediazione di Sofia, il
così inafferrabile permesso di soggiorno.
La questione di questi permessi era divenuta per tutti gli immigrati
clandestini più importante del lavoro, sempre difficile ad ottenersi ma in
realtà possibile, perché molti datori di lavoro lo offrivano in nero per
risparmiare sulle tasse e per evitare molte complicazioni che la legge poneva
agli stessi.
Anche se Maurizio aveva un a larga possibilità di ottenerli li centellinava e
li riservava solo per coloro che gli facevano comodo fossero questi uomini o
donne.
Maurizio e Natasha, per esempio, non li davano mai alle immigrate dell’est
che lavoravano per loro .
Queste venivano trattate bene economicamente ma niente di più, diritti a
nessuna delle loro collaboratrici e ciò era stata una decisione soprattutto
di Natasha che conosceva benissimo il modo di vivere di queste.
Almeno il novanta per cento delle donne dell’est volevano sistemarsi molto
bene ed arricchirsi, senza scrupoli e con poca voglia di lavorare duramente,
al contrario di come aveva fatto Galia che. soltanto per una combinazione del
tutto fortunata, aveva ottenuto ciò che si era prefissa da quando era
arrivata dall’Ucraina senza compromessi e senza danneggiare la sua immagine
di giovane donna onesta ed in particolare moralmente degna di essere
considerata alla pari di tante giovani italiane che lottavano per vivere
onestamente.
I due manager sapevano fare molto bene il loro mestiere ed erano stati al
matrimonio di Galia tra i principali invitati e con un grosso regalo si erano
acquistati le simpatie di Nicola, uomo con una infinità di conoscenze
importanti e con numerosi addentellati politici che avrebbero sempre
potuto fare comodo in futuro.
Verso la fine di settembre Ivan, il figliolo di Galia, arrivò con un volo
dall’ Ucraina e la sua mammina era ad attenderlo all’aeroporto di Ciampino
con Nicola.
Struggente fù il momento dell’abbraccio fra i due dopo tanto tempo durante il
quale si erano sentiti solamente attraverso il telefono.
Il piccolo aveva da poco compiuto i nove anni e somigliava come una goccia
d’acqua alla madre sia nel viso che nel carattere, dolce ed apparentemente
arrogante nello stesso tempo, era uno di quei bambini più maturi rispetto
alla sua età che non accettava come alle sue domande non si rispondesse con
risposte chiare e precise.
Non riusciva a comprendere,all’inizio, il perché Galia si fosse sposata con
un italiano ma la tranquilla calma e la serenità della sua mamma gli fecero
capire rapidamente che Nicola le voleva molto bene e già questo, per lui, era
un ottimo motivo per quel matrimonio che avrebbe fatto di loro una vera
famiglia, tanto mancata nella sua infanzia
Ivan sentiva fortemente che l’Italia sarebbe stata la sua nuova Patria e
senza tuttavia rinnegare le proprie radici sarebbe stato facile integrarsi
con i compagni di scuola e con gli amici dei giochi.
Con l’aiuto della mamma, che ormai conosceva perfettamente la lingua italiana
e che era stata in Ucraina una brava maestra, l’avrebbe acquisita in breve
tempo come era successo, già negli anni precedenti, con l’inglese di cui
avrebbe continuato,anche in Italia , lo studio.
Tra Nicola ed Ivan si era creata una complicità, nei mesi seguenti,
inimmaginabile al suo arrivo e tutto per fare felice Galia che tutti e due
amavano, in maniera diversa, ma follemente.
L’arroganza iniziale si trasformò nel ragazzino velocemente in profonda
amicizia contraccambiata da tutti coloro che avevano iniziato a volergli
bene ed anche in qualcosa di più per Nicola che cominciava a sentire come un
papà buono e tollerante.
Galia aveva ricominciato a lavorare, questa volta per volere di Nicola, in
modo autonomo perché lui le aveva aperto una Agenzia di viaggi facendosi
forza della padronanza delle lingue della moglie e del suo modo affabile nel
trattare la gente unito alla padronanza che aveva nell’usare il computer.
.Sarebbe stato anche un ottimo investimento e così Galia si sarebbe sentita
indipendente ed utile alla famiglia.
CAPITOLO SETTIMO
Galia incontrò per caso Natasha, un giorno dell’inverno seguente, mentre si
trovava all’interno di in un supermercato alimentare e stentò parecchio a
riconoscerla.
Era trasandata e l’aspetto non era più quello di una volta quando ci teneva
tantissimo ad apparire una bella donna ed in particolare ai capelli che
sempre erano stati estremamente curati addirittura con raffinatezza ed al
maquillage del viso la cui pelle era stata sempre vellutata e fresca.
Sembrava che fosse stata ammalata o per lo meno che gravi pensieri la
opprimessero tanto che non le interessasse più di sé stessa,. un bel nulla.
Distratta, come mai era stata in vita sua, non l’aveva nemmeno vista tanto
che Galia pensò che forse sarebbe stato meglio non fermarla ed ignorarla,
anche se notevole era stata la curiosità di chiederle come se la passasse.
In quel momento Natasha si girò improvvisamente dalla parte dove si trovava
la giovane signora Mancini e con un sorriso soltanto accennato disse,-ciao
Galia, mi fa molto piacere rivederti,- poi chiese,-come va con la tua
famiglia? -
Galia capì in un attimo che quelle parole erano state soltanto un modo per
non passare da maleducata e che erano state pronunciate solo per semplice
convenienza.
Tuttavia Galia rispose molto gentilmente e sorvolando su notizie che la
riguardassero, fingendo di essere sorpresa, le fece.
-Carissima Natasha non puoi immaginare che piacere mi ha fatto vederti.
Parlami un poco del Club, ogni tanto ha qualche nostalgia di quel luogo.-
Poi continuò, - come sta Maurizio, io penso che anche tu tra poco ti sposerai
finalmente con lui e perciò ti faccio i migliori auguri. –
Galia era stata una vera mitragliatrice e stava pensando che sarebbe stato
meglio non averla incontrata perché era evidente, anche ad un miope con tante
diottrie, che la vita di Natasha era cambiata in peggio.
Infatti,dopo un attimo di esitazione, quella con un filo di voce dichiarò
-Il Club non esiste più, Maurizio non ha più un amico da quando i nuovi capi
dei Servizi e la Magistratura si sono messi in testa che lucrava con gli
emigrati. Lo hanno abbandonato tutti e tu puoi immaginare di chi parlo e si
deve guardare anche dalla mafia che lo considera una spia dei servizi
segreti.-
In un attimo Natasha le aveva raccontato cose che lei nemmeno avrebbe potuto
immaginare così precise e che appena lontanamente .sospettava, se non solo in
parte, talmente gravi che non le avrebbe mai credute veritiere se non le
avesse udite con le proprie orecchie.
Era stato così evidente il disappunto della russa quando ebbe finito di
parlare, come se si fosse pentita immediatamente per ciò che aveva appena
finito di dire, che Galia ebbe un gesto spontaneo di tenerezza nei suoi
riguardi che manifestò con un abbraccio lungo e contemporaneamente fraterno.
Talmente disgraziati le erano parsi gli eventi appena sentiti che provò un
senso di pietà, in particolare considerando un fatto che conosceva assai bene
e che le stava provocando un profondo stato di malessere, per l’amore vero e
sincero di Natasha nei riguardi di Maurizio.
Alla fine Natasha chiese a Galia di mantenere un assoluto riserbo su tutto
quanto le aveva confidato e facendo forza su se stessa, perché a quei gesti
non era abituata affatto, sfiorò con le labbra smunte le guance rosee della
bella ucraina.
Dopo alcuni giorni, appena ne ebbe il tempo, Galia pensò di telefonare a
Sofia, che era certamente l’unica persona in grado di dirle tutta la verità,
riguardo alla reale situazione di Maurizio.
Con Sofia aveva mantenuto degli ottimi rapporti di amicizia e l’amica fù
molto contenta di sentirla dandole appuntamento nell’Agenzia,dopo la
chiusura, quella sera stessa.
Alle diciannove e trenta precise Sofia suonò il campanello e l’incontro con
Galia fu come al solito affettuoso e cordiale.
Per un paio di ore le due amiche parlarono fittamente di tutto quanto
l’italiana aveva conoscenza diretta sui fatti di Maurizio e della sua
situazione catastrofica.
Anche se, per Sofia, sembrava certo che l’operazione che lo aveva messo alle
corde fosse il frutto di una vendetta da parte di un politico che non si era
più accontentato di quanto Maurizio gli passava per aiutarlo ad evadere le
tasse e che aveva preteso da questo ultimo un formidabile riciclaggio di
tangenti da lui ottenute favorendo alcuni industriali negli appalti truccati
Maurizio avrebbe fatto di tutto o quasi per accumulare denaro ma su una cosa
era stato sempre intransigente:voleva avere sempre ed in ogni caso un posto
importante nel controspionaggio che lo mettesse al sicuro di fronte alla
legge per cui i favori che faceva agli amici dovevano assolutamente essere a
conoscenza dei Servizi con nomi e cognomi chiari e non criptati.
Così aveva detto di no al politico e da quel no erano iniziati tutti i suoi
guai e peggio il controspionaggio lo aveva scaricato perché molte delle
nomine ai vertici dello stesso partivano proprio da quella parte politica.
Alla fine di tutto quel racconto, Sofia concluse.
-Vedi, mia cara Galia, come è la vita. In Italia c’è un detto popolare che
dice che questa è fatta a scale con chi scende e chi sale. Ma io sono molto
preoccupata per Maurizio che, ti posso dire, sta messo molto male con rischi
reali di lasciarci la pelle per vendette mafiose.-
Sofia riprese per un attimo fiato, poi continuò spaventando ulteriormente
Galia.
-Quella gente non scherza per niente, da quando hanno saputo che Maurizio era
certamente un informatore dei Servizi, si sta svolgendo una vera caccia
all’uomo e sono stata io che, in un certo senso, gli ho dato una mano
facendolo fuggire dall’Italia. Sono stata in un certo senso colei che lo
consigliava come esperta consulente finanziaria su investimenti redditizi
puliti e di questo egli mi è stato sempre molto grato.-
Sofia era dispiaciuta ed addolorata per due motivi e non poté fare a meno di
dire all’amica.
-Sto per perdere contemporaneamente sia un amico che un cliente ed il minimo
che potessi fare per lui era quello di trovargli un rifugio il più possibile
sicuro. Non posso dirti altro e sono sicura che tu capirai il motivo di
questa mia prudenza, pure con tutta la fiducia che ho di te qui si tratta
della vita di un uomo e qualsiasi minima illazione potrebbe cagionargli danni
mortali.-
Con un caloroso saluto le due amiche si salutarono e Galia all’ultimo volle
rinfrancarla.
-Nemmeno se mi torturassero dirò mai mezza parola riguardo alle tue
confidenze che dimostrano ancora una volta quanto mi stimi.-
Quella sera Galia tornò a casa molto tardi, forse saranno state le undici.
Aveva avvisato Nicola che avrebbe fatto tardi per sistemare parecchi
arretrati riguardanti il lavoro e si era raccomandata a lui perché cenasse
con Ivan senza attendere il suo rientro e che forse sarebbe stato meglio se
egli ed il figlio fossero andati a dormire dal momento che, il giorno dopo,
entrambi dovevano svegliarsi presto Ivan per la scuola e Nicola perché
avrebbe dovuto partire per Parma.
Era la prima volta che mentiva a Nicola ed il fatto le procurò un grosso
dispiacere tanto e così sentito, che appena aperta la porta di casa, non
potette fare a meno di correre nella stanza del figlio per accarezzarlo
mentre già dormiva e poi dal marito, che ancora era sveglio, per dargli il
bacio della buona notte.
Dopo essersi fatta una camomilla, Galia si infilò silenziosamente sotto le
coperte e per quanto lo volesse con tutte le sue forze non riuscì a chiudere
occhio per tutta la notte.
Quanto aveva saputo da Sofia non faceva altro che rimuginarle nel cervello e
contemporaneamente si sentiva in uno stato di completo disagio emotivo. Il
pensiero si era fissato su Natasha, quella bella russa di poco tempo prima e
non voleva abbandonarla nemmeno per un istante, rammentandosi di quante volte
l’avesse invidiata nei momenti che lei era stata costretta a pulire i
gabinetti del Club.
Galia pensava anche che tutte le sofferenze che lei stessa aveva passato
erano ben poca cosa di fronte a quelle che in quel momento doveva avvertire
Natasha e che mai più avrebbe invidiato chiunque per nessun motivo al mondo.
Galia era fatta così. La tenerezza non la riservava soltanto per le persone
cui voleva bene ma per tutta la gente in generale e questo modo di sentire
era talmente radicato in lei che rappresentava perfettamente il suo semplice
ma anche complesso carattere di donna.
Nemmeno il mattino successivo aveva potuto attenuare quello stato d’animo,
così pensò che solo il lavoro l’avrebbe potuta aiutare e così fece anche
perché una nuova maternità l’attendeva e doveva giocoforza essere serena.
CAPITOLO OTTAVO
Da ragazzo Maurizio, nelle cui vene scorreva sangue di musicista in parte
sloveno che gli proveniva dai nonni materni nati entrambi a Lubiana ed ottimi
orchestrali, aveva vissuto per molto tempo in Toscana a Viareggio e in quella
città si era appassionato alla musica jazz facendo amicizia con molti soldati
americani dislocati delle basi che gli Usa tenevano in Toscana.
Con questi era stato facile costituire un legame, dato il carattere allegro e
spensierato e sempre improntato al vivere senza troppi intralci ciò che le
giornate gli presentavano, ed in particolare una Band di musica con tutte le
caratteristiche delle Band americane nella quale egli era il pianista di
discreto valore.
Aveva facilmente imparato l’inglese anzi lo slang degli Stati Uniti e
contemporaneamente aveva cantato in quella lingua in molti locali notturni
della Versilia.
Quando era divenuto maggiorenne aveva continuato a suonare e cantare al
piano-bar di alcuni alberghi della zona riscuotendo un discreto successo
personale e poi su qualche nave da crociera arrivando spesso in Messico ed in
Florida ed aveva più volte fatto il giro delle Bahamas divertendosi un mondo
e guadagnando anche dei bei soldi.
A Maurizio, di quel periodo della sua vita, era rimasta una ottima conoscenza
della lingua tanto che, sia per i suoi tratti somatici che per le abitudini
alimentari del tutto uguali a quelle acquisite con i soldati in Versilia, era
considerato un perfetto americano.
Tutto quel patrimonio frutto della sua gioventù gli fu assolutamente
necessario quando Sofia gli trovò un rifugio abbastanza sicuro a Fort
Lauderle By the Sea in Florida, dove giunse con documenti contraffatti di un
americano deceduto in Italia ma nato a Chicago e cittadino USA che era stato
seppellito senza che lasciasse nessun parente che lo cercasse, ma che
risultava agli uffici USA un agente di cambio operante in Europa provvisto di
doppia nazionalità, americana e lussemburghese.
Lei gli aveva pure fornito una nuova patente di guida, un conto in banca e
diverse carte di credito sempre a quel nominativo ed un monolocale
perfettamente mimetizzato in un grande complesso residenziale.
In banca a Miami erano depositati tre milioni ed ottocentocinquantamila
dollari ed alla fonda, faceva bella vista il suo super-motoscafo intestato ad
un tale, di nome Adolf Gruber, cittadino del Principato di Monaco e provvisto
di tutti i documenti necessari per potere navigare in acque americane.
Quella sistemazione assai complessa era stata opera non solo di Sofia ma in
particolare di una società di Import-Export americana sulla carta ma in
realtà fantasma, con sede alle Barbados ed in Islanda.
Così Maurizio aveva cercato di fare perdere le sue traccie alle varie mafie
di stanza in Italia ed aveva pensato che per un pesce piccolo, come in realtà
era lui, potesse bastare ed anche avanzare la cautela messa in atto.
Non era stato emesso nessun ordine di arresto dai servizi per il semplice
motivo che quelli sapevano come Maurizio si fosse cautelato e ben documentato
sulle attività svolte da lui per loro ordine.
L’ importante era che passasse un bel po’ di tempo e forse si sarebbero
dimenticati di lui, tutti.
Ma il vero problema era come avrebbe potuto rimanere in America quando
fossero finiti i soldi, che in quel momento erano abbondanti e come avrebbe
potuto comunicare con Sofia, che in quel momento rappresentava per Maurizio
il suo alter ego.
In realtà si erano messi d’accordo che periodicamente Maurizio avrebbe dato
sue notizie usando, in mare, il suo telefono satellitare ma di quel modo di
comunicare Maurizio aveva una sacrosanta paura.
Sapeva bene come la CIA e l’FBI fossero super organizzati per intercettare
qualsiasi messaggio che volessero captare e perciò scartò l’idea di usare
personalmente il suo telefonino
A questo avrebbe riflettuto in futuro e per il momento non ci avrebbe
pensato per il fatto che aveva assoluto bisogno di riposo e di mettere ordine
alle idee.
Dopo un paio di settimane, trascorse tra Fort Lauderle e Miami per
ambientarsi, Maurizio pensò che fosse giunto il momento di fare una capatina
a Denver dove viveva un suo vecchio amico americano dei tempi del jazz e
delle sue esibizioni al pianoforte, del quale poteva fidarsi ciecamente,
considerandosi i due come due veri fratelli.
A costui telefonò da un apparecchio pubblico e caloroso fù il benvenuto
dell’amico quando lo sentì.
Maurizio, che non era mai stato nel Colorado, aveva detto a John che era
arrivato in America in incognito per affari molto importanti e lo aveva
pregato di non fare parola a nessuno del suo arrivo.
Il volo da Miami a Denver era stato piacevole con un tempo stupendo e con
delle hostess carine che all’italiano fecero pensare ai tempi, ancora
vicinissimi, in cui non se ne sarebbe fatta scappare nessuna.
Ma in quei momenti poteva solo immaginare quanto sarebbe stato bello poterne
portare almeno una a letto
La sua Natasha o meglio la sua kalinka, che in russo significa marmellata di
frutti di bosco, era ormai così lontana da lui che non poteva nemmeno
immaginare cosa stesse facendo e dove fosse, tanto che ebbe il sentore di
averla persa forse per sempre oppure che lei fosse ritornata in Russia, come
in realtà sperava e si augurava prechè almeno lei fosse oltre che ricca,
sopratutto felice.
Quando si incontrò con John all’aeroporto quello si meravigliò non poco nel
vederlo ancora in splendida forma fisica e che il bagaglio fosse intestato ad
un nome che non era quello dell’amico, ma di questi fatti non ne fece parola
nemmeno con lui.
John era un tipo atletico e si capiva a prima vista che il suo lavoro si
svolgeva all’aperto probabilmente in qualche ranch degli estesissimi boschi
attorno alla città e che era interessato alla vendita di legname a molte
ditte di costruzioni edilizie cosa che gli confermò appena furono a tu per tu
in un luogo tranquillo.
In auto, non chiese niente a Maurizio ma questo gli fece un breve racconto
molto credibile ed assolutamente inventato delle sua momentanea situazione di
difficoltà con le istituzioni italiane e con ambienti del sottobosco-legale
di alcuni falsi amici che stavano cercando di incastrarlo per potersi
impossessare di molto denaro che egli aveva guadagnato con attività un po’
troppo ai limiti del lecito.
In pratica Maurizio aveva riferito a John quanto bastava ma niente di più ed
in particolare non aveva accennato minimamente a servizi segreti ed a mafia
perché quelli li considerava argomenti top-secret.
Da buon americano John era rimasto tale e quale era stato ai vecchi tempi,
sempre gioviale ed allegro, non problematico che viveva la sua vita
spassandosela nel tempo libero e molto attento sul lavoro che conduceva con
estrema oculatezza e con estrema professionalità.
Tra l’altro era rimasto un ottimo chitarrista e la cosa che lo incuriosiva
maggiormente era se Maurizio si fosse buttato nel businnes della musica.
Il motivo principale per cui Maurizio era andato a Denver era stato, oltre
quello di rivedere il suo fraterno amico, in particolare come si potesse fare
li per fare fruttare i suoi soldi, senza comparire in prima persona e sperava
che John lo aiutasse in questa intenzione essendo l’uomo assai portato nel
sapere cosa fosse il meglio in Colorado nel campo dello sfruttamento delle
possibilità economiche negli affari.
Qualche giorno dopo a John venne una formidabile idea, tra un giro e l’altro
nella regione e tra una sosta e l’altra in vari saloon dove si poteva sentire
dell’ottima musica country, e disse a Maurizio.
-A nord di Denver nei pressi di Estes Park c’è una cittadina che si chiama
Loveland. Lì c’è bisogno di grossi investimenti per la costruzione di un
complesso di villini, tutti da costruire in legno, e si può lucrare oltre il
cento per cento della somma investita dal momento che io stesso vendo legname
da costruzione. Io metterei il lavoro ed organizzerei tutto e tu il denaro
che ti frutterebbe almeno il quaranta per cento.-
A John si illuminarono gli occhi quando Maurizio affermò che avrebbe messo
nell’affare due milioni di dollari ma ad una condizione che subito dopo gli
chiarì.
-Ascoltami bene, amico mio, l’affare si farà se io non comparirò mai né come
socio né come finanziatore e soltanto tu avrai a che fare con il fisco.
Sono disposto a darti un dieci per cento in più per questo fatto e libertà di
manovra per tutto ciò che vorrai fare.
- Poi continuò, -non metteremo nulla in scritto ed io mi fiderò unicamente
della tua parola, come se fosse un patto firmato col sangue.-
Maurizio aveva fatto bene i suoi conti. Di John si fidava ciecamente e quello
sarebbe stato l’unico modo per avere una riserva fresca di denaro con un
lavoro pulito e altamente redditizio.
Sapeva inoltre di fare un grosso regalo all’amico sul quale avrebbe potuto
contare in futuro in ogni evenienza perché questo affare lo avrebbe reso
ricco.
Il viaggio a Denver avrebbe dato i suoi frutti dopo un anno e nel frattempo
Maurizio pensò che non sarebbe stato fermo in Florida ma che per un doppio
motivo sarebbe andato in giro per il paese e per mare, sia per non annoiarsi,
sia per un fattore ancora più valido ed importante cioè quello di cautelarsi
per eventuali ritorni di fiamma dei suoi nemici mafiosi
Per prima cosa volle andare, essendo inverno pieno, nel New Jersey e visitare
sia Philadelphia che Atlantic City dove si svolgevano in continuazione tornei
di bigliardo, nel quale sapeva di poter dire la sua.
Si sarebbe documentato ed avrebbe visto che giocatori battessero quella
piazza. Se fossero stati alla sua portata avrebbe partecipato a qualche
torneo ed era possibile che avrebbe potuto guadagnare diverse migliaia di
dollari con quel gioco che in passato era stato un punto di attrazione del
suo Club a Roma.
Ma ad Atlantic City sarebbe pure andato a visitare e forse a giocare in
qualche casinò pur non essendo un giocatore professionista, ma per semplice
divertimento.
Maurizio partecipò a quattro tornei di bigliardo nei quali solo una volta non
si piazzò mentre negli altri tre arrivò per due volte secondo ed una terzo.
Complessivamente aveva incassato diecimila dollari con i quali pagò i conti
ai vari alberghi nei quali aveva preso dimora e si divertì pure con qualche
coniglietta.
Invece nei due o tre casinò in cui era entrato aveva sempre perso tanto che
gli venne di fare una considerazione sui giocatori d’azzardo molto
lapalissiana e cioè che quelli, in tutto il mondo uomini o donne che fossero,
erano certamente la gente più imbecille che esistesse.
Maurizio fece pure una scappata a New York, dove era già stato negli anni
passati, ma dopo alcuni giorni si stancò perché la grande mela era sempre la
stessa e secondo il suo giudizio era del tutto inutile visitarla più di una
volta.
Erano i primi di Marzo e Maurizio tornò in Florida e cominciò a prepararsi
per un giro col suo motoscafo nei Caraibi
Non aveva avuto notizie dall’Italia e si ricordò di un vecchio detto
italiano:quando non ci sono notizie vuol dire che non esistono cattive
notizie.
CAPITOLO NONO
Nello stesso periodo, durante il quale Maurizio girovagava col suo motoscafo
d’ alto mare tra Nassau, Santo Domingo, Haiti e Giamaica, Galia ebbe una
visita inattesa nell’Agenzia di viaggi della quale era la titolare a Roma.
Entrarono, una mattina presto, due giovanotti sui trenta anni ben vestiti e
nel complesso addirittura eleganti, uno dei quali il più alto e sicuro di sé
le chiese, in un italiano che aveva un chiaro accento bulgaro e che lei
immediatamente aveva interpretato come tale, se fosse lei la moglie del
ingegnere Mancini.
Galia che era sempre stata una donna intuitiva ebbe un sospetto e disse.
-Certamente sono io la signora Mancini ,-poi dopo un attimo durante il quale
aveva squadrato i due ,aggiunse, -in cosa posso esservi utile?-
Questa volta il più basso e tarchiato le si rivolse in serbo ma Galia lo
volle interrompere subito.
-Non conosco la lingua serba. –Galia mentì, -io sono nata in Ucrania ma ora
sono cittadina italiana,se vuole possiamo continuare in italiano oppure in
inglese.-
L’uomo si mostrò piuttosto contrariato e riprese in italiano che, al
contrario del compagno, parlava in modo scorretto e con un fortissimo accento
della Serbia settentrionale.
-Sappiamo, - disse seccato, -che ha lavorato per un lungo periodo in un Club
e noi vogliamo sapere dove possiamo trovare il proprietario un certo
Maurizio. –
Galia che oltretutto non sapeva nulla, riguardo al posto dove si fosse
nascosto Maurizio, rispose con schiettezza che erano moltissimi mesi che non
lo vedeva da quelle parti e che in ogni caso lei non aveva mai saputo dove
abitasse né la cosa non le era mai interessata.
Questa risposta irritò molto i due ed a quel punto il più alto disse,
passando rapidamente dal lei al tu.
-Cosa dici piccola cretina! Tu sei amica di Natasha, la sua donna, ed a noi
non puoi mentire nemmeno lontanamente.-
A quel punto Galia, che conservava intatto il suo sangue freddo e il suo
carattere assolutamente non fragile chiuse la conversazione affermando.
-Sentite attentamente quanto vi dico. Conosco Natasha ma non è mia amica, non
so niente del signor Maurizio e quindi o mi credete oppure andiamo a chiarire
il tutto alla Polizia.-
Le ultime parole di Galia ebbero il potere di rassicurare quei due che senza
replicare se ne uscirono rapidamente.
Quello che era capitato a Galia e che lei aveva capito molto bene era la
dimostrazione lampante che la mafia navigava, per il momento, nel buio più
completo riguardo a ciò che fosse successo a Maurizio.
Sofia ed i suoi appoggi esteri avevano fatto un ottimo lavoro nell’eclissare
Maurizio ma ugualmente Galia pensò se Maurizio avesse meritato veramente
questa dedizione e questo lavoro certosino dal momento che non era mai stato
uno stinco di santo.
Galia meditò a lungo sul concetto di giustizia ma infine pensò che quelli non
erano affari suoi e che gli appartenenti ai clan mafiosi erano delle vere
belve travestite da uomini e che, del resto Maurizio e Natasha erano stati
sempre generosi con lei e che doveva a loro perlomeno un grazie per averle
permesso di lavorare in Italia, senza mai pretendere da lei alcuna cosa di
indecoroso che potesse oscurare la sua coscienza di donna profondamente
pulita nell’anima e nel cuore.
Alla fine Galia decise che il minimo che lei potesse fare era quello di
avvisare Sofia di quanto accaduto e di conseguenza la contattò e le chiese un
appuntamento anche perché le venne in mente che qualche problema lo potesse
avere anche la sua vera e generosa amica italiana,l’unica persona che
sicuramente le aveva voluto bene e che ancora la stimava con sincero affetto.
Si incontrarono la domenica successiva in un locale del centro, a Piazza del
Popolo, e lì le due donne si parlarono a lungo.
Sofia le confermò che Maurizio si trovava al sicuro e che era quasi certa che
non lo avrebbero più rintracciato e che invece Natasha era tornata in Russia
dove nel posto che aveva scelto di vivere non avrebbe avuto sicuramente noie.
Poi parlò di sé stessa confessandosi con Galia.
-Non posso abbandonare Maurizio al suo destino e lo aiuterò ancora perché
glielo ho promesso e non sono il tipo che non mantenere la propria parola
d’onore,-poi guardando a lungo Galia negli occhi limpidi e sereni ed un
po’immusonita implorò, -sono un tantino dispiaciuta nei tuoi riguardi, da
quando ti sei sposata non ci vediamo quasi più e tu sai quanto mi manca la
tua compagnia. Credo di averti dimostrato di volerti bene e tu non mi devi
trattare così.-
Gli occhi di Sofia si erano improvvisamente riempiti di pianto e Galia aveva
capito immediatamente il motivo di quelle lacrime.
Sofia era in effetti una povera donna che si era innamorata di lei ma che
ligia al suo modo di comportarsi non aveva mai fatto pesare a Galia quei suoi
sentimenti, frutto di un modo di essere diversa da tutte le altre donne, e
che aveva sofferto in silenzio il fatto di essere lesbica.
Galia mentre ne ammirava la personalità non sarebbe mai riuscita a capire
quel modo di sentire ma, ugualmente, soffriva per l’amica che sarebbe rimasta
tale per tutta la vita.
Le disse tutto questo ed aggiunse.
-Cara Sofia, avrai sempre in me una sorella anzi di più ed anch’io ti amerò
sempre ma in modo diverso dal tuo però sempre ed assolutamente sincero e non
potrei mai sopportare che tu soffrissi a causa mia.-
Sofia si asciugò gli occhi sentendo quelle belle parole dell’amica ed
abbracciandosi si diedero appuntamento per il sabato successivo in quanto le
avrebbe dovuto chiederle un piacere che però ancora non aveva completamente
realizzato.
Sofia aveva saputo che l’Agenzia di Galia stava organizzando un viaggio
turistico a Santo Domingo per i primi di aprile. Era uno di quei viaggi che
venivano offerti ad un prezzo contenuto con la formula del “tutto compreso “e
che Galia in persona, in quella occasione, sarebbe stata la guida e nello
stesso tempo l’accompagnatrice.
Lei sarebbe stata la persona che avrebbe incontrato Maurizio per consegnargli
un grosso plico di documenti nel quale venivano descritte dettagliatamente
tutte le cose che Sofia era riuscita a sapere riguardo la sua posizione sia
rispetto ai servizi che alla organizzazione mafiosa che gli stava dando la
caccia.
Nei documenti si chiariva il fatto che Maurizio era stato un infiltrato dei
servizi e che aveva agito nell’interesse dello Stato.
Conseguentemente gli si doveva ulteriore protezione dal momento che quanto
era stato riferito su di lui, dalla parte politica che lo aveva accusato, non
era altro che una vendetta trasversale per un giusto rifiuto di agevolare il
mondo delle tangenti.
Riguardo alla mafia i documenti chiarivano che a questa non interessava più
il businnes della prostituzione ma quello delle armi e dell’appoggio che
poteva dare al terrorismo, qualsiasi fosse la sua etichetta, perché così e la
polizia e gli uomini dei servizi potevano essere distratti dagli affari
finanziari, che la mafia stessa conduceva a ritmo vertiginoso, essendo quelli
la principale fonte di ricchezza cui i capi davano la maggiore attenzione.
Erano tutte buone notizie per Maurizio ma nessuno poteva consegnarli i
documenti a mano senza che ciò non rappresentasse un grave pericolo e per il
destinatario e per il messo incaricato.
Solo un incontro falsamente fortuito avrebbe risolto il problema senza
pericoli di sorta e ciò sarebbe avvenuto per esclusivo merito di Galia.
Il piano di Sofia era molto semplice.
Avrebbe fatto sapere a Maurizio di trovarsi a Santo Domingo, nel medesimo
Hotel dove avrebbe incontrato Galia nei giorni in cui l’amica avrebbe
condotto i suoi turisti.
Tutto sarebbe venuto a conoscenza di Maurizio tramite una telefonata su uno
dei suoi satellitari, l’unico che teneva acceso una volta in alto mare e che
avrebbe immediatamente gettato in acqua, a scanso di sorprese.
Al piano mancava solamente l’OK della ucraina che certamente le avrebbe fatto
questa cortesia.
Il sabato dell’appuntamento al bar Frattina, Galia, che stava pensando con
struggente nostalgia al Dnjepr dove qualche volta era stata ad ammirarne le
bellezze che rinascevano, non senza fatica, ad ogni primavera e che era per
lei un vero paradiso con tutte le barche dei pescatori che ne solcavano le
acque ed i bambini festosi a giocare presso le sponde, vide arrivare un po’
in ritardo Sofia.
Lei scusandosi si rivolse alla giovane signora Mancini dicendo, -ho costruito
un piano per dare buone notizie a Maurizio e che forse lo tirerà fuori dalla
strada, che pareva senza uscita, nella quale si è ed anche lo hanno
impantanato.-
Continuò con un sorrisetto malizioso e complice, -certamente non potrà
tornare in Italia ma penso, che quanto saprà ed avrà documentato il tutto,
ciò gli ridarà fiducia e col tempo questa diverrà sicurezza di rinascere e di
risorgere, sopravvivendo, alla peggiore calamità che gli potesse capitare. -.
Galia seppe da Sofia i dettagli della sua semplice trama e pur con una certa
dose di timore le disse di sì, sottolineando però che tutto lo avrebbe fatto
solo per lei, l’amica del cuore. Volle essere tranquillizzata sul fatto che
il pacchetto non contenesse materiale illecito e che avrebbe consegnato e che
la polizia del luogo non avrebbe mosso obbiezioni di nessun genere.
Sofia la rassicurò su quel punto dicendole che lei veniva considerata dalle
Autorità una vera ambasciatrice amica per il motivo che, col suo impegno
e con la sua Agenzia, faceva entrare valuta essenziale a Santo Domingo.
Sofia aveva già avvisato Maurizio, che si trovava in quel momento al largo di
Giamaica, che avrebbe dovuto trovarsi in quel preciso Hotel a Santo Domingo
nel giorno precisato e, come d’accordo con Galia, si sarebbero incontrati li
per la consegna dei documenti dopo di che egli avrebbe dovuto sparire
dall’albergo e tornare velocemente in acque internazionali.
Tutto si svolse nella maniera voluta da Sofia e quando Maurizio riconobbe
Galia fu preso da un sentimento di grande gratitudine per quella giovane
donna dell’Ucraina e glielo dimostrò donandole un anello di brillante
purissimo di almeno tre carati.
Subito dopo le chiese se avesse avuto notizie di Natasha.
-No purtroppo , -gli disse ,-solo una cosa ho visto coi miei occhi alcuni
mesi fa.-
- Stava facendo la spesa in un super-mercato e mi è parsa molto provata; mi
ha anche parlato brevemente di te ed una cosa te la posso dire con sicurezza.
Quello che ti è capitato le ha provocato un enorme dolore e non credo che
potrà recuperare facilmente.-
Per la prima volta aveva visto Maurizio commuoversi sinceramente ed alla fine
costui ebbe la forza di affermare.
-Se la dovessi rivedere, e non so se ciò sarà possibile perché potrebbe
essere andata via dall’Italia, dille che non la dimenticherò mai e che sempre
l’amerò con tutto me stesso.-
Così finì il brevissimo colloquio con Maurizio alla fine del quale l’uomo si
dileguò in un battibaleno.
CAPITOLO DECIMO
Circa un anno dopo questi eventi Maurizio, che nel frattempo, aveva condotto
in porto nel Colorado l’affare edilizio assieme a John e che cominciava a
vedere i frutti economici di quel businnes, venne avvicinato a Fort Lauderle
in un esclusivo locale alla moda di quella città da una stupenda giovane
donna americana, biondissima e con occhi così azzurri da levare il fiato a
chiunque.
La scusa fu di voler ballare con lui dal momento che l’aveva visto nelle
danze sud-americane spopolare per lo stile e per la conoscenza dei passi,
tali da farle pensare che egli fosse un coreografo di Hollywood in vacanza in
Florida.
Si era presentata come una studentessa in economia di Boston, del
Massachusetts Institute, e che si trovava lì per passare tre settimane di
riposo nella villa dello zio, funzionario del Dipartimento di Stato, a pochi
chilometri da quel posto e precisamente a Palm Beach.
Non passò molto tempo che quella gli propose di recarsi a casa sua a bere un
drink così avrebbero avuto il tempo di chiacchierare evitando il chiasso del
locale che stava per provocarle un bel mal di testa.
Maurizio all’inizio era parso riluttante ma poi aveva deciso che quella
notte, dopo tanto tempo, l’avrebbe passata in modo diverso dal solito.
La biondissima, tra l’altro, mostrava un corpicino acerbo e niente male ed a
lui, che normalmente preferiva le castane o le brune, la novità lo aveva
incuriosito non poco anche perché la giovane, benché spigliata e senza alcun
complesso, gli era parsa per bene o perlomeno non il solito camaleonte, da
prima quasi verginella poi esperta troia.
Una sola cosa non passò nemmeno lontanamente per la testa a Maurizio che
quella bellezza potesse rappresentare un minimo pericolo per lui.
Negli ultimi tempi Maurizio si sentiva ulteriormente rassicurato dagli eventi
che seguiva alla TV riguardanti la situazione internazionale ed in
particolare italiana e russa dove sembrava che, i rispettivi Governi,
avessero messo la lotta alla mafia come primo punto sul tavolo delle cose da
farsi, con molta urgenza
Se la mafia aveva anche a che fare direttamente con i Governi, egli pensava
che i suoi piccoli conti con quella fossero nel dimenticatoio
dell’organizzazione e che perciò gli si apriva un periodo durante il quale
non avrebbe dovuto guardasi costantemente alle spalle.
Anche negli USA le organizzazioni mafiose, pur mimetizzate, erano state messe
alle strette dal fisco che cercava con quel mezzo di neutralizzarle, cosa già
riuscita in passato ma di nuovo all’ordine del giorno del FBI negli ultimi
tempi.
Una sola cosa non ricordava con precisione ed era la principale, che avrebbe
dovuto tenere in mente, e cioè che la mafia non dimenticava mai i suoi conti
qualsiasi essi fossero ed in qualsiasi parte del mondo.
L’incontro con la bionda, che gli aveva detto di chiamarsi Sarah, era
avvenuto quindi in un periodo di rilassamento di Maurizio che tutto aveva in
mente fuori che la bella Sarah fosse una donna da tenere a debita distanza
come infatti si verificò.
Quando i due giunsero a Palm Beach, lei fu molto carina con lui ed a letto
cominciò tra un gioco e l’altro a fargli un mucchio di domande strane e che
cominciarono ad innervosire Maurizio.
-Sei sicuramente di Chicago ?-Aveva cominciato sorridendo, -lo slang che tu
parli sembra più del west che quello del Michigan.-
La domanda poteva sembrare ingenua ma aveva suonato un campanellino d’allarme
nell’uomo che si era chiesto.
-Sta a vedere che questa mi ha puntato perché qualcuno glielo ha ordinato!
La femmina vale la candela, -pensò in rapida successione, -voglio proprio
vedere dove vuole arrivare.-
Maurizio non rispose alla domanda precedente e fingendo di non dare
importanza alla cosa continuò ad amoreggiare con quella che aveva detto di
chiamarsi Sarah.
Lei continuava a fare all’amore con passione e senza alcuna inibizione ed
aveva trovato in Maurizio pane per i sui denti.
Quando questo l’aveva vista completamente distrutta esclamò ridendo.
-A proposito, riguardo a ciò che mi hai chiesto poco fa, hai ragione tu. Ho
vissuto molti anni della mia adolescenza in California e speravo che il mio
accento fosse cambiato e dal momento che i miei primi anni sono stati vissuti
in un paesino vicino a Chicago mi va di dire che sono di quella città,-
La ragazza aveva l’espressione di una persona che stava in Paradiso.
Ma chi se ne importa di dove sei, -mormorò con un filo di voce, -magari fossi
delle isole Vergini per me sarebbe lo stesso. Mi piaci troppo per dare peso a
queste cose idiote. A me importa soltanto che tu sia un vero macho, per dirla
alla spagnola, del resto non mi importa niente.-
Per Maurizio quelle parole furono musica. Era quanto voleva sapere ed ora
avrebbe potuto fare le sue mosse liberamente con la biondissima cotta al
punto giusto.
Lasciò passare il tempo sufficiente per farla ragionare con un minimo di
logicità, poi chiese.
-Amore mio, che ne diresti di raccontarmi adesso cosa ti ha spinta nelle mie
braccia? – Le accarezzò dolcemente i capelli sciolti e passandole l’indice
sul nasino all’insù, continuò.
- Io sono un tipo molto curioso, forse anche un po’ sospettoso, mi sono
chiesto come mai con tutti quelli imberbi atletici che ti giravano intorno,
come api sul miele, hai preferito portarti a casa, e che casa stupenda direi,
un tipo come me piuttosto taciturno e non più giovanissimo anche se ottimo
ballerino?-
-Non è per caso che mi nascondi qualcosa? Sono un agente della CIA! -Mentì
spudoratamente sparando la più grossa balla alternativa che gli passò per la
testa, per misurare la reazione che la notizia avrebbe provocato nella bionda
americana ma anche per scuoterla un tantino come se egli fosse una specie di
macchina della verità.
Sarah aveva detto che la villa era dello zio, funzionario del Dipartimento di
Stato, ma egli aveva invece pensato che quella avesse detto una colossale
bugia pur non immaginando nemmeno lontanamente che lei fosse, come piangendo
gli confessò, di origini siciliane e che la villa era, sì di un suo zio, ma
certamente non funzionario statale bensì uno dei più noti uomini di affari
d’America proprietario in società con altri suoi amici del piu importante
Casinò di Las Vegas.
Egli, consegnandole quella villa a Palm Beach per una vacanza, le aveva
regalato anche ventimila dollari raccomandandosi di tenere gli occhi aperti
perché aveva bisogno di sapere chi fosse il proprietario di un
super-motoscafo, del quale le aveva dato la fotografia ma che a lei non
interessava affatto perché a Miami non sarebbe assolutamente andata a fare la
poliziotta.
.Infine , rivolgendosi a Maurizio, implorò.-
-Ti ho detto ogni cosa della mia vita. Sono una studentessa, sono di origini
siciliane ed ho uno zio ricchissimo ma io sono una semplice ragazza che si è
innamorata, con un colpo di fulmine, di un uomo che non conosco per niente ma
che mi piace moltissimo e con il quale vorrei cominciare una vera storia
d’amore.-
Disse tutto ciò di un fiato e gli si buttò nelle braccia.
Il giorno dopo, Maurizio, ebbe tutto il tempo di riflettere su tutto quanto
gli fosse capitato la notte precedente.
Sarah gli aveva offerto un giro turistico ad Orlando, organizzato con un paio
di amiche per divertirsi in quel enorme parco di giochi tra i più originali
degli USA, ma che Maurizio aveva gentilmente rifiutato adducendo la scusa di
doversi recare a Miami per incontrare dei ballerini da assumere per uno
spettacolo di danze sud-americane che aveva avuto l’incarico di formare.
Le aveva anche detto che era stata molto abile nell’indovinare, come gli
aveva accennato la notte precedente, la sua vera attività che era quella di
coreografo e che i suoi ingaggi valevano molto denaro sul mercato, inoltre le
aveva confessato che la balla di appartenere alla CIA era stata un modo come
un altro per farsi importante con lei.
Si erano dati appuntamento a due giorni dopo, si erano baciati con tenerezza
ed appassionatamente e con un arrivederci “ amore “ si erano lasciati
sorridendo.
Le riflessioni successive di Maurizio non avevano apportato all’uomo nessun
presagio positivo. Quello che gli aveva detto Sarah era stata una vera doccia
fredda.
Non c’era niente da fare.
La Mafia non l’aveva mollato e con tutte le cautele che aveva preso era già
sulle sue tracce, considerando che sapeva che trovato il suo motoscafo
sarebbe in breve giunta a lui con tutte le conseguenze letali del caso.
A questo punto doveva assolutamente fare delle contromosse, magari
pericolose, ma necessarie e tali da metterlo fuori scacco con grande
sicurezza e definitivamente.
CAPITOLO UNDICESIMO
Quando dopo due giorni Sarah tornò a Fort Lauderle, Maurizio pensò di mettere
in opera la prima mossa che aveva elaborato.
Sarah gli aveva detto che a Boston viveva in un piccolo appartamento che
aveva acquistato dopo la morte della madre, con parte dei soldi che quella le
aveva lasciato con una polizza vita di cui soltanto lei era la beneficiaria.
Sarah era orfana del padre e figlia unica e così aveva fatto perché il più
grande desiderio della sua mamma era sempre stato di vederla laureata in una
prestigiosa Università, tale da permetterle una vita lavorativa serena e
ricca di soddisfazioni economiche ed anche lontana da qualsiasi tentazione di
crearsi un avvenire non consono alle tradizioni della famiglia materna
composta da gente che aveva sempre lavorato onestamente e duramente.
La ragazza gli aveva pure confessato che in realtà era povera ed accettava
malvolentieri ogni regalo che le provenisse dallo zio, sapendo che quelli
erano certamente soldi sporchi, come era stato denaro non pulito quello del
padre che era morto in un penitenziario dopo una condanna a trenta anni,
quando lei era ancora una bambina, per rapina a mano armata.
Ogni cosa che aveva avuto dalla vita la doveva al lavoro di sua madre che
aveva risparmiato fino all’ultimo dollaro per quella figliola.
Maurizio era certo che Sarah gli aveva detto tutta la verità sulla sua vita,
perché glielo aveva giurato proprio sulla memoria della madre, un giorno che
erano stati insieme tutta una giornata a Palm Beach e che si erano comportati
come marito e moglie, come due sposini in vena di sentirsi puliti l’una con
l’altro.
Certamente egli era stato totalmente falso nel racconto della sua vita,
inventandosi tutto, dalla prima all’ultima parola, ma su una cosa aveva
voluto essere sincero quando le disse di amarla perdutamente per quel suo
modo di essere ancora pur così bella e giovane, appena ventunenne,
affascinante come soltanto poteva essere una donna piena di esperienza
costruitasi da sola e sicuramente con molta fatica con quella infanzia
ingrata che le era stata data dalla sorte e che lei gli aveva descritto.
Non c’era nessun dubbio che Sarah gli avesse voluto raccontare ogni cosa. Non
gli avrebbe mai mentito su argomenti così seri e lo si vedeva nello sguardo
nel quale si poteva leggere tutta la pulizia della sua anima come negli occhi
di un bimbo innocente.
Maurizio diede fondo a tutta la sua arte di seduzione per convincere, a quel
punto, Sarah di volare a Reno nel Nevada a pochi chilometri dal confine con
la California, per sposarlo.
Sarebbero poi andati sulle bianche distese sabbiose al mare di Santa Monica
per la luna di miele a passare il tempo che lei ancora aveva di vacanza dall’
Università.
Lei sarebbe tornata a Boston da sola e non avrebbe fatto parola con nessuno
del matrimonio. Finito il suo lavoro a Hollywood, si sarebbero poi riuniti a
Boston dopo un paio di mesi.
Fu molto difficile vincere le perplessità di Sarah ma alla fine, dicendole
che per nulla al mondo l’avrebbe potuta perdere, così dolce e bella come era,
la convinse con una ultima frase.
-Nessuno ti dovrà toccare mai più da questo momento e tu dovrai tenere
lontano da te chiunque ti girasse attorno. Sono gelosissimo e spero che il
matrimonio sia un deterrente sufficiente per darti la forza di resistere ad
ogni avance che possa succedere.-
Il giorno dopo i due presero un aereo per Reno e si sposarono.
Fu una luna di miele incantevole come era stata felice l’idea che Maurizio
aveva avuto di scegliere Santa Monica per passarla.
Egli non si era mai sentito così bene in vita sua per avere scelto come
moglie Sarah e per fermare l’attimo fuggente di un amore che credeva
completamente diverso in un passato poi non tanto lontano.
I ricordi di quei sentimenti che aveva provato e che ancora sentiva per
Natasha erano molto diversi da quelli che invece sentiva per Sarah.
Era stato come se quella giovane americana gli avesse regalato, senza
saperlo, dieci anni di vita ed una gioia esistenziale nuova con il suo modo
di essere schietta ed innamoratissima.
Tra l’altro Maurizio doveva recitare il mea culpa per avere preso una
colossale cantonata quando l’aveva giudicata una ragazza, come tante altre
americane, spregiudicata ed incapace di sentimenti profondi che non fossero
legati soltanto al sesso, viziata come possono essere soprattutto le ricche
giovani che se la spassano in Florida.
Sarah era tenerissima e talmente saggia che una delle cose che più la
preoccupava era quanto costasse a Maurizio tutto il lusso che egli voleva
assolutamente donarle perché si ricordasse per sempre di quel momento della
sua vita.
Ed aveva voglia Maurizio di dirle di non preoccuparsi. Non c’era momento che
sua moglie non gli dicesse di essere più parsimonioso ed attento e che il
denaro doveva essere sempre risparmiato per ogni evenienza improvvisa.
Spiaggia e mare completavano un quadro idilliaco ed affascinante mentre i
due, fra un bacio e l’altro, facevano dei salutari bagni nell’oceano pieno di
onde tranquillamente per l’ottimo nuoto che entrambi praticavano da esperti
nuotatori.
Una notte Maurizio non era riuscito ad addormentarsi mentre Sarah era
sprofondata in un sonno profondo accanto a lui.
Aveva osservato, alla luce della piccola abat-jour del comodino, il viso di
sua moglie dai lineamenti distesi e le lunghe ciglia che facevano risaltare
ancora di più il suo profilo splendido con quel nasino all’insù e la bocca
segnata da labbra appena un po’ carnose.
Una tempesta di pensieri gli girovagavano nella mente senza sosta ed anzi più
cercava di allontanarli più questi divenivano insistenti e ingigantivano..
Uno tra questi non gli dava pace.
-Perché, -si chiedeva con un vuoto nello stomaco che si stava trasformando in
un doloroso pugno,-ho mentito tanto ed ho ingannato questa splendida
creatura? Forse sono veramente una carogna senza cuore oppure mi sono
completamente rimbecillito.-
Un rimorso senza fine lo aveva attanagliato e lo stava prostrando peggio che
si trattasse di un pericolo imminente tale da fargli presagire terribili
conseguenze future.
Cosa sarebbe accaduto all’equilibrio psichico di Sarah se lei fosse venuta a
conoscenza di tutto quel imbroglio e poi aveva meditato sul perché il male
colpisce spesso persone assolutamente innocenti.ed indifese.
Il confronto con Sarah era per Maurizio catastrofico.
Lui sempre ai margini del lecito e dell’illecito, lei speranzosa che la sua
vita fosse cambiata e fosse divenuta in un solo attimo rosea e felice con
quel uomo che amava accanto a proteggerla.
Come era stato relativamente facile elaborare e portare a termine la manovra
per poter avere una altra posizione ed identità rispetto a quella iniziale di
ricco cittadino americano, che in pratica viveva di rendita seguendo le
direttive di Sofia, al contrario in quel momento a Maurizio sembrava molto
più complicata la seconda mossa da eseguire alla svelta per potersi liberare
della caccia della mafia che lo stava per agguantare.
Si trattava di vita o di morte per lui e di conseguenza doveva per forza
cercare un aiuto molto consistente, tale da metterlo al riparo da possibili
colpi che sarebbero stati posti in essere per eliminarlo fisicamente.
Così Maurizio pensò di eseguire una azione che la mafia mai avrebbe potuto
nemmeno lontanamente immaginare.
Ed era quella di presentarsi alla CIA, con tutte le documentazioni in suo
possesso che conservava gelosamente da quando Galia gliele aveva consegnate a
Santo Domingo, raccontando a quelli tutta la verità, riguardante la sua
collaborazione con i Servizi in Italia e di conseguenza chiedere, a quella
Agenzia, oltre che protezione anche la possibilità di lavorare per loro,
ricco come era d’informazioni riguardanti le attività mafiose ed altro
ancora, come quelle sul traffico di armi gestito da alcune Società per conto
della mafia internazionale.
Del resto non ci sarebbe stato tempo più favorevole per agire a quel modo dal
momento che gli USA e per essa sia l’FBI che la CIA stessa, erano molto
preoccupati per le attività terroristiche che, in Israele, stavano accadendo
in pratica tutti i giorni.
Maurizio aveva capito quanto il gioco si stava facendo pesantissimo e che
così si sarebbe giocato tutto in una mano sola come può succedere a poker, in
una partita all’ultimo sangue.
La fortuna ed il caso erano state sempre dalla sua parte, ad eccezione
dell’ultima volta in Italia dove aveva perduto tutto in un solo momento, ma
questa volta un ottimismo incredibile si era impadronito di lui e non lo
avrebbe abbandonato più nemmeno quando, entro pochi giorni, si sarebbe
presentato alle Autorità americane.
Quel personaggio, dagli occhi verdi mobilissimi e dall’ aspetto atletico
malgrado la statura non certo da gigante ma che camminava leggero come una
lince, avrebbe completato il suo piano e non avrebbe perso Sarah della quale
non poteva più farne a meno.
Alla fine della luna di miele Sarah era tornata a Boston ma Maurizio,
contrariamente a quanto avevano stabilito, l’aveva voluta accompagnare nella
città del Massachusetts dicendole che non le avrebbe fatto fare il viaggio da
sola e che aveva rimandato gli impegni di lavoro di una decina di giorni
anche perché doveva sistemare alcune cose burocratiche in Pennsylvania e che
poi avrebbe dovuto recarsi a Washington.
Era vero, ma tacque il motivo reale di quello spostamento in una città che
rappresentava il potere centrale degli Stati Uniti e dove avrebbe contattato,
come aveva stabilito, sia l’FBI che la CIA.
Sarah e Maurizio si baciarono lungamente alla sua partenza. ma il bacio, più
appassionato e più lungo, fu quello dell’uomo che stava pensando se il
destino gli avesse ancora consentito di riabbracciare sua moglie.
CAPITOLO DODICESIMO
Mentre Maurizio a Washington stava per giocarsi la partita della vita, a Roma
Galia continuava a vivere la sua vita semplicemente con accanto Ivan ed anche
la sorella più giovane, che l’aveva raggiunta con il permesso delle autorità
italiane.
Galia era all’ottavo mese di gravidanza del figlio di Nicola e pensava che la
sorella le avrebbe potuto dare un grande aiuto in quel momento,.
Rossana assomigliava a Galia ma al contrario di lei, che portava nel viso i
tratti somatici della propria razza, poteva sembrare una ragazza sarda per i
capelli nerissimi e gli occhi altrettanto scuri.
La carnagione un tantino olivastra ed il corpo un po’ grassottello ma
ugualmente slanciato, facevano di lei un tipo che non passava per nulla
inosservato tanto che in pochissimi giorni, pur non parlando l’italiano, era
riuscita a calamitare l’attenzione di parecchi ragazzi che avevano preso a
girarle intorno ogni volta che usciva di casa per una qualsiasi commissione.
La ragazza aveva completato gli studi superiori ed aveva studiato in
particolare lingue europee cavandosela discretamente in inglese e francese.
L’idea di Galia era quella di impiegarla nella sua Agenzia di viaggi una
volta che quella si fosse impadronita anche della lingua italiana così da
avere un grande aiuto quando lei sarebbe rimasta a casa dopo il parto.
Aveva già assunto una impiegata italiana molto preparata e bravissima nel
condurre l’Agenzia, esperta di turismo, ma la presenza di sua sorella le era
parsa indispensabile dal momento che anche in Ucraina esisteva il detto che
quando il gatto non c’è i topi ballano.
Tuttavia le cose non andarono come Galia avrebbe voluto per l’esuberanza
senza freno di Rossana che in pochi giorni era riuscita a farsi mettere
incinta da un giovane americano, in Italia per turismo, ma che appena saputo
che la giovane aspettava un figlio suo la volle portare in America
sposandola.
Il tipo era un sempliciotto e pur venendo da una famiglia di ricchi
agricoltori del nord Carolina, era stato felicissimo di prendere moglie e di
fare famiglia con una straniera dell’ Est europeo dal momento che nel suo
paese tutti lo consideravano un giovanotto incapace di far innamorare di sé
una qualsiasi donna..
A Rossana importava relativamente dell’americano ma mai avrebbe perso
l’occasione di andarsene via dall’Europa per inseguire anche lei il sogno
americano, come tante volte aveva potuto vedere nei film televisivi che
andavano in onda in Ucraina a getto continuo.
Chi era rimasta di sasso era stata invece proprio Galia che aveva fatto di
tutto per avere la sorella in Italia e che in quel momento si era trovata
totalmente spiazzata da quanto accaduto.
Galia non era mai riuscita a capire come ragionasse Rossana tuttavia, dopo
essersi fatta diversi pianti di disperazione, le aveva dato la sua
benedizione perché la loro madre non aveva voluto perdonare la figlia minore
ed era rimasta in Ucraina a tormentarsi da sola.
Per Galia quanto era avvenuto aveva comportato un mucchio di problemi
organizzativi ed alla nascita dell’erede, la signora Mancini aveva dovuto
affrontare un sacco di spese non previste e tanta fatica in più per il motivo
che mai avrebbe lasciato totalmente in mano ad una altra persona la propria
attività commerciale.
La sua vita si stava profilando assai impegnativa con due figli da accudire e
con un marito certamente buono ed affettuoso ma che non voleva in maniera
assoluta ingerirsi nei problemi della moglie anche se non le negava certo il
suo aiuto economico e il suo sostegno morale.
Tuttavia, come qualche volta succede nella vita mentre non te l’aspetti,
avvenne un fatto incredibile.
Sofia, che non si era sentita per un lungo periodo, aveva telefonato a Galia
per farle le congratulazioni riguardo la nascita del bebè ma anche per darle
notizie su Maurizio fresche e recentissime.
Erano stati utilissimi i documenti che Sofia per mezzo di Galia gli aveva
fornito.
Con quelli era riuscito ad ottenere dagli americani la protezione che gli era
tanto necessaria e sia un nome e cognome nuovo di zecca ed in più tutte le
carte necessarie per non essere più rintracciabile da nessuna organizzazione
che lo volesse eliminare.
Il più potente controspionaggio del mondo aveva deciso di assumersi la
responsabilità della sua vita e tutto si era risolto per il meglio dopo gli
arresti effettuati e le prove che erano riusciti a mettere assieme per
stroncare almeno una parte del traffico d’armi che avveniva entro gli USA.
Adesso che Maurizio poteva girare per il mondo, con un nuovo passaporto e
tranquillamente risiedere in una delle loro città, era molto probabile che
potesse venire in Italia previo accordo della Agenzia con le amiche
Organizzazioni del controspionaggio europeo e fornire a tutte queste nuove
notizie su cellule terroristiche che fossero presenti in Europa e che
lavoravano per allargare il terrorismo ben oltre Israele.
Tutto era venuto a conoscenza di Sofia in quanto Maurizio aveva detto che la
sua più preziosa collaboratrice era una italiana e che anche lei doveva
essere inserita nel programma dell’Agenzia come fiancheggiatrice degli
interessi comuni americani ed europei.
Per questi motivi Sofia, che ora aveva assunto unn’alto nome e residenza, non
si era fatta sentire negli ultimi mesi da Galia l’unica persona al mondo che
fosse informata su questa segreta faccenda.
Di ogni cosa che Galia aveva avuto notizia c’era il top secret ed in ogni
caso l’Agenzia americana aveva preteso di conoscere da Sofia i nomi di tutte
le sua conoscenze ed amici che sarebbero stati controllati con scrupolosa
severità.
Sofia non aveva potuto nascondere nulla e per questo preciso motivo aveva
fatto parola con Galia degli eventi capitati sia a Maurizio che a lei.
Esisteva un imperativo categorico, che mai Galia avrebbe fatto parola a
nessuno, marito compreso o Natasha che fosse , di tutto quanto era venuta a
conoscenza a scanso di pericolose ritorsioni, per lei e la sua famiglia,
dello stesso controspionaggio.
Così Galia, persona assolutamente innocua e lontana milioni di chilometri da
tutte questi intrighi internazionali, si era ritrovata, volente o nolente, in
una nuova situazione pericolosissima che Sofia le aveva solo accennato quando
si erano incontrate, in gran segreto, subito dopo la telefonata, per gli
auguri che quella le aveva fatto velocemente, durata meno di un minuto
Adesso Galia aveva chiaro nella mente che Sofia non avrebbe potuto che agire
a quel modo dal momento che lei stessa aveva accettato di portare gli
importanti documenti a Maurizio.
Se all’epoca non si fosse fatta coinvolgere in quella faccenda era chiaro che
in quel momento a nessuno sarebbe importato un bel niente della signora
Mancini e di conseguenza avrebbe continuato a vivere, tranquilla e senza
paure, la propria esistenza.
Era stato il suo modo di essere coraggiosa ed altruista, che costituiva una
parte importante del suo DNA, ed il fatto che avesse un debito di
riconoscenza nei riguardi di Sofia che l’aveva messa in una trappola di cui
doveva accusare soltanto sé stessa.
Gli eventi della vita non erano fatti casuali ma sempre conseguenza delle
personali azioni anche se queste erano votate a fare del bene ad altre
persone che forse non lo meritavano.
Altrettanto era accaduto con la sorella che aveva ripagato malissimo la sua
generosità fuggendo via da lei e dai suoi nipoti, senza riflettere troppo sul
futuro che l’avrebbe attesa in America, in un paese completamente diverso dal
proprio dove esisteva un reale modo di vedere la vita alternativo rispetto
alla cara ma vecchia Europa, che per quanto modernissima, era rimasta sempre
una realtà assai diversa da quella del nuovo mondo.
Anche in una città stupenda e cosmopolita come Roma, Galia avrebbe dovuto
vivere, senza poter far altro, nel ristrettissimo ambito della sua famiglia e
senza poter dire di affrontare con gioiosa esuberanza l’esistenza che
immaginava, già da bambina, come una stupenda esperienza da condividere con
tutti gli uomini e le donne con cui Dio aveva voluto popolare la Terra che
aveva loro donato.
In tutti i suoi pensieri Galia aveva sempre tenuto presente l’essenza morale
della vita ed era strano che ciò capitasse ad una semplice donna
dell’Ucraina, che era venuta in Italia per sollevare sé stessa e la propria
famiglia dai bisogni materiali essenziali e per non considerarsi semplice
animale da soma ma donna creata per essere giusta, onesta e felice.
In tutti i suoi più reconditi pensieri non mancava mai un motto dell’anima e
del cuore che lei chiamava nostalgia, che non significava desiderio di
tornare in Ucraina, ma bisogno fisico di rivedere quei posti così lontani ma
anche così vicini alla sua anima e pure colei che l’aveva partorita.
Qualche volta aveva pensato pure alla morte della sua mamma che prima o poi
sarebbe avvenuta ed alla quale non avrebbe donato nemmeno un ultimo sorriso,
dopo tutto quello che la povera donna aveva fatto per lei e per tutta la
famiglia.
Gia la sua famiglia, senza mamma e senza sorella, con tutta la disperazione
che si stava portando in cuore come avrebbe potuto riunirla nuovamente e
quando?
Questo era un dilemma irrisolvibile per Galia ed un giorno come
silenziosamente era venuta così se ne andò,dopo aver venduto l’Agenzia di
viaggi e salutando il marito con un arrivederci a presto, portandosi dietro
tutti e due i suoi figli e tornando forse per sempre nella dolce, ondulata
regione stepposa dell’Ucraina ed alle falde orientali dei suoi Carpazi dove
semplicemente era nata.